28 settembre 2021
ELEZIONI E SOSTENIBILITÀ: ULTIMO SLOGAN
Ma chi ci crede?
Se contassimo il numero di volte che la parola “sostenibilità” compare nei discorsi di campagna elettorale di tutti i candidati, ci sarebbe chiaro che questa parola ha un gran bisogno di “disambiguazione”. Chi la pronuncia oramai ipocritamente ha capito che è una sorta di lasciapassare universale e allora: “avanti miei prodi”!
Ma non deve essere così perche la metafora della Torre di Babele dovrebbe averci insegnato qualcosa. Pare di no.
Quale è l’obbiettivo vero della sostenibilità? Evitare la nostra estinzione e anche qui invece ognuno pensa che ad estinguersi lui non sarà il primo, magari l’ultimo. Così va il mondo.
Tanto per cominciare: sostenibilità per chi? Per tutti ovviamente, sembra ci dicano, ma sanno che non è possibile o, almeno, è certo possibile ma ci sono delle priorità e tutti vogliono essere tra i primi.
Cominciamo a ragionare un po’ a caso: è sostenibile una organizzazione politica e sociale che consente il continuo arricchimento di pochi a scapito dei più? Non credo, tutti ne parlano ma che stanno facendo? Magari anche solo un riformina fiscale equa? Mai.
Ma veniamo ai temi più stringenti.
Quando si parla di sostenibilità si guarda soprattutto all’ambiente e alla crisi climatica.
Andando per le spicce diciamo pure che la crisi del clima è dovuta essenzialmente dalla produzione di energia e al nostro crescente bisogno di averne. Questa crescita del bisogno energetico è assolutamente inevitabile? Probabilmente sì ma è altrettanto vero che non c’è tecnologia né nell’immediato né in prospettiva in grado di produrre alcuna energia a costo zero: tanto per dire: le pale eoliche sono nate spontaneamente come i funghi dopo la pioggia? A costo zero?
Allora ci si prospettano due scenari: produrre energia a costi sempre minori, certo, ma soprattutto risparmiare energia in assoluto e questo riguarda principalmente noi, i nostri stili di vita, i nostri consumi e i nostri comportamenti personali.
Un esempio banalissimo. I giovani che lottano contro i cambiamenti climatici hanno tutta la mia approvazione e sostegno. Mi domando: si rendono conto che l’uso (abuso) che fanno di Internet divora energia? Tutti questi messaggini, questi selfie, queste lunghe telefonate al cellulare sono indispensabili? Perché i giovani non lo ricordano anche a noi? Forse già che sono in strada lo gridino forte: “meno selfie, meno messaggini, meno Facebook, meno WhatsApp, parlatevi di più guardandovi in faccia, magari fatelo anche con noi che non siamo una realtà virtuale!”.
Nel presentarsi AGSM Energia Spa, un’azienda veronese che si occupa di produzione, distribuzione e vendita di energia, ci ricorda quanto riporta una ricerca di GreenPeace: Internet consuma il 7% dell’energia elettrica del mondo: a crescere.
E per noi tutti giovani e vecchi: un’analisi effettuata dal team di E.ON ci dice che lasciare in posizione “stand by” tutte le nostre apparecchiature (TV, router, caricabatterie, PC ….) genera un consumo pari a 600 kWh/anno ad utente. Stiamo parlando del 25% dei consumi totali di un utente medio.
Lo dico anche per me. Tutte le volte che apro e lascio aperto il mio PC non penso al consumo energetico. Onestamente no.
Ma anche AGSM parla di risparmio energetico e dice: La Rete è uno strumento diventato indispensabile ed è anche invisibile: per questo gli utilizzatori non sono ben coscienti di tutto il fabbisogno energetico che questa richiede. Come dichiara Mark Radka, direttore del reparto “Energia e Clima” della sezione Ambiente dell’ONU, dietro infatti a ciò che vediamo e usiamo quotidianamente vi sono delle infrastrutture che sono necessarie per alimentare le attività online e, spesso, non si riesce a collegare l’utilizzo di Internet con l’impatto che questo ha sull’ambiente.
Proprio in virtù di questa consapevolezza, molti colossi IT negli ultimi anni hanno intrapreso delle iniziative per minimizzare l’impatto ambientale. Alcune delle azioni messe in atto con lo scopo di salvaguardare il nostro ambiente sono:
Perché questa lunga citazione? Perché cita due dei molti argomenti strettamente legati alle politiche si sostenibilità del Comune di Milano: il condizionamento e il verde.
L’archistar milanese Mario Cucinella, del quale alcune opere mi piacciono moltissimo, accompagnando Sala ad manifestazione elettorale ha detto: il nuovo modo di progettare e di costruire (milanese e non) rispetto al passato ci consentirà di piantare meno alberi a compensazione dell’impatto energetico ambientale inevitabile comunque.
Come abbia fato i conti mi piacerebbe saperlo. Io, sommessamente, ricordo che nella produzione di un bene materiale – compresa evidentemente l’edilizia – si deve osservare l’intero ciclo e il relativo consumo di energia, dalla sua ideazione al suo smaltimento. Ha fatto così i conti? O sottolineare il minor consumo energetico di esercizio, l’uso, è solo la ciliegina sulla torta?
Forse dovremmo anche guardare come si collochi tutta l’edilizia supertecnologica nel quadro dell’economia circolare (il riuso dei materiali in questo caso) e pensare ai materiali semplici, forse il vecchio mattone.
Veniamo al problema del condizionamento.
Quanto risparmieremmo in energia se decidessimo che avere un po’ più caldo d’estate o un po’ più freddo d’inverno senza farne una tragedia, magari regolando i condizionatori nostri (e di tutti gli uffici e i luoghi di commercio) in modo che la temperatura ambiente d’estate non scenda sotto i 26° e d’inverno non salga a più di 22°? Dove mettiamo la vecchia questione dei negozi con le porte spalancate?
Quanto risparmieremmo se molti uffici pubblici non restassero illuminati anche di notte? E se l’illuminazione della pubblicità e molte insegne sulle facciate delle case magari a mezzanotte si spegnesse?
Il condizionamento è un cane che si morde la coda nel riscaldamento urbano: più condizioniamo con scambiatori di calore aria-aria – per intenderci la maggior parte di quelli non centralizzati quindi quasi tutti – più emettiamo nelle immediate vicinanza degli apparecchi aria surriscaldata che viene risucchiata dagli stessi, più ne diminuisce l’efficienza e ne aumenta i consumi. Ci sono cortili interni e vie strette che diventano dei forni.
Veniamo al “verde” e al piantare alberi in città.
È un’operazione che ai fini della “sostenibilità globale” è irrilevante, riguarda solo l’aspetto ambientale delle città, il che comunque non è poco per il benessere dei cittadini, ma sopratutto ci dà l’illusione che il farlo ci assolva personalmente e totalmente dalla responsabilità ambientale, una ipocrisia da campagna elettorale. Ci vuole ben altro: servono i nostri comportamenti personali in primo luogo ma responsabilizzare la gente chiedendo alla gente sacrifici (anche modesti) non porta voti.
Se vogliamo allargare il discorso sulla sostenibilità non possiamo dimenticare molte altre questioni che riguardano Milano.
Si ricomincia a parlare nel mondo dell’eccesso di popolazione sul pianeta e se noi cominciassimo a parlare della popolazione insediata nel nostro Comune? Non siamo già in troppi con la nostra impronta ecologica?
La questione del carico antropico è un discorso che questa Giunta non ha mai voluto affrontare. Perché dispiacere agli immobiliaristi? E adesso?
Ultima ora.
Leggo domenica sulla stampa (Montanari – La Repubblica 29.09) che ci sono ricerche avanzate per inserire nel cervello umano microchip che aumentino l’intelligenza e la memoria. Ammesso che queste ricerche non abbiano il miasma nazista della razza eletta (microchip per chi? Per tutti? Per pochi eletti?) e che il vincolo morale non soccomba, può essere una buona cosa. Abbiamo bisogno sia di intelligenza che di memoria.
I primi microchip che aveste a disposizione nel cervello di chi li inserireste?
Purtroppo la campagna elettorale è quasi finita, è troppo tardi.
Luca Beltrami Gadola
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