21 dicembre 2021

TEMPI MELMOSI

C’è un’uscita?


consoni

Progetto senza titolo (10) (1)

L’espressione tempi melmosi è di Corrado Stajano, il giornalista-scrittore a cui dobbiamo lucide ricostruzioni/interpretazioni della storia dell’Italia repubblicana, non senza incursioni nel Ventennio fascista. Tempi melmosi sintetizza bene la cortina di condizionamenti che, nel mondo attuale, ha finito per avvolgere la società, i gruppi, gli individui, annientando speranze e tentativi di guadagnare nuovi orizzonti (dove libertà, fraternità, uguaglianza, urbanità e governo della biosfera non siano parole vuote). Dalle difficoltà di aprire varchi in tale cortina nasce il diffuso senso di impotenza (da cui la “melma”).

Alla base di tutto c’è, io credo, la menzogna che, da due secoli almeno, ha preso possesso della storia umana. Si pensi ai bilanci aziendali: se dovessero includere i danni che le imprese provocano nei riguardi dei beni comuni – a cominciare dall’aria e dal suolo (compresa la sua capacità riproduttiva) – e della salute delle persone non starebbero in piedi. Così come non reggerebbe un secondo l’idea del Pil. Eppure i bilanci aziendali e il Pil sono i pilastri su cui si basano la politica e le logiche dei governi. Su questo si è formata e si è rafforzata una razionalità parziale che pretende di governare la totalità dei quadri di vita, tanto che è penetrata capillarmente nella vita quotidiana. Non solo: i pesanti condizionamenti esercitati sui modi di vivere si sono trasformati, nella mentalità e nel senso comune, in fatti irremovibili: leggi della natura, come la gravità e il moto dei pianeti.

La razionalità parziale e separata ci governa ben più e ben oltre la politica, per l’incapacità di questa di riaprire la partita. Le cosiddette forze politiche – meglio sarebbe dire debolezze politiche – si limitano a ritagliarsi spazi marginali nell’ “ordine delle cose” (quel tanto che basta per “cumannari”). Così gli interessi strutturati su cui si basa quell’ “ordine” possono esercitare indisturbati il loro impero, con una pesantissima incidenza sulla vita delle persone e sul consesso civile.

Si prenda, per fare un esempio, il calo demografico. Per rimanere all’Italia, le proiezioni nei prossimi decenni disegnano il quadro inquietante di una società in estinzione. Ebbene: avete sentito qualche partito, qualche governante o esponente della classe dirigente, non dico affrontare il problema, ma almeno farvi cenno? Un silenzio di tomba; come se si trattasse di una questione confinabile in una disciplina (la demografia). Se solo si cercasse di comprendere cosa impedisce il formarsi delle famiglie e l’avere figli, si ritroverebbero i fili che legano fra loro fatti che la razionalità separata tiene ben distinti. Cose elementari come il lavoro e la casa ritornerebbero al centro dell’ “agenda politica”. 

Per non dire dei legami che dal lavoro e dalla casa si dipartono e al lavoro e alla casa fanno ritorno: per un verso, la formazione culturale e professionale delle nuove generazioni (a cui è strettamente collegato il tema della ricerca) e, per altro verso, la necessità di sottrarre il bene casa agli appetiti selvaggi della rendita immobiliare.

Basterebbe, su quest’ultimo fronte, una rigorosa politica fiscale volta a recuperare quella parte della rendita che è frutto del lavoro collettivo (ovvero la quota preponderante), così da disporre delle risorse per un’adeguata politica pubblica della casa per tutti. Ma la rendita, in Italia in particolare, è da tempo annoverata tra le leggi della natura. E quei pochi che non si arrendono a questa “verità”, sono indicati come estremisti irriducibili (per usare un eufemismo), e dunque da isolare.

Così la società può tranquillamente strozzarsi da sé (che altro è la rendita vista nei rapporti fra le generazioni se non una garrota?). E i giornali (quel che resta dei giornali) possono celebrare i fasti del mercato immobiliare, assunti come un segno inequivocabile di vitalità.

In tal modo, per restringere lo sguardo a Milano, le narrazioni trionfalistiche possono (tentare di) sovrastare ogni lamentazione e chi ha in mano le redini della città (o pensa di averle) può dichiararsi membro del Partito verde europeo. Perché stupirsi? Siamo in piena coerenza con la menzogna e con la razionalità parziale a cui abbiamo consegnato le chiavi della Nazione e delle nostre città.

Chissà che, prima che la garrota compia i suoi ultimi giri, le forze meno narcotizzate della società, i giovani in particolare, non si levino a dire che il Re è nudo.

Giancarlo Consonni

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  1. valentino ballabioGiusto. Razionalità parziale e irrazionalità totale! Ma non doveva pensarci la "mano invisibile" del mercato ad assicurare (dato che "there is no alternative") equilibrio e coerenza nel migliore dei mondi possibile?
    23 dicembre 2021 • 14:58Rispondi
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