15 marzo 2021

MILANO: VERSO UNA METROPOLI A BASSA ENTROPIA

Un’agenda per il futuro Sindaco metropolitano


PREMESSA

Secondo Jeremy Rifkin ogni momento rivoluzionario è generato da un cambiamento del regime energetico il quale richiede un nuovo alfabeto, in quanto, nel tempo, evolvendosi i regimi energetici verso sistemi sociali più complessi, che permettono di mettere insieme più persone diverse, si da origine a civiltà più complesse.

La vera mano invisibile di questo processo è l’empatia, perché civiltà più complesse fondate sulla diversità devono creare nuove abilità per sviluppare capacità individuali e collettive diverse, a cui tutti devono conformarsi. Questo processo genera una sorta di nuovo tessuto sociale integrato, nel quale l’empatia è la cosa che ci permette di dilatare la nostra sensibilità verso l’altro, in modo che si possa andare verso entità sociali più grandi.

Così lo sviluppo di civiltà sempre più complesse porta alla concentrazione di un’alta diversità di persone e a nuovi sistemi d’informazione che generano nuovi modelli di organizzazione fondati sulla dilatazione del sistema nervoso (centrale e periferico) della società e la mano invisibile dell’empatia permette modalità sociali più ampie, ma con livelli di entropia sempre più elevati.

Oggi siamo in un mondo connesso globalmente, dove possiamo empatizzare grazie ai progressi registratisi negli ultimi 50 anni (ad es: il diritto di voto alle donne, l’empatia verso i disabili, il riconoscimento dell’uguaglianza di genere, colore, religione, il riconoscimento dei diritti delle minoranze, ……), ma dovremmo essere ugualmente consapevoli che potrebbe essere arrivato il momento della nostra estinzione, se non arriveremo in tempo ad estendere la nostra empatia alla coscienza della biosfera, nel momento in cui siamo al culmine di una nuova convergenza energia – informazione.

Negli ultimi 30 anni abbiamo avuto una rivoluzione dell’informazione impressionante, grazie ad apparati miniaturizzati ed ubiqui (dal personal computer ad internet, alla connessione Wi-Fi).

L’informazione attuale è molto diversa dall’informazione di prima generazione guidata dall’elettricità, che era dall’alto verso il basso grazie al telegrafo, al telefono, al cinema, alla radio e alla televisione. La rivoluzione attuale delle ICT è open source, peer-to-peer e orizzontale, la sua parola chiave è ‘distribuito’, così due miliardi di persone grazie a un piccolo utensile che sta nel palmo di una mano possono inviare il proprio testo audio e/o video a tutti gli altri due miliardi, contemporaneamente, alla velocità della luce, con più potere rispetto alla centralizzata BBC, e tutto questo è successo negli ultimi 15 anni.

Dobbiamo essere consapevoli che la rivoluzione dell’informazione distribuita è oggi convergente con un nuovo regime energetico di energia distribuita. Quando la comunicazione distribuita converge con l’energia distribuita, dobbiamo fare lo sforzo di correlare questa convergenza con la coscienza verso la biosfera. Il risultato è la rivoluzione della bio-produzione.

Questi sono i principi per ripensare la nostra comunità metropolitana, per far riemergere la nostra socievolezza empatica, in modo da poter ripensare le istituzioni e preparare le basi per nuovi livelli di sviluppo empatico.

QUALCOSA NON HA FUNZIONATO

La questione della rivoluzione dell’informazione distribuita è affrontata con grande anticipo dalla metropoli milanese grazie a “Lombardia cablata” (1989), ricerca operativa promossa da AIM e sviluppata in modo collaborativo da Regione Lombardia, Comune di Milano e Imprese di TLC.

Siamo all’epilogo del racconto di Pierre George “La metropoli intersezione di tante vie-di terra e d’acqua”, fondato sulla relazione lineare tempo spazio trova la sua conclusione nel Progetto Passante, “Lombardia cablata” avrebbe dovuto essere l’avvio di un nuovo racconto, quello della metropoli come ‘macchina che apprende’, frutto dell’intersezione di flussi fisici e immateriali generati dalla sinergia tra materia-energia-informazione, secondo i principi della cibernetica, nella quale l’organizzazione dello spazio avrebbe dovuto essere per ecosistemi e le relazioni avrebbero dovuto funzionare per feed back.

Per questo occorreva un nuovo alfabeto, ma l’ambiente culturale non è stato sensibile a questa esigenza, ha continuato con l’approccio lineare, preoccupato di difendere i propri silos, dai quali presidiare le proprie fette di sapere.

Senza un alfabeto con cui affrontare la rivoluzione dell’informazione la storia recente di Milano si può narrare come una irresponsabile corsa verso un consumo di risorse ad alta entropia, che non ha tenuto conto della capacità di carico del territorio, soprattutto riguardo alla perdita di biodiversità e al peggioramento della qualità dell’aria.

La metropoli lombarda è stata così il motore di una gestione del suo territorio come sistema bio-economico a ciclo aperto, con un abnorme carico ambientale, generato dall’iper sviluppo fondiario innescato dalla dismissione di aree funzionali alla Milano industriale (aree industriali+scali) il cui riutilizzo supera di gran lunga la capacità di carico e in cui si insediano le nuove economie ‘dei flussi distribuiti’, sul cui funzionamento mai si occuperà la politica e poco la cultura.

E’ mancata la spinta sociale per una nuova governance che, grazie al nuovo alfabeto cibernetico, sarebbe stata in grado: 1_di comprendere la struttura complessa del sistema ambientale, economico e sociale 2_di avviare le indispensabili politiche adattive, capaci di affrontare un’epoca di cambiamenti dirompenti.

Questo è il problema, ma questa è la chiave per avviare un’opportuna politica di rigenerazione metropolitana, resa possibile dal Green Deal e rafforzata dal Recovery Fund.

ALLA RICERCA DI UN NUOVO ALFABETO

Oggi abbiamo la possibilità di impostare una politica metropolitana a bassa entropia grazie al contributo del Green Deal rafforzato dal Recovery Plan. Lo sviluppo operativo di questi programmi è documentato da una serie di qualificati contributi che costituiscono il punto di partenza per avviare politiche nella direzione della gestione responsabile delle risorse. Fra questi contributi ricordo: le relazioni operative della Commissione europea e le ricerche “Una bussola per il cambiamento di sistema per salvaguardare i beni comuni” (Club di Roma) ed Economia della biodiversità – Dasgupta Review (Ministero del Tesoro del Regno Unito), Accelerating America’s Pledge (Presidente USA Joe Biden) e Delta Urbanism ( Journal of Delta Urbanism).

Dai documenti Commissione UE, si evince:

  • l’urgenza (eufemismo, si dovrebbe dire l’obbligo, se vogliamo rispettare gli accordi di Bilancio 2021-2027) dell’attuazione delle riforme, in particolare quella della pubblica amministrazione, superando l’organizzazione per silos (una vera e propria rivoluzione);

  • la priorità della concentrazione degli interventi nella regione padana, a conferma che ci troviamo di fronte a una sindemia (somma dell’emegenza sanitaria,ambientale e culturale), di cui le autorità nazionali e regionali dovrebbero dopo due anni prendere finalmente atto;

  • gli interventi devono essere in simmetria con il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (ancora li, dopo 30 anni dalla conferenza di Rio) ed sono organizzati in 6 pilastri: a) transizione verde, b) trasformazione digitale, c) crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, d) coesione sociale e territoriale, e) salute e resilienza f) politiche per la prossima generazione, l’infanzia e i giovani,

  • gli interventi necessitano di un’alta capacità manageriale della p.a, per costruire reti e per reperire risorse aggiuntive, infatti gli interventi non sono ‘ad eseguire’ ma ‘a scalare’ (e questo richiede un’altra riconversione epocale della p.a),

  • salvo che per i documenti ufficiali della Commissione, tutti gli altri, sono co-prodotti con Fondazioni – da cui dovrebbero derivare alcune riflessioni su: reset del ruolo di Fondazione CARIPLO e significato (strategico?) della collaborazione del Comune di Milano con Fondazioni USA;

Tutti i documenti della Commissione sottolineano che non ci troviamo di fronte a un problema di ripresa ma di cambiamento di sistema per salvaguardare i beni comuni, sono informati quindi al principio dell’urgenza della tutela del patrimonio biologico.

Il principio dell’urgenza della tutela del patrimonio biologico da luogo a un modello di sviluppo, definito principalmente dai contributi del Club di Roma (Una bussola per il cambiamento di sistema) e di Partha Dasgupta (Dasgupta Review), le cui linee principali sono:

LO SVILUPPO HA UN LIMITE DATO DALLA CAPACITA DI CARICO DEL TERRITORIO

Tra il 1992 e il 2014 il valore del capitale fisico prodotto è quasi raddoppiato, quello del capitale umano è aumentato del 13%, mentre il valore stimato del capitale naturale è diminuito di quasi il 40%. E’ evidente l’urgenza di una contabilità che registri oltre che i flussi di capitali i flussi di risorse naturali, in un quadro di rilevazioni della crescita economica che dovrà avere un asintoto superiore dato dalla capacità di carico del territorio. L’obiettivo è di rientrare nei ‘confini planetari’, che sono dati da: 1) Cambiamento climatico, 2) Perdita di biodiversità, 3) Interferenza con i cicli del fosforo e dei nitrogeni, 4) Riduzione dello strato dell’ozono, 5) Acidificazione dei mari, 6) Uso dell’acqua, 7) Cambio d’uso della terra, 8) Carico di aerosol nell’aria, 9) Inquinamento chimico;

PER GENERARE SVILUPPO SENZA INCIDERE SUI “CONFINI PLANETARI” OCCORRE PROCEDERE SECONDO LA REGOLA DEL DISACCOPPIAMENTO

Per generare sviluppo senza incidere sui “confini planetari” occorre procedere secondo la regola del disaccoppiamento, mantenendo costante il capitale naturale ed aumentando l’efficienza nell’uso del capitale fisico. Questo implica il passaggio da un’economia di sottrazione di materia a un’economia biocompatibile. Obiettivo difficile da raggiungere perché calendarizzato dal 1991 (Conferenza di Rio) doveva articolarsi in un periodo di razionalizzazione dei processi (entro il 2000, con l’applicazione dei principi del metabolismo), cui dovevano seguire radicali investimenti per passare ai sistemi biologici. Ma dopo 40 anni siamo ancora al punto di partenza;

ORGANIZZAZIONE DELL’ECONOMIA PER ECOSISTEMI

Operativamente emerge la necessità di abbandonare la logica di sviluppo per settori a favore di un’articolazione per ecosistemi, fondata sui bisogni della società, avendo come riferimento obiettivi e standard dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Si da così avvio a un funzionamento dell’economia sinergica con quello degli ecosistemi naturali.

Gli ecosistemi economici, tenendo conto del ragionamento di Rifkin e delle elaborazioni del Club di Roma dovrebbero essere ricondotti a:

1_ecosistema dell’informazione distribuita, da cui dipende l’aumento delle capacità dell’uomo (informazione, istruzione, sistemi neuronali civici);

2_ecosistema dell’energia distribuita, comprendente la produzione da rinnovabili, lo stoccaggio di energia, le smart grid,

3_ecosistema della biosfera, da cui dipende la sopravvivenza (biodiversità + il ciclo del cibo + ciclo della salute),

4_ecosistema delle esomacchine, comprendente il sistema degli involucri: tessili, mezzi di trasporto, edifici + beni strumentali per produrre e vivere.

PRIORITA’ ALLA RIORGANIZZAZIONE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E DEL SAPERE

Queste grandi trasformazioni hanno il presupposto della rigenerazione del sistema del sapere e dell’organizzazione proattiva, adattiva e scalare della pubblica amministrazione.

L’ecosistema del sapere è soggetto a profonde trasformazioni a causa della rivoluzione dell’informazione distribuita, dalle politiche di long life e dai nuovi modelli commerciali. Tutti fattori su cui l’istruzione pubblica dovrebbe riflettere.

4 Un’agenda per una metropoli a bassa entropia o, se si preferisce, un playbook per il futuro Sindaco metropolitano

Pilastro 1: definizione dello spazio metropolitano

Occorre generare sinergie fra il confine definito da elementi amministrativi/funzionali e il confine definito dai flussi biotici, per cui il segno dell’acqua sarà il segno/valore di identità culturale della comunità metropolitana.

Lo spazio metropolitano sarà il frutto di una nuova cooperazione tra la biosfera del paesaggio indigeno, la tecnosfera dei sistemi urbani e l’infosfera delle relazioni immateriali. La sincronizzazione (di tempo, spazio, tecnologia e interessi) di questi elementi sarà al centro delle politiche metropolitane.

Questo implica il rinnovo delle infrastrutture cognitive: si dovranno approntare i data base che permetteranno l’interoperabilità con i sistemi biotici, si dovranno adeguare i sistemi di gestione delle infrastrutture della tecnosfera perché rispondano ai parametri delle convenzioni sull’ambiente, si dovrà attrezzare il sistema neuronale indispensabile per gestire lo spazio dell’infosfera.

Pilastro 2. Promuovere l’alleanza padana per il clima

Per contenere la sindemia ed ottimizzare l’efficacia delle politiche comunitarie occorre sviluppare politiche collaborative, anche con reti transnazionali

Pilastro 3 Incrementare la collaborazioni fra pubblici amministratori

ed ecosistema del sapere

La profonda incertezza sull’accelerazione e l’aggravamento di scenari estremi causati dalla sovrapposizione di crisi sanitaria, climatica, economica, di capacità, specie nella manipolazione dei dati, pongono ai pubblici amministratori l’esigenza di raggiungere nuovi livelli di conoscenza per aumentare la loro capacità di comprendere il cambiamento e visualizzare scenari che possano guidare le transizioni verso a) la messa in sicurezza dei sistemi oggi in crisi, b) identificare nuovi ordini territoriali, sociali, tecnologici.

Pilastro 4 Organizzare il governo per piattaforme ecosistemiche. Attivare una serie di piattaforme collaborative che coinvolgono imprese di mercato e imprese sociali, condizione inderogabile per partecipare al Green Deal e accedere al Recovery Fund

Pilastro 5 Attivare politiche coerenti con la capacità di carico del territorio

I progetti devono essere coerenti con la capacità di carico del territorio metropolitano e padano, valutando oltre che il carico locale, anche il carico ambientale generato all’estero, per sviluppare politiche ambientali collaborative, specie con i paesi in via di sviluppo.

Pilastro 6 Ri-organizzazione degli ecosistemi produttivi. Il governo metropolitano dovrà contribuire alla riorganizzazione deli ecosistemi produttivi nella direzione della loro biocompatibilità. Ne esce il seguente quadro di cambiamento di sistema:

1_ecosistema dell’informazione distribuita, da cui dipende l’aumento delle capacità dei cittadini, premessa fondamentale per lo sviluppo. A questo ecosistema appartengono i campi di: ricerca/istruzione, sistemi neuronali civici, informazione.

Ricerca/istruzione: per la città metropolitana è prioritaria la riorganizzazione dell’ecosistema della ricerca e della didattica a tutti i livelli per adeguarla ai nuovi scenari scientifici, renderla attiva per l’intero ciclo di vita dei cittadini, renderla attrattiva con lo scopo di aumentare esponenzialmente l’importazione di saperi.

Occorre innovare il sistema ricerca-didattica metropolitano in una direzione transdisciplinare, che prenda in considerazione la pluralità delle culture della conoscenza che caratterizza la nostra società e la natura complessa e in continua evoluzione della realtà: interconnessa, con alti gradi di interdipendenza, di incertezze e di ambiguità.

Sistemi neuronali civici: la città metropolitana è chiamata ad offrire ai cittadini la declinazione pubblica della rivoluzione dell’informazione distribuita. Da questa declinazione dipende il processo di accumulazione e di distribuzione dei dati pubblici. Questo richiede nuove infrastrutture, fra cui la più importante è l’insieme degli apparati che formano il “sistema nervoso centrale pubblico” e la sua connessione con i centri periferici metropolitani.

Su questo tema siamo in grande ritardo e soprattutto esiste una notevole carenza di conoscenze. Ma se non si affronta questo argomento la democrazia muore, ovvio, per assenza di capacità di gestione del sistema.

I termini della questione: non si sa che fine abbia fatto l’Agenda digitale, abbiamo aperti i finanziamenti per l’ammodernamento delle reti, ma senza politica dell’informazione le reti sono un regalo ai privati, il sistema nervoso digitale è al centro delle politiche di rinnovo urbano (vedi Amsterdam, NYC, Singapore). Milano è sede per il sud Europa di Amazon AWS, il più grande fornitore di city brain mondiale, ma questo non ha indotto alcuna riflessione ‘politica’.

In questo campo mi sembra essenziale il tutoraggio del mondo politico, perché acquisisca un’adeguata consapevolezza su un campo veramente strategico.

Informazione: senza il rinnovo del sapere e delle infrastrutture è difficile parlare di informazione, in particolare di informazione distribuita. Essa è il motore della grande trasformazione della pubblica amministrazione da soggetto burocratico di controllo a soggetto proattivo dello sviluppo della metropoli (uno dei punti centrali del doc del Club di Roma). Un passaggio che deve attraversare importanti tappe adattative (ma con una certa rapidità, vista l’urgenza dei problemi sul tappeto), stimolerei la città metropolitana a fare scenari, ad esplorare i modelli esistenti, a sperimentare un’evoluzione empatica.

2_ecosistema dell’energia distribuita, comprendente la produzione da rinnovabili, lo stoccaggio di energia, le smart grid, E’ questo uno dei punti centrali del Green Deal, che delinea oltre che un’importante cambiamento nelle fonti di approvvigionamento, una eguale evoluzione delle infrastrutture urbane nella direzione di passare da un sistema gerarchico a uno ‘diffuso’ e integrato (anche con i sistemi di comunicazione).

3_ecosistema della biosfera, da cui dipende la nostra sopravvivenza in quanto comprende la biodiversità, il ciclo del cibo ed il ciclo della salute. E’ urgente una rappresentazione della città metropolitana in relazione alla sua capacità di produrre beni e servizi dalla natura, oltre che la valutazione del contributo della natura alla produzione del valore. Queste rilevazioni, già al centro del programma ONU-Millennium, sono indispensabili, per conoscere la struttura biotica della metropoli, al fine della sua rigenerazione. Con questa premessa si può ripensare il ciclo del cibo (Programma comunitario “from farm to fork”). Infine, è indispensabile una riflessione sul ciclo delle cure, in quanto abbiamo assistito al passaggio dall’idea della cura esclusivamente in ‘silos’ (l’ospedale) all’integrazione crescente ‘in residenza’, grazie alle nuove tecnologie.

4_ecosistema delle esomacchine, comprendente il sistema degli involucri: tessili, mezzi di trasporto, edifici e beni strumentali per produrre e vivere.

Se la progettazione metropolitana si fonda sulla coscienza della biosfera, resta da definire il ruolo delle risorse fisiche.

La chiave è offerta da Georgescu Roengen (e ripresa dallo critico dell’architettura Reyner Banham) quando osserva che l’uomo è l’unico animale che produce esomacchine (macchine esterne al corpo umano), che divenendo nel tempo sempre più ingombranti (o miniaturizzate ma divoratrici di energia) hanno contribuito in modo rilevante all’alta entropia, punto di inizio di questo racconto.

La chiave della nuova progettazione fisica metropolitana diventa così la riduzione dell’entropia grazie ad esomacchine a basso consumo di materia e di energia (o, meglio ancora grazie ad esomacchine biologiche), in perfetta simmetria con gli obiettivi della Convenzione di Parigi e, più in generale dell’Agenda 2030 per la sostenibilità.

La ridefinizione degli ecosistemi produttivi, coniugata con la rigenerazione urbana diventa così l’occasione per un progetto innovativo metropolitano in cui sono ripensati tutti gli involucri che accompagnano la vita dei cittadini:

  • l’involucro tessile, destinato a vestire il corpo (ed in prospettiva ad essere una componente importante degli edifici) diventa un sistema multifunzionale;

  • l’involucro dei mezzi di trasporto che, ad oggi, nella città metropolitana, non sono supportati da un’adeguata logistica delle merci (e questo è un progetto prioritario);

  • l’involucro degli edifici, che deve essere ripensato in relazione agli obiettivi della Convenzione di Parigi. Per gli edifici inoltre l’occasione delle risorse comunitarie deve prevedere una massiccia realizzazione di abitazioni per i ceti non solventi.

In sintesi questo articolo vuole essere un contributo aperto per pensare una città metropolitana coerente con il Green Deal: biocompatibile (rispetto alla materia), interoperabile (rispetto all’informazione e antropocenetica (rispetto all’ambiente), ossia rispettosa dei diritti di tutti i viventi.

Giuseppe Longhi

Relazione al gruppo di lavoro “Milano dopo la pandemia” del 10.3.2021



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  1. ChristianPotete riscrivere quanto segue in italiano? Grazie. "Milano è sede per il sud Europa di Amazon AWS, il più grande fornitore di city brain mondiale". Magari io non riconosco per vera l'affermazione, abbiamo un fornitore ci cervelli cittadini come può essere Arena per i polli in Veneto? Oppure è proprio il caso di finirla di usare l'inglese ad minchiam!
    17 marzo 2021 • 01:14Rispondi
  2. Giuseppe LonghiGentile Christian, per documentarsi su Amazon AWS veda: https://aws.amazon.com/it/what-is-aws/ https://aws.amazon.com/it/government-education/italy-digital-future/ Dal primo indirizzo può scaricare il rapporto Gardner che illustra con grande completezza la struttura dell'offerta dei servizi in cloud. Cordiali saluti, gl
    17 marzo 2021 • 10:36Rispondi
    • palomagatling"Mai dire "hai capito?", piuttosto "mi sono spiegata?" Cosi' ci veniva insegnato che la responsabilita' dell'incomprensione e' di chi parla, non di chi ascolta. Inoltre, l'utilizzo del gergo non e' mai buon segno—antilinguaggio? Risposta non professionale ne' cortese: virtu' capitali, specialmente in questo momento.
      29 marzo 2021 • 13:19
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