23 marzo 2021

MILANO E L’AMMAINA BANDIERA

Tra capi e capetti che giocano a scaricabarile


“Ha ricevuto la 1° dose del vaccino ASTRAZENECA per Coronavirus. La 2° dose sarà somministrata in data10/06/2021 alle ore 10,30. Presso: stessa sede”. Trascrivo alla lettera, maiuscole comprese. L’amico che informa, il vaccinato, ex collega di lavoro, più giovane di me che non sono un ottantenne, infierisce: “Che bello. Vedo dei colori meravigliosi, sirene che mi chiamano, stelle colorate che mi girano attorno…”.

pivetta

Quasi uno sberleffo per chi, in attesa paziente che l’orizzonte si illumini, è stato costretto a leggere delle disavventure vaccinali lombarde, dai licenziamenti alle improbabili riapparizioni di sedicenti amministratori, dai ribaltamenti alle ripicche, dalle code dei nonni agli sms mai spediti, senza conforto perché, date le circostanze, non può valere la parabola dei lavoratori della vigna e ritrovandoci noi lombardi ultimi c’è solo la possibilità di restare ultimi. Matteo, l’evangelista ovviamente, aveva pensato al regno dei cieli, non ad un ambulatorio.

Dimenticavo: il collega vaccinato è di Roma, anzi “deroma”. Un’onta per i nostri amati governatori e vice governatori: chi avrebbe mai immaginato la Moratti all’inseguimento di Zingaretti. Ma l’oltraggio è per tutti i lombardi, ambiziosi, presuntuosi, indaffarati lombardi, capiclasse per vocazione e per autodeterminazione tra i popoli, forti di consapevolezze solide, storicamente solide: Milano la capitale morale, Milano che accoglie tutti a braccia aperte (e li mette in fila al Pane quotidiano, spietata e veritiera immagine dell’opulenta metropoli) , Milano che banche, come cantava Lucio Dalla, Milano vicina all’Europa… Sì, magari… Per quanto anche il vecchio continente stia pagando dazio !

Stiamo davvero male, al punto che l’assessore Gallera, defenestrato dalla Moratti, si permette di dar lezioni. “Un disastro – dice lui che se ne intende – troppi errori”. Proprio Gallera, che ci spiegava esultante, dita orientate verso la telecamera, come in virtù delle statistiche bisognasse avvicinarsi a due contagiati per essere a propria volta contagiati, come insomma bisognasse darsi appuntamento almeno in tre al bar per subire l’assalto del perfido morbo.

Che cosa mai potremo farcene a questo punto di dieci coppe dei campioni tra Milan (sette, non confondiamo) e Inter, di trentasei scudetti tricolore, di San Siro il tempio del calcio, della Scala il teatro lirico più lirico al mondo, del triangolo (o del quadrilatero) della moda “che arrivano tutti qui per gli acquisti” (Milano terza città al mondo dello shopping mondiale), dei grattacieli come in Italia non se ne vedono, della Cena di Leonardo, della Fiera (una volta), delle industrie (una volta), della Borsa, del Politecnico, della Bocconi… Persino di Tangentopoli, perché se i milanesi sono stati battuti sul filo di lana nella corsa alla bustarella, preceduti da torinesi e liguri, la macchia è stata presto cancellata: da Mario Chiesa in avanti, Milano e la Lombardia si sono presi la rivincita alla grande. Una prestazione che non si discute.

Il Covid ci consegna pure ad un’ultra eccellenza: non solo siamo tra i più parsimoniosi e vacciniamo poco (siamo la regione, in percentuale, che di vaccini ne usa meno), ma soprattutto siamo i più previdenti, guardiamo al futuro, in barba ai vecchioni, ai nonni, ai cosiddetti fragili, che di futuro ne possono vedere ben poco. Proteggere i forti, i giovani robusti, quelli che lavorano, quelli che producono, i manager, secondo canoni produttivistici che piacciono tanto alla Moratti e secondo un programma eugenetico che ne ricorda un altro ben più tragico. Solo che – e qui sta la fregatura – vecchioni, nonni, fragili vari non hanno fretta e non ci tengono a correre verso il loro oscuro futuro, se si ammalano resistono e pretendono addirittura le cure e vanno così ad assieparsi negli ospedali, assistiti, ossigenati, intubati: ci costano un sacco.

Malgrado tanta resistenza, l’altro giorno, siccome un primato tira l’altro, abbiamo superato l’asticella dei trentamila morti da Covid. In rapporto alla popolazione siamo diventati in un anno la regione che in Europa più ha concesso al morbo criminale. I numeri tondi restano nella memoria. Bisogna però considerare la data: 24 marzo. Non si tratta di cifre definitive. Il record è in divenire. Arrotonderemo ancora: quel numero e i numeri futuri diventeranno la più dolorosa didascalia alla sequenza dei camion militari che carichi di bare lasciano Bergamo.

La bandiera di “Roma ladrona”, ripensando al Bossi (ottuagenario e fragile: chissà se il vaccino gli è già arrivato), sintesi dell’aspro contrasto tra una capitale e l’altra, è stata ammainata. Loro, i romani, hanno incamerato un punto pesante, colpendo al cuore il nostro orgoglio meneghino. Subiamo, costretti a chinare con rabbia la testa. Non possiamo negarci a chi, beffardo, ci chiede: “Ma da voi come va? Male? Daje !”. Siamo innocenti, ci sentivamo i primi, siamo caduti nel fondo del pozzo. Ci vantavamo di godere della miglior sanità in Italia, ma ci tocca la derisione dei nostri compatrioti, che argomentano di un fallimento che viene da lontano.

Sul filo di internet, nella regione che nel bene e nel male più ha dato alla “cultura” delle autonomie regionali, marcia una raccolta di firme, per invocare il pugno centralista di Draghi, per invocare la nomina di un commissario, magari un generale, al posto del triumvirato Moratti- Fontana – Bertolaso, il triumvirato più lesto a dar la colpa agli altri: in testa l’Europa, che non consegna le magiche fialette, poi il governo che non le distribuisce e non si fa sentire, quindi Arcuri che si distrae, via via una miriade di capi capetti regionali scelti peraltro da loro stessi, visto che Forza Italia, attraverso il braccio armato di Comunione e Liberazione, e la Lega sono al comando da vent’anni, dal Celeste Formigoni, finito in galera, a Maroni, all’infelice Fontana, fino alla Moratti, che non è ancora “governatore”, ma che è lì per occupare quella poltrona e che per ora sembra in vita solo per proclamare che lei non c’entra.

Oreste Pivetta



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


  1. Eduardo SzegoA dispetto soprattutto dei politici, ma anche molto dei giornali e dei media in generale, che preferiscono inondarci di numeri assoluti anziché parametrarli alla specifica realtà a cui si riferiscono, così che la Ministra lGelmini può impunemente dichiarare alla TV che in Lombardia ci sono più decessi in quanto ci sono più abitanti senza che nessuno la bacchettasse, (vabbè è sempre lei che credeva fossero collegati via cavo in CERN di Ginevra con i laboratori nucleari del GranSasso!), eccovi serviti: -in Lombardia i decessi da Covid sono lo 0,3% della popolazione, contro lo 0,18% della media nazionale, e contro lo 0,26% dell'Emila Romagna, lo 0,23% del Piemonte e lo 0,21 del Veneto - sempre in Lombardia i decessi sono il 4,2% dei contagiati, contro una media nazionale del 3%, contro il 3,5. % dell'Emilia, il 3,3% del Piemonte e il 2,7% del Veneto Sembrerebbe quindi lecito dedurre che in Lombardia davvero si muore di Covid più che altrove (alla faccia della Gelmini); e infatti ammalarsi di Covid in Lombardia comporta un rischio di morte superiore alle altre Regioni: 4,2% sul totale di ammalati, rispetto al 3% di media nazionale, il 3,5% del'Emilia, il 3,3% del Piemonte e il 2,7% del Veneto. Questo ci deve far pensare che oltre al deficit gestionale ampiamente sotto gli occhi di tutti, c'è pure un deficit nelle terapie? Inviato da iPad
    31 marzo 2021 • 17:19Rispondi
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema


18 settembre 2021

TRA VOTO E NON VOTO

Oreste Pivetta



13 settembre 2021

LE SFIDE CONTEMPORANEE MILANESI

Gianluca Gennai



12 settembre 2021

PEREGRINAZIONE NELL’ARCIPELAGO

Giorgio Goggi



24 maggio 2021

LO SCANDALO DEL QUARTIERE SAN SIRO

Giacomo Manfredi






21 maggio 2021

GIORGIO GOGGI CANDIDATO SINDACO

Giorgio Goggi


Ultimi commenti