2 aprile 2021

PGT, GFU: SUPERCAZZOLE O MAPPE IN TAVOLA?

Urbanistica milanese: l'ennesima grande delusione urbana


Pina: Cara Tina, sei d’accordo?: il burocratese, o supercazzola, è l’arma più potente e definitiva di chi non vuole proprio che noi cittadini capiamo e collaboriamo…

Tina: … e che semplicemente vuol fare quello che gli pare. A proposito cara Pina, hai saputo del ricorso al Capo dello Stato che il Comitato la Goccia (1) vuole promuovere contro il Comune di Milano riguardo all’area Bovisa-Goccia (parte di Bovisa-Goccia-Villapizzone)? Che adesso è una delle sei zone della città chiamate (dentro al Piano di Governo del Territorio, il PGT), Grandi Funzioni Urbane, cioè GFU. Sei ampie zone abbandonate che si giocano il futuro nei prossimi anni.

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Pina: Sì, ho saputo. Pensare che il nome Grandi Funzioni Urbane suonava così promettente! Evocava il fatto che nei riguardi delle GFU bisognasse ragionare in grande, avere una visione sul futuro, perché si tratta di luoghi enormi e significativi, che oggi sono lì, pronti da trasformare.

Tina: E sono prevalentemente di proprietà pubblica, cioè nostra, e situate in posizioni tali che una volta progettati per bene potrebbero dare un grande beneficio a tutta Milano.

Pina: Vediamo se te le ricordi tutte, le GFU. A me, quando provo a ricordare, ne manca sempre una, come coi nomi dei sette nani.

Tina: Ci provo. Una, la nostra Goccia di Bovisa, vabbè è facile, poi Porto di Mare, Ronchetto sul Naviglio, Piazza d’Armi, San Siro Trotto…e…il sesto, Rubattino. Non so al momento come siano messe le altre, ma la Goccia, a mio parere, è in guai seri. Sta per essere stipulata la convenzione tra il Comune di Milano e il Politecnico, proprietari della Goccia, per stabilire cosa fare nella GFU. Si dice anche purtroppo che le trasformazioni saranno immediatamente eseguibili. Alla faccia della partecipazione. Il Comitato ha chiesto spiegazioni e in cambio ha ricevuto dalla “Area pianificazione tematica e valorizzazione” del Comune un papiro zeppo di termini tecnici, dai quali in realtà vien fuori che sulla carta non c’è niente di veramente ben definito, di precisamente identificabile.

Pina: Per questo il Comitato che si batte disperatamente per salvare i 2000 alberi della Goccia, ha deciso di rivolgersi al presidente Mattarella, o chi per esso, perché bacchetti il Comune sulle dita e lo costringa, almeno, a farsi capire. A mettere, scusami il gioco di parole, le mappe in tavola.

Pina: Intanto fammi vedere se capisco io i termini del ricorso del Comitato la Goccia.

Tina: Ti spiego: il Comitato sostiene che il Comune, con la GFU della Goccia, sta violando l’articolo 13 di una fondamentale legge urbanistica italiana, la 1150/1942Allora provo a leggere quello che dice esattamente l’articolo 13 che ha titolo “Contenuti dei piani particolareggiati”:

  1. Il piano regolatore generale è attuato a mezzo di piani particolareggiati di esecuzione nei quali devono essere indicate le reti stradali e i principali dati altimetrici di ciascuna zona e debbono inoltre essere determinati:

– le masse e le altezze delle costruzioni lungo le principali strade e piazze;
– gli spazi riservati ad opere od impianti di interesse pubblico;
– gli edifici destinati a demolizione o ricostruzione ovvero soggetti a restauro o a bonifica edilizia;
– le suddivisioni degli isolati in lotti fabbricabili secondo la tipologia indicata nel piano;
– gli elenchi catastali delle proprietà da espropriare o da vincolare;
– la profondità delle zone laterali a opere pubbliche, la cui occupazione serva ad integrare le finalità delle opere stesse ed a soddisfare prevedibili esigenze future.

2. Ciascun piano particolareggiato di esecuzione deve essere corredato dalla relazione illustrativa e dal piano finanziario di cui al successivo articolo 30.

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Pina: Beh, questo è dopotutto un linguaggio comprensibile. Mi sembra che la legge dica, con buon senso comune, che in urbanistica, nel progettare la trasformazione di un luogo qualsiasi, e soprattutto quindi di una Grande Funzione Urbana come la Goccia, prima di mettere mano a qualsiasi operazione pratica sia necessario disegnare la piantina e specificare bene cosa si intende con questo e quel disegno, edificio o strada che sia, senza dimenticare i costi.

Tina, Appunto, proprio così. Ma nella delibera comunale che riguardano la GFU mancano le mappe che di solito sono in scala 1:500 o 1:1000. Non c’è il disegno delle strade. Non si capisce se e dove costruiranno dieci villette oppure un grattacielo. Non è specificato quali e quanti servizi, pubblici o privati, siano previsti e nemmeno dove. Attenzione: nella delibera si precisa che l’indice di edificabilità sarà di 0,35: questa cosa significa che per ogni 1000 metri quadrati di territorio ci sarà il permesso di costruire 350 metri quadrati di pavimento di edifici. Edifici residenziali, si badi. E uno pensa: bene, 350 metri quadri di pavimento sono teoricamente pari a circa 1000 metri cubi, ma di solito in realtà a 2000 metri cubi di edifici (come risulta dalla statistiche), e il resto dunque sarà più o meno verde. E invece no, non è così.

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Pina: Ho capito! Ho capito dove vuoi arrivare cara Tina! Il nostro amico urbanista ci ha fatto osservare un particolare capestro che è contenuto dentro il PGT milanese. Gli edifici residenziali cubano, e vale lo 0,35 mq/mq come detto sopra. Invece i cosiddetti servizi, non cubano! Se ne può fare quanti ne si vuole! Il loro volume è come se non esistesse! E quindi possono essere piazzati in qualunque posto, e possono essere grandi a piacimento del progettista!

Tina: Quando mi sono accorta del fatto che i servizi non cubano mi è venuta la curiosità di capire cosa si intende nel PGT per servizi. Sono andata a guardare e non ci crederai: ho scoperto che è un termine che contiene l’universo mondo (2). Dalle chiese alle scuole, dai mercati ai negozi, dai teatri ai monumenti, dalle carceri alle discariche, dai pronto soccorso ai servizi sociali, dalle caserme della polizia di stato ai cimiteri, dagli impianti sportivi alle autostrade, dagli uffici in coworking ai padiglioni fieristici, e così via. Il tutto sia pubblico che privato. A questo punto non trovi che sia ridicolo che nello stesso tempo il PGT stabilisca che i diritti edificatori siano lo 0,35 e non dica nulla riguardo ai servizi, che possono essere edificati in misura illimitata! Dimenticavo: anche il verde è un servizio, bontà loro. Ma nella GFU non si dice come verrà inteso e soprattutto se, quando e come, sistemato ed aperto all’uso pubblico.

Pina: Naturalmente poi mi terrorizza il fatto che il Comune non si pronunci per niente sulla sorte delle migliaia di alberi che ancora rimangono dentro la Goccia, bagolari, pioppi, paulonie, platani, olmi, che formano un bosco fitto, un tempo grande quasi come il parco Sempione, ora via via rosicchiato dalle cosiddette opere di bonifica. Sono alberi in pericolo di vita, ancora resistenti, appesi a un filo di speranza nonostante già fino a qui Comune e Politecnico, nel dare inizio alle operazioni, ne abbia abbattuti a centinaia intorno ai gasometri e non solo. Nella convenzione non si dice dove il Comune prenderà i soldi per ripristinare il parco meraviglioso che attende di essere salvaguardato. Né se prenderà i soldi per salvarlo o per farne giardinetto che valorizzi futuri edifici prestigiosi ed esclusivi e centri commerciali, come nelle recenti zone chic della città.

Pina: E di conseguenza, per il fatto che i piani non sono per nulla precisi, manca la VAS cioè la Valutazione Ambientale Strategica, che, fatti i piani, permetterebbe di stabilire quale impatto le costruzioni e le infrastrutture (strade, cavalcavia, sottopassi, ecc.) avrebbero sul paesaggio e sull’ambiente. Quanto terreno verrà ancora una volta impermeabilizzato, quanta CO2 verrà di nuovo emessa, quante polveri sottili nei nostri polmoni…

Tina: Cara Pina, ne concludo che la bella sigla GFU in se stessa non prometta nulla. Perché non la si racconta in tutti i particolari ai cittadini? Perché non ci si confronta nei dovuti modi, parlando italiano e non burocratese? Potrebbero essere davvero Grandi Funzioni Urbane, alla Goccia come a Rubattino, a Piazza d’armi come a Porto di Mare, a Ronchetto sul Naviglio come a San Siro Trotto. Ma, se portata avanti nel segreto e nella mistificazione la Goccia potrebbe anche finire con il diventare piuttosto una EGDU: una Ennesima Grande Delusione Urbana!

Pina e Tina



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  1. Andrea VitaliIl conteggio dei servizi nella volumetria (o nella slp, o nella cubatura) è un grave errore che purtroppo qualche vecchio professore poco preparato continua a fare. Perché infatti così realizzare i servizi vorrebbe dire che le volumetrie private scendono, e nessuno allora li vuole fare. Per fortuna a Milano già fin dal vecchio PRG non era così. Questo non vuol dire che i servizi (soprattutto quelli "farlocchi": il commercio, la residenza, ecc) non debbano essere senza limite, lo si può tranquillamente fare, o con indici o con procedure di verifica. Attenzione a non fare passi indietro, chiedere che i servizi cubino è un suicidio. Non fidatevi di chi dà suggerimenti di questo genere, è un incompetente.
    14 aprile 2021 • 12:28Rispondi
  2. Giuseppe BoattiNon ho il piacere di conoscere Andrea Vitali, o almeno non ricordo di averlo conosciuto. Ma la sua difesa del piano urbanistico di Sala e Maran impone una risposta. Tra i servizi (anche privati e dunque con finalità di profitto) che non cubano ci sono: la Borsa, i mercati vari, i negozi di vicinato, i depositi e laboratori, gli incubatori ed acceleratori di impresa, il coworking, i laboratori e spazi per l'innovazione, gli studi e le attività professionali, le attività turistico ricettive, gli spazi e padiglioni fieristici, i centri e laboratori di ricerca, l'edilizia residenziale sociale. Queste funzioni non solo non cubano ma possono essere insediate in misura infinita. Si noti che il non cubare non è automatico ma è subordinato a un processo di valutazione per stabilire se tali servizi " assicurino un miglioramento della vita individuale e collettiva" Vorrei conoscere il nome dell'ufficio preposto a tale valutazione: io lo chiamerei Ufficio Dei Miracoli. Come si fa a non vergognarsi di aver approvato un piano coì?
    14 aprile 2021 • 19:06Rispondi
    • Andrea VitaliChiaramente lei non ha capito cosa ho scritto, provo a dirlo meglio. Nessuno difende il PGT di Sala (/Pisapia/Moratti, è sempre la stessa solfa). Infatti parlo di servizi "farlocchi": commercio di vicinato, la residenza cosiddetta sociale, ecc, ecc (a cui aggiungere anche gli altri che dice lei). Purtroppo nel passato c'è stata una cattiva urbanistica che includeva nel calcolo del volume anche i servizi "veri": scuole, biblioteche, palestre ecc. Quest'ultima interpretazione penso sia stata una vera scemenza, e potrei citare innumerevoli casi (anche perché, se fanno slp, è facile trasformare un asilo nido in un supermercato). Quindi: i servizi "veri" sono esclusi dalla cubatura? Sì, sì, assolutamente sì. E i farlocchi no. Non facciamo confusione
      14 aprile 2021 • 21:04
    • Andrea VitaliPer inciso comunque anche nel PRG '76 i servizi "veri" non cubavano. Non è successo nulla di male e nessuno si è mai lamentato. Non facciamo passi indietro
      15 aprile 2021 • 09:00
  3. Giuseppe BoattiCome si fa a non vergognarsi di aver approvato un piano così?
    14 aprile 2021 • 21:51Rispondi
  4. Luciana BordinL'importante è che i "non addetti ai lavori" si rendano conto che dietro a termini incomprensibili spesso si nascondono cose non dette. E che quando si parla di indici edificatori i risultati finali sono del tutto imprevedibili. Come si fa a sbandierare la partecipazione se la trasparenza è un optional?
    15 aprile 2021 • 08:54Rispondi
  5. Marina Susanatrovo molto chiara la spiegazione di Boatti, non altrettanto quella di Vitali. Veri o farlocchi, deve esser chiaro anche per il cittadino cosa si racconta. Questione di trasparenza e di etica, troppo?
    17 aprile 2021 • 00:06Rispondi
    • Andrea VitaliCercherò allora di essere più chiaro. Immaginiamo (ipoteticamente) un insediamento di 100.000 metri cubi che ospiti diciamo 1.000 abitanti. Questi abitanti avranno bisogno di servizi, poniamo un asilo nido, verde e una palestra per lo sport (ipotizzando che altri tipo di servizio - medici, culturali, ecc. - siano già presenti all'intorno). Questi sono servizi "veri" nel senso che non aumentano il carico urbanistico: 1.000 abitanti sono e mille restano, i servizi servono solo a farli stare meglio. Ora, il Comune di Milano nel nuovo PGT dice che anche l'edilizia residenziale in affitto è un "servizio" in quanto di utilità pubblica (innegabile). Quindi al posto dell'asilo nido o della palestra ci potranno essere case, che ospiteranno - poniamo - 200 abitanti in affitto agevolato. Questi però a mio parere sono servizi "farlocchi" perché da una parte il carico urbanistico cresce (da 1.000 a 1.200 abitanti), dall'altra parte dov'è che questi abitanti troveranno l'asilo nido o la palestra di cui hanno bisogno? Avremo quindi magari più edilizia in affitto, ma una qualità abitativa peggiore. Boatti dice: ma anche la palestra e l'asilo nido fanno volumetria, e quindi carico urbanistico. Quindi dai 100.000 metri cubi originari devo detrarre anche l'asilo nido e la palestra, diminuendo però anche gli abitanti insediabili, da 1.000 a 800 (poniamo). Questa è una posizione che usava in ambito accademico negli anni '70, ma si è visto che non funziona, perché: da una parte induce gli operatori immobiliari a ridurre le valutazione dei servizi necessari, per salvare i loro affari; dall'altra, se tutto fa volumetria, questo facilita il successivo cambio d'uso dei servizi in altre cose (ad esempio un asilo nido in un supermercato, è un caso vero che mi è capitato). Quindi nel '76 in modo intelligente il Comune di Milano (Giunta rossa) aveva stabilito che i servizi "veri" non facessero volumetria, da una parte per facilitarne l'attuazione, dall'altra per impedirne il mutamento ad altre funzioni private. Il PGT Moratti/Pisapia/Sala sciaguratamente arriva alla decisione opposta: i servizi "farlocchi" non fanno volumetria, i servizi "veri" esistenti sì. E' una vera follia, a cui Boatti reagisce proponendo quella che secondo me è una follia inversa, ovvero di tornare alle posizioni accademiche pre '76: tutti i servizi, veri o farlocchi che siano, secondo lui devono fare volumetria. Questo forse a lei sembrerà chiaro, io invece lo trovo rozzo (le cose rozze spesso sono più facili da afferrare). Rispetto per il cittadino vuol dire invece anche non banalizzare questioni complesse, a mio parere. Spero stavolta di essermi espresso in modo più chiaro, se non è così mi dispiace ma non è cattiva volontà.
      17 aprile 2021 • 14:14
  6. Luciana Bordin..... tornando al problema originario il fatto è che nell'area dei gasometri di Bovisa nulla "cuberà" in quanto si tratterà comunque di servizi pubblici e/o privati come previsto dalla delibera di Giunta. A parte la lecita domanda di cosa ne farà il Politecnico di tutti i diritti edificatori che gli resteranno, per quale motivo non specificare in un "piano particolareggiato" esattamente quali saranno le costruzioni nuove, quelle restaurate e il loro utilizzo? E il Comune perchè non vuole vincolare a verde pubblico tutto quello che ora chiama - e che promette diventerà - il Parco della Goccia? Queste sono le cose da spiegare semplicemente e chiaramente ai cittadini.
    18 aprile 2021 • 14:34Rispondi
  7. guido tassinaricare Tina e Pina, come dico da una vita, e diciamo insieme dal 2012: la questione è molto più semplice e non importa ai milanesi vecchi e nuovi di pgt prt psd psup o di professori di urbanistica... ma di questo: abbiamo, tutti noi, un bosco (duemila alberi i censiti nel 1990, poi moltiplicatisi), attorniato da ettari e ettari di ghiaia e schifo (i siti delle fabbriche abbattute e delle cave in disuso). vogliamo abbattere il bosco (quasi una foresta urbana, l'unica che abbiamo) o costruire il costruibile sugli ettari di schifo suddetti? gli occupanti, succedutisi pro tempore, di comune e politecnico (che poi sono nostri pure quelli ma gli occupanti non lo sanno) continuano da trent'anni a rispondere: tagliamo il bosco; i loro datori di lavoro (tutti noi) quando interpellati continuano a rispondere: costruite sullo schifo (dopo averlo ripulito, alias bonificato), e lasciateci il bosco/foresta; il guaio (o, vedete voi mossa "geniale" di comune e polit) è che avendolo reso completamente inaccessibile lo hanno anche invisibilizzato, quindi la stragrande maggioranza dei milanesi, compresi quelli dei quartieri limitrofi nemmeno sanno che esiste e quindi non lo difendono
    26 aprile 2021 • 13:06Rispondi
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