11 gennaio 2022
EUROPA ED ENERGIA
Gas e nucleare, ma anche no!
I ricercatori del National Center for Climate Restoration australiano paventano uno scenario in cui la civiltà umana collasserà per il Cambiamento Climatico se nel 2050 il riscaldamento globale si innalzerà di tre gradi centigradi, quindi con alterazioni devastanti dell’ecosistema globale e migrazioni per un miliardo di persone.
L’Europa per il clima e l’energia si è data ambiziosi obiettivi chiave da raggiungere nel 2030: 1) almeno il 40% di riduzione delle emissioni di gas serra (dai livelli del 1990); 2) almeno il 32% di quota per le energie rinnovabili; 3) almeno il 32,5% di miglioramento dell’efficienza energetica. Ma il Covid ha interessato anche l’Agenda 2030 e, per la prima volta, l’Europa rallenta nella marcia verso i 17 obiettivi Onu.
Questo segnala il terzo rapporto di Sdsn Europe e Institute for European Environmental Policy. Sono comprensibili l’ansia e il disorientamento a fronte delle concomitanti emergenze ambientale e sanitaria, così si spiega la disponibilità rassicurante e consolatoria del wishful thinking, le pie illusioni.
Ciò che non si spiega, scientificamente e razionalmente, è il rovesciamento semantico in atto localmente e globalmente. Se si vuole capire cos’è il Greenwashing si pensi alla denominazione di ‘rigenerazione urbana’ per l’attività di speculazione fondiaria e immobiliare legata alla deriva finanziaria dell’economia, si chiama ‘nucleare pulito’ l’articolazione della tecnologia della fissione nucleare, vedi le piccole centrali di quarta generazione, con le scorie, il plutonio buono per bombe, gli incidenti con emissione in atmosfera di radionuclidi.
L’energia nucleare genera scorie radioattive ad alta attività molto pericolose per la salute e per l’ambiente e non è ancora stata trovata una soluzione commercialmente valida per il loro smaltimento a lungo termine. Così questa volta la notizia dalla Cina è rassicurante: produrre con la fusione nucleare una temperatura 5 volte quella del sole, un sole durato 17 minuti: risultati importanti per avere grandi quantità di energia con meno scorie.
Il team cinese è impegnato anche al più grande reattore nucleare a fusione in costruzione a Marsiglia: ITER, International Thermonuclear Experimental Reactor. ITER è il progetto che unisce i grandi Paesi del mondo prevede la sperimentazione di un reattore a fusione nucleare tokamak deuterio-trizio. L’Europa è inclusa, Fincantieri si è aggiudicato un ordine da 100 milioni di euro. Per la Commissione Europea ci si aspetta una produzione commerciale dopo il 2050 e oggi l’idea che il problema della tenuta dei materiali possa venire risolto è un atto di fede. In ogni caso il 2050 sarà tardi…
Sicurezza, costi, prezzi delle fonti energetiche: come stanno le cose? Il 2021 è stato il decennale del secondo referendum sul nucleare, dopo che Berlusconi siglò un memorandum con Sarkozy per 4 reattori Epr in Italia. Allora due di questi reattori erano in costruzione in Finlandia e in Francia. Sono ancora in costruzione a costi quadruplicati, la francese Areva, impegnata nel cantiere finlandese, è fallita. Per la Corte dei Conti francese, l’unico EPR tuttora in costruzione in Francia avrà un costo di 19 miliardi di euro contro i 3,3 previsti.
Nel “rinascimento nucleare”, lanciato nel 2001 da George W. Bush, dei quattro reattori AP1000 due sono stati cancellati e altri due sono in costruzione a costi moltiplicati e la proprietaria della tecnologia, la nippo-americana Toshiba-Westinghause, è fallita. Quest’impasse, negli States e in Francia, senza un referendum: è una crisi intrinseca del settore.
Solo dopo Fukushima ad esempio si è scoperto che l’Epr in costruzione a Flamanville presentava la stessa vulnerabilità a un eventuale tsunami o allagamento. La fissazione nucleare inglese, pre e post Brexit, nonostante il potenziale eolico, particolarmente in mare, è stata spiegata dall’Università del Sussex: la spinta per il rilancio nucleare era dei militari con l’obiettivo di ammodernare le flotte di sommergibili e portaerei a propulsione nucleare.
Nel 2012 il governo UK per convincere i francesi di Edf a costruire due reattori a Hinkley Point stabiliva un prezzo per l’energia prodotta agganciato all’inflazione, ai valori odierni circa 123 euro/megawattora: dal doppio al triplo del prezzo di mercato all’ingrosso di questi anni in UK. A confronto, le aste spagnole sul solare hanno chiuso il 2021 a meno di 25 euro/megawattora, negli USA i mega impianti solari con batterie industriali a circa 40 dollari/megawattora. In Francia sono 60 i reattori nucleari attivi e coprono il 40% del fabbisogno elettrico.
La Francia ha deciso di prolungare di dieci anni l’operatività di ben 32 vecchi reattori, di cui sedici distano a circa 200 km dai nostri confini. La Commissione Europea calcola che ci vorranno 45-50 miliardi di € per prolungare la vita degli attuali reattori in funzione e che molti arriveranno a fine vita verso il 2030, mentre saranno necessari 400 miliardi di € di investimenti per nuove capacità entro il 2050, anno della neutralità CO2 per la UE.
La Germania ha spento 3 delle sue ultime 6 centrali nucleari, la centrale di Grondhe produceva quasi 410 miliardi di kilowatt/ora, più di qualsiasi altra al mondo. Lo scorso anno le 6 centrali hanno prodotto circa il 12% di elettricità. Il quadro energetico tedesco ha il 41% di rinnovabili, il 28% di carbone, il 15% di gas. Per il 2030 l’80% di energia sarà da fonti rinnovabili. Le fonti rinnovabili si sono rivelate già competitive oltreché vitali.
Come ha riconosciuto l’Agenzia Internazionale dell’Energia di Parigi, che ha sempre sottovalutato le rinnovabili: ‘L’energia solare è la fonte più economica di energia mai prodotta’. Anche per noi il nucleare è una tassa senza scadenza per il costo enorme dello smantellamento e della messa in sicurezza delle scorie, pagato in bolletta dagli italiani.
Dalle relazioni annuali dell’ARERA-Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, dal 2010 al 2020 si sommano 3,7 miliardi di euro, cioè 127 euro per i 29 milioni di utenti domestici. Aggiungendo le misure di compensazione a favore dei siti che ospitano centrali e impianti del ciclo del combustibile nucleare si arriva a 514 milioni di euro. Lo smantellamento, il decommissioning procede a rilento e i costi in 20 anni sono lievitati.
La Commissione bicamerale Ecomafie, in una relazione del 2021 sulla gestione dei rifiuti radioattivi, ha comunicato che «i costi associati a ogni anno di ritardo nelle attività di decommissioning siano stimati tra 8 e 10 milioni di euro per sito». SOGIN, la società pubblica derivata da ENEL, si occupa degli impianti legati al ciclo del combustibile nucleare e della individuazione del territorio che deve ospitare il Deposito Nazionale delle scorie tra le 67 aree ritenute idonee. Sarà difficile trovare un sito, con le opposizioni territoriali all’insediamento.
Un investimento di 900 mln di euro per realizzare il Deposito Nazionale e del Parco Tecnologico finanziato dalla componente tariffaria A2Rim della bolletta elettrica. Il dossier di Legambiente sui «costi nascosti» del nucleare, del 2008, riporta che per la sicurezza delle centrali nucleari italiane dal 1987 al 2001 erano stati spesi oltre 2 miliardi di dollari.
Secondo il World Nuclear Industry Status Report, nel 2020, produrre 1 kWh di energia elettrica con il fotovoltaico è costato 3,7 centesimi di dollaro, con l’eolico 4,0, con il carbone 11,2 e con il nucleare 16,3 (dati di Lazard, società di consulenza finanziaria). Di più, con cognizione del contesto territoriale: “Avere un impianto per l’energia nucleare in una zona densamente popolata è un modo per massimizzare i danni rispetto ai benefici: se un incidente come quello di Chernobyl si fosse verificato in pianura Padana, avremmo avuto tre milioni di sfollati “, ha detto Parisi. “L’Italia è un Paese ricco di sole, mi pare più ragionevole investire sul solare”.
Un altro serio problema riguardante il nucleare è quello delle scorie: “bisogna gestirle, un lavoro non facile”, sottolinea il premio Nobel. ‘È chiaro che ci saranno reattori di quarta generazione alcuni dei quali promettono di “mangiarsi” le scorie per ridurle, ma al momento sono solo dei prototipi. Non è ancora chiaro quanto andrà avanti il nucleare di quarta generazione, mentre è più sicuro investire sul risparmio energetico, ad esempio coibentando le case’. Parisi assumendo la presidenza della commissione scientifica sul decommissioning aveva detto giustamente che ‘il nucleare è più vecchio del transistor’.
I reattori di terza generazione plus e quelli di quarta generazione non hanno una vera innovazione impiantistica. Grande o mini il nucleare resta sempre altamente rischioso e inutile rispetto agli obiettivi climatici fissati.
Ineffabile, il Ministro della Transizione Ecologica del Governo Draghi invita a considerare la quarta generazione e sostiene l’introduzione dell’energia atomica nella tassonomia europea sugli investimenti verdi. Lo scopo del ministro Cingolani, dietro al rovesciamento semantico del nucleare evoluto, è il sollevamento del polverone affinché non si tocchino gli asset dell’Eni, dinosauro dell’era fossile, con l’obiettivo di taglio del 25% dei gas climalteranti nel 2030, l’Europa prevede il 55%. Il gas fossile è la principale fonte di emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di energia in Europa.
Incentivare gli investimenti nel gas fossile con l’etichetta verde potrà solo aumentare il loro devastante impatto climatico.
Il gruppo tecnico di esperti istituito dalla Commissione Europea per comprendere l’impatto del consumo dei gas fossili negli anni futuri ha stabilito che un nuovo impianto a gas può essere considerato sostenibile se la media annuale di emissioni gassose non supera i 550Kg di CO2/KW per 20 anni. Chi può dare queste garanzie circa il reale consumo di gas? Le conseguenze possono essere disastrose.
L’Amministratore delegato dell’Enel Starace è stato chiaro: ‘È una follia dipendere dal gas’. Infatti l’aumento dei prezzi del gas fossile spiega che le 48 centrali a turbogas (Il Sole 24 24 Ore 7/12/21). In progetto per 20.000 MegaW, sarebbero un disastro economico ed ambientale.
L’ultima analisi annuale del costo dell’energia livellata (LCOE 15.0) di Lazard mostra la continua competitività in termini di costi di alcune tecnologie di energia rinnovabile su base sovvenzionata e il costo marginale della generazione di carbone, nucleare e gas a ciclo combinato. I costi delle tecnologie per l’energia rinnovabile continuano a diminuire a livello globale, anche se a un ritmo rallentato, riflettendo la riduzione dei costi di capitale,
L’aumento della concorrenza mentre il settore continua a maturare e continui miglioramenti in termini di scala e tecnologia. Il Nobel per la fisica Parisi: si è detto “Scettico su nucleare in Italia, meglio investire su fotovoltaico e risparmio energetico”
Purtroppo il riferimento di Cingolani alla Tassonomia Europea è affrettato ma non infondato. Il Green Deal Europeo è la strategia che l’Europa si è data per raggiungere un impatto climatico zero entro il 2050. Per l’UE questa sfida necessita non solo di fondi pubblici (come quelli del Next Generation EU), ma anche privati.
La tassonomia dice agli investitori cosa è green e cosa no. La tassonomia europea è perciò una classificazione, una lista degli investimenti ritenuti sostenibili in Europa dal punto di vista ambientale.
Con la bozza del 31 dicembre 2021, la Commissione europea vorrebbe etichettare gas e nucleare tra gli investimenti ‘sostenibili’ nella tassonomia dell’Unione. Un compromesso che risponde agli interessi in atto di Francia (nucleare) e Germania (gas) e, in nome della realpolitik i tedeschi considerano l’astensione. Del resto Macron va’ al voto.
L’UE nel 2020 ha finanziato con 5,5 milioni di euro un progetto innovativo 2021-2024 CleanHME, Clean Power from Hydrogen-Metal Systems. Il progetto ha come obiettivo quello di sviluppare una nuova fonte di energia pulita, sicura, compatta ed efficiente basata su sistemi idrogeno-metallo, che potrebbe costituire una svolta sia per uso privato che per applicazioni industriali: la fusione fredda. Gli impegni presi dal G20 e dalla Conferenza di Glasgow Cop 26 poche settimane fa per tenere l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi sarebbero contraddetti pesantemente, anche se le conseguenze del cambiamento climatico sono drammaticamente evidenti.
L’ineffabile tecnocrate Cingolani cerca l’interesse nella marginalità, invece il Governo italiano dovrebbe fare una scelta energetica, industriale, ambientale, strategica: battersi per escludere gas e nucleare dalla tassonomia, e richiamare l’Europa alle sue scelte strategiche su rinnovabili ed efficienza energetica.
Coerenza e lungimiranza per decarbonizzare l’Europa e il miglior volano che il Paese del sole possegga di default per dare vita a comunità energetiche dei territori. L’Italia potrebbe rispettare gli accordi di Parigi e rispettare l’obiettivo delle emissioni zero, con vantaggi win-win: economici, occupazionali, e di indipendenza energetica. No, gas e nucleare non sono green, l’Europa non deve includerli nell’elenco degli investimenti sostenibili e neanche l’Italia nel PNRR.
Fiorello Cortiana
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