16 aprile 2021

IL NUOVO STADIO E L’INFINITO DUELLO ROMA-MILANO. AL PROSCENIO LE OLIMPIADI

Un "balletto" cominciato 43 anno orsono: i ballerini sono quasi tutti ancora in scena


Serve a Milano un nuovo stadio in sostituzione di quello di San Siro? Se ne comincia a parlare senza chiusure preconcette, al momento Inter e Milan stanno perdendo incassi e in generale la città perde entrate per il turismo sportivo; anche con tempestivi rattoppi San Siro è uno stadio vecchio indubbiamente ideale per la visione ravvicinata del calcio, innegabilmente caro a chi ha vissuto decenni di entusiasmo o di rabbie. Ma vecchio. Uno stadio nuovo non sarebbe una follia e non sarebbe un cattivo investimento.

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Rappresenterebbe soltanto la semplice e logica soddisfazione delle mutate esigenze di una città come Milano, che è sempre stata all’avanguardia in Italia. Bisognerebbe soltanto resistere alla tentazione di realizzare l’immancabile cattedrale, l’inevitabile capolavoro architettonico. Milano ha bisogno di un rilancio e anche lo sport può darglielo.

Il primo passo come dice l’assessore è mettere allo studio questo progetto subito da oggi perché Milano avverte la necessità di avere un nuovo impianto sportivo.

Stop!

Prima che qualcuno inizi a dissentire voglio dirvi che non è una mia idea è semplicemente un breve stralcio degli articoli comparsi sul Corriere della sera addì 27 agosto 1978, ovverosia 43 anni fa. Il sindaco era Carlo Tognoli e l’assessore allo sport Paride Accetti.

Non era la prima volta, già nel primo dopoguerra si parla di abbattere lo stadio e ricostruirlo, ma alla fine si decise per un ampliamento che avvenne nel 1955. Quattro giorni dopo Tognoli rilascia un in una intervista dal titolo “Milano è in grado di organizzare le Olimpiadi 1984”, dove si ipotizza un nuovo stadio nella zona di Brugherio.

La proposta fu bocciata dall’allora presidente del Coni Franco Carraro (già presidente del Milan, poi ministro, presidente FGCI, sindaco di Roma, senatore e tante altre cose) che si impegnò tuttavia a non ostacolare iniziative di privati.

Nel’85 (21 febbraio) una delegazione catalana con Jordi Pujol propone al Comune e alla Regione un accordo per sostenere reciprocamente le candidature alle Olimpiadi, accordo che almeno da parte del comune di Milano, che rinviò la sua candidatura, fu mantenuto. Barcellona le ospitò nel 1992 e la storia turistica e urbanistica della città cambiò.

Tognoli torna sulla ipotesi di Olimpiadi nel 1986 con Gianni Brera parlando di Olimpiadi del GeMiTo (Genoa, Milano Torino). La proposta è fatta propria dalla provincia e il comitato promotore si riunisce per la prima volta il 18 febbraio 1987.

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Nel 1989 la proposta viene incoraggiata dal CIO con il presidente Samaranch, la data per decidere le Olimpiadi del 2000 è il 1993.

Nel 1989 il vice sindaco Corbani si reca a Barcellona in visita agli impianti sportivi nella capitale catalana ma viene criticato dall’assessore allo sport della sua stessa giunta che ricorda come sia più urgente sistemare il Palasport e il Vigorelli piuttosto che parlare di Olimpiadi.

Tognoli nel frattempo (febbraio 1990) è diventato ministro del turismo, sport e spettacolo al posto di quel Franco Carraro che dieci anni prima aveva snobbato la candidatura milanese e ripropone il progetto Olimpiadi per il triangolo Milano Torino Genova, “ma non dev’essere soltanto una manifestazione sportiva: bisogna dargli una forte caratterizzazione ecologica…bisogna legare le Olimpiadi a un piano di difesa dell’ambiente”. Per Tognoli si tratta dell’occasione per sveltire le procedure burocratiche che rallentano i tempi di costruzione di tutte le opere pubbliche “per realizzare i collegamenti veloci tra le tre città, la rete cablata” e alle stelline con il presidente del comitato promotore Massimo Moratti spiegò che erano già state individuate delle aree potenziali.

La prima opposizione (luglio 1990) alla candidatura milanese venne da Palermo, secondo il consiglio regionale siciliano Milano ha “un inquinamento spaventoso, troppo ingolfata, affollata, avvelenata” mentre per il sud l’Olimpiade sarebbe una prova che lo stato vuole un vero sviluppo al sud e poi vuoi mettere come disse l’assessore competente “due lottatori in gara sul palcoscenico del teatro greco di Siracusa”.

Nell’ottobre del 1991 arriva il patrocinio del governo per la candidatura del 2000 e contemporaneamente prendono corpo le opposizioni a partire da quella degli ambientalisti di Città verde che contestato in primis i risultati di un sondaggio che vedeva i milanesi favorevoli aggiungendo che era un operazione di facciata essendo i veri problemi quelli della “criminalità, dell’inquinamento, degli immigrati”, per arrivare a quella della DC che accoglie l’iniziativa con un “figuriamoci se ci riescono”.

Per la precisione Giuseppe Zola sfotte: “con questa giunta (Pillitteri) Milano potrebbe ospitare le Olimpiadi forse nel 2500… qui manca tutto c’è solo lo stadio di calcio con un erba incerta”.

Adriano Ciccioni costituisce il COSMO “Comitato italiano per la salvaguardia di Milano dalle Olimpiadi”, Guido Pollice definisce la proposta “fughe in avanti vergognose e infami”.

Sul fronte dei favorevoli l’Assolombarda, la Camera di commercio, per il presidente Bassetti di fronte al grave immobilismo e ai ritardi degli ultimi anni può essere l’occasione buona per recuperare terreno.

All’opposizione della candidatura anche gli ex comunisti, Smuraglia capogruppo PDS sempre nel 1991 aveva duramente attaccato l’assessore allo sport del suo stesso partito “desidero sapere chi ha deciso questa candidatura, in quale sede se ne è parlato se e quando il gruppo ne è stato informato…gli assessori hanno piena autonomia operativa ma sulle questioni di fondo debbono consultarsi con il gruppo invitando i compagni interessati a non assumere alcuna delibera di giunta prima che il problema sia stato discusso nelle sedi competenti (di partito ndr)”. Castagna rispose definendo Smuraglia bulgaro e poco informato.

Il 31 gennaio 1993 dopo otto ore di dibattito il sindaco Borghini ottiene il voto favorevole sulla relazione Moratti per la candidatura alle Olimpiadi: 1400 miliardi di spesa previsti, 1500 i ricavi. Mentre è in corso il dibattito una manifestazione di contestatori innalzava cartelli come questo “Olimpiadi a Milano nuove specialità, furto con l’asta” e Franco Morganti annunciava: “prima delle Olimpiadi arriveremo noi al governo con l’elezione diretta del sindaco e potremo ritirare la candidatura”, e Alberto Ferruzzi di Italia Nostra dichiarava sobriamente: “E’ una follia”.

09-Milano2000-logo-candidatura-olimpiadiÈ tutto pronto per la presentazione finale al Comitato olimpico ma la crisi politica e istituzionale che travolge anche il comune rende poco credibile la candidatura e Milano rinuncia.

Non per molto.

Il vincitore delle elezioni, il sindaco leghista Formentini, si collega ad una trasmissione al tempo famosa, il processo di Aldo Biscardi e annuncia che la Lega porterà i giochi olimpici a Milano e con una certa faccia tosta cancellava le posizioni del suo vicesindaco Marisa Bedoni che aveva parlato delle Olimpiadi come di “costosa prospettiva incerta” e di come Milano avesse ben altre priorità. In otto mesi passati dall’opposizione al governo della città erano passati dal contro al pro, al tempo sembrava una giravolta opportunista.

Contro la proposta di Formentini si schierano lo sfidante sconfitto di Dalla Chiesa, il PDS, Gianni Rivera, il WWF, Guido Pollice “credevamo che la lezione fosse servita e invece siamo ancora punto e a capo” e Rifondazione comunista che con Ramon Mantovani propone di costruire un comitato “per contrastare un progetto che favorirebbe la speculazione, la chiusura di molte aziende e la definitiva trasformazione di Milano in una cittadella della finanza”.

Contro anche Vittorio Feltri sostenitore di Formentini: “Mancano le fogne e ci diamo all’ippica… è una sciocchezza…si getta fumo negli occhi…non cambio idea sulle Olimpiadi solo perché prima le volevano i socialisti e adesso le vogliono i leghisti”.

Nel novembre del 1993 Formentini firma un accordo con il Coni che garantisce il suo appoggio per le Olimpiadi a Milano quelle del 2004 o 2008.

Le parole del sindaco sono: “Milano può permettersi il lusso di sognare e il CONI sosterrà al cento per cento la candidatura se la richiesta che deve partire dal comune avrà il necessario convincimento” .

Il Coni dopo aver detto inizialmente che era una scelta improvvisata: “rischiamo una figuraccia”, fece notare nell’occasione che la Lega si era ferocemente opposta alla precedente proposta Moratti Tognoli e Formentini fu costretto a rispondere. “ottimo lavoro quello del comitato Moratti”; nell’accordo c’è anche la costruzione di un impianto polivalente in via Ovada del costo di una trentina di miliardi con velodromo, pista di atletica e la chiusura del contenzioso giudiziario miliardario tra Coni e comune.

Il sostegno è più trasversale di due anni prima: anche Inge Feltrinelli concorda con le Olimpiadi come “strumento di rilancio della città come è avvenuto a Barcellona”.

Nel 1995 luglio è la volta del consigliere comunale (ed autista di Bossi) Babbini che in consiglio comunale presenta un dossier dal titolo “Operazione de Coubertin” studiato con l’architetto Mario Arnaboldi professore del Politecnico. La proposta non entusiasma Formentini che è già un po’ in disgrazia con Bossi anche perché condita da non velati attacchi alla giunta: “perché l’urbanistica è morta, qui. …a Milano si fa solo quello che vuole Hutter” (“pericoloso” sovversivo del tempo ndr).

Nel settembre 1995 il senato vota per candidare Roma alle Olimpiadi del 2004 ed in subordine su proposta di Forza Italia di prendere in considerazione Palermo, ottenendo il consenso anche di parte dei verdi (ma romani), solo la Lega propose un odg favorevole a Milano che fu respinto.

La proposta di Roma verrà sostenuta da un ampio schieramento che comprendeva il presidente del consiglio Prodi (che il giorno prima della scelta scrisse un articolo sull’herald tribune di entusiastico sostegno ) e il presidente della repubblica.

Nel 1997 alle universiadi palermitane con 41 paesi annunciati che non parteciparono, la più parte degli impianti non terminati in tempo utile, Rutelli sindaco di Roma cerca di smontare le polemiche e garantisce che l’amicizia Roma Atene non sarà nemmeno sfiorata dalla competizione per ospitare i giochi del 2004, ma la Grecia alle universiadi non partecipò affatto, annunciando la defezione 4 giorni prima.

Il clima è incandescente, scrive Repubblica nell’agosto : “Un articolo di Ernesto Galli della Loggia, sul Corriere della Sera, ha scatenato il finimondo: il sindaco Francesco Rutelli chiederà un miliardo di danni all’autore e un miliardo al direttore del quotidiano. Mentre il direttore generale di Roma 2004, Raffaele Ranucci, ha deciso di sporgere querela. Il Corriere della Sera, ha dichiarato Rutelli, è libero di sviluppare una faziosa campagna contro Roma. Nel momento in cui, però, si procede con argomenti infamanti e diffamatori si è chiamati a rispondere nelle aule di giustizia. Nell’ articolo, Ernesto Galli della Loggia … scrive: “E’ così che oggi possiamo avere un’ idea dello sporco lavoro cui molto probabilmente si stanno sottoponendo da mesi Rutelli, Ranucci, Pescante e l’ intero comitato di Roma 2004. Cosa si deve fare per diventare sede dei giochi olimpici? Semplicissimo: bisogna pagare, pagare, pagare” e più tardi “Io non ho scritto che Rutelli è un corruttore ma il dramma è che il Comitato olimpico è un’ associazione per delinquere”.

28_08_1960_olimpiadiRutelli e Pescante denunciarono una congiura contro Roma capeggiata da Massimo Teodori, Ernesto Galli della Loggia e dal comitato per il no.

Secondo molti le polemiche nazionali, il comitato per il no fece pubblicare a pagamento un suo duro comunicato anche sull’Herald Tribune, furono determinanti il 5 settembre 1997 quando il CIO a Losanna sceglie Atene con un abisso di voti di differenza. Non mancò la sottile analisi politica: Antonio Tajani (Fi) “Il danno più grave e’ venuto dal fronte della sinistra, dove le faide interne e le risse quotidiane hanno lacerato la candidatura”, Marco Formentini (Lega Nord): “Ha influito il solenne avvertimento che il governo della Padania aveva dato al CIO, cioè che i padani non avrebbero pagato il costo di questa operazione”.

A conferma dei buoni rapporti tra Milano e Roma sul tema a cinque giorni dalla bocciatura di Roma per la giunta Albertini (eletto nel maggio) l’assessore De Corato candida Milano per il 2008 o 2012, sulla proposta concorda l’assessore allo sport Scalpelli che propone solo il 2008 perché: “quando si discuterà del 2012 questa giunta sarà già morta e sepolta”. Albetini scriverà al CONI scendendo in campo direttamente il: “C’è una grande passione della città di Milano per la propria candidatura ad essere sede delle Olimpiadi…», apre così la lettera che Gabriele Albertini ha inviato al presidente del Coni Giovanni Petrucci. La vera notizia è che il sindaco scende in prima linea e per la prima volta si espone come garante e assume ufficialmente la direzione del progetto Olimpiadi. «Noi ora vogliamo mettere in moto tutte le energie della città – scrive Albertini -, per questo intendiamo costituire un comitato promotore con le personalità più significative della città nelle istituzioni, nell’economia, nella cultura, nella pratica sportiva e finanziare il progetto preliminare comprensivo di assetto urbano, soluzioni logistiche, impianti, trasporti e ospitalità, iniziare la formazione della generazione delle Olimpiadi, consapevoli che i bambini doggi potrebbero essere i campioni di domani…»

Nel 2002 da Pechino Formigoni rilancia l’ipotesi dei giochi 2016 in Lombardia (il limite per la decisione era il 2009) proponendo le prime (sempre modesto il nostro) Olimpiadi regionali della storia, ottenendo il consenso nel 2003 anche del sindaco Albertini che in un dibattito all’ottagono citando un passo dai “sette pilastri della saggezza” ricorda a proposito delle difficoltà della candidatura che “quelli che sognano di giorno sono uomini particolari perché vogliono dare attuazione ai loro pensieri”, il dibattito è organizzato alla fondazione corriere della sera e anche Cesare Romiti ribadisce “Milano ha bisogno di un sogno e l’Olimpiade fa sognare”.

Più prosaico il direttore della gazzetta dello sport : “A Milano: ci vuole un nuovo stadio, una nuova piscina, un nuovo palazzo dello sport”. Sulla proposta si schiera anche Massimo Moratti con un “se Milano ci crede davvero può riuscirci” e un allora peso massimo della sinistra locale, l’ex segretario ella camera del Lavoro Antonio Panzeri. Nel 2003 il sindaco di Sesto S. Giovanni candida la sua città a sede del villaggio olimpico se Milano si candiderà alle Olimpiadi.

Albertini scenderà in campo formalmente nel 2005 con una lettera al Coni C’è una grande passione della città di Milano per la propria candidatura ad essere sede delle Olimpiadi…Noi ora vogliamo mettere in moto tutte le energie della città …per questo intendiamo costituire un comitato promotore con le personalità più significative della città nelle istituzioni, nell’economia, nella cultura, nella pratica sportiva e finanziare il progetto preliminare comprensivo di assetto urbano, soluzioni logistiche, impianti, trasporti e ospitalità, iniziare la formazione della generazione delle Olimpiadi, consapevoli che i bambini d’oggi potrebbero essere i campioni di domani….L’argomento è a lei noto dal 2001 come proposta del presidente Formigoni, ed era stata posta ad un comitato istituzionale che si riunì il 30 luglio 2003. Sono dunque a chiederle di mettere all’ordine del giorno del Coni il sostegno alla proposta di Milano”, Albertini si riferisce alle Olimpiadi del 2016, ma nella sua lettera a Petrucci si dichiara pronto a mantenere l’intenzione anche per il 2020.

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Nel 2005 (23 agosto) ai fautori delle Olimpiadi milanesi si aggrega Pierfrancesco Majorino che propone un unità milanese transpartitica sul tema “mettiamoci d’accordo fin d’ora perché i due schieramenti lavorino uniti durante la prossima legislatura al di là dell’esito del voto (elezioni comunali ndr)…l’Olimpiade sarebbe una grossa opportunità di rilancio ma è evidente che i partiti non possono essere divisi”. A sorpresa ottiene l’assenso anche di Lega Ambiente “. (Andrea Poggio).

Veltroni però candida Roma e l’assessore milanese Brandirali commenta “è una dichiarazione di guerra”.

Nel 2006 è la volta del candidato a sindaco Ferrante che annuncia “dobbiamo portare le Olimpiadi a Milano, ma potrebbero essere anche le universiadi” , la gara è innanzitutto con Roma

Sarà Letizia Moratti neoeletta nel giugno 2006 a porre fine alla questione ritirando la candidatura di Milano per le Olimpiadi del 2016 (parlando però di riproporsi per il 2020), appoggiata da un fondo di Barbellini Amedei sul Corriere: “le Olimpiadi distraggono da progetti più importanti e svenano economicamente”.

La Moratti nella lettera di rinuncia polemizza con il Coni (con vivo stupore…non comprendo…non supportata da motivazioni sufficienti … il mio rammarico è accresciuto dall’indifferenza del CONI etc) che non aveva accettato un prolungamento dei tempi per preparare il dossier e ovviamente con la candidatura di Roma, poi però ci ripensa e tende la mano al sindaco di Roma Veltroni (che ne loda il grande senso istituzionale) con cui aveva già siglato un accordo di mutuo soccorso sportivo, rigarantendogli il pieno appoggio di Milano .

L’assessore romano Morassut tuttavia non abbocca: “ se Milano si candida per il 2020 evidentemente boicotta Roma sul 2016” (non che ci volesse un genio a capirlo).

La pace dura poco, anche Veltroni getta la spugna e diplomaticamente Letizia commenta: “Roma ritira la candidatura. Non mi dispiace”.

Nel 2009 torna alla carica Palermo anzi la regione Sicilia con il governatore Lombardo (il sindaco della città non era stato avvertito) con una candidatura per il 2020 che Rita Borsellino definisce ridicola, mentre il governatore veneto che aveva candidato Venezia d’intesa con il sindaco Cacciari taglia corto: “Sciocchezze”.

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Ma Venezia non ha fatto i conti con Rutelli, che nel 2010 spinge Alemanno a ricandidare Roma, sfottendo anche un po’ Milano “Mi auguro che Milano dimostri capacità anche lontanamente paragonabile a quella del Giubileo, anche se oggi ancora non si intravede cosa accadrà per l’Expo del 2015. Abbiamo trasmesso alla Moratti il modello Agenzia per il Giubileo, non mi pare ci sia stata ricezione”.

Solo La lega sosterrà Venezia. Il 18 maggio 2010 il CONI sceglie Roma

Nel 2012 il governo Monti, nonostante il parere positivo di una commissione creata ad hoc e gli appelli di insigni figure da Totti a Buffon archivia la proposta “Non ci sentiamo di prendere un impegno finanziario che potrebbe gravare in misura imprevedibile sull’Italia nei prossimi anni…non sarebbe coerente impegnare l’Italia in una operazione che potrebbe mettere a rischio i denari dei contribuenti”.

E’ forse l’unica volta che Monti ha il plauso incondizionato della Lega, che si rallegra per il no al “magna-magna” romano e all’Olimpiade degli “sprechi” e ancora: “Roma ha già vinto le Olimpiadi del debito”, mentre più sobriamente Umberto Bossi argomenta :”Una decisione ottima, a Roma fanno solo casino” e ironizza:”Monti poteva dargli quelle invernali”.

A commento linkiesta scrisse: Il progetto delle Olimpiadi a Milano (che raccoglieva più della metà delle spese previste con finanziamenti privati) marciò speditamente fino alla completa realizzazione e arrivò fino al passaggio delle mozioni parlamentari tra il 1991 e il 1992. Li si arenò. Con il parere neutro del governo e una furiosa battaglia contraria di buona parte delle forze politiche. A guidare la campagna per il “No” fu l’allora deputato radicale Francesco Rutelli, che si scagliò contro lo “spreco vergognoso” di pubbliche risorse per un evento sportivo per nulla sentito, come le Olimpiadi, dicendo altresì che le gravi condizioni economiche del Paese non potevano consentire un lusso faraonico e una cementificazione selvaggia che certamente avrebbe rovinato l’ambiente già compromesso di una città come Milano, che delle Olimpiadi non aveva proprio nessun bisogno … E se Monti interpretasse la Nemesi Storica ?”

Anche a Pisapia, peraltro il sindaco meno entusiasta delle candidature olimpiche, va male; dopo una riunione il 3 ottobre 2013 con il presidente del Coni, Giovanni Malagò e il presidente della Regione Roberto Maroni, annuncia: “Una sola sarà la candidatura italiana alla Olimpiadi del 2024, niente derby Roma-Milano”. Anche perché a proposito di una ipotizzata possibile doppia candidatura Malagò prima di entrare all’incontro aveva tagliato corto “No, questo non è proprio possibile, perché la Carta olimpica non lo prevede”, curiosamente lo prevederà per quelle invernali. Che il clima non fosse dei migliori come al solito, lo certifica l’assenza del sindaco di Roma e dell’assessore competente. Maroni manifesta un leggero dissenso: “Ci deve essere una sola candidatura. Io tifo Milano ma la decisione non spetta a me. Vedremo quale delle due città è più titolata”.

15 dicembre 2014 viene annunciata dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi ufficialmente la candidatura di Roma 2024, secco il commento di Matteo Salvini : “Gente che in tutta Italia aspetta una casa e un lavoro da anni. E Renzi pensa di fare le Olimpiadi. Ricoveratelo”

Per Roma è la settima volta: era stata candidata anche nel 1908 vincendo (ma poi il governo rinunciò dicendo che non ci avrebbe messo una lira) e poi per quelle del 1924, del 1936, del 1944, del 1960 (ottenuta), del 2004.

Nessun altra città italiana è mai stata candidata ad eccezione di Milano proprio in contrapposizione a Roma (una amicizia sportiva secolare) nel 1908, ma era un iniziativa tutta privata. La proposta di un referendum consultivo sulla candidatura viene bocciata.

L’avventura finirà con otto parole della sindaca Raggi “E’ da irresponsabili dire sì a questa candidatura.

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Le motivazioni si trovano nelle parole di Grillo: Speculazione edilizia, affari per le lobby, impianti mai completati, strutture abbandonate, debiti e sacrifici per i cittadini. Siamo contrari alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024 perché non vogliamo ipotecare il futuro dei romani … Abbiamo sotto gli occhi cosa hanno lasciato gli ultimi “grandi eventi” che avrebbero dovuto risollevare il Paese: i cantieri incompiuti dei Mondiali di nuoto di Roma del 2009, le infrastrutture abbandonate dei Giochi invernali di Torino 2006, il fallimento di Expo Milano 2015, il flop dei Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009 … miliardi di euro di debito che gli italiani continuano a pagare”.

Allibito Malagò commentò: “Vi rendete conto che figuraccia abbiamo fatto a livello internazionale? Io di fronte al CIO mi volevo sotterrare, …Da oggi il Comitato promotore è in liquidazione”.

Preso atto della scomparsa di Roma, Il Messaggero titola “Lo stallo di Roma fa sognare Milano”, palazzo Marino ripiega sulle più economiche Olimpiadi invernali e le ottiene ma in condominio. Sala è comunque il primo sindaco olimpico della storia di Milano e il simbolo elettorale della sua lista civica è un richiamo alle Olimpiadi (attendesi contestazioni).

E lo stadio? Niente Olimpiadi, niente stadio nuovo. Ed oggi a più di 40 anni il dibattito continua.

Tito Flavio Vespasiano per costruire il suo stadio, oggi chiamato Colosseo, ci mise 9 anni.

Walter Marossi



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