12 aprile 2021

COMUNE “VENDESI”

Prima si comprava per arricchire la città, ora si svende senza un piano


C’erano una volta delle amministrazioni pubbliche che cercavano di arricchire il patrimonio pubblico per le future generazioni. Facevano anche dei debiti per realizzare nuove infrastrutture per i cittadini, come le metropolitane o il passante ferroviario o il cavalcavia Kennedy. Non ha inventato Draghi la storia del debito buono e di quello cattivo.

corbani

Senza andare lontano nel tempo, si costruirono case con la 167; si compì la municipalizzazione della rete del gas con l’obiettivo della metanizzazione, con una politica energetica all’avanguardia; si costruì la nuova sede del Piccolo Teatro; si acquisì la proprietà del Teatro Puccini e dell’Ansaldo, dentro una visione urbanistica dei servizi per la città. Il Comune di Milano acquistò la Pietà Rondanini di Michelangelo, la tomba di Gastone de Foix di Agostino Busti, detto il Bambaia, o la grande collezione Jucker con la più importante raccolta mondiale dei futuristi.

E poi il Comune investì anche nelle nuove tecnologie, come per esempio il cablaggio con le fibre ottiche della città, attraverso la sua azienda municipalizzata AEM. Altri tempi e altre storie che forse molti giovani consiglieri comunali di Milano non conoscono.

Negli ultimi trent’anni, in omaggio allo smantellamento delle partecipazioni comunali, al grido “basta con le IRI locali”, si è andati alla privatizzazione di molte aziende: grida vendetta il modo in cui il Comune si è disfatto di Metroweb (non parlo, della AEM, per carità di patria). Dopo la vendita delle società pubbliche, adesso si procede alla vendita del patrimonio edilizio pubblico. Dicono che lo fanno per “valorizzarlo”.

Se servisse a nuovi investimenti sarebbe buona cosa.

Non mi pare che ci siano programmi precisi per nuovi investimenti, se non generici discorsi sulle periferie (che richiedono ben più delle alberature). Chessò : vendo il Pirellino, – e abbandono un’ area dove con i soldi dei contribuenti si è realizzata la più importante operazione di trasporto pubblico della Lombardia, collocando quell’area al centro della regione – perché ho in animo di costruire nuovi moderni avanzati quartieri di edilizia residenziale “popolare”, secondo nuovi concetti edilizi e urbanistici, e nel contempo abbatto e rifaccio quartieri popolari oggetti di degrado, edilizio, urbanistico, sociale, e di fatto in mano a gruppi organizzati illegali.

No, si vende il Pirellino per 194 milioni e poi si va a comprare tre stabili in periferia, sparpagliando gli uffici comunali e spendendo 105 milioni a cui bisogna aggiungere i 17 milioni spesi dal Comuni per togliere l’amianto più 18 i soldi spesi per gli affitti di via Bernina: con i 54 avanzati che cosa fa il Comune? Abbellisce le vie, fa piste ciclabili, pianta degli alberi in via Padova?

C’è una smania di vendere: vende il Palazzo dello Sport in Piazza Sei febbraio, vende gli uffici in via San Tomaso, in largo Treves, in via Edolo, ecc ma con quale logica ? Abbattere il debito del Comune ? E con le vendite di AEM, Sea, Farmacie, Centrale del latte e via dicendo, il debito di quanto è stato ridotto? Si consideri che lo Stato, da gennaio 2020, si è accollato una parte dei debiti dei Comuni italiani, dopo quello di Roma, e quindi anche Milano avrà un beneficio.

L’Anci calcola che i Comuni risparmieranno quasi 900 milioni e quindi anche il Comune di Milano avrà un vantaggio e non pare così urgente la dismissione del patrimonio edilizio comunale, pardon la “valorizzazione”. Se poi vendere 25.000 mq a 30 milioni è una equa remunerazione del patrimonio, confesso che ho dei dubbi. Così come, anche se la cifra di vendita appare consistente, solo perché il fondo del Qatar voleva possedere il centro della Lombardia. non trovo giusta la vendita del Pirellino, con premio volumetrico connesso.

Quello che mi sfugge è lo scopo di queste vendite: non vedo e dai giornali (mai stati tanto ossequienti a Palazzo Marino) non appare per nulla la visione politica che accompagna queste vendite.

C’è un piano di riorganizzazione della macchina comunale, per distribuirla in più sedi e rendere i servizi ai cittadini più diretti, più efficaci e più efficienti? E come si concilia questa organizzazione con la digitalizzazione della pubblica amministrazione? Più che ad alcune edicole, speravo che fosse consentito al cittadino di avere la possibilità di stamparsi i documenti.

E poi come si concilia questa ricollocazione dei lavoratori comunali con un progetto di “smart working” – non è il lavoro d’ufficio a distanza, a casa, come fatto durante il confinamento, – che è una organizzazione per progetti, per obiettivi, con verifica di risultati e prestazioni, ecc.?

E poi che piano ha l’amministrazione comunale per la cultura? A Porta nuova non c’è una struttura culturale pubblica, neanche una moderna biblioteca: nel luogo più servito di mezzi pubblici di tutta la Lombardia. C’era il Pavillon dell’Unicredit che doveva essere destinato ad attività culturali, ma che, per le vicende economiche della banca, ha mutato destinazione d’uso e il Comune non ha fatto una piega, neanche un plissé, come dicono a Milano.

Ma l’altra domanda che si pone, alla luce della pandemia: il Comune dove pensa di trovare gli spazi nella città, per organizzare stabilmente per il futuro, centri ambulatoriali, per la prevenzione, la diagnosi, la cura e la riabilitazione, e dove anche organizzare gruppi di medici di base e di medici specialisti ? Se c’è una cosa che la pandemia dovrebbe avere insegnato a tutti è che la medicina territoriale di base con servizi di assistenza socio sanitaria, diffusa e qualificata, è essenziale per garantire il carattere universale, per tutti e soprattutto per quelli meno abbienti, della sanità. E allora il Comune e i nove municipi dovrebbero essere il punto di riferimento di una riorganizzazione delle attività sociosanitarie territoriali: in questo sta anche la funzione politica, la visione politica del Comune, che spinga anche con le sue azioni in direzione di una totale revisione della sciagurata legge Maroni,

E allora spazi, uffici, scuole, e altri immobili dovrebbero essere visti anche in questa dimensione “politica”.

E le stesse strutture che il Comune continua a cercare di vendere (scuole di periferia o strutture importanti come il vecchio ospedale di Garbagnate inserito nel parco delle Groane e, per i privati, poco appetibile per i vincoli storico paesaggisti) potrebbero essere viste con l’ottica dell’ampliamento dei servizi culturali, formativi, e sanitari della città e dell’area metropolitana.

Luigi Corbani



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  1. Francesco RussoC'è un sentimento che ormai manca nei ns amministratori da lunga data direi dagli inizi del '90, amore per la propria nazione e al grido di privato è belli stato è inefficiente si è cominciato a smantellare dalla industria pubblica per passare agli asset locali. Non dimentichiamo che il la' lo ha dato proprio quel signore che oggi fa il premier in quella famosa riunione sulla nave quando era Direttore generale del Tesoso agli inizi del '90 e da lì non si è capito più nulla
    14 aprile 2021 • 07:59Rispondi
  2. Annalisa FerrarioGiustissimo. Il caso del Pirellino è emblematico: nel piano regolatore fa ancora parte del "polo istituzionale" che assieme a Regione e Provincia avrebbe dovuto essere il riferimento per tutti i cittadini nell'area con maggiore accessibilità regionale, davvero una buona idea. Poi è stato venduto, visto che la posizione era troppo buona, e al suo posto come sede comunale abbiamo un edificiaccio a Bovisa che non voleva nessuno (e che è stato comprato perché costava poco) e un altro al Corvetto, con quali esiti sulla sinergia istituzionale e sulla facilità di accesso dei cittadini è facile immaginare. Il bello che il tutto è stato ribattezzato "riqualificazione delle periferie" (probabilmente immaginano che siamo tutti deficienti). Non si sa cosa pensare... Saluti
    14 aprile 2021 • 09:17Rispondi
  3. Alberto FerrariTutto condivisibile. Aggiungo: 1-non ho visto discontinuità (nel merito dell'articolo) tra quello che è successo dagli anni 90 con le giunte di destra e le ultime due Giunte di sinistra(?) 2-Trovo intollerabile l'ipocrisia delle varie opportunità "democratiche" (?) di esprimere un parere o mandare commenti ai vari piani e progetti comunali, quando poi non mi pare sia mai stata fatta una variazione rispetto a quando (già) deciso da Palazzo Marino 3- E' imbarazzante come sia i cittadini "non di destra" e anche l'alta borghesia (ex-radical chic) siano allineati con la politica comunale di mortificazione della cosa pubblica (per l'alta borghesia verrebbe il sospetto che qualche interesse a sostenere certe decisioni ci sia...) 4- a parte la barzelletta della valorizzazione del patrimonio comunale, la dismissione dei gioielli di famiglia in una logica speculativa (per chi compera ovviamente!) troverebbe anche la giustificazione in un decentramento delle sedi comunali. Ma questa è la più grave mistificazione che si possa fare dopo che si era parlato della "cittadella" della PA a Portanuova intorno al Pirellino, soluzione che avrebbe consentito ad un cittadino di trovare TUTTI gli uffici nello stesso luogo fisico, evitando pellegrinaggi in giro per Milano ... ma con quale coraggio si può negare che l'ideale sarebbe che tutti gli ufici comunali fossero in un unico punto (facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e magari qualche parcheggio per i disabili o altre esigene particolari...). Molto ci sarebbe da dibattere (compresa la dismissione "culturale" del patrimonio educativo e formativo comunale ... per es. si pensi solo che negli anni 90 i Servizi educativi per l'infanzia contavano su 7 pedagogisti e oggi non ce n'è alcuno!), ma sono certo che Arcipelago potrà ospitare altre riflessioni. Concludo con riconoscere ancora una volta a Corbani una visione politica di alto livello che rimpiangiamo (per chi l'ha conosciuto è straziante vedere che fine ha fatto la sinistra milanese!) e che non so se mai potremo ritrovare.
    14 aprile 2021 • 11:56Rispondi
  4. Fausto BagnatoCertamente grida vendetta la vendita, tra le altre Municipalizzate, la Centrale del Latte , sull' area della sede brillano i manufatti del Pensionato della Bocconi accanto alla sede del Pane Quotidiano, che ancora resiste, non salpiamo fino a quando. Con la comparsa sulla scena amministrativa del City Manager , si e' voluta svilire la Burocrazia, invece di riqualificarLa. Milano potra' ritornare a essere la dimenticata Capitale Morale, quando le Intelligenze della Borghesia Milanese usciranno dal recinto della ZTL e coopereranno con le Intelligenze che risiedono nelle disastrate periferie per costruire la Milano del 2048 da esibire al Bicentenario delle Cinque giornate di Milano. Questa deve essere la scommessa. Si accettano puntate significative. Fausto Bagnato
    14 aprile 2021 • 12:55Rispondi
  5. Cesare PrevediniLuigi Corbani conosce già il mio pensiero. La politica di acquistare territorio era uno strumento per poter operare scelte urbanistiche che erano scelta politica: la scelta delle storiche Amministrazioni di Milano di non farsi condizionare dalla proprietà dei terreni e dalla falsificazione dei valori immobiliari provocata dalla variazione di uso provocata dalla “fabbricabilità”. Poi è cambiata la logica con un mixing pubblico privato che è esattamente il contrario del mercato. Si chiamano interessi incrociati e non sono mai rivolti al mercato, come vorrebbero il liberali, ma a pochi operatori amici ed interessati. Oggi sono noti e visibili e non c’è ormai nessun paravento: si vende un edificio comunale centrale e si trasferiscono le attività in luoghi periferici e meno funzionali. In più si concede il venti per cento di cubatura in più al nuovo acquirente. Non vale nemmeno la pena di discutere. Stiamo distruggendo la nostra città ed i suoi valori, sia economici che civili.
    14 aprile 2021 • 14:45Rispondi
  6. Alberto FerrariLa lettura dei commenti mi conferma che la sensibilità "giusta" sui problemi esiste ancora anche prima e a prescindere dalle ottime considerazioni di Corbani. È tuttavia desolante, frustrante e mortificante pensare che non si possa e non ci siano le condizioni, i maccanismi, i percorsi "democratici" per far sentire una opinione dissonante (?), per mobilitare le persone su quelle che credo siano le vere scelte che trasformano una Città, la nostra Città... La Borghesia Milanese è certamente chiusa nel recinto della ZTL, ma io e gli altri che hanno i pensieri che qui sono stati espressi siamo altrettanto chiusi in un recinto dal quale non riusciamo neppure a far sentire la nostra voce e neppure abbiamo un riferimento politico sul quale far confluire non solo disagio, ma anche proposte e argomenti costruttivi. E' questa la nostra fine? Assistere impotenti e fare brontolìo (nei limiti del possibile) di alto e competente livello? ... in attesa dell'estinzione? Rassegnati a lasciare questa (perlomeno discutibile) eredità ai nostri figli e nipoti? Qualcuno ha un messaggio positivo e di speranza?
    16 aprile 2021 • 12:37Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaGentile Alberta Ferrari, dare voce a questo dissenso civile è un dei nostri principali obiettivi. Cerchiamo di farlo con le risorse che abbiamo. Chi vuol darci una mano oltre a un piccolo contributo in denaro, può fare una cosa importantissime: diffondere ArcipelagoMilano tra amici e conoscenti e chiedere loro di iscriversi alla nostra news letter come indicato in calce ad ogni articolo.
      16 aprile 2021 • 15:58
  7. Alberto FerrariCaro Luca Beltrami Gadola, ben lungi da me anche solo una velata critica ad Arcipelago. Sono un affezionato lettore e ho avuto occasione di apprezzare anche in prima persona l'impegno di Arcipelago in più occasioni e anche per la meritoria iniziativa (a suo tempo) di ospitare i candidati alle elezioni comunali (vinte poi da Pisapia) per un breve video di presentazione. Segnalo con simpatia un piccolo refuso sul mio nome che mi trasporta nel modo femminile e raccolgo il suo commento ed il suo invito, peraltro assicurando che da anni verso contributi a favore di Arcipelago e propongo a tutti i miei amici la lettura di (e se possibile anche a loro chiedo di dare un contributo a) Arcipelago (anche ai tempi della prima ottima versione). Ciò premesso, il mio (se posso essere un po' melodrammatico) era un "grido di dolore" per l'impotenza che io e altri percepiamo, ormai privi di un contesto ove anni fa era possibile almeno illudersi di far confluire idee ed energie per raggiungere, anche a piccoli passi, obiettivi di civiltà e benessere, non tanto "contro" qualcuno, ma a favore di tutti. È quindi con questa ansia di non poter fare e dare qualcosa di utile, che talvolta si ha il dubbio di trascurare delle concrete opportunità o di non individuare percorsi possibili di operatività e di azione concreta, più che altro sconfortati e perplessi nel constatare quanta "intelligenza" esista e sia mortificata nella vita quotidiana e nella gestione della cosa pubblica. Pertanto, se quello che lei chiede per Arcipelago è il "minimo sindacale", io e altri amici ci domandiamo da tempo (e il COVID ha contribuito a rendere le cose più difficili) se sia possibile comunque trovare il modo (o modi) di fare pressione in termini più diretti e creare occasioni di confronto e -mi passi il termine un po' forte- di proselitismo su questioni che hanno un tale rilievo ed importanza da essere quasi sempre "al di là" delle barriere ideologiche e di schieramento. Tentare connessioni con/tra i molti "cenacoli" milanesi, ricchi di idee, buone intenzioni e di eccellenti competenze forse potrebbe essere un'idea (certamente non l'unica) per far crescere una base di "portatori di interesse" che -sempre più spesso "riconoscibili" (come entità) e sempre più in crescita "di peso" (come numerosità)- possa esprimere posizioni qualificate nei dibattiti e nelle consultazioni pubbliche e -perchè no?- nel prossimo confronto politico in occasione delle elezioni amministrative. Ringrazio per aver raccolto il mio intervento, ma se ritiene inopportuno questo mio ulteriore commento nel contesto specifico, decida pure di non pubblicarlo: desideravo tuttavia meglio precisare la mia posizione. Con stima e simpatia.
    17 aprile 2021 • 01:52Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaQualche volta, quando sono stanco, mi domando se valga la pena di continuare a far uscire ArcipelagoMilano che pesa tutto sulle mie spalle non avendo alcun collaboratore. Poi quando vado a controllare il numero di lettori (circa 15.000) a numero, mi domando che responsabilità mi sono assunto nei confronti loro e che figura ci farei se scomparissi da un giorno all'altro, quindi vado avanti e sempre cerco di capire quale sia lo strumento per "fare breccia" nella dura scorza di chi ci amministra. L'unica vera arma per il momento è la diffusione di ArcipelagoMilano. Più siamo e più si sa quanti siamo e più diventiamo un interlocutore del "potere". Penso, per finire, che uno dei modi possa essere una manifestazione pubblica (convegno o altro) per far conoscere le nostre idee. Bisogna aspettare però che il Covid sia finito perché i convegni online funzionano male a meno che non siano banditi da un personaggio di grande spicco o da un Partito politico. Basti dire che un convegno on line organizzato dalla Triennale con grande annuncio sulla stampa ha visto poco più di un centinaio di partecipanti. Stiamo comunque riflettendo su cosa fare.
      18 aprile 2021 • 17:24
  8. Annalisa FerrarioCapisco i dubbi e l'amarezza. L'atteggiamento dei nostri governanti nei confronti di chi si azzarda non dico a una critica, ma anche a una solo accennata mancanza di entusiasmo è quello che nei rapporti sentimentali si chiama "ghosting", vale a dire ignorare del tutto l'interlocutore (pare che vada molto). È un peccato, perché il sale della democrazia è proprio il confronto e il dibattito (senza arrivare alla fantomatica e sbandierata "partecipazione", vale a dire in pratica qualche kermesse ben teleguidata ai fini del consenso), ma questi sembrano proprio essersene dimenticati. L'unica cosa che consola è vedere chi per anni ha straparlato di "questo gli italiani non lo capirebbero" arrancare per cercare di raggiungere il 3%. Alla lunga i cittadini invece capiscono eccome. Grazie anche a isole di resistenza come Arcipelago. Forza! E grazie
    19 aprile 2021 • 08:20Rispondi
  9. guido tassinaricaro Corbani, una domanda retorica: ha mai parlato con Maran, Majorino, Balzani (tanto per abbracciare le ultime due giunte)? non raggiungono le vette dei m5s, (i quali non sanno nulla, non hanno nessun desiderio di conoscere, che sono acquistabili a due lire), ma ci si avvicinano (e forse non a caso se ne sentono sodali e alleati) e infatti: il primo dopo avere accomodato l'impossibile agli immobiliaristi sperava di essere "promosso" a roma; il secondo si è autopromosso a brussels per guadagnare il quadruplo; la terza dopo essersi autocandidata sindaca, a milano non ha più messo piede. ho fatto tre nomi ma come ben sa lei, si potrebbe andare avanti ad libitum e abbracciare la quasi totalità degli assessori delle ultime tre (forse quattro o cinque ma al tempo vivevo all'estero e non mi esprimo) giunte: di Milano e dei milanesi gliene importa nulla
    20 aprile 2021 • 14:23Rispondi
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