24 gennaio 2021

RIQUALIFICAZIONE DI VIA AMPÈRE

Un’occasione mancata di depavimentazione


Da alcuni mesi, in via Ampere a Milano, un cantiere è aperto per manutenzione ai marciapiedi e ricostruzione degli spazi alla base degli alberi (che erano stretti, e che stretti rimarranno: ma non è di questo che voglio parlare). Via Ampere è una lunghissima via in Zona 3 (Città Studi), a unico senso di marcia con sosta in linea su ambo i lati (che puntualmente diventa a lisca di pesce occupando i marciapiedi tra un albero e l’altro e pure invadendo lo spazio green alla base delle piante).

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Il giovedì è giorno di mercato. Da anni si parla di consumo di suolo invitando le amministrazioni comunali a fermarlo, ma poco o nulla si ottiene. I sindaci dicono dicono, ma alla resa dei conti poco o nulla fanno. La regione Lombardia ha approvato una legge (la L.R. 31/2014) che non produce alcun risultato apprezzabile, ma poiché nessun sindaco protesta vivacemente, dobbiamo pensare che sta bene a tutti.

Nel PGT del Comune di Milano (approvato con delibera n. 34, Seduta Consiliare del 14.10.2019), il comune sostiene di aver fatto scelte innovative sul lato ambientale e di aver ridotto l’indice di consumo di suolo di 4 punti percentuali rispetto al piano Pisapia: in parte è vero, bisogna riconoscerlo, sebbene non siano tutte ‘rose e fiorì.

Tra le scelte innovative e interessanti del PGT vi è la depavimentazione (Piano delle Regole, art. 10 Sostenibilità ambientale e resilienza urbana, punto 5) ovvero la rimozione di asfalti e pavimentazioni cementizie impermeabili al fine di guadagnare superfici di suolo libero.

Senza entrare nei dettagli, è chiaro che la depavimentazione è un’azione sostenibile. I suoli urbani (tecnicamente: antrosuoli e tecnosuoli) hanno un gran bisogno di libertà, perché sono i peggiori nella grande famiglia dei suoli: sopra di loro incombe uno strato impermeabile che li asfissia e agonizza fino ad ucciderli. Ricordo che il suolo è una risorsa delicata e cruciale, ad esempio, per la biodiversità e per una serie di servizi ecosistemici (tra cui la permeabilità delle acque) la cui garanzia è pure una risorsa finanziaria che fa risparmiare soldi alle amministrazioni pubbliche, come dimostrato dall’agenzia ambientale del governo italiano.

Pertanto, se un comune propone la depavimentazione siamo solo contenti. E siccome siamo abituati – ahinoi – ad accontentarci, saremmo contenti anche soltanto di migliorare di poco la situazione, liberando i suoli dalla loro tomba di asfalto e cemento e riattivando anche una sola funzione, la permeabilità. La depavimentazione potrebbe aiutare in tal senso. Non si arriva ad ottenere suoli di qualità, ma come dicono a Milano è meglio così piuttosto che nulla (proverbio che odio, manifesto al ribassismo).

In ogni caso la depavimentazione potrebbe essere pur sempre un’occasione per spiegare ai cittadini il nuovo corso ecologico di un piano urbanistico comunale. Quindi, accertato che la depavimentazione è una strategia sostenibile, che il Comune l’ha fatta propria, che il PGT la prevede, ci aspettiamo di vederla attuata in ogni situazione dove si presenta l’opportunità, diventando segno tangibile di cambiamento.

Se, invece, viene attuata solo da qualche parte o saltuariamente o dove non disturba le abitudini o solo a volte o dove viene bene per fare un po’ di propaganda green, allora andiamo in confusione e non capiamo più se la depavimentazione è una azione strategica a cui il Comune tiene o una cosa tanto per fare e dire che, sulla carta, si è sostenibili.

L’occasione della riqualificazione delle strade urbane è succulenta per la depavimentazione perché si potrebbe proprio desigillare tutto o buona parte dei marciapiedi: via Ampere poteva essere un caso scuola? Secondo me sì anche se sicuramente il Comune troverà mille e un appiglio per dire di no (ma spero di ricevere risposte ben argomentate dal punto di vista della sostenibilità e non imperative senza dimostrazioni).

Sempre ci sarà un qualche appiglio per non innovare sul lato ambientale. Ma nulla dovrebbe essere impossibile per una città come Milano che ‘non si ferma’, che vuole essere gemella delle città più green d’Europa (dove moltissimi marciapiedi sono permeabili o parzialmente permeabili), che ha messo in atto una super strategia per la resilienza, che si vanta di essere pronta a fare altri grattacieli verticali e pure dei ponti green con tanto di serre e boschi della biodiversità, che vuole combattere il cambiamento climatico, che dice di voler fare nuovi parchi (anche se pare con qualche asfaltatura di troppo come mi dicono in area Ticinello) e che sostiene di aver risparmiato suoli urbanizzabili al suo confine.

Se è pronta a fare tutte queste cose…sarà in grado anche di modificare in meglio un marciapiede. No? La strada è lo spazio pubblico urbano per eccellenza. Il più usato, il più guardato, il più vissuto.

Oggi le nostre strade sono spesso dequalificate e trasformate in immensi parcheggi dove ai pedoni sono lasciati spazi risicati per camminare implotonati. Migliaia di ricerche hanno dimostrato che quando le strade urbane diventano più gradevoli e adatte all’idea che i cittadini vi passino un buon tempo e non solo passino di fretta, costoro moltiplicano il loro tempo in strada: fantastico. Sarebbe pura sostenibilità sociale.

Dobbiamo riprenderci la strada, sgomberarla il più possibile dalle auto che occupano troppo spesso i marciapiedi nella Milano ‘sostenibile’. Vorremmo vedere le strade ridisegnate, depavimentate, vissute, belle. L’urbanistica tattica che il Comune ha messo in moto è sicuramente una buona tattica, appunto, ma sarebbe interessante se fosse l’inizio di una visione, di un nuovo corso che contagia tutte le zone di Milano e che io personalmente non vedo. Se quelle tattiche rimangono episodi belli ma circoscritti e timidi, temo che la festa finirà presto. Ed è un peccato urbanistico.

Ci serve cambiare tanto e non cambiare poco. Non ci serve fare qualcosa piuttosto che niente, ma ci serve fare tanto e impensabile fino a ieri. Al rogo il ‘piuttosto’. Con i vari lockdown che abbiamo subito, tutti noi abbiamo capito che passeggiare è vitale ed è un vero e proprio bene comune che comuni, regioni e Stato devono garantire ai cittadini con una intensità e una qualità ben maggiore di quanto fatto fino a oggi.

Dare spazio alla riprogettazione di strade, vie, viali, piazze, incroci sarebbe una enorme opportunità per rendere la città più sostenibile. Tante cose si possono fare, più di quelle che ci accontentiamo di vedere e ci dicono. Speriamo che le prossime riqualificazioni viarie siano più coraggiose e innovative, mettano in atto una depavimentazione vera e propria per dare avvio a un ridisegno sostenibile vero e proprio. Speriamo che gli amministratori siano abili nell’entusiasmare la gente, nello spiegare quante cose si possono fare con un marciapiede sostenibile. Speriamo che la mancata sostenibilità di via Ampere almeno ci abbia insegnato che si può fare di più e meglio.

Paolo Pileri

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  1. Andrea GiorcelliNon si può perché ci sono le automobili in sosta a lato del marciapiede e i passeggeri per scendere devono avere uno spazio pavimentato: tutto qui.
    3 febbraio 2021 • 02:19Rispondi
    • CarlastellaSi sarebbero potuti utilizzare blocchetti drenanti
      4 febbraio 2021 • 02:46
  2. walter moniciVia privata Albertini aveva una pavimentazione in asfalto molto vecchia che sui lati lasciava spazio a zone di erba. Lo stesso asfalto sottile era fessurato e permeabile. La pioggia penetrava nel terreno e non c'erano ristagni d'acqua. Due anni fa la hanno rifatta togliendo l'asfalto ma con un bel massetto di cemento armato sopra cui hanno posato dei mattoncini ad incastro simulando che siano permeabili mentre invece è tutto il contrario. Perchè hanno consentito di impermeabilizzare una strada permeabile? chi sono i tecnici che lo hanno permesso? perchè i politici non sanno nulla di cosa viene fatto concretamente?
    3 febbraio 2021 • 09:49Rispondi
  3. Daniela Da RivaE che dire di via Pacini? Diversi mesi fa, su Milano informarmi, si informano i cittadini che i lavori erano ivi terminati e, una foto mostrava gli spazi fra i due filari paralleli di alberi, senza auto, verdeggianti, con panchine disposte ai lati. Mi recai, tempo dopo nella suddetta via, e trovai solo il brevissimo tratto che da piazza Piola arriva a v. Bazzini era terminato (quello fotografato!), mentre tutto il tratto Bazzini-Lambrate, con cantieri aperti e stato disastroso.
    3 febbraio 2021 • 15:03Rispondi
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