30 marzo 2021
OGNE SCARRAFONE È BELLO A MAMMA SOJA
Le cure "parentali" e la classe politica
30 marzo 2021
Le cure "parentali" e la classe politica
Ognuno ha i suoi hater, chi è famoso ne ha degli stuoli: sono la fitta schiera di quelli che scagliano la pietra e nascondono la mano, finalmente liberi nell’anonimato di Internet. Per fortuna nel mio piccolo ne ho pochi. Faccio invece una collezioni di critici che quando scrivo qualcosa su ArcipelagoMilano o su Facebook parlando, senza peli sulla lingua, del sindaco Sala, mi rimbrottano dicendo:” Ah ma allora tu vorresti come sindaco Salvini” oppure “rimpiangi la Moratti o il centro destra”, oppure “hai qualche fatto personale con lui”.
Non è così e vorrei chiarirlo una volta per tutte: Sala mi è anche simpatico come uomo ma come sindaco ho molto da ridire.
Quando depongo la mia scheda nell’urna, come tutti, divento madre di qualcuno, donna o uomo, perché lo metto al mondo (della politica), lo partorisco anche se sono maschio e dunque ho dei doveri perché crescano sani e robusti, educati, colti e buoni cittadini: i doveri genitoriali. Penso che , anche senza saperlo con precisione, molti come per me abbiano questo pensiero vagante: vedo molte delusioni in giro che assomigliano a quelle dei genitori nei confronti dei figli.
Io non sono un seguace del dott. Spock e dunque cerco una possibile via di mezzo tra autoritarismo e deresponsabilizzazione nel tirar su chi ho generato, senza venir meno alle mie responsabilità: il voto responsabile. Mai un disconoscimento di paternità brutale e irresponsabile.
Ecco tutto. Forse banale ma un ribaltamento nel rapporto tra eletti ed elettori, frutto del tempo e contemporaneamente il diritto/dovere al rimprovero, alla critica anche feroce, magari uno scappellotto, come si diceva una volta punendo un figlio: “lo faccio per il tuo bene”.
Qualunque cosa faccia un figlio napoletano sua madre dirà:” ogne scarrafone è bello a mamma soja”, senza se e senza ma. Saggezza popolare.
Veniamo all’ultimo caso che mi riguarda: il mio editoriale “Beppe Sala il gran camaleonte” e il mio post su Facebook “Il sindaco verde parte male”.
Dov’è il rimprovero? Puoi cambiare opinione ma ci devi spiegare perché e non lo hai fatto e, soprattutto, se lo hai fato per mere ragioni elettorali ho/abbiamo, tutto il diritto di rimproverare, di criticare e di punire: la punizione sta nel non dare più il nostro voto.
Il passaggio ai verdi erano solo parole in libertà? Male, anzi malissimo. Di parole in libertà o abusate siamo stufi.
Quante volete abbiamo sentito dire “dobbiamo andare nei territori”. Cioè? “dobbiamo ascoltare i territori!”. Come? Oppure: “vogliamo una città più inclusiva!”. Cioè? “Per i vaccini dobbiamo fare di più!”, Cioè? “Vogliamo una nuova visione!”. Quale?
Siamo stanchi di sentire queste parole buone per tutte le stagioni, come lo siamo anche dei mezzibusti che i telegiornali ci mostrano: degli sconosciuti con le loro quattro strofe mandate a memoria, suggerite dagli uffici comunicazione dei Partiti. Sai che novità!
Forse è arrivato il tempo che chi propone o vuole qualcosa ci dica: se sa cosa esattamente vuole, quando, con che risorse, togliendole a chi, in che tempi, con quali alleanze, per chi se non è per tutti, con quale accountability, con quale bilancio costi/benefici e, se proprio ci vuol far contenti, dove colloca la sua proposta nelle scale di priorità dei problemi del Paese o della città.
A queste domande vorremmo che rispondesse il sindaco Sala a proposito della Transizione ambientale. Su sito del Comune MilanoMix ci si ferma al “cosa”. sul resto è silenzio. Così non va.
Luca Beltrami Gadola
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