3 maggio 2022

LEGGE TOGNOLI: ABOLIRLA, RIFORMARLA, O LASCIARLA COSÌ COM’È?

Ma dove dobbiamo metterle le automobili?


praderio (1)

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Da più parti si registrano iniziative volte a modificare se non abolire la Legge Tognoli (L 122/89) ovvero la legge che fondamentalmente chiede di realizzare parcheggi privati al servizio delle nuove edificazioni. Le critiche alla legge attuale in grande sintesi sono di diverso tipo:

  • incentiverebbe l’uso dell’automobile (visto che c’è il posto auto, lo uso; se non ci fosse, userei i mezzi pubblici o la bicicletta)
  • i parcheggi privati non servono, sono solo un costo aggiuntivo imposto ai costruttori edili
  • è troppo rigida, bisognerebbe valutare caso per caso.

Vediamole una per una.

La prima critica è di tipo diciamo così “ambientalista”: se immaginiamo una città del futuro senza auto, i parcheggi non serviranno più. Ma è proprio così?

Prima della Legge Tognoli, le case venivano costruite senza parcheggi. Questo ha forse disincentivato l’uso dell’automobile? No, la gente (vedi via Solari o via Mecenate) semplicemente parcheggia l’auto dove capita, ovunque, sulle aiole, sui marciapiedi (le indagini parlano di circa 40.000 veicoli in sosta irregolare “regolare”, ovvero sistematica). In buona sostanza l’auto si usa perché serve e perché le alternative sono insufficienti; avere o meno a disposizione un posto auto cambia poco. 

Quindi chiediamoci: sono totalmente eliminabili le auto dalle città? Qui le opinioni divergono, personalmente credo che per una serie di motivi (flessibilità dei luoghi lavorativi e dei tragitti, acquisti di oggetti ingombranti, assistenza a soggetti a mobilità ridotta, vacanze, meteo, limiti delle risorse a disposizione del TPL, ecc.) le auto forse diminuiranno, ma difficilmente scompariranno dalle città (soprattutto se continueranno a diventare meno inquinanti)

La seconda critica viene spesso dai costruttori edili: le dotazioni sono eccessive e quindi inutili. È davvero così? Nella mia esperienza invece spesso i parcheggi “Tognoli” sono al di sotto delle effettive necessità, e bisogna farne di più (spesso il doppio o anche il triplo), e la lamentela forse fa parte del rimpianto del bel tempo che fu, quando non c’erano oneri, standard, tasse, eccetera eccetera. 

Ma è anche vero che a volte se ne trovano, di parcheggi inutilizzati, soprattutto nel terziario o nei grandi servizi: ma se si va a vedere bene, è quasi sempre per politiche di tariffazione sbagliate. Gli addetti e gli utenti preferiscono parcheggiare qua e là, magari abusivamente, piuttosto che nel parcheggio aziendale, perché costa troppo (è un cane che si morde la coda: le tariffe sono esose perché altrimenti non si coprono i costi, ma nessuno lo usa e quindi non rende niente). 

Ci sono però anche casi dove effettivamente i parcheggi non servono: industrie con grandi macchinari e pochi addetti, oppure servizi di accesso solo pedonale. In questo caso però il dubbio è: cosa si fa nei tempi lunghi, ad esempio nel caso di successivi cambi d’uso che richiedano invece posti auto? Se la nuova edificazione viene fatta senza parcheggi, recuperarli dopo diventa quasi impossibile. 

Una possibile soluzione (largamente diffusa, peraltro) è quindi realizzarli in modo semplice, a raso: e quindi trasformarli in aree a verde (e viceversa) a seconda delle necessità, in modo facile (e poco costoso). A questa semplice soluzione si oppongono però alcune normative comunali poco avvedute (segnatamente quella del Comune di Milano, art. 12.1 PdR) che impongono (a meno di dimostrata impossibilità) di realizzare solo parcheggi in struttura pluripiano, interrata o fuori terra, verosimilmente per motivi “qualitativi”. 

Qui forse c’è un doppio problema: perché da una parte negli spazi privati, una volta garantite le quote minime di verde filtrante, ognuno dovrebbe essere libero di perseguire la qualità progettuale come meglio crede; ma soprattutto perché si impone di realizzare strutture non solo più costose, ma anche difficilmente fungibili nel caso di modifiche della domanda nel tempo.

 (Ovviamente all’interno di questa critica c’è anche la posizione di chi dice: non facciamo i posti auto, la gente non saprà dove parcheggiare, così faremo i box sotto i giardinetti comunali. Ma questa posizione di solito non emerge ufficialmente.)

C’è infine la posizione di chi propone di “valutare caso per caso”. Questo presuppone però alcune cose: la valutazione come detto andrebbe proiettata nel tempo; ci dovrebbe poi essere una Pubblica Amministrazione capace di affrontare queste valutazioni senza aggravio procedimentale; ci dovrebbero essere infine anche degli imprenditori disposti ad accettare tale incertezza. 

Sarò pessimista, ma ho qualche dubbio sulla sussistenza contemporanea di tutti e tre questi presupposti. Facciamo un esempio per spiegarsi meglio. C’è già una legge che in teoria richiederebbe questo tipo di valutazioni “caso per caso” per i parcheggi pertinenziali: è la legge regionale sul recupero dei sottotetti, che consente di intervenire una volta verificata la sussistenza delle urbanizzazioni primarie (fra cui sono annoverati i parcheggi pertinenziali, ricordo).

Ebbene, vi risulta che questa valutazione venga fatta? Il centro storico di Milano si è riempito di sottotetti recuperati, e i marciapiedi di SUV (le dotazioni vengono semplicemente monetizzate – immaginiamoci se succedesse la stessa cosa per altre urbanizzazioni primarie tipo le fognature…). Ma la domanda vera è: vogliamo davvero ampliare ulteriormente i margini di discrezionalità valutativa? Se un Comune fermasse una pratica di recupero di un sottotetto chiedendo uno studio che dimostri la sussistenza della dotazione, quale sarebbe la reazione dell’operatore? C’è insomma forse un problema di sostenibilità amministrativa che questa posizione sembra sottovalutare.

Quindi, per tornare alla domanda iniziale (la Legge Tognoli va abolita? Va cambiata?) a mio parere la legge andrebbe corretta inserendo facilitazioni per gli immobili industriali e per i servizi solo pedonali (utenti, addetti e approvvigionamento, beninteso), chiedendo però contemporaneamente la verifica delle dotazioni anche nel caso di ristrutturazioni con cambi d’uso che generino un aumento della domanda.

Ma soprattutto andrebbero abolite (o semplicemente non introdotte) le norme comunali che impongono il reperimento in struttura dei parcheggi pertinenziali. Perché bisogna cercare soluzioni anche più semplici e più flessibili nel tempo. E bisognerebbe forse evitare di costruire “come se non ci fosse un domani”.

Gregorio Praderio

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  1. Annalisa FerrarioSulle valutazioni "caso per caso" ricorderei quello che è avvenuto per gli standard urbanistici. Bisognava tornare ai minimi di legge (che è come abrogarli, sono talmente bassi che è come se non ci fossero) per liberare valutazioni innovative e politiche coraggiose. Chi le ha viste? Se si guarda quella pagliacciata del PGT di Milano, sui servizi non c'è nulla, giusto lo stato di fatto e la verifica dei 18 mq)/abitante (anzi, a ben vedere manco quella). Valutazioni specifiche, zero. Con i parcheggi si rischia di fare la stessa fine: abolire le dotazioni, e non farli più. Per poi ritrovarsi con le auto parcheggiate sulle piste ciclabili (tanto nessuno fa più le multe ...). Saluti.
    4 maggio 2022 • 08:35Rispondi
  2. Cesare MocchiMi sembra che ci si dimentichi un po' del tema delle mancate sanzioni alla sosta irregolare. La città è piena di auto e moto parcheggiate male, e i vigili dove sono? Se ti limiti a eliminare i posti auto senza dare multe (per motivi di consenso elettorale, immagino) il problema non si risolve, si acuisce
    7 maggio 2022 • 08:38Rispondi
  3. Cesare MocchiE aggiungerei anche il tema delle famiglie che non si possono permettere di comprare o affittare un box in struttura...
    9 maggio 2022 • 14:04Rispondi
  4. Giorgio GoggiD'accordo su tutto e aggiungerei: ma se davvero vogliamo passare alle auto elettriche (mettendo da parte i dubbi che ho su questo passaggio) dove le ricarichiamo? Visto che le auto posteggiate in strada sono molte, ma molte di più dei luoghi in cui è possibile installare le colonnine?
    25 ottobre 2022 • 08:35Rispondi
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