12 settembre 2021

PEREGRINAZIONE NELL’ARCIPELAGO

Il punto di vista dei cittadini e di un candidato


goggi

Ho già illustrato i motivi della mia candidatura nell’articolo del 21 maggio scorso. Per sommi capi: attuare una rivoluzione del welfare e della sanità territoriale; modificare la legge Delrio dando un Sindaco alla Città Metropolitana; incrementare l’accessibilità; abbandonare l’urbanistica classista e rilanciare l’edilizia popolare; sviluppare una rivoluzione ambientale che non danneggi le persone meno abbienti.

Occorre abbandonare quella tendenza alla prevalente crescita di Milano e alla marginalizzazione dell’area urbana di cinque milioni di abitanti che la rende ricca, area legata al capoluogo da uno storico patto sociale che Milano deve riprendere a onorare. Va ancora onorato anche il patto fra i ceti in virtù del quale Milano si è sempre presa cura dei più deboli.

Senza un impegno effettivo nella direzione sopra delineata Milano potrà presto imboccare la strada del declino (1).

Questo è il destino delle istituzioni che da inclusive, ovvero che impiegano le risorse prodotte per ampliare l’area del benessere, diventano estrattive, ovvero impiegano le risorse per il vantaggio di pochi (2).

La visione politica di noi socialisti è quella di considerare la città dal punto di vista dei suoi cittadini.

Da candidato, quindi, intendo rendermi conto della percezione di Milano da parte dei cittadini, conoscenza imprescindibile per chiunque si candidi a sindaco. Quindi ho iniziato una peregrinazione nell’arcipelago dei luoghi della città, centro e periferie, per rendermi conto dei problemi e del disagio.

Inizio con la telefonata ad una signora che abita in via Lecco, uno dei luoghi della più scatenata movida milanese.

Scopro una situazione da brivido: locali aperti fino alle cinque del mattino, rumore continuo con livelli superiori ai 90 dB, abitanti che non possono dormire prima delle cinque e che poi devono andare a lavorare agli orari consueti.

La strada è una massa impenetrabile di persone, tanto che quando arrivò un’ambulanza non poté fendere la folla, restandone imprigionata, e gli infermieri dovettero procedere piedi, il tutto testimoniato da fotografie.

Nessun intervento né della Polizia Municipale, né della Polizia di Stato, nonostante le molte telefonate.

Recentemente il Sindaco Sala ha vietato l’asporto delle bevande, clienti ed esercenti hanno protestato e il Sindaco ha dichiarato che sentirà gli esercenti. Ma i cittadini chi li sente?

Ora mi sono mosso per quella che s’avvia a sembrare una discesa nella parte sofferente della città, avendo come guida una persona profonda conoscitrice dei comitati e del disagio di Milano.

Chiaravalle: un borgo di 1.100 abitanti, di grande bellezza: peccato che l’unica strada che lo attraversa, via San Bernardo, sia percorsa da auto e camion ad alta velocità; i cittadini hanno chiesto dei rallentatori, la risposta è stata che non era possibile, benché la strada non sia percorsa dai mezzi pubblici. Peccato che, uscendo dal borgo, in via San Dionigi troviamo una bella serie di rallentatori.

Parlo con Tiziana, Pietro, Eleonora, Anna, e scopro che la rete internet nel quartiere è troppo debole e incostante, benché a poca distanza passi la rete in fibra di TIM, che però ha dichiarato che non vale la pena di impegnare la fibra per un quartiere di vecchi. Peccato che proprio i vecchi abbiano bisogno di fare acquisti e operazioni senza uscire di casa.

L’autobus 140, che collega il borgo a Rogoredo, non passa la domenica, con buon pace di chi vorrebbe spostarsi. L’autobus 77, che porta alla M3, ha abbandonato il percorso storico e il nuovo è pensato prevalentemente per i visitatori dell’abbazia ed è scomodo per il quartiere, con frequenze molto variabili nel corso della giornata: in alcune ore non passa nemmeno.

La farmacia non è aperta la domenica e manca un medico.

Un quartiere popolare è stato ben ristrutturato, ma con un cantiere avviato tre anni fa e ancora in corso.

L’edificio della scuola, trasformato in asilo, chiuso per mancanza di nascite (poi riprese) e da ristrutturare, ma ancora sede di associazioni, è stato messo in vendita a privati dal Comune. Questo, con grande desolazione dei cittadini che lo avrebbero voluto per servizi utili al quartiere.

Da notare che, come constateremo ovunque, nessuna delle numerose lettere, mandate dagli abitanti al Comune, ha avuto risposta.

È poi la volta del comitato di quartiere di XXII marzo, Sebastiano e Massimo, con Giancarlo di via Anzani, mi hanno illustrato i problemi della zona.

Innanzitutto l’inquinamento acustico provocato dalle rotaie del tram, che avevano subito un intervento di insonorizzazione circa dieci anni fa, che oggi non è più efficace. La grande quantità di tram e autobus che scorre su Corso XXII marzo ora produce un rumore insopportabile per gli abitanti.

Da quando le rotaie non sono più trattenute dai masselli in granito ma sono annegate nell’asfalto, si staccano da questo e provocano vibrazioni. Il passaggio degli autobus allarga lo iato tra binario e asfalto. È necessario un intervento che risolva il problema.

Lettere, suppliche, richieste all’Amministrazione non hanno ricevuto alcun riscontro.

Altri problemi sono costituiti dall’AMSA che pulisce la piazza Santa Maria del Suffragio solo il giorno di mercato e non durante la settimana e dalla presenza di alcune case popolari degradate nei dintorni.

Anche qui abbiamo un’altra conferma che le lettere mandate al Comune non ricevono mai risposte.

Infine al Corvetto, ove sono state realizzata due delle famose “piazze tattiche”: Piazzale Ferrara e Piazza Angilberto II.

Ci accoglie la presidentessa del comitato di autogestione di una casa popolare e ci mostra le sorprendenti scelte che sono state fatte nelle piazze. In Piazzale Ferrara, occupato settimanalmente da un mercato, la corsia per le auto è stata ristretta da una larga pista per i pedoni, benché la piazza offra abbondante spazio per gli spostamenti pedonali.

Sembra che l’obiettivo sia quello di restringere la carreggiata carrabile con l’ovvio risultato di generare congestione nei momenti di traffico.

Analogamente, in piazza Angilberto è stata realizzata una nuova viabilità che obbliga a seguire percorsi più lunghi e contorti che creano congestione.

Questa volta la massa delle proteste si è fatta sentire e la viabilità sta per essere modificata.

La logica che sottostà a queste scelte sembra quella di perseguire la velleità di ridurre il traffico riducendo i calibri delle strade, in tal modo aumentando la congestione. Velleità da sempre destinata all’insuccesso.

Per una protesta finalmente ascoltata ce ne sono molte altre che, come di consueto, non hanno riposta.

Il silenzio del Comune non mi stupisce: anche nella mia zona c’è una strada che confluisce, molto pericolosamente, sulla viabilità principale e, in mancanza di segnaletica, ha già causato incidenti.

Anche alle mie lettere, con la richiesta di installare almeno due specchi, non è seguita nessuna risposta.

Mi viene da pensare a quando ero nella Giunta Albertini, dove era tassativo rispondere sempre a tutte le lettere dei cittadini. Alle risposte, quando possibile, seguivano il sopralluogo, la definizione della soluzione e le opere.

Oggi la desolante sensazione che provo è che i cittadini milanesi si sentano in gran parte abbandonati a sé stessi.

La mia peregrinazione continua.

Giorgio Goggi

  1. Chi fosse interessato ad approfondire le critiche al recente sviluppo di Milano può leggere il mio libro Le insidie dell’urbanistica milanese ed. Biblion; bloccata la stampa dalla pandemia, è disponibile ora, ma non è un libro elettorale; si trova anche su Amazon.

  2. Mi riferisco a: Daran Acemoglou, James A. Robinson, Why Nations Fail, Crown Business, 2012; (edizione italiana: Perché le nazioni falliscono, il Saggiatore, Milano, 2013).



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