21 febbraio 2021

TRANSIZIONE ECOLOGICA A MILANO

Dite quel che volete ma non toccate i regali che abbiamo fatto ai privati


Le sue conseguenze del riscaldamento globale sull’ambiente, sulle risorse ambientali, sulla qualità e sulla speranza di vita, sono sotto gli occhi di tutti e non solo dagli schermi. La temperatura sulla Terra nell’ultimo secolo è aumentata di più di 1 grado, l’enorme estensione degli incendi che nel 2019 hanno interessato la California e l’Australia oltre alla devastazione ecosistemica hanno messo a rischio la vita degli abitanti del territorio, lo scorso giugno la Siberia ha raggiunto i 38 gradi. L’azione e gli interventi nelle sedi istituzionali internazionali, di Greta Thunberg e di milioni di suoi coetanei, hanno sollecitato i Parlamenti e i governi, a ogni livello, ad agire, subito.

Il parco MFO di Zurigo

La pandemia di Covid19 ha reso evidente la relazione tra le condizioni ambientali e la salute rendendo necessario un cambio di paradigma nel modello di sviluppo, nella produzione e redistribuzione di valore, nei costumi e nei consumi a partire dalle città. Città che, mette in guardia l’ONU, saranno abitate a metà del secolo da oltre il 70% della popolazione della Terra. La Commissione Europea ha imboccato con decisione la direzione dell’innovazione e della sostenibilità, un Green Deal cui si riferiscono Next Generation Europe, il Recovery Fund, F2F-Farm to Fork.  Per questo è vitale che le buone intenzioni pubbliche si traducano in politiche e scelte coerenti e concrete, accompagnando tutte le componenti sociali verso la transizione rigenerativa. Certamente tutto ciò costituisce una opportunità innovativa e occupazionale, è altresì evidente che questo cambiamento mette in discussione delle rendite di posizione e di mercato fondate sulle fonti di energia fossile.

Un esempio chiaro delle tensioni generate dal cambiamento ecosostenibile sugli equilibri del modello attuale è quello della strategia Farm to Fork per rendere i sistemi agro-alimentari “equi, sani e rispettosi dell’ambiente”. Oggi questi sistemi rappresentano circa un terzo delle emissioni globali di gas serra, consumano enormi quantità di risorse naturali, riducono la biodiversità e comportano impatti sulla salute. Tra i principali obiettivi della strategia F2F entro il 2030: dimezzare l’uso dei pesticidi in agricoltura e dei farmaci negli allevamenti, ridurre del 20% l’uso di fertilizzanti di sintesi, coltivare con metodo biologico almeno un quarto dei terreni, aumentare le aree naturali tra i campi coltivati.

A dispetto della Commissione UE e degli obiettivi stabiliti dal Green Deal, la riforma della Politica Agricola Comune-PAC, una delle voci più rilevanti del bilancio europeo, nel testo uscito dal primo esame di Consiglio e Parlamento UE, va soprattutto a sostegno dell’agroindustria, dell’agricoltura e degli allevamenti intensivi che fanno forte uso di fertilizzanti e fitofarmaci. Per questo è in atto una straordinaria mobilitazione di molte Università, delle associazioni più sensibili degli agricoltori e di quelle dei consumatori. In questo senso sono importanti gli indirizzi europei del Governo Draghi, così come l’organizzazione dei ministeri e l’attribuzione delle responsabilità nel Consiglio dei Ministri.

Così, coerentemente, insieme al Ministero della Transizione Ecologica è stato creato il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Per una sostenibilità ambientale e sociale nel Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica è significativa la partecipazione del Ministero del Lavoro. Il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Enrico Giovannini ha dichiarato all’Avvenire che “Dobbiamo arrivare alla decarbonizzazione con soluzioni avanzate ma condivise, sapendo che i tempi sono stretti e noi siamo indietro”. Per questo uno dei 5 team di esperti attivati dal ministro valuterà “l’impatto del Piano su dimensioni trasversali e in particolare su giovani, donne e Sud”, utilizzando il parametro “Benessere equo e solidale “. La transizione europea alla rigenerazione ecologica non è per nulla scontata, quindi, ma Greta e i suoi coetanei hanno una interlocuzione nella politica pubblica.

La dimensione globale del Pianeta Terra conosce una condizione determinata dalla natura delle dimensioni locali che la compongono e dalle relazioni con esse. Perciò se scendono al livello del ‘locale’ più prossimo, la regione e l’area metropolitana, le ragazze ed i ragazzi di Friday for Future non trovano altrettanto riscontro, se non simulato: questo è il problema.

Eppure tira una brutta aria a Milano, con concentrazioni di smog alle stelle, come denunciato dall’ARPA-Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente. Giovedì 18 febbraio le centraline dell’Arpa hanno registrato concentrazioni di polveri sottili oltre i limiti (fissati a 50 microgrammi per metro cubo), la media di Pm10 calcolata all’ombra della Madonnina è stata di 87.75 µg/m³. Non si è trattato di una giornata particolare, infatti nei primi 49 giorni del 2021 sono già stati registrati 10 giorni con valori di Pm10 oltre la soglia.

A livello nazionale ci sono possibilità di accesso a incentivazioni statali interessanti quali, ad esempio, le comunità energetiche, ai cui si accede con determinate caratteristiche impiantistiche, di produzione e di gestione. Invece la Regione Lombardia non ha in previsione alcuna incentivazione per l’installazione di impianti fotovoltaici in insediamenti produttivi. Eppure si tratta della regione che produce il 25% del PIL e che conosce insediamenti produttivi con emissioni importanti. La regione nella quale i bambini della città capoluogo detengono il record nazionale di affezioni alle vie respiratorie.

Beppe Sala, il sindaco della città capoluogo e della sua amministrazione metropolitana, durante un webinar organizzato dal Notariato Milanese e dalla Scuola di Notariato, ha comunicato che “Per un paio d’anni probabilmente” i tre milioni di persone, tra residenti, pendolari e turisti, che ogni giorno frequentavano Milano fino alla pandemia di Coronavirus “diventeranno tendenzialmente due milioni” per il crollo del turismo e la diffusione dello smart working.

Il sindaco Sala che a fine settembre aveva festeggiato il traguardo di 1.400.000 abitanti e, come aveva promesso sui social, ha offerto al nuovo milanese il caffè nel suo ufficio. Le magnifiche sorti e progressive di Milano, brand city post Expo e pre Olimpiadi, si fermano dunque… A quale domanda si dovrebbero offrire i metri cubi e i metri quadri della nuova edilizia prevista negli ex scali FS e intorno al nuovo stadio di San Siro, affidata ai fondi immobiliari con sede nei paradisi fiscali e a non si può sapere chi? Sala non vede oltre la cinta daziaria di Milano, eppure aveva caldamente accolto Greta Thunberg, ma proprio lei lo inviterebbe alla corrispondenza coerente tra dichiarazioni e sostanza. Al sindaco non mancherebbero interventi strutturali da avviare per una transizione rigenerativa di Milano città metropolitana. Vediamone alcuni.

I Parchi Regionali nascono in Lombardia come modello culturale finalizzato a rigenerare un territorio spesso compromesso. Dopo tanti decenni, il modello, che ha funzionato, dovrebbe interessare anche il resto del territorio regionale e non solo un insieme di isole. La Regione Lombardia non vede la necessità di una legge che riconosca e valorizzi la multifunzionalità dei parchi, con le caratteristiche della sostenibilità, della bellezza e della innovazione, un retroterra esemplare per tutto il territorio. Sarebbe necessario trasformare lo strumento, essenzialmente urbanistico, dei Piani Territoriali nei Piani Naturalistici Comunali, funzionali alla riqualificazione ecologica dei PGT. Un rovesciamento di prospettiva che, invece della residualità da salvaguardare e da isolare, apra la possibilità di una valorizzazione sostenibile e di una estensione qualificata. La Regione non vede, così come il sindaco della Città Metropolitana di Milano, che non ha fatto alcunché per coinvolgere i 134 comuni nella costituzione di una cintura verde metropolitana.

Del resto, non a caso i 5 referendum di Milano Sì Muove sono stati approvati dai soli milanesi residenti nella cinta daziaria perché la Città Metropolitana, sempre da Sala amministrata, non ha mai licenziato il regolamento attuativo per il referendum metropolitano. Così i cittadini di 133 comuni, che già non votano sindaco e consiglio metropolitani, non possono neanche prendere la parola con i referendum. Altroché i 15 minuti per raggiungere il centro di Milano, si accontenterebbero delle mezze ore sui mezzi pubblici, invece di aspettare e sperare nel loro arrivo. Uno dei 5 referendum milanesi proponeva di procedere gradualmente alla riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei Navigli milanesi sulla base di uno specifico percorso progettuale di fattibilità.

Lo studio affidato al Politecnico, chiedeva di valutare la fattibilità della “riapertura dei navigli” e della loro navigabilità. Il Politecnico ha proposto opere nell’ambito dei confini amministrativi del Comune di Milano. Una miopia che, per il tracciato presentato dall’amministrazione, è sembrata confermare perché il tratto della Cerchia interna di via San Damiano e via Senato un tempo era chiamato anche “il Naviglio aristocratico”. Eppure la riapertura alla navigabilità dei Navigli metropolitani milanesi avrebbe una funzione di rilancio dello sviluppo economico, di qualificazione territoriale e sociale, assolutamente sostenibile.

Si tratta di canali e Navigli compresi in un’area tra le più densamente popolate e con un patrimonio culturale, storico e paesaggistico tra i più importanti d’Europa. Il progetto europeo SWARE – Sustainable heritage management of WAterways Regions, per la valorizzazione sostenibile dei territori interessati dalle vie d’acqua, naturali e artificiali, cui partecipa la Città Metropolitana, ha proposto il completamento della rete di navigazione interna dal Lago Maggiore al Lago di Garda all’Adriatico e con il transito di merci, passeggeri e turisti, tra i laghi e il mare.

Un Sistema Idroviario, Locarno (Svizzera) – Milano-Venezia-Trieste, Koper (Slovenia), con una funzione paesaggistica, ambientale ed idraulica, sia per la regimazione delle acque che per la sicurezza idraulica per i territori del bacino interessato, nonché di approvvigionamento per l’irrigazione e per il trasporto delle merci. A fronte di una rete idraulica trascurata e deteriorata non servono soluzioni improbabili per piccole tratte. La realizzazione di una infrastruttura reticolare idraulica metropolitana, accompagnata dalla riqualificazione a verde ciclopedonale delle alzaie che la accompagnano e la affiancano, può portare i servizi e i prodotti ecosistemici dalle aree agricole alla città. Una relazione funzionale tra un sistema idraulico, per, regimazione, irrigazione, navigazione, aperto a nuove opportunità economiche, come produzione energetica, turismo, alimentazione, sport, cultura, ricreazione: una concreta realizzazione del Recovery Plan. Occorre alzare lo sguardo oltre la cerchia interna, occorre che lo sguardo sia lungimirante, occorre una visione. L’amministrazione comunale oltre la cinta daziaria sistema delle piazze e pianta alberi lungo tratte di tramvia, ma la Regione non vede la rete dei Navigli sotto Palazzo Lombardia.

Un valido modello, ampiamente sperimentato, sarebbe il “Contratto di Fiume” per programmazione negoziata, un percorso con il concreto coinvolgimento e la condivisione da parte di tutti gli attori. Un percorso di riqualificazione fluviale, con l’adozione di un sistema di regole caratterizzato da una serie di criteri: utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale e sostenibilità ambientale. Percorso partecipato? Utilità pubblica? Valore sociale e sostenibilità ambientale? Prospettive marziane, viste da Milano. I cittadini e professionisti del Comitato coordinamento San Siro hanno messo a punto un progetto fattibile di ristrutturazione dello stadio Meazza al costo di 300 mln.

Hanno così tolto ogni giustificazione per un nuovo stadio e un distretto terziario, commerciale e tempo libero, per 153.000mq, costo 1,2 MLD. Oggi il Comune riceve 10 mln annui per canone d’affitto dello stadio, che si ridurrebbero a 2 con il nuovo impianto più la cessione del diritto di superficie su tutta l’area interessata per 90 anni. Per i nuovi proprietari i ricavi a regime: 151 milioni dallo stadio e 51 milioni dal resto. Un “rendimento lordo incrementale” previsto tra il 6,3 e il 16 per cento. Il comitato ha chiesto di vedere la documentazione su San Siro consegnata da Milan e Inter al Comune di Milano in relazione alle trattative in corso tra i privati e il Comune di Milano. Quali privati? Non si sa.

L’amministrazione comunale ha espresso un diniego perché per lei il comitato dei cittadini non è un soggetto “portatore d’interessi” che abbia titolo per conoscere le trattative in corso tra i privati e il Comune di Milano. “L’ostensione di documenti contenenti informazioni di natura commerciale e industriale, quali gli elementi costitutivi del Piano economico-finanziario e le altre informazioni tecniche del Progetto di fattibilità” per i funzionari della Direzione urbanistica “determinerebbe la compromissione dell’altrettanto rilevante diritto alla riservatezza”. Ciapa sù

L’ecologia chiede coerenza e una verifica di efficacia, così l’Europa, per fortuna.
Fiorello Cortiana



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  1. Antonello BoattiFiorello Cortiana nel suo articolo “Transizione Ecologica a Milano” sostiene che chi ha redatto lo studio di fattibilità per la riapertura dei Navigli e loro navigabilità sarebbe stato “miope” limitandosi a proporre opere dentro i soli confini comunali di Milano invece di inserire il progetto in uno studio più vasto dai laghi Maggiore e di Como sino al mare Adriatico ( il lago di Garda citato nello scritto non c’entra affatto). In realtà chi scrive ha coordinato quel gruppo di studio e può affermare con sicurezza che l’incarico del comune (svolto a titolo gratuito) riguardava la riapertura dei Navigli Milanesi nell’ambito della riattivazione del sistema complessivo dei Navigli e della sua navigabilità. Il gruppo incaricato ha svolto il lavoro tra giugno 2013 e aprile 2015 e ha trattato sia la questione specifica della riapertura dei Navigli nella città di Milano come il più ampio sistema alla scala regionale e interregionale. Come si può facilmente leggere con una semplice ricerca online ad esempio sul sito: re.public.polimi.it › retrieve › handle STUDIO DI FATTIBILITÀ PER LA RIAPERTURA DEI NAVIGLI si apprende che lo studio dedica al tema della riattivazione del sistema complessivo dei Navigli circa 120 pagine e una decina di tavole esplorando lo stato della pianificazione, lo stato di fatto, le caratteristiche idrauliche dell’intero sistema suddiviso in Naviglio Grande, Pavese e Martesana evidenziando infine anche i principali nodi e problemi da risolvere per la navigabilità complessiva del sistema. La ricerca, dedicandosi poi alla parte milanese dei Navigli, non si limita affatto al naviglio “aristocratico” tra via San Damiano e via Senato citato in modo improprio dall’autore dell’articolo ma si estende da Cassina de’ Pomm alla Darsena collegando così progettualmente le periferie col centro della città. Infine il Comitato Scientifico per la riapertura dei Navigli di cui sono coordinatore si è fatto promotore di un incontro con tutti i Comuni interessati dal Naviglio Martesana per affrontare insieme a Città Metropolitana proprio il tema che sembra caro anche all’autore dell’articolo di un sistema idroviario dalla Svizzera all’Adriatico con il transito di merci passeggeri e turisti fra i laghi e il mare.
    3 marzo 2021 • 11:25Rispondi
    • Fiorello CortianaAntonello, mi scuso se non sono stato chiaro: la miopia era riferita al committente responsabile, cioè al sindaco di Milano che è, automaticamente per la legge 56/2014 Del Rio, anche il sindaco metropolitano.
      3 marzo 2021 • 14:47
  2. Franco PugliaL'ecologia va ripensata. Decarbonizzazione? Supponiamo di si; supponiamo che si smetta di bruciare carbone e petrolio al 100% su scala planetaria. Supponiamo di riuscire a controllare totalmente tutti gli incendi boschivi, dolosi e naturali, e ad eliminare con multe da capogiro il consumo di legna in stufe e caminetti. Ed il mondo vegetale dove dovrebbe andare a prendere la CO2 indispensabile alla sua vita, una volta consumata la poca CO2 disponibile (0,04%) ? A nessuno sorge il dubbio che tutto il petrolio e carbone fossile abbiano origine da un mondo vegetale di milioni di anni fa che lo aveva sottratto ad una atmosfera ben più carica di CO2, in un pianeta non desertificato ma ricoperto di rigogliose foreste? Certo, se Marte, con il suo deserto, è il nostro obiettivo "ecologico", allora va bene così.
    16 marzo 2021 • 15:17Rispondi
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