7 dicembre 2021

MARAN, UN NUOVO ASSESSORE AL DEGRADO URBANO

C’è molto lavoro (difficile) da fare


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La situazione dei quartieri popolari a Milano è talmente disperata che ora la nuova giunta si è dotata di un assessore ad hoc. Non è l’assessorato alle periferie da più parti invocato, anche non a Milano, però gli assomiglia molto. Di fatto, è il primo assessorato al degrado urbano istituito in Italia. Ufficialmente, la dizione esatta sarebbe “Assessorato alla Casa e Piano quartieri”. Non è chiamato con il nome che meriterebbe puramente per vergogna. 

La personalità prescelta è l’ex assessore all’Urbanistica e verde pubblico, Pierfrancesco Maran, passato da una gestione di peso a un lavoro quasi privo di poteri e sicuramente più difficile, senza precedenti e denso d’interrogativi. Con la giunta precedente, Maran in pratica riuniva due assessorati importanti, urbanistica e verde, ottenendo risultati poco brillanti. A Milano il verde ha bisogno di essere strenuamente difeso dall’assalto edilizio. Il verde reale ha bisogno di un suo avvocato difensore, in città è troppo fragile per potersi imporre su asfalto e cemento, soprattutto se prevale una visione burocratica portata a negare la funzione dell’intero patrimonio esistente.

 A Milano ci sono interi grandi polmoni, vasti anche 400mila e più mq, cresciuti del tutto spontaneamente in aree dismesse. Ma è un verde non considerato, negato a priori dall’amministrazione, indegno di essere conservato in quanto “non previsto” come invece il cemento. Inoltre, Maran, sia per mezzo stampa, sia in Consiglio comunale, ha sempre esibito con orgoglio di non avere buoni rapporti con la Soprintendenza, con quali effetti sul patrimonio storico esistente oltre il centro storico, si possono immaginare. Questo è stato Maran per cinque anni. 

Solo l’ultimo anno del suo mandato ha esternato, pur senza avviare alcuna autocritica, importanti posizioni differenti che coinvolgono il Sindaco e la Regione. Almeno questo è il mio modo di vedere il suo lavoro. 

Con il nuovo incarico, Maran potrà usare le proprie esperienze per affrontare i problemi gravi e gravissimi della città, che con Pisapia prima e con Sala dopo sono letteralmente precipitati in una situazione drammatica. Milano, infatti, ha molte Scampia, l’unica differenza è che gli edifici non sono orrendi palazzoni a piramide, vistosi e tragici come quelli di Napoli. Gli edifici popolari milanesi appaiono ghetti più dignitosi, meno spaventosi. Tuttavia, nella sostanza presentano identiche situazioni di abbruttimento abitativo e urbanistico: pessimo mix di etnie, integrazione inesistente, illegalità diffusa, spaccio, occupazioni abusive a danno di residenti anziani, mancata assistenza ad anziani e invalidi, fuga dei medici di base, strutture fatiscenti, solai e cantine pericolosamente piene di ingombranti, di topi e scarafaggi, disturbi continui della quiete, bullismo minorile, subaffitto illecito, nascondiglio per latitanti italiani e stranieri. 

Come se non bastasse, Comune e Regione Lombardia, che è responsabile delle case Aler, hanno di comune accordo eliminato il posto di lavoro a molte centinaia di donne che esercitavano come custodi h24, svolgendo un lavoro utilissimo, assolutamente indispensabile in quelle condizioni. Perfino i sindacati hanno guardato da un’altra parte. Nessuno si mobilita più per le case popolari. La situazione è caotica in ogni caseggiato. Le case Aler sono messe peggio, mentre quelle gestite dal Comune tramite MM le cose vanno un po’ meglio, ma è un risultato ottenuto da poco tempo e molto da consolidare. 

Va detto che l’Aler è a sua volta la prima vittima della Regione. E’ palazzo Lombardia, infatti, che nega i fondi necessari, impedendo ad Aler di esercitare la sua funzione al meglio. Il primo compito che attende Maran, non è tanto riverniciare i muri scrostati. Certo, c’è anche questo da fare se non si vuole provare vergogna di passarci vicino, ma attenzione, con la scusa di reperire fondi per le ristrutturazioni si perdono i decenni. La primissima cosa da fare è ripristinare le portinerie e insistere affinché anche la Regione lo faccia. Maran dovrebbe chiedere, se il caso, aiuto alla Prefettura, che non può continuare ad assistere inerte al degrado crescente di interi quartieri, come ha fatto la Lamorgese quando era prefetto a Milano. L’attuale prefetto, Saccone, si svegli. 

Il passo successivo di Maran non potrà che essere la richiesta di far tornare la gestione della case Aler al Comune, che ha molti più mezzi per controllare la situazione, a cominciare dalla disponibilità della Polizia locale, cosa che ad Aler non è consentita, come ovvio (anche per questo le case MM sono gestite meglio). I funzionari Aler non sono nemmeno pubblici ufficiali, sono totalmente privi di mezzi di coercizione quando serve, e purtroppo serve spesso. Fu una decisione congiunta di Formigoni e di Albertini quella di dividere il patrimonio delle case popolari fra i due enti. Si è rivelata un disastro, una catastrofe. 

Maran si faccia vivo nei quartieri, non faccia l’assessore snob, sarebbe la sua fine politica; ascolti i residenti e i presidenti di Municipio, che sanno tutto dei quartieri popolari e hanno proposte valide. E denunci apertamente gli ostacoli che trova, avrà il consenso di Milano e di mezza Italia. 

Roberto Schena

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  1. Annalisa ferrarioPerché dice che i sindacati guardano da un'altra parte? Il Sicet (ovvero la Cisl) ad esempio mi sembra che qualcosa faccia (o tenti di fare). O è il solito luogo comune?
    8 dicembre 2021 • 09:18Rispondi
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