23 novembre 2021

IL MEAZZA: UNA PAGINA BUIA DI SINDACO E GIUNTA

Alla faccia delle trasparenza, della partecipazione e del consumo di suolo


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Prima premessa: “Il 70% degli italiani non capisce quello che legge”, affermava Tullio De Mauro, nel 2016 e “probabilmente neanche quello che vota”. Tullio De Mauro, probabilmente uno dei più grandi linguisti del nostro Paese, che rivestì anche la carica di Ministro della Pubblica Istruzione, affermava, “hanno difficoltà a utilizzare quello che ricavano da un testo scritto, 7 su 10 hanno difficoltà abbastanza gravi nella comprensione e 5 milioni di italiani hanno completa incapacità di lettura”.

Seconda premessa: dall’indagine PISA 2018 in Italia solo un ragazzo su 20 comprende totalmente un testo letto, mentre uno studente su quattro ha difficoltà con gli aspetti base della lettura, soprattutto su elaborati di media lunghezza. 

Largo ai giovani dunque ma forse prima di affidar loro le redini della cosa pubblica sarebbe meglio istruirli.

Conclusione: scrivere sperando di essere capiti è un’illusione ma noi ci proviamo lo stesso.

Ma veniamo al problema Meazza.

Dopo le ultime affermazioni del sindaco in materia di referendum – gli uffici comunali ne “decretano” l’inammissibilità – se ne va alla Leopolda dove Renzi accusa la magistratura di fare politica con le sue inchieste e sentenze mentre Sala si compiace di leggi e del Tribunale Amministrativo Regionale della Lombardia che ricusa i ricorsi dei cittadini per meri vizi di forma e così non dà voce agli stessi per entrare nel merito dei ricorsi, negando dunque la possibilità di partecipazione. La coerenza è ormai una virtù rara.

Però abbiamo scoperto che in Italia non esistono solo “destra” e “sinistra” ma anche “mancina”: quella che usa la sinistra come la farebbe la destra. Quanti appartengono alla categoria “mancina”?

Oggi la prima domanda che mi faccio è questa: se nel giugno del 2007 non fosse stata varata la legge 21 giugno 2017 n.96, che all’articolo 62 consente a chiunque, squadre comprese, di potere proporre interventi sugli stadi del calcio, oggi cosa avrebbero fatto Milan e Inter visti i loro bilanci fallimentari? Avrebbero portato i libri in tribunale?

Comunque la perla è l’articolo di lunedì scorso dell’Assessore al Bilancio Roberto Tasca sul Corriere Milano. Tra le altre incongruità su dove far giocare le squadre durante i lavori di ristrutturazione del Meazza, come se le altre ipotesi non avessero lo steso problema, cito: “Le squadre milanesi per chiudere il divario che le separa dai principali competitor europei (nei deficit o nelle fama?) devono aumentare i loro ricavi di 100-130 milioni”.  Perché questo è un problema del Comune di Milano? Nessuno ce lo vuol spiegare!

Tasca dichiara che mancherebbero 10 milioni annui alle casse se le squadre se ne andassero, cosa che invece non farebbero mai. Dica ai suoi colleghi dell’urbanistica di far pagare gli oneri di urbanizzazione per le nuove convenzioni come si deve e farà cassa.

Altra domanda: quanti sono i tifosi di Milan e Inter residenti a Milano? E questo ai fini di un eventuale referendum e capire che peso hanno per Sala sul totale dei milanesi, visto che per accontentarli si prendono decisioni che riguardano tutta la città a livello urbanistico.

Il mondo del calcio, come ho detto nel mio precedente editoriale, è stato travolto dai ras delle finanziarizzazione, perdendo il connotato di sport popolare: finanziarizzazione che ha approfittato di un sentimento complesso e antropologicamente ben compreso cioè per far soldi alle spalle dei tifosi. Le squadre vanno dunque sostenute con la loro follia di acquisti di calciatori a prezzi incredibili e lo stesso vale per gli allenatori? 

Sono finiti i tempi dei “patron” italiani delle squadre che lo facevano per cavarne sostegno politico: il primo fu certamente il “comandante” Lauro col Napoli nel 1936 e l’ultimo fu Berlusconi. Adesso sono in mano ai famosi “fondi”, inedintificabili e scudi sicuri per gli evasori fiscali.

Comunque prima di esprimere un giudizio definitivo dobbiamo vedere il famoso accordo che deve innanzi tutto rispettare le regole della tanto invocata trasparenza. 

Quanto all’iter urbanistico ci sono molte cose da dire, tra al quali che la legge prevede che vi sia un chiaro e stretto rapporto fra obiettivi quantitativi del piano e politiche di riduzione del consumo di suolo e di incentivo alla rigenerazione urbana; di fatto indica la necessità di reimpostare anche la metodologia di calcolo della capacità insediativa del piano partendo dagli scenari, stimati statisticamente su base demografica, rispetto alle soglie temporali nei confronti delle quali il piano propone e progetta lo sviluppo del territorio (scenario medio 2030).

“Il quadro che ne scaturisce permette di ipotizzare una capacità insediativa del piano in grado di rispondere flessibilmente agli scenari di proiezione demografica di riferimento. In particolare, i dispositivi che agevoleranno la rigenerazione del patrimonio edilizio esistente permetteranno, senza incremento di consumo di suolo e nuove volumetrie, di rispondere in modo più efficace e adattabile alla domanda reale”.“ …Tra questi, gli interventi che hanno una maggiore ricaduta sul dimensionamento complessivo del Piano sono: la rigenerazione all’interno delle Grandi Funzioni Urbane.” Vedi San Siro. (da Pier Luigi Caffese)

Lasciamo da parte per un momento le questioni urbanistiche e veniamo a quelle politiche.

Premesso che la questione Meazza non è di ieri, ha costretto il sindaco a calare definitivamente la sua maschera e quando in un mio editoriale l’ho definito in preda al bonapartismo ho avuto la mano leggera: adesso, forte della sua minoranza di 1/4 dei milanesi e con una Giunta fatta a sua immagine e somiglianza, cerca di mettere in atto il “suo” Modello Milano che compiace l’établissement dal quale proviene e che lo sostiene. 

La questione Meazza dunque assume un ruolo emblematico di come il Sindaco intenda amministrare la città incurante della domanda di una parte consistentissima di cittadini, i cosiddetti ultimi mai rappresentati ma anche di intellettuali e uomini di cultura che a Milano non mancano.

Bene fa dunque il consigliere Monguzzi a chiedere che di tutto si parli in Consiglio Comunale e di insistere sul referendum, bene ha fatto Luigi Corbani ad avviare l’operazione SiMeazza: battaglie per la civiltà democratica.

Battaglie che vanno vinte.

Luca Beltrami Gadola

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  1. FrancescoNon siamo più in democrazia ma in una dittatura oligarchica voluta da chi comanda ma con il consenso ignorante dei cittadini altrimenti non si spiegherebbe il successo di Sala alle recenti elezioni e il fallimento netto di tante liste che lo hanno contrastato nel primo mandato su vari temi. Cosa fare? Aspettare che la gente vada a sbattere contro il muro e si svegli, altrimenti avremo un secondo MedioEvo
    24 novembre 2021 • 06:33Rispondi
    • ENNIO GALANTESono ed ero al momento delle ultime elezioni amministrative completamente d'accordo sul "consenso ignorante dei cittadini" che hanno votato per Sala senza valutare criticamente il suo opereato nel quinquennio scorso. Io ed atri cittadini, che ci eravamo battuti contro la destrutturazione di Città Studi (per chi non ricorda è lo sradicamento dei due Istituti di Ricerca medica TUMORI e BESTA e loro trasferimento a Sesto S.Giovanni e dei dipartimenti scientifici dell'Università all'area del ex-expò a Rho), abbiamo proposto una CivicAmbientalista, che ha riscosso pochi voti (a causa della disattenzione ignorante dei votanti). Questi motivi sarebbero stati più che sufficienti per non votare Sala e Maran. Adesso fortunatamente si sta discutendo dello Stadio Meazza. Guarda caso, ambedue queste operazioni anti-ambientaliste si basano su cemento e soldi, alla faccia del cambiamento climatico!
      8 dicembre 2021 • 19:13
  2. Cesare Mocchi"Le squadre milanesi per chiudere il divario che le separa dai principali competitor europei devono aumentare i loro ricavi di 100-130 milioni”. Perché questo è un problema del Comune di Milano?" Be', perché squadre di calcio prestigiose danno lustro e visibilità alla città. Se Milano è famosa nel mondo è anche perché le sue squadre vanno dappertutto a vincere trofei. Una squadra vincente è un po' l'ambasciatrice di un sistema che funziona (ovvero che si può permettere il lusso di investire risorse in qualcosa che in fondo è inutile: quale maggiore segnale di ostentato benessere?)
    24 novembre 2021 • 08:27Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaCosa centra il Meazza con la fama delle squadre di calcio e la fama di Milano? La fama te la guadagni facendo goal non debiti milionari!
      26 novembre 2021 • 10:38
    • ggFatto sta che le squadre vogliono semplicemente ammodernare lo stadio, facendone uno nuovo o sistemando il vecchio. Bloccarle significa impoverire e rendere il club meno competitivo, il che riduce gli introiti per gli alberghi che ospitano i tifosi, per non parlare degli altri introiti. L'autore dell'articolo, che troppo spesso parla di cose di cui sa molto poco, non si rende conto del contesto di Inter e Milan, e inoltre spara fango su Sala, che più volte ha bocciato i progetti proposti dalle squadre (il presidente dell'inter ha attaccato Sala). Quindi poche idee e molto confuse. Inoltre sotto la guisa del giornalismo ho letto accuse infondate di evasione fiscale, becero nonnismo e scarso sostegno democratico del sindaco (alura vaga vutar e rompi minga i ball). Sentire menzogne e inaccuratezze dalla persona che ha scritto "scrivere sperando di essere capiti è un’illusione ma noi ci proviamo lo stesso." è divertente assai, e se non fosse un articolo serio mi sarei anche fatto una risata. Però devo ringraziarli per aver chiesto la donazione a fine articolo, è la prova che in fondo ad ogni tragedia c'è un risvolto comico.
      30 novembre 2021 • 00:28
  3. giuliana filippazziBravo Luca!!! posso inoltrare il tuo articolo ai quotidiani (e non solo!), con la speranza che lo leggano e capiscano che un numero sempre maggiore di cittadini è consapevole delle manovre poco pulite (è ovviamente un eufemismo!!!) in atto tra il sindaco e la Giunta a spese dei cittadini e a vantaggio delle società proprietarie delle squadre ? Grazie!
    24 novembre 2021 • 08:55Rispondi
  4. Giuseppe GattulloSembra assurdo ma a Milano la speculazione edilizia proprio non si riesce a fermare. Prima il degrado poi la speculazione e cosi ogni centimetro verde viene fatto oggetto di immense colate di cemento. Ora tocca alla piu' bella area verde di Milano, San Siro con il suo bell'Ippodromo di Galoppo. Dopo aver gia' distrutto il suo Trotter, distrutto la storia l'arte e la Bellezza, indifese dall'attacco del danaro mosso da individui che l'unica cosa che sanno fare e ' correre dietro a una palla. A San Siro durante i suoi eventi i Cittadini e le Famiglie potevano sognare e vedere il mondo dall'alto degli spalti del Galloppo, del Trotto, del Calcio, purtroppo da tempo si vedono solo orde di folle urlanti! Dove sono i veri Milanesi, quelli per intenderci che non comandavano ma non obbedivano? Sono loro gli unici che possono fermare questo degrado e questa dissoluzione nella mia Milano. Giuseppe Gattullo
    24 novembre 2021 • 09:39Rispondi
  5. Oreste PivettaCaro Direttore, sono quasi sempre d'accordo con te. Condivido le tue lucide e coraggiose, libere, mai conformiste analisi. Quasi sempre... In questo caso, credo che chiudere il problema San Siro (mi riferisco al quartiere) nell'alternativa "stadio nuovo-stadio vecchio" sia sbagliato. Attorno al piazzale ("landa desolata" come la definì giustamente il presidente del Milan) c'è una vasta zona, popolata assai, in degrado costante, in abbandono, in alcune parti in demolizione (vedi ippodromo), in altre in ricostruzione (come, non si sa). Credo che un modo corretto di porre la questione sia partire in una visione complessiva della zona, dal quadrilatero delle case popolari Aler (piazza Selinunte) per arrivare allo stadio e all'asta verde Montestella-Trenno-Bosco in città- Parco delle cave, straordinaria risorsa che andrebbe nelle sue diverse componenti "ricucita". Ma intanto ho alcune domande semplici da porre, semplici e ingenue: chi avrebbe titoli per partecipare al cosiddetto dibattito pubblico? gli "ultimi" o i cosiddetti intellettuali che non sanno neppure dove sta via Preneste (tranne chi di loro, tra i più vecchi, ricorda Pino Pinelli)? chi dovrebbe partecipare al referendum? il mio caro amico che vive a Lambrate sarebbe legittimato a decidere dello stadio che sta a duecento metri da casa mia?
    24 novembre 2021 • 10:21Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaCaro Oreste, sono d'accordo con te, San Siro è un quartiere di Milano e va visto nel suo insieme. Io ho fatto un editoriale sul Meazza, che è una parte importante del quartiere, ed è il punto di partenza di una gigantesca speculazione immobiliare che travolgerà tutto il quartiere.
      26 novembre 2021 • 10:34
  6. Francesco GrazianiFaccio fatica a considerare una sorpresa la gestione della vicenda S. Siro da parte della seconda giunta Sala. Mi pare in perfetta continuità su quanto avvenuto in passato recente per esempio sugli Scali. Il debat public si farà? Non si farà? In Francia credo lo facciano PRIMA di prendere decisioni non a babbo morto. Puntiamo sulla mitigazione (vedi clima) dell'operazione S. Siro?
    24 novembre 2021 • 12:20Rispondi
  7. EmanuelaSi ripete la stessa identica storia di citylife : si permette a privati allora fondazione fiera , oggi le squadre, di far soldi con speculazioni immobiliari su aree pubbliche …
    25 novembre 2021 • 12:57Rispondi
  8. bianca botteroCaro LBG, ai dimenticato una perla dell'ex assessore Roberto Tasca, quando afferma (più o meno) che " Tre sono gli aspetti del problema posto dalla demolizione dello stadio (Meazza): urbanistico, economico, politico. Io del primo e dell'ultimo non mi intendo, giudico del secondo:" Come se questi tre aspetti si potessero separare ! in che mani siamo? Sono del tutto d'accordo con l'intervento di Oreste Pivetta.
    26 novembre 2021 • 16:25Rispondi
  9. Cesare MocchiCerto che si diventa famosi facendo goal. Ma si fanno goal se si ha una rosa di giocatori importanti, allenatori, ecc. E si ha la rosa con bilanci importanti. È questo il divario con le altre squadre europee di cui si parla (squadre che infatti spesso si sono rifatte lo stadio e da questo ricavano gran parte dei loro proventi). Preciso a scanso di equivoci di non essere favorevole all'intervento (che non conosco nei dettagli), dico solo che vanno comprese (anche se non necessariamente condivise) le posizioni altrui.
    28 novembre 2021 • 07:47Rispondi
  10. OmarEsistono anche problemi strutturali legati al Meazza. Uno su tutti, ma ce ne sono tantissimi altri, è l’ sufficiente spazio tra una fila e l’altra sulle gradinate; li occorrono almeno 80 cm. Fatto sta che sedersi al secondo anello oggi significa avere la testa del tifoso sottostante tra le proprie gambe. Lo stesso problema c’è al primo anello, meno al terzo perché più moderno. Invito tutti ad osservare com’è ora la nuova curva nord dello stadio azzurri d’Italia a Bergamo! Garantire quello spazio adesso è impossibile per la struttura del Meazza, stadio che ricordo essere stato concepito nel ‘26 modificato nel ‘32 e ‘56. I due anelli, che denotano questa carenza, ma non è l’unica, dovrebbero essere rasi al suolo completamente, ricostruiti con criteri costruttivi tecnici in linea alle norme vigenti, ecco penso che l’aspetto strutturale non debba essere messo in secondo piano. Se poi si vuole discutere se il quartiere può essere oggetto o meno di questo intervento edificatore va bene, che si decida in tempo e si permetta alle squadre di trovare un altro luogo dove edificare il nuovo stadio e corollario. Concludo, a tutti noi sta a cuore il Meazza, è un pezzo di Milano riconosciuto in tutto il mondo, ma diciamo pure che è un po’ su con l’età, fatica a reggere i ritmi di oggi e meriterebbe una dignitosa pensione, di essere ristrutturato per altre funzioni utili per la cittadinanza e per tanti altri sport che in città non hanno adeguate strutture.
    2 dicembre 2021 • 08:41Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaE' curioso che quello che nn va bene per il calcio dovrebbe andar bene per gli altri sport o per spettacoli, concerti e simili.
      2 dicembre 2021 • 11:20
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