17 novembre 2020
LETTERA AI LETTORI
Che fare?
Gentili lettrici e gentili lettori, ci siamo domandati negli ultimi giorni di cosa avremmo dovuto parlare su ArcipelagoMilano, pensando da un lato a quello che sta succedendo nel nostro Paese e nella nostra città e dall’altro cosa c’è in cima ai pensieri non solo dei nostri lettori ma dei milanesi tutti.
Ci siamo presi un breve pausa di riflessione per capire meglio e dunque in questo aggiornamento troverete solo il mio editoriale.
Siamo tempestati di dati sui contagi, sui ricoveri in terapia intensiva e sui morti. Siamo bombardati di interviste della serie “chi non è virologo alzi una mano”. Gli “opinionisti” di ogni tipo ci dicono la loro e i futurologhi fanno le previsioni più nere sul futuro: il competente pneumologo Sergio Harari, sul Corriere della Sera parla di una terza ondata che arriverà.
I giornali e la TV sono pieni di inchieste sul malaffare e la drammatica, spesso colpevole, realtà del servizio sanitario nazionale e territoriale, di tutte le disfunzioni del sistema e intercalando pagine di pubblicità di chi si proclama ambientalista o scopritore di elisir vari in mezzo con pagine di biografie di morti più o meno celebri o di storie di altruismo.
Poco si parla invece, e sarebbe utile farlo, di chi in questa situazione fa affari d’oro offrendo tamponi a semplice richiesta e a prezzi folli, mascherine, guanti, camici. Solo Milena Gabbanelli ne parla senza peli sulla lingua, peccato che raramente alle sue denunce segua qualche provvedimento di legge.
Visto che combattiamo una guerra contro il Covid 19, possiamo rispolverare serenamente quello che lo Stato italiano, belligerante, e pure la Svizzera, neutrale, fecero dopo la pace del 1918, istituendo una imposta sui “profitti di guerra” con un meccanismo semplice: tassare il maggior profitto fatto dalla aziende durante gli anni di guerra prendendo a base il profitto dell’ultimo anno di pace.
Non pensiamo solo al Recovery Fund o al Mes, andiamo a cercare i soldi da chi li ha fatti sulle disgrazie altrui.
Lasciamo da parte queste amare considerazioni e torniamo ai pensieri che i milanesi dovrebbero cullare per il futuro: non certo quelli di Fare Milano.
Questa ultima operazione di ingegneria del consenso non credo abbia dato i frutti sperati: 700 esperti consultati, 5 tavoli trasmessi in streaming e debitamente rilanciati su YouTube hanno generato 7.000 visualizzazioni sino ad oggi: 19 giorni. Nel nostro piccolo nello stesso periodo abbiamo avuto 24.000 visitatori.
Allora rischiamo in futuro anche noi di perdere lettori? Forse sì se continuiamo ad occuparci come fa il Comune di piste ciclabili, di piazze dipinte, di aiuole risistemate? Non ostante tutto non smetteremo di criticare l’assessore Maran che definisce la vendita dello Scalo Romana come la più grande trasformazione urbana di Milano mentre è la più grande svendita agli immobiliaristi di turno di un bene comune.
Così come non chiederemo ancora conto all’assessore Granelli della sua schizofrenia di strozzare la viabilità in città proprio mentre i cittadini optavano per l’auto pur di non contagiarsi o le Nord per la stessa ragione perdevano passeggeri.
Non chiederemo conto ai responsabili di tutto quel che hanno fatto in passato e che abbiamo criticato ma preoccupiamoci di chi gestirà il futuro , in altre parole, non guardiamo ai sintomi del male ma al male stesso.
Il male sta nelle istituzioni e nei loro apparati burocratici elefantiaci, istituzioni che non rispondono più alle esigenze del Paese e che non si rinnovano, che hanno accolto l’informatizzazione senza capirla o frenandola perché avrebbe messo in luce la loro inadeguatezza.
Il male sta nel modesto livello della classe politica (uffa!), sempre più abile nel perpetuarsi.
Lo diciamo tutti, tutti lo scrivono, tutti ce lo raccontano dagli schermi della TV, tutte le sere in trasmissioni che cominciano negli orari di massimo ascolto e che ci accompagnano fino a notte fonda per dirci cose che sappiamo.
E allora?
Ho chiesto agli amici autori che scrivono su ArcipelagoMilano di provare a fare qualche riflessione sui mali e non sui sintomi e su come contribuire a una sorta di “risanamento” del Paese e di Milano, mettendo da parte lo scoraggiamento che prende ognuno di noi anche solo guardandosi attorno.
Grazie a voi tutti per averci seguito sino ad ora e certi che lo farete anche in in futuro.
Luca Beltrami Gadola
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