6 maggio 2021
IL TRIBUNALE DI MILANO E IL SUO PALAZZO
L'ecologia nel Tempio della Giustizia
6 maggio 2021
L'ecologia nel Tempio della Giustizia
Durante la mia esperienza come tirocinante all’interno del Tribunale di Milano, ho avuto la fortuna di vivere a pieno la realtà quotidiana del Palazzo. Questo mi ha portato tante gioie e soddisfazioni ma anche qualche grattacapo. In particolare, mi ha colpito la poca attenzione verso il tema dell’ecologia e dell’ambientalismo. Se da un lato, organizzare e gestire un edificio che ospita migliaia di dipendenti e migliaia di utenti esterni non è certo cosa facile, dall’altro ho avuto la sensazione e ferma convinzione che si potesse fare di più, migliorando la situazione allora vigente.
Ne ho parlato con il mio magistrato affidatario e con altri amministrativi e avvocati, per poi scoprire che il tema era già stato oggetto di precedenti appelli e iniziative negli anni passati. E dunque, con nuovi stimoli, abbiamo deciso di attivarci nuovamente per riportare in cima all’agenda organizzativa del Palazzo il tema della ecosostenibilità.
Questo articolo mi offre una preziosa opportunità di informare e rendere partecipi i cittadini milanesi e coloro che hanno a cuore la tutela dell’ambiente, delle iniziative e cambiamenti che possono avvenire e stanno avvenendo all’interno delle istituzioni pubbliche. Il mio scopo è quello di raccontare di una iniziativa e delle sue prospettive, così da fornire anche uno stimolo per ciascuno che, nel proprio piccolo, vorrebbe fare qualcosa per attuare la cosiddetta transizione ecologica ma che non sa esattamente come questa possa avere un riscontro pratico.
L’esperienza che andrò a raccontare è un esempio di come una seppur piccola iniziativa possa stimolare in modo efficace quegli enti e istituzioni dello Stato, che troppo spesso vengono percepiti dal singolo come ben lontani dalla propria realtà quotidiana. Il mio messaggio è, da un lato, che questa lontananza può essere colmata, a partire da un cambiamento così importante come quello volto a rendere un luogo pubblico, di lavoro e accoglienza, ecosostenibile; dall’altro, che lo stimolo al cambiamento è nelle mani di ciascuno e che quindi ognuno può fare la differenza, nel suo piccolo. D’altronde, da qualche parte bisogna pur partire.
Il 20 maggio 2019 è nato così il Comitato per un Palazzo di giustizia ecosostenibile: una iniziativa spontanea di un centinaio di magistrati, avvocati, amministrativi e tirocinanti del Tribunale di Milano. Lo scopo era (ed è tuttora) quello di proporre iniziative concrete sul tema della ecosostenibilità nell’organizzazione e funzionamento degli uffici pubblici, tramite la diffusione di un primo documento o, per meglio dire, appello ai vertici politici e dirigenziali con il quale abbiamo presentato alcune proposte ritenute ormai indispensabili per stare al passo coi tempi in tema di ambientalismo.
La prima proposta riguarda la raccolta dei rifiuti, in quanto la vita quotidiana a Palazzo ha consentito di accertare una sostanziale assenza di una raccolta differenziata (fatte salve alcune piccole e private iniziative volte a incentivare la raccolta di bottigliette di plastica e di carta). La scarsa presenza di contenitori della raccolta differenziata a fronte della sovrabbondanza dei cestini di quella indifferenziata non consente, anche ai più volenterosi, di differenziare i rifiuti prodotti.
Considerato anche l’elevato numero di utenti quotidiani del Palazzo di Giustizia, che arrivano fino a diecimila persone tra esterni e dipendenti, emerge con evidenza la necessità di un intervento generale e organico in merito. Il modo migliore per porre rimedio a questa situazione sarebbe quindi l’installazione di isole ecologiche in punti strategici del Tribunale, accompagnate da opportuna informativa sulle modalità per procedere a una corretta differenziazione e anche da una progressiva eliminazione dei cestini della indifferenziata; a ciò dovrebbe altresì aggiungersi la dotazione di contenitori per la raccolta della carta per ciascun ufficio, indispensabili in un luogo come il Tribunale dove, ad oggi, l’utilizzo della stessa va ancora per la maggiore.
La seconda proposta riguarda la diminuzione del consumo di plastica e, in particolare, delle bottigliette d’acqua, tramite l’installazione di una o più case dell’acqua gestite dal Comune e, nello specifico, da MM. Questa è la proposta che forse mi sta più a cuore, in un’ottica di graduale eliminazione della plastica dalla vita di tutti i giorni. Dato il successo che queste case dell’acqua hanno avuto in università, in cui c’è spesso la fila davanti all’erogatore, questa sarebbe un’ottima soluzione per incentivare tutti gli utenti del Palazzo ad abbandonare l’utilizzo delle bottigliette d’acqua acquistate dalle macchinette automatiche e a utilizzare al loro posto le borracce: l’acqua depurata che eroga la casa dell’acqua consentirebbe di convertire a questo cambiamento anche i più scettici, che non bevono l’acqua del rubinetto perché non ne apprezzano il gusto o le caratteristiche.
La terza proposta, infine, ha ad oggetto la mobilità ovvero predisporre i necessari mezzi di accoglienza per chi raggiunge il Tribunale con la bicicletta. Mai come oggi è evidente come la bici possa diventare il nuovo e più diffuso mezzo di spostamento ma è emerso altresì come tale mezzo necessiti di alcuni cambiamenti, non solo nella struttura delle strade ma anche con riferimento agli spazi adibiti alla loro custodia. Questa proposta sottolinea la necessità di predisporre delle rastrelliere anche all’interno dell’edificio e non solo all’esterno, in modo da rendere più agevole e veloce il suo raggiungimento e anche da poter garantire maggior sicurezza nella custodia delle bici parcheggiate.
Tutte queste proposte sono state indirizzate al Comune, agli organi competenti all’interno del Tribunale e al Ministero. In un primo momento, ci fu riscontro da parte dei primi due che manifestarono la propria adesione ai principi sottesi alla nostra iniziativa. Tale riscontro, tuttavia, non si tradusse subito nell’adozione di provvedimenti concreti, in quanto sembravano frapporsi problematiche legate alla competenza sulla gestione organizzativa interna al Palazzo e alle risorse stanziabili. Di conseguenza, le nostre proposte non furono messe all’ordine del giorno. Poi è iniziata la pandemia, con gli effetti che tutti conosciamo.
Nel gennaio 2021, il Comitato ha lanciato un nuovo appello, volto a sottolineare come lo spirito delle nostre proposte fosse in linea anche con le esigenze di cambiamento emerse durante questa pandemia. Ancora una volta, il Comune ha risposto e lo stesso ha fatto anche la presidenza della Corte d’Appello, ma stavolta entrambi con un nuovo spirito. Infatti, nel marzo 2021 le acque si sono mosse, a cominciare dalla presentazione delle nostre proposte nella Conferenza Permanente, ovvero l’organo competente per l’organizzazione anche logistica del Tribunale; inoltre, anche il Comune ci ha dato alcune rassicurazioni in merito alla possibilità di realizzare quanto richiesto: pur non avendo diretta competenza, i suoi esponenti si sono dimostrati disponibili a sostenere le nostre proposte sia tramite i loro rappresentati nella Conferenza Permanente sia presso la società MM, al fine di installare almeno una casa dell’acqua come sponsorizzazione, in attesa di un investimento da parte del Ministero.
Infine, ci risulta che, durante l’ultima riunione, la Conferenza avrebbe deciso di stanziare i fondi sia per svolgere una gara d’appalto volta alla installazione di isole ecologiche sia per installare nuove rastrelliere per le bici, all’interno del Palazzo. Più complicata sembra essere l’installazione della casa dell’acqua ma rimango fiduciosa, considerato che ci sono gli spazi necessari e considerata anche la disponibilità dimostrata dal Comune in tal senso.
Insomma, le cose sembrano finalmente muoversi verso una nuova sensibilità per il tema della ecosostenibilità. D’altronde, si presenta una importante occasione ovvero quella di dimostrare con i fatti e non solo con le parole come un cambiamento in questa direzione sia possibile. Un cambiamento che può assumere ancora più valore se proveniente dalle istituzioni dello Stato: un esempio e uno stimolo che non può non giovare all’intera cittadinanza. La realizzazione concreta di queste proposte non solo costituirebbe un primo passo verso un’organizzazione realmente ecologica del Palazzo di giustizia, ma porterebbe con sé anche l’importante messaggio che uno stile di vita ecosostenibile è possibile.
Quale miglior posto per lanciare questo messaggio se non un ente pubblico come il Tribunale, che oltre a essere luogo “di giustizia” è anche un diretto rappresentante dello Stato? Un cambiamento così importante e difficile come quello della transizione ambientale ed ecologica non può che partire dal pubblico, che rappresenta l’intera cittadinanza e che per primo deve dare il buon esempio, ma non solo: per primo deve anche fornire i mezzi necessari per mettere in atto questo importante cambiamento.
Virginia Zucchelli
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