3 gennaio 2021

2021: A MILANO SI FARÀ LA RIVOLUZIONE, ANZI NO

Movimento verde, un omogeneizzato per chi non ha denti


Il percorso dei “verdi” italiani è quello classico di una forza politica che si spacca, si divide, ma alla fine quando qualche loro rappresentante riesce a sedere su una anche irrilevante poltrona si accoda a chiunque gli mantenga il posto.

Mariani

Mancano pochi mesi alle elezioni amministrative e nel teatro della politica milanese iniziano ad alzarsi alcuni sipari che meritano una certa critica attenzione. Nel centro-sinistra, attori e comparse che a vario titolo, fuori e dentro le istituzioni hanno in qualche misura fatto politica in città, hanno annunciato il 23 dicembre con una diretta on line, letteralmente copione alla mano, il loro sostegno al secondo mandato per il sindaco: una recita ben orchestrata in cui ciascuno ha letto la propria parte per mantenere o conquistare un posto nella compagnia che ha governato Milano negli ultimi cinque anni.

A sostenere la ricandidatura di Sala si sono dunque ritrovati sotto lo stesso tetto ciò che resta di SinistraXMilano, E’Viva (?) e Sinistra Italiana, i dirigenti di quest’ultima già allineati da oltre un anno su questa posizione senza però aver mai consultato formalmente i propri iscritti in merito (lo faranno forse, a scelte fatte, con una assemblea il 3 gennaio).

Alla presentazione di “Milano Unita”, autodefinitasi “percorso per lavorare a una lista unitaria di sinistra che affiancherà il Pd “(promossa in particolare dal consigliere uscente Paolo Limonta , leader nel 2016 della lista SinistraXMilano – poi uscitone) si arriva ad affermare come “Milano abbia bisogno di una rivoluzione”, e che è necessario “voltare pagina

Con le abusatissime, e quanto mai buone per tutte le stagioni, parole d’ordine di civismo, ecologismo e progressismo parte dunque questo percorso che si somma alla lista già annunciata da Sala qualche giorno prima fatta di giovani under 35 (ennesima riproposizione di renziana memoria del dato anagrafico quale valore positivo in sé).

Viene da chiedersi, tutto questo ceto politico che ora rinnova il proprio sostegno al sindaco uscente e che allo stesso tempo dice di voler voltare pagina e fare la rivoluzione, dove stava in questi cinque anni? Quale contributo ha dato perché non si materializzassero tutti quegli aspetti negativi del suo dopato sviluppo immobiliare e che adesso invece si limita banalmente solo ad elencare?

In particolare coloro che nelle istituzioni, dal Senato della Repubblica, passando per il Consiglio Comunale fino ai Municipi, dichiarandosi a sinistra di Sala e che ora ne sostengono il secondo mandato, quale contributo hanno dato alla città perché alcune scelte dirimenti prendessero una diversa direzione? Nello specifico, i consiglieri comunali prodotti da SinistraXMilano la lista civica della quale Milano Unita sostanzialmente ne riprende le fila, come e cosa hanno votato in questi cinque anni in aula?

E’ bene che il lettore sappia che al di là delle parole e degli slogan , il prodotto di costoro , nella realtà dei fatti appare assai meno “rivoluzionario”: tutte le delibere di sostanza che hanno caratterizzato il governo della città, dagli Scali Ferroviari al Piano di Governo del Territorio, sino al nuovo stadio di San Siro, hanno visto questi attori perfettamente allineati al Partito Democratico, in alcuni casi partecipi dello stesso voto plaudente di Lega e Forza Italia; su questi temi nessuna importante obiezione è stata fatta in aula , nessun emendamento di particolare spessore che in qualche misura abbia potuto contribuire a correggerne la rotta è stato presentato e votato. Nulla.

E nulla hanno avuto da eccepire sullo spostamento delle Facoltà scientifiche della Statale ad Expo per coprirne i buchi finanziari, come nulla hanno obiettato al progetto caro al sindaco della finta riapertura dei Navigli (le cinque vasche) il cui esito principale sarebbe la valorizzazione immobiliare delle proprietà prospicienti a fronte di rilevanti problemi di mobilità.

E i molti cittadini impegnati sul territorio in battaglie (queste sì testimonianza di concreto civismo ed ambientalismo) da Città Studi a San Siro, dal Parco agricolo del Ticinello alla Goccia, per citarne solo alcuni, hanno potuto constatare la totale assenza proprio di coloro i quali nel 2016 sul “civismo” hanno costruito la propria carriera politica e che ora ci raccontano dei nuovi bisogni della città.

Forse che per questi rivoluzionari il civismo sia solo quello che plaude a suon di like ai render dei progetti di Catella su La Repubblica o su Urbanfile (all’uopo premiato nel 2020 con l’Ambrogino d’oro)?

Nel frattempo c’è gran confusione dentro ai Verdi milanesi.

Ricordiamo bene le assunzioni di principio prese dalla co-portavoce nazionale Elena Grandi che giusto a partire da un anno fa, il 2 gennaio ricorre appunto un anno dalla distruzione del Parco Bassini da parte del Politecnico di Milano; aveva chiesto in quell’occasione e senza mezzi termini al sindaco di affacciarsi su piazza Scala per “chiedere scusa” ai manifestanti annunciando poi la posizione di non sostenerlo per un secondo mandato.

Allo stesso tempo però sono iniziati il 21 dicembre degli incontri fra i vertici dei Verdi nazionali ed europei ed il Sindaco. Elena Grandi, a valle del primo incontro parla di “una interlocuzione interessante, di futuri possibili accordi” e alla domanda dell’intervistatore se ci sono punti sui quali i Verdi chiederebbero a Sala di fare dei passi indietro la risposta è “direi passi indietro, no”.

Davanti a cotanta amnesia, spunterà dunque per i Verdi un assessorato sicuro nella nuova Giunta?

Ma veramente la loro base militante è disposta a rinnegare tutto quanto detto e fatto sino a trenta giorni prima?

E’ una ovvietà affermare che la partita delle amministrative milanesi sia una partita di rilievo nazionale, un po’ meno immediato intravedere che, dietro a generiche affermazioni di principio, promesse rivoluzioni e cambi di rotta, provvidenziali amnesie, si stia di fatto autoriproducendo un ceto politico locale ben lieto di assolvere Sindaco e Giunta dalle proprie responsabilità in cambio di un irrilevante (questa consigliatura ce lo ha ampiamente dimostrato) posto al sole.

Gabriele Mariani



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  1. Annalisa FerrarioAhimè, tutto condivisibile, purtroppo
    6 gennaio 2021 • 09:46Rispondi
  2. PaoloSe gli elettori smettessero di votare per i partiti ed iniziassero a valutare e votare le persone serie e non i politicanti....allora, finalmente, avremmo una città migliore, più ordinata, efficiente e pulita.
    7 gennaio 2021 • 08:26Rispondi
  3. Paolo TafuroSono uno dei "dirigenti" di Sinistra Italiana. Non condivido la caricatura che Gabriele fa della discussione in corso nel partito da oltre un anno ma credo sia di nessun interesse per i lettori. Per questo ci tengo a rilanciare in positivo. Milano Unita nasce per tentare di rappresentare una proposta di discontinuità per il governo della città, il cui sviluppo è stato caratterizzato negli ultimi anni dalla crescita delle diseguaglianze sociali e dalla assenza di una politica determinate contro i cambiamenti climatici, anche prima dell'avvento della pandemia. Nei contenuti ho molta sintonia con quanto dice Mariani e con molti dei punti di vista che nel tempo sono stati qui pubblicati (da Consonni, Battisti, Camagni tra gli altri). Quello che mi divide da Gabriele è l'idea che la politica si faccia non con la sfida di progetti e conquistando consenso anche attraverso i risultati (anche quelli elettorali) ma cercandosi una posizione di rendita all'opposizione da cui reiterare le proprie ragioni e senza mai porsi il problema del perché queste idee non trovano l'ascolto sufficiente a cambiare le cose. Non penso che Sala voglia fare la rivoluzione ma penso che non possiamo fare finta di non sapere in quale clima bipolare si svolgeranno le elezioni a Milano. Per questo è necessario provare a spostare in un'altra direzione tutto il campo che si muove attorno a Sala. Sappiamo cosa "non" si deve fare (Gabriele meglio di me perché viene dall'esperienza di Sinistra X Milano mentre io, a esempio, allora ho votato Milano in Comune). Ora però il contesto politico è radicalmente cambiato. Oggi Sala e il PD vanno sfidati nel loro campo ma per riuscire è necessario che il "civismo" entri in campo, che faccia sentire la propria voce "politica" nell'afasia totale dei partiti che dovrebbero farlo. Il problema non è "spazzare via i partiti", perdonatemi, ma costruire dei soggetti che rispondano ai cittadini. Mi piacerebbe discuterne con Arcipelago Milano
    7 gennaio 2021 • 19:44Rispondi
    • gabriele marianiPaolo Tafuro pone una questione vera alla quale è doveroso, per chi fa politica, assumere una posizione chiara: si conta di piu' da dentro o da fuori? Sono certo che entrambi concordiamo sul fatto che la buona politica (più o meno efficace) si faccia con buoni programmi, buone persone ed in un contesto dove sia i primi che le seconde possono tangibilmente fare la differenza. Questi dieci anni di governo del centro sinistra a Milano però possono insegnare qualcosa a tutti noi. Condividendo una recente affermazione di noto un esponente del csx milanese, "le elezioni non devono essere una lavanderia" , credo che qualsiasi proposta politica che venga proposta ai milanesi nel 2021 debba onestamente partire da un'analisi libera e sincera delle scelte fatte da chi il governo della città lo ha agìto, almeno dal 2016 ed ora si ripresenta per una riconferma. Proprio perchè nel 2016 , come ricorda Paolo, ho fatto campagna dentro a SxMI (rammento anche di essere stato il secondo candidato più eletto a Milano nei Municipi) conosco bene il programma elettorale col quale SxMi si presentò alle elezioni. In questi anni ho constatato il disinteresse su temi dirimenti per chi, in consiglio comunale venne eletto da quella lista (l'accordo di programma sugli Scali Ferroviari ne è l'esempio piu' evidente). Quando affermo questo, sia chiaro, non mi riferisco alla inefficacia di azioni da essi intraprese ma cadute a causa della debolezza del risultato elettorale (ubi major, minus [dopo una strenua battaglia in aula] cessat), è mancato proprio in molti casi il contributo , quello che viene detto "pungolo". Nemmeno la punta di uno spillo. Sui temi da me citati nell'articolo, quanto ha contato la presenza di una lista cosiddetta civica di sinistra "dentro"? A me risulta Zero. Erano buoni i programmi? A leggerli direi di sì. Erano buone le persone? Giudichi il lettore. Quanto ha inciso lo stare "dentro"? Dai fatti che cito parrebbe proprio nulla. Seguendo con attenzione la presentazione di Milano Unita, a me è parso di rivedere qualcosa di già visto . Da qui la descrizione caricaturale che non voleva offendere certo i miei compagni di Sinistra Italiana, semmai richiamare alcuni di loro a non farsi triturare nella marea di belle parole e buone intenzioni , probabilmente funzionale ad assicurare il ruolo di protagonista sempre ad uno stesso attore. Quanto all'efficacia di chi , all'opposizione , sui temi da me citati, non ha MAI votato con il PD , Milano In Comune ed al Movimento 5 Stelle , credo sia un dato oggettivo che l'aver contribuito in questi anni a mobilitare i cittadini ad esempio sugli interessi finanziari sottesi dall'accordo sugli Scali Ferroviari, sullo Stadio , sulla finta riapertura dei Navigli (le cinque vasche) qualcosa lo abbia prodotto. E' dunque grazie a chi sta dentro o a chi (da sinistra) sta fuori da questa maggioranza se milioni di italiani hanno potuto vedere la faccia un po' imbarazzata di Sala davanti ad alcune basilari , quasi ovvie , domande poste dai giornalisti di Report? Se Sala (ce lo auguriamo tutti) desisterà dal fare qualsiasi passo per sostenere la proposta dei fondi immobiliari proprietari di Inter e Milan per la realizzazione del nuovo Stadio, almeno fino a dopo le elezioni, chi dovremmo ringraziare? Chi è stato dentro (e ora si ripresenta ancora per "pungolare" da dentro) o chi è stato fuori?
      8 gennaio 2021 • 20:12
    • Andrea VitaliIl punto è: meglio essere irrilevanti, ma al governo, o all'opposizione, ma con le mani libere? Vedo che anche Renzi ci sta ripensando...
      11 gennaio 2021 • 10:02
  4. Patrizia BindaA guardare il rilevante numero di Verdi presenti nelle istituzioni non mi pare proprio che si evinca che si accomodino su qualsiasi poltrona venga loro offerta. Hanno sicuramente altri difetti ma non questo, direi.
    10 maggio 2021 • 12:01Rispondi
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