21 dicembre 2021

LA TRANSIZIONE DEL 2022

Riusciranno i nostri eroi?


santagostino (1)

Progetto senza titolo (10) (1)

La predisposizione milanese alla buona e onesta amministrazione potrebbe venire definita come la Maledizione di Albertini: sinistra o destra che sia, l’amministrazione cittadina, salvo rari e precisi casi, non si schioda da una buona gestione dell’esistente mentre tutto il Nuovo che è avanzato in questi anni è targato sistema privato  (Porta Nuova, Citylife, Scali) , se si eccettuano le operazioni legate ad Expo che però furono gli ultimi bagliori del formigonismo, ovvero nulla che avesse a che fare con chi governava Milano, se non di riflesso.

Questo tran-tran, interrotto solo dalle ricorrenti mozioni di principio della politica milanese prive peraltro di effetti concreti, ha ottenuto l’effetto collaterale che tutte le burocrazie cittadine (quella comunale e quella delle partecipate) si siano create una loro condivisa confort zone refrattaria alle variazioni e con questa occorre far di conto ogni qualvolta ci si immagini piani di riforma.

Che Milano necessiti di un cambio di passo essendo la città più dinamica d’Italia pare un paradosso, eppure le sue emergenze conclamate, quella del clima e quella dell’edilizia popolare, raccontano una storia analoga a quella del resto del mondo e non esentano pertanto Milano dal dover agire, anzi proprio la situazione milanese gravata da una infelice circolazione d’aria e da una popolazione che abita le case popolari pari ad 1/10 degli abitanti complessivi, rende le nostre urgenze ancor più urgenti che altrove.

Cosa potrebbe cambiare questo stato delle cose?

La risposta più semplice sono i soldi dell’Europa vincolati come sono ad operazioni dotate di senso e risultati.

Quanti di questi soldi riuscirà a intercettare Milano?

La domanda non è peregrina e se l’è posta anche il Sindaco Sala; se posso anticipare una possibile risposta direi che questo valore dipende da quanto Comune, Città Metropolitana, Partecipate e sistema produttivo milanese riusciranno ad affrancarsi dall’ordinaria amministrazione e a gettare il cuore al di là dell’ostacolo per la prima volta da qualche decennio immaginando operazioni di sistema sin qui mai pensate né tantomeno tentate, sapendo che comunque la macchina a disposizione non è predisposta per far questo e quindi necessita di una violenta immissione di forze nuove dotate di più visione e più predisposizione all’innovazione.

In particolare il fronte dell’edilizia popolare che può avere dalla sua l’incremento nei valori fondiari anche delle aree periferiche, potrebbe finalmente vedere la nascita di quel che sino ad oggi è mancato, ovvero una società unica fra Comune e ALER Milano per la ridefinizione complessiva degli standard abitativi e per la ricostruzione post-bellica di tutto il patrimonio di edilizia pubblica: la somma tra valori immobiliari, incrementi volumetrici legati alle trasformazioni, incentivi energetici ed europei rende non solo possibile ma anche doveroso che la Politica si accolli l’onere di una simile scommessa.

Sul fronte del clima, poste le azioni già avviate sul fronte del trasporto cui mi auguro si aggiungerà una nuova stagione di relazioni non conflittuali con Trenord, precondizione indispensabile per sdoganare una volta per tutte la preferenza per il ferro che dovrebbe essere il mantra milanese per i prossimi anni, è sulla transizione dai fossili alle rinnovabili nel riscaldamento che andrà giocata la principale partita verso la transizione ecologica e questa, fatto salvo il temporaneo ricorso al gas come ultimo fossile che sopravviverà, passa dalla transizione verso la pompa di calore, visto che col 2040 le caldaie di qualsiasi forma singola, collettiva o in teleriscaldamento, andranno a scomparire.

Qui il 2022 potrebbe offrire la sorpresa più gradita se finalmente avverrà la confluenza in unico gestore del Servizio Idrico Integrato e, attraverso l’uso razionale delle acque sotterranee milanesi oggi sventatamente buttate in fogna e inutilmente depurate, dovesse finalmente partire un sistema di infrastruttura metropolitana fondata sull’acqua di falda destinata a soppiantare il gas dimezzandone le emissioni: questo che appare al momento un pio desiderio è in realtà l’operazione principale che tocca a Milano sulla strada della transizione ecologica mentre tutto il resto è chiacchiera e distintivo.

Giuseppe Santagostino

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