16 marzo 2021
BEPPE SALA IL GRANDE CAMALEONTE
Non è una razza in estinzione
Il processo alle intenzioni non si deve mai fare e dunque non lo farò nei confronti di Beppe Sala e, se quando ho letto della sua conversione verde, ho scritto su Facebook che mi sembrava una strategia per proteggersi dalla caduta di consenso politico del Pd, il suo principale alleato nelle precedenti elezioni comunali, mi sembrava cosa ovvia: quando si è stati eletti con uno scarto di 2 punti percentuali e se l’alleato più importante, il Pd, declina, il pericolo di non farcela una seconda volta è reale. Non processavo le intenzioni.
In politica l'”analisi” delle intenzioni è invece opportuna sia per capire in che direzioni sta andando un leader politico, sia per chiarire il proprio pensiero, utile nell’assegnare fiducia al momento di deporre il voto a suo favore nell’urna.
A condizionare le nostre scelte elettorali vi sarebbe poi la credibilità di chi in campagna elettorale dichiara le proprie intenzioni e, nel caso di una rielezione, il confronto tra le intenzioni dichiarate nella campagna elettorale precedente, il programma di allora del candidato e quello che ha fato una volta eletto: la coerenza.
Un amico molto più esperto di me del mondo della politica mi ha detto che i programmi elettorali, quelli scritti e che sono persino previsti per legge, contano poco o niente, come dire che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Se tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, il mare di Giuseppe Sala è uno dei più grandi: in diverse occasioni ho suggerito andare a rileggersi il programma elettorale della volta scorsa perché oggi dietro le dichiarazioni sui suoi orientamenti ci devono essere certamente due pensieri.
Il primo pensiero il tentativo di descriversi come il vero artefice della transizione ecologica, uno degli obbiettivi del Recovery Fund – ma per il momento si tratta solo di varare un assessorato senza assessore specifico ma dotato di una Direzione alla transizione ambientale, il tutto nella speranza di attrarre le associazioni e i gruppi di cittadini che l’hanno messo in croce tra manifestazioni e ricorsi al TAR per le sciagurate scelte in materia urbanistica – Scali, PGT, San Siro … , taglio delle piante – e accreditarsi come loro protettore. Fossi in lui non farei molto affidamento a questa strategia perché le associazioni già oggi rimproverano ai Verdi milanesi presenti nella maggioranza del Consiglio comunale di aver taciuto e avvallato tutte quelle scelte contro le quali lottano. I verdi europei non votano per le comunali milanesi.
Il secondo suo pensiero, esplicitato in un Tweet di domenica scorsa, è che anche in Italia e a Milano in particolare, succeda quello che è successo in Francia dove al secondo turno delle recenti elezioni comunali francesi a sorpresa vincono i candidati Verdi: i Verdi francesi hanno vinto al secondo turno a Lione, Bordeaux, Strasburgo, Besançon, Poitiers, Annecy, Tours e in altre città importanti e tra l’altro è sto confermato confermato il sindaco di Grenoble, l’anti Tav Torino-Lione .
L’Italia e Milano non sono la Francia e i Verdi francesi non sono i Verdi italiani perché là sono un vero partito, tanto che hanno ottenuto 9 deputati a Strasburgo e lo scenario politico è completamente diverso. Tra l’altro molti commentatori francesi hanno notato che i Verdi francesi hanno fatto molte diverse alleanze per le comunali, ora alleati alla sinistra ora alleati alla destra e quindi la loro identità non è facilmente definibile ma prevale quella di un moderatismo di centro, comunque tinto di verde.
Nelle sue dichiarazioni Sala ha anche citato i Grünen tedeschi, ma riferirsi a loro vuol dire non capire che anche in questo caso il panorama politico tedesco non è confrontabile con quello italiano: i Verdi italiani si sono frazionati, si sono divisi e hanno litigato tra di loro, incerti persino sui loro portavoce e quindi parlare di Verdi italiani è solo citare un colore della tavolozza.
A meno che uno non abbia in testa di partire da un liderismo verde per far carriera: quello che ha fatto Chicco Testa che partito nel 1980 da presidente di Legambiente si è trasformato quasi in foglia di fico (verde per definizione) buono per tutte le stagioni e tutti i Consigli di amministrazione – e relative remunerazioni – in un percorso esemplare tra pubblico, partecipazioni statali e privati: lo troviamo dappertutto (vedi nota a piè di pagina*).
Prima di andare avanti voglio fare due premesse generali che chiariscano la mia posizione: qualunque atto un cittadini compia per la tutela dell’ambiente , dal raccogliere un mozzicone per strada o ripulire una spiaggia, va stimato, lodato e imitato; chiunque per risparmiare energia spegne le luci e tutti gli elettrodomestici che hanno una posizione stand by – consumi minimi – vanno considerati allo stesso modo.
Quanto al risparmio energetico, una delle missioni principali del nuovo Ministero della Transizione Ecologica, possiamo fare un discorso lunghissimo e mille considerazioni dai massimi sistemi alle ovvietà anche milanesi.
Se guardando una foto notturna dallo spazio vedrete l’Italia , ma anche il resto d’Europa, con uno sfavillio di luci, non vi fareste la domanda di quanta energia si consuma per illuminare il cielo? Il tutto all’insegna delle “città rutilanti”. Tanto per dirne una.
Continuando nei “de minimis”: perché a notte fonda tante luci inutili accese sui cartelloni pubblicitari? Perché un grattacielo di CityLife deve avere dei marcapiano sempre illuminati? Perché non si sanzionano negozi e grandi magazzini dalle cui porte sempre aperte d’estate esce un soffio gelido? Perché un regolamento comunale non sancisce che la differenza tra temperature esterne e interne, come indicato dall’INAIL, può essere al massimo di 5-7 gradi per evitare quello che viene detto shock termico?
Ora una domanda insidiosa: quanta energia serve per pompare fino all’altezza di 100 metri l’acqua di irrigazione del verde verticale?
E già che ci siamo parliamo un po’ del verde in città e ancora di Sala.
Come per chi raccoglie mozziconi o spegne le luci, chiunque pianti un albero, in città o fuori, va lodato, sostenuto, ringraziato, anche perché si è arruolato nella banda partigiana dei resistenti che combatte chi gli alberi invece li taglia.
Chiariamo una cosa: queste piantumazioni hanno poco a che vedere con la qualità dell’aria, sono invece uno strumento efficacissimo nel dare spazi verdi ai cittadini per allargare il proprio habitat domestico, per ristorare la vista, per portarvi i figli piccoli, per i famosi pensionati che leggono il giornale, per le chiacchiere dei ragazzi: ” l’è giammò quajcòss”, it is already something, tradotto in lingua comunale milanese. Per farmi capire.
Ma torniamo al candidato sindaco verde.
Gli crederemo solo se prenderà pubblicamente posizione sulle tante questioni controverse milanesi in materia di urbanistica e se ci farà capire bene che cosa intende per Transizione ecologica: iniziative, progetti, costi, date di inizio e fine, e tempi della rendicontazione nel durante.
La transizione ecologica piace a tutti, destra e sinistra ma come tutte queste cose comporta costi, rischi, scelte che favoriscono alcuni e penalizzano altri: si capirà, vedendo quello che farà Sala, da che parte sta.
Qualcuno avrebbe voglia di chiedergli con quali assessori. Io l’ho già fatto da queste pagine tempo fa. Non pretendiamo che ce lo dica subito ma certamente al momento del ballottaggio e questo dovrebbero saperlo i cittadini che intendono votare per lui ma anche i partecipanti alle liste civiche: la lista dei futuri assessori è la prima verifica sulle sue intenzioni reali
Al momento del voto ci troveremo di fronte a tante liste, la scelta sarà ampia e sarà difficile capire le differenze ideologiche tra le varie liste in appoggio a Sala ma è chiaro che chi le promuove spera di entrare in Consiglio comunale. Forse saranno troppe e l’aspettativa di riuscire ad andare in Consiglio deluderà molti.
Se si vota per una lista”indipendente” o lo si fa per semplice adesione ideologica o lo si fa sperando che raggiunga una percentuale tale da costringere il candidato sindaco a trattare per una alleanza elettorale in cambio di ottenere almeno un posto in Giunta. Una prospettiva da non scartare.
Staremo a vedere.
Luca Beltrami Gadola
*) Dal 1994 al 1996 è stato presidente del consiglio di amministrazione di ACEA, Azienda Comunale Energia e Ambiente del Comune di Roma. Nello stesso periodo è stato membro del CNEL (Consiglio Nazionale Economia e Lavoro) e presidente CISPEL (Confederazione Italiana dei Servizi Pubblici).
Dal 1996 al 2002 è stato presidente del consiglio di amministrazione di Enel e membro del consiglio di amministrazione di Wind. Durante la sua presidenza, Enel è stata parzialmente privatizzata con un IPO del valore di 15 miliardi di euro ed è stata fondata Wind, il terzo operatore mobile italiano. È stato inoltre membro dell’Expert Advisory Committee dello European Carbon Fund e presidente del comitato organizzativo del 20º Congresso Mondiale dell’Energia, promosso dal WEC-World Energy Council e che si è svolto a Roma dall’11 al 15 novembre 2007.
È stato membro del consiglio di amministrazione del gruppo Riello (sistemi di riscaldamento) dal 2002 al 2004. Dal 2002 al 2005 è stato membro dello European Advisory Board di The Carlyle Group (Private Equity), presidente del consiglio di amministrazione di S.T.A. S.p.A. (Agenzia per la Mobilità del Comune di Roma) e presidente del Kyoto Club. È stato inoltre presidente, fino al 2008, della società Roma Metropolitane, appartenente al Comune di Roma, volta allo sviluppo della rete metropolitana.
Dal 2004 al 2012 è stato Managing Director di Rothschild Italia.
Chicco Testa è Board Director di Telit Communications Plc; presidente di Sorgenia Spa; presidente di E.VA Energie Valsabbia; vice presidente di Idea Capital Funds SGR; presidente di Fise Assoambiente. Dal 5 luglio 2012 al 13 maggio 2016 è stato presidente di Assoelettrica.
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