27 aprile 2021

IL “CONSULTELLUM” DELLA GIUNTA DI MILANO

Consultare, consultare e poi?


Se qualcuno in futuro vorrà scrivere la storia della sindacatura di Beppe Sala che si sta chiudendo, noterà che le “consultazioni” dei cittadini sono state molte, a mio avviso troppe: me ne sono domandato la ragione.

editoriale

Alcune delle consultazioni sono fatte per obbligo di legge, come iter della approvazione di strumenti urbanistici e su queste varrà la pena di fare un discorso, altre, quelle delle quali vogliamo parlare, sono, potremmo dire, motu proprio della Giunta che ha tutto il diritto di farle anche se sono venate dal sospetto di essere mere operazioni di ingegneria del consenso: mostrare alla città quanto si sia interessati all’opinione dei cittadini, con valore di annuncio e la speranza che i mezzi di comunicazione, stampa, tv, radio e social ne diano rilievo: il vero obbiettivo.

Gli esiti della consultazione spesso sono misteriosi ma questo pare non contare, a meno che gli esiti comunicati, spacciati spesso per “specchio” della città, non facciano ripartire il circuito dei mezzi di comunicazione.

Il problema è quanto siano “specchio della città” da un lato e quante energie e quindi costi in ore/uomo siano costati al Comune rispetto alla “verità dello specchio“. Specchio della città che dovrebbe “riflettere” i cittadini: quali? quanti? Tanto per cominciare.

Cosa sono queste consultazioni? Praticamente del tutto sconosciute alla maggior parte della popolazione, anche la più avvertita.

In qualche modo somigliano a delle analisi demoscopiche, ossia rilevazione e analisi di opinioni, comportamenti e bisogni dei cittadini e delle aziende di un’area, a supporto delle politiche locali. Come prerequisito hanno bisogno di competenze, di indipendenza, di neutralità rispetto a pressioni di portatori di interessi particolari, di onestà intellettuale di chi le fa e di chi ne è committente.

Le vere analisi demoscopiche sono operazioni molto costose e con qualche rischio: raggiungere risultati che possano in qualche modo “deludere” il committente: portare a risultati “sgraditi”.

Raramente la pubblica amministrazione vi ricorre per i due motivi che ho detto e preferisce lavorare “in house”. Affrontare questi temi vuol dire muoversi in un triangolo i cui vertici sono: partecipazione, condivisione e consultazione.

Per chiarire ecco il senso che do nel mio discorso alle due parole semanticamente ambigue: partecipazione – prendere parte attiva a un processo decisionale nel quale si è parte attiva nella prima fase di discussione e parte attiva alla decisioni finali e alla loro attuazione; condivisione – adottare comportamenti comuni sulla base di decisioni maturate alla fine di un processo di partecipazione.

La cosa che mi interessa particolarmente è però il discorso delle consultazioni, in particolare quelle legate all’operazione Aria e Clima, l’ultima indetta dal Comune di Milano.

Comincio dal comunicato del Comune intitolato: Partecipazione. Aperta la consultazione popolare sul Piano Aria e clima. del 26 gennaio ultimo scorso e leggo nelle prime righe: Fino al 28 febbraio cittadini e city user dai 16 anni in su (lavoratori, studenti fuori sede e frequentatori abituali della città) potranno entrare sulla piattaforma ed esprimere le proprie osservazioni sulle azioni proposte seguendone l’evoluzione. Per accedere alla consultazione è necessario avere una identità digitale (SPID) e per i city user confermare la propria presenza costante in città attraverso un’autocertificazione inviata via mail dal Comune.”.

Peccato che lo SPID lo possano ottenere solo i maggiori di 18 anni, che non tutti i cittadini hanno ancora lo SPID e che manchi l’indirizzo al quale inviare l’autocertificazione richiesta.

Per conoscere la documentazione necessaria per rispondere all’appello queste sono le indicazioni:” Il Piano è stato pubblicato il 4 gennaio 2021 in Albo pretorio ed è consultabile da tutta la cittadinanza”. Vi invito a provarci andando sull’Albo online e a districarvi tra 1143 documenti ripartiti in un numero molto alto di Aree tra le quali dovrete trovare quella nella quale ritenete possa trovarsi il vostro documento. Non sarebbe stato più semplice indicare il link o i link dove trovare i documenti?

Il percorso a ostacoli del cittadino volonteroso.

Alla fine della consultazione chiusa il 28 febbraio e i cui dati sono stati comunicati il 23 di aprile scorso e che è soltanto una prima parte del percorso di tutta l’operazione; ecco i risultati: la piattaforma Milano Partecipa che rispondeva ad un documento che prevedeva 48 azioni, ha ricevuto solo 486 osservazioni e 67 commenti. La popolazione di Milano oltre i 18 anni è 1.122.000 per difetto perché il Comune ha una individuato una fascia dei cittadini dai 15 ai 19 anni e non si sa quanti siano i diciottenni. Comunque a Milano gli aventi diritto al voto politico o amministrativo sono 1.039.000 e dobbiamo aggiungere i city user che le stime più recenti indicano in 500.000.

Quanti cittadini erano a conoscenza del bando di partecipazione? Che strumento di informazione è stato usato?

Sarebbe assolutamente parziale e ingeneroso concentrare l’attenzione solo su quest’ultima fase dell’operazione Aria e Clima del Comune perché è un percorso iniziato il 4 ottobre del 1919 con una Delibera di Giunta in quella data (all. 1): i dati di cui ho parlato si riferiscono alla conclusione della Fase 2.

Prima di quella delibera gli uffici del Comune avevano elaborato un documento – Proposta di delibera consigliare – del settore ARIA ENERGIA E CLIMA (all. 2), poi trasformato parzialmente il Delibera di Giunta, certo più interessante e completo della delibera stessa.

Del lavoro fatto sino a quel momento il documento più interessante però è il REPORT CITTADINI E CAMBIAMENTI CLIMATICI. UNA ANALISI ESPLORATIVA – 28.09.2020 (all. 3) che riporta i dati di una analisi fatta a seguito dell’invio di questionari che sono stati compilati da 9.374 cittadini, i questionari utilizzabili perché completi sono stati 7.551.

Il report, che allego, oltre a darci utili informazioni sul campione utilizzato, indispensabile per capirne il valore, va letto con attenzione.

Una sola critica, il sondaggio è stato fato dal 9 luglio al primo di settembre non considerando la particolarità del mese di agosto e non si sa con che criterio siano stati scelti i cittadini ma è già interessante che ci siano le fasce di età.

La piattaforma Milano Partecipa della quale ho parlato più sopra, secondo me ha dato esiti inaffidabili e scarsamente rappresentativi, con in mano il REPORT al quale ho accennato, la Giunta sarebbe stata in grado di portare in Consiglio una delibera definitiva senza ulteriori passaggi di consultazione.

L’architetto Filippo Salucci , capo della Direzione Transizione Ambientale del Comune immagino sappia già benissimo quali siano i percorsi verso la transizione ambientale e quali strumenti vadano impiegati e dunque il Comune ci faccia sapere che azioni intenderebbe intraprendere. Avrebbe potuto farlo da tempo. Sulle azioni e gli strumenti “decisi” un dibattito pubblico poteva già esser fatto, senza ulteriori consultazioni ancora da farsi secondo il programma iniziale: Fase 3 e Fase 4.

Come non sarebbe male che il Comune pubblicasse un libretto dal titolo Transizione ambientale – Guida per i cittadini.

I comportamenti personali, ce lo ripetono giustamente sino alla noia, sono determinanti per la transizione ambientale ma quanto lo siano in percentuale rispetto al tutto è un dato che non sono riuscito a trovare. E se fosse il 50%? Ma anche solo il 30%? Che facciamo?

Proviamo con uno strumento di “condivisione”: un libretto di difficilissima stesura. Sì perché i comportamenti virtuosi verso l’ambiente sono del genere “decrescita felice”, decrescita che non piace a sostenitori dell’economia dei consumi, possibilmente sfrenati e dei relativi produttori.

Luca Beltrami Gadola



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