17 novembre 2020

LETTERA AI LETTORI

Che fare?


 

Gentili lettrici e gentili lettori, ci siamo domandati negli ultimi giorni di cosa avremmo dovuto parlare su ArcipelagoMilano, pensando da un lato a quello che sta succedendo nel nostro Paese e nella nostra città e dall’altro cosa c’è in cima ai pensieri non solo dei nostri lettori ma dei milanesi tutti.

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Ci siamo presi un breve pausa di riflessione per capire meglio e dunque in questo aggiornamento troverete solo il mio editoriale.

Siamo tempestati di dati sui contagi, sui ricoveri in terapia intensiva e sui morti. Siamo bombardati di interviste della serie “chi non è virologo alzi una mano”. Gli “opinionisti” di ogni tipo ci dicono la loro e i futurologhi fanno le previsioni più nere sul futuro: il competente pneumologo Sergio Harari, sul Corriere della Sera parla di una terza ondata che arriverà.

I giornali e la TV sono pieni di inchieste sul malaffare e la drammatica, spesso colpevole, realtà del servizio sanitario nazionale e territoriale, di tutte le disfunzioni del sistema e intercalando pagine di pubblicità di chi si proclama ambientalista o scopritore di elisir vari in mezzo con pagine di biografie di morti più o meno celebri o di storie di altruismo.

Poco si parla invece, e sarebbe utile farlo, di chi in questa situazione fa affari d’oro offrendo tamponi a semplice richiesta e a prezzi folli, mascherine, guanti, camici. Solo Milena Gabbanelli ne parla senza peli sulla lingua, peccato che raramente alle sue denunce segua qualche provvedimento di legge.

mbgg092Visto che combattiamo una guerra contro il Covid 19, possiamo rispolverare serenamente quello che lo Stato italiano, belligerante, e pure la Svizzera, neutrale, fecero dopo la pace del 1918, istituendo una imposta sui “profitti di guerra” con un meccanismo semplice: tassare il maggior profitto fatto dalla aziende durante gli anni di guerra prendendo a base il profitto dell’ultimo anno di pace.

Non pensiamo solo al Recovery Fund o al Mes, andiamo a cercare i soldi da chi li ha fatti sulle disgrazie altrui.

Lasciamo da parte queste amare considerazioni e torniamo ai pensieri che i milanesi dovrebbero cullare per il futuro: non certo quelli di Fare Milano.

Questa ultima operazione di ingegneria del consenso non credo abbia dato i frutti sperati: 700 esperti consultati, 5 tavoli trasmessi in streaming e debitamente rilanciati su YouTube hanno generato 7.000 visualizzazioni sino ad oggi: 19 giorni. Nel nostro piccolo nello stesso periodo abbiamo avuto 24.000 visitatori.

Allora rischiamo in futuro anche noi di perdere lettori? Forse sì se continuiamo ad occuparci come fa il Comune di piste ciclabili, di piazze dipinte, di aiuole risistemate? Non ostante tutto non smetteremo di criticare l’assessore Maran che definisce la vendita dello Scalo Romana come la più grande trasformazione urbana di Milano mentre è la più grande svendita agli immobiliaristi di turno di un bene comune.

Così come non chiederemo ancora conto all’assessore Granelli della sua schizofrenia di strozzare la viabilità in città proprio mentre i cittadini optavano per l’auto pur di non contagiarsi o le Nord per la stessa ragione perdevano passeggeri.

Non chiederemo conto ai responsabili di tutto quel che hanno fatto in passato e che abbiamo criticato ma preoccupiamoci di chi gestirà il futuro , in altre parole, non guardiamo ai sintomi del male ma al male stesso.

Il male sta nelle istituzioni e nei loro apparati burocratici elefantiaci, istituzioni che non rispondono più alle esigenze del Paese e che non si rinnovano, che hanno accolto l’informatizzazione senza capirla o frenandola perché avrebbe messo in luce la loro inadeguatezza.

Il male sta nel modesto livello della classe politica (uffa!), sempre più abile nel perpetuarsi.

Lo diciamo tutti, tutti lo scrivono, tutti ce lo raccontano dagli schermi della TV, tutte le sere in trasmissioni che cominciano negli orari di massimo ascolto e che ci accompagnano fino a notte fonda per dirci cose che sappiamo.

E allora?

Ho chiesto agli amici autori che scrivono su ArcipelagoMilano di provare a fare qualche riflessione sui mali e non sui sintomi e su come contribuire a una sorta di “risanamento” del Paese e di Milano, mettendo da parte lo scoraggiamento che prende ognuno di noi anche solo guardandosi attorno.

Grazie a voi tutti per averci seguito sino ad ora e certi che lo farete anche in in futuro.

Luca Beltrami Gadola

 



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  1. AnnaCondivido di dividere e porre all'attenzione i progetti secondo ciò che costa e ciò che determina nulli o moderati impegni finanziari: penso al settore dei trasporti che, semplificando molto, comprende le "infrastrutture" (che costano, fin troppo e non sempre necessarie)e le politiche della "mobilità" (cioè dei flussi che scorrono sulle infrastrutture, dunque l'intelligenza ed il software del sistema) che possono essere pensate, guidate, regolate, quasi in assenza di costi, attraverso educazione su comportamenti, localizzazione di punti attrattori di flussi in prossimità di luoghi di grande accessibilità, regolazione dei tempi, normazione degli accessi e degli orari, incentivi a politiche virtuose, moderazione della velocità e messa in sicurezza di luoghi sensibili come scuole, piazze, spazi pubblici in genere, ecc.... E questo si può fare per "qualsiasi" settore di intervento,dalla scuola (nuova edilizia fomazione degli insegnanti) al verde (nuovi parchi e riabilitazione a verde di vecchi percorsi), ecc....
    21 ottobre 2020 • 15:08Rispondi
  2. marco.romano esteticadellacitta.itCaro Luca, sai benissimo che la burocrazia nasce da noi proprio dal proporre norme e progetti che contengono in se stessi conflitti praticamente insuperabili nel tempo della loro messa in pratica. Ma se io provassi a sostenere che molte norme sono in se stesse molto discutibili avrei un vasto successo di pubblico e di critica ma poco esito. E' il caso del mio libro ""Liberi di costruire" che molti considerano una voce autorevole per disinnescare i problemi che sai benissimo, libro spesso citato nei dibattiti pubblici per dimostrare che si può, ma senza che poi vi si dia seguito. Ecco qua. Marco Romano
    21 ottobre 2020 • 17:22Rispondi
  3. Paolo Alfonso Giorgio Alfonso CalzavaraGrazie Luca, chiaro e incisivo. Chi mai ti ascoltera'?
    21 ottobre 2020 • 18:04Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaNessuno. Non sono fortunato ho detto tante cose prima di altri. tante cose ho ascoltato e visto che oggi vedo riraccontate da chi non si è dato nemmeno la briga di leggere quel che allora si era scritto e che oggi ti raccontano con la stupita arroganza degli ignoranti.
      21 ottobre 2020 • 21:48
  4. DanieleNon sono esperto, su questo tema, non saprei cosa dire, penso che se impegnamo una cifra simile, prima ci sarebbero altre cose da proporre, ad esempio la ristrutturazione delle scuole, la sistemazione delle periferie abbandonate a loro stesse ecc. ecc. vi è una sola cosa che mi vede d’accordo, la creazione del luogo dove il Signor Sindaco Possa andare a fare un bagno, quando i molti lo mandano oggi, se ci sarà ancora dopo le urne.
    21 ottobre 2020 • 19:00Rispondi
  5. Luigi CorbaniOttimo articolo. Le giunte di sinistra degli ultimi dieci anni che cosa hanno dato alla città? qual è il segno distintivo della Giunta Sala? Il progetto della riapertura dei Navigli?
    22 ottobre 2020 • 13:08Rispondi
  6. Lucia PivaCome al solito caro Luca hai centrato il problema, ma avere spesso ragione non basta ! Grazie comunque per non aver mai cessato di evidenziare i problemi, suggerendo anche le soluzioni. Chissà mai che un giorno ti ascoltino….
    23 ottobre 2020 • 17:50Rispondi
  7. Alberto FerrariLeggo sempre con attenzione le considerazioni di Luca Beltrami Gadola e condivido pienamente un senso di smarrimento, impotenza e desolazione di fronte alla volontà di mantenere tra le priorità il progetto di riapertura dei Navigli. Emotivamente ne sono affascinato, ma immediatamente penso che (sempre che sia ben fatto) porterebbe vantaggi solo a residenti e proprietari di quella buona borghesia che “alla milanese” (sotto traccia) con sorniona pacatezza gestisce da sempre il potere e difende i suoi interessi anche se talvolta si sente intrigata da posizioni radical-chic con qualche merito sulla qualità della nostra Milano. Anche la memorabile frase di Luca Beltrami Gadola “si impegnano ad ascoltare ma non a rispondere” esprime pienamente e icasticamente -come credo di avere già scritto in altri commenti inviati ad Arcipelago- quella che è stata da anni la mia netta sensazione dell’atteggiamento già in parte espresso dalla Giunta Pisapia, “perfezionato” dalla Giunta Sala. Comunque sia il progetto dei navigli appare quasi paragonabile ad una volontà faraonica non tanto per il cospicuo investimento necessario (senza contare i costi indiretti che il progetto si trascinerà), quanto per una sorta di simmetria con la volontà tipica dei faraoni -appunto- di lasciare traccia di sè con realizzazioni “monumentali” che li ricordassero nella storia dei secoli a venire. Non devo neppure citare -nel merito del progetto- le varie e autorevoli voci di dissenso pacato, ma razionalmente perplesse che si sono levate negli ultimi anni, tra le quali anche quella del compianto Daverio che l’ha contestato con la sua consueta “originalità”. Sarebbe poi fin troppo facile ribadire quanto già detto e cioè che Milano ha molti altri ambiti di intervento ed esigenze che dovrebbero venire prima della riattivazione dei navigli. In qualche modo trovo che le parole di Luca Beltrami Gadola si possano affiancare per stile e buon senso alle esternazioni di cui Calenda ci ha fatto partecipi in questi ultimi mesi quando ha cercato di illustrare varie possibilità di gestione non trionfalistica, ma sicuramente efficace che forse avrebbero dato risultati diversi dal dramma epidemico in cui anche Milano oggi si trova. Insomma il quasi pessimismo cosmico che pare pervada anche Luca Beltrami Gadola quando si dichiara convinto che le sue saranno parole scritte sulla sabbia, parrebbe portare anche noi a credere che non solo non ci meritiamo, ma che proprio non riusciamo ad avere quelle figure dotate di sano pragmatismo e capacità gestionale che riescano a far ripartire Milano e il nostro paese senza illusioni, ma con quella tenacia, lucidità e serietà (milanese?) necessaria in questo frangente. Purtroppo -almeno per quanto mi riguarda- trovo che in questi mesi non siano mancate le parole (chiacchiere?), ma sicuramente è mancata la volontà da parte di chi ha importanti cariche istituzionali di intervenire e orientare verso direzioni migliori chi ha palesemente fatto non scelte o scelte sbagliate, sprecando così carisma e potere in operazioni di marketing politico senza restituire percorsi di rinascita intorno ai quali riaggregare quegli ancora numerosi cittadini che credono che dalle città (e da Milano, in particolare) si possa ripartire illuminando la strada da percorrere per tutto il paese.
    25 ottobre 2020 • 22:33Rispondi
  8. Danilo PasquiniRiaprire la fossa interna dei navigli a Milano. mi sbaglio o per un buon tratto della fosse il percorso della linea M4 ci sta già lavorando con qualche ritardo e qualche difficoltà CON LA PARTE DELLA CITTà COSTRUITA SULLE RIPE DELLA FOSSA? Ovviamente ad una profondità che va ben oltre quella teorica prevista per far correre l'acqua la quale potrebbe con il proprio peso e la propria sia pur debole corrente disturbare la sottostante galleria. Qualche anno addietro mi ero permesso ai margini di un incontro sul tema di avanzare questo dubbio ma qualche tecnico del mestiere mi sorrise ... Biscardini, presente, non disse nulla, pensoso. Penso di avere il diritto come cittadino di avanzare anche qualche dubbio come quello dei TEMPI DI ATTUAZIONE DELL'OPERA "MAGNA" come ha evidenziato Luca Beltrami Gadola nel suo fondo di oggi. Tempi cosiddetti "BUROCRATICI E - in parte - TECNICI, dei quali mi permetto di riproporre le mie osservazioni avanzate nel merito di progetti e opere conseguenti associandomi - per esperienza non lunga ma almeno trentennale - sui rapporti con la "macchina dei controllori di norme, decreti, avvisi alla popolazione etc." - a quanto ancora viene ricordato in questo numero di Arcipelago . Onore a chi ha proposto di rimettere l'acqua nel centro di Milano, Onore al desiderio di innovazione e ad una proposta per il futuro che riprende storie secolari. Quante volte abbiamo pensato passando per Francesco Sforza e altre strade della fossa ed anche in alcuni parlari al Politecnico riconsiderando la storia di Milano di oggi di ieri e di un domani in fieri per ora solo pensata in termini - mi si corregga p.f. - di CUBI E QUADRI da coprire ed erigere. Ho letto di quanto viene pensato di fare dello storico Lido di Milano, quello di Piazzale Lotto, dele opere che vedono consenziente l'amministrazione Comunale a quanto ci è dato di leggere sulla stampa cittadina. Non credo che le notizie di tal genere siano specchietti per le allodole. Val sempre la pena di pensar male, anche perchè un simile intervento in stretta prossimità al Galoppatoio centenario (celebre!) se attuato sarebbe come il becco di una tenaglia - insieme al paventato nuovo stadio e METRI CUBI di ca - che soffocherà una parte non solo storica ma caratterizzante la Milano di sempre con il quartiere dello sport. Ho combattuto a lungo per le periferie milanesi costruite già 80 e 90 anni or sono sempre più "fuori. Oggi le aree che sono state "aree di connessione tra centro storico e corona popolare" stanno rischiando troppo. Ricordo a tutti il pericolo per ora scampato dal QT8 sul quale qualche anno addietro si voleva liberalizzare il costruire nuovi metri cubi; e domani forse anche sulla Montagnetta? dp
    26 ottobre 2020 • 18:50Rispondi
  9. Patrizia AntonicelliCaro Luca, da ex milanese che non partecipa all’attuale sprofondo politico e al degrado cittadino che descrivi provo un enorme dolore nel leggere i tuoi editoriali che riflettono non solo l’abisso in cui stiamo tutti precipitando ma la caduta dell’ultimo baluardo, Milano. Purtroppo vivo a Torino che è peggio, con la sua aureola sabaudo-agnelliana ormai persa nei liquami del Po. Non so se è Milano ad essersi allineata allo scempio italico o viceversa ma come sovente ci mostra Report la Lega, Comunione e Liberazione e forse pure Craxi hanno contribuito a cambiare i connotati della città che entusiasmava. E non solo. Forse sto cercando di dire che è tardi per analizzare le ragioni o i soggetti che deturpano l’animo milanese contemporaneo. Forse i nuovi giovani che sanno studiare o hanno passioni, che siano politiche o ambientali, potrebbero risollevare la situazione, ma si lascia loro spazio? Milano fa parte di un universo mondiale decrepito e moribondo malgrado le nuove invenzioni, i successi in medicina e quant’altro. Magari ci sarà ancora una fase cinese che porterà nuove energie e ossigeno orientale. Ma i grandi temi, ambientali in primis, sono ormai avanti e ci travolgeranno. Forse una guerra spazzerebbe via tanto letame e permetterebbe di rinascere dalle ceneri? Dubito, vista l’esperienza post resistenziale ultima. La navigabilità di Milano e dintorni non mi sembra porti molto lontano. Scusa la mia negatività ma lungo il cammino ho perso la mia bella allegria. Per ora ognuno che riesca ancora ad avere un barlume di speranza non religiosa dovrebbe comportarsi come se quello che fa contribuisse a creare una società civile con un occhio al futuro. Perdonami se non sono propositiva né positiva. Almeno voi avete ArcipelagoMilano!
    18 novembre 2020 • 01:05Rispondi
  10. walter moniciNon so perchè ma tutto quello che è stato fatto per migliorare mi sembra che abbia peggiorato. Lo skyline di grattacieli, le piazze dipinte come un circo equestre, le zone pedonali che diventano movide, le piste ciclabili sballate o inutili, orribili palazzi modernisti al posto di decorosi edifici antichi, una darsena falsa come un allestimento fieristico, etc. Tutto falso, volgare, aggressivo, sciatto, privo di anima e memoria. Pisapia e Sala hanno distrutto Milano e non sarà facile salvarne quel che resta.
    18 novembre 2020 • 11:09Rispondi
  11. gianfranco pascazioCaro Luca, permettimi una provocazione un pò retorica. Il titolo del tuo editoriale rimanda a V. I . Lenin, e correndo il rischio di essere spernacchiato per il riferimento ad un movimento che i più danno per sconfitto dalla storia, provo a seguire le orme di quel testo ormai frequentato da rari reduci. Schematicamente Lenin parla di: libertà di critica, importanza della lotta teorica, spontaneità e coscienza di classe, agitazione politica, organizzazione dei rivoluzionari, lavoro locale e lavoro nazionale, e si domanda se possa un giornale essere un organizzatore collettivo. Questo al netto di altri argomenti legati all'ideologia e a quei tempi, su cui è bene stendere un velo pietoso. Allora al tuo interrogativo Lenin avrebbe risposto: continuare così e andare verso una fase nuova. Perché la critica serrata con cui Arcipelago ha pungolato, quasi sempre senza risposta, l'amministrazione è da un lato la ragion d'essere di un organo di informazione e dall'altro la spinta per continuare nell'opera. Un giornale, in particolare questo giornale, non fa leggi, non abbellisce la città, non decide come spendere i soldi pubblici. Ma é, e spero resti, una piazza in cui la discussione innalzi il livello dell'informazione dei cittadini. Dici che eravamo 24.000 a leggere la scorsa settimana. Non basta, siamo d'accordo. Ma occorre continuare a farsi sentire.
    18 novembre 2020 • 18:23Rispondi
  12. DanieleSarà il virus, sarà questa forzata vita tra quatto mura, sentire continuamente dire, e non sono matusalemme, sentire vecchio, vecchio, fragile, multi patologico... sono soltanto più rompiballe, petulante e critico su tutto ciò che mi circonda, poi mi convinco che questi momenti, portano a riflessioni che sono solo pessimistiche, ho provato a tenere spenta la TV, a leggere i giornali il giorno seguente l’acquisto, ma poco o nulla cambia, è diverso tempo che tra me e me divento più intollerante, il Sindaco Sala, il suo Assessore Granelli fanno a gara a chi si vede di più sui SOCIAL e non solo, questo è intollerabile, prima, tempo addietro erano invisibili ora ogni occasione è buona, arrivando a pubblicizzate le brioches del bar sottocasa, e portare pacchi dono agli indigenti, che fare beneficienza, che con i manifesti è deprimente e spiega il livello, che se invece di dare Euri per monopattini e biciclette, davano buoni acquisto a chi ne ha effettivamente bisogno, Leggo nell’Articolo del Prof. Gadola, una forma di solidarietà per chi veramente ha bisogno, SOLUZIONE OTTIMA già iniziano a parlare velatamente di patrimoniale, poi l’onda quando si trasformerà in tempesta, dovranno porvi rimedio, sempre che non fuggano all’imbrunire, anche se in questi tempi non vi sono molti luoghi in cui andare, questa mattina m’è capitato di passare dall’ex scalo Vittoria, mi chiedo, quando il prossimo Buon giorno Milano “ una Buona notizia” ?? Sarò populista, che visto come gira non è un’offesa, sarà da incompetente, ma poi quando gli onesti si incazzeranno, saranno dolori per tutti purtroppo.
    18 novembre 2020 • 19:11Rispondi
  13. Cesare MocchiCapisco e condivido la nobile idea di dare oggi un contributo di idee, a prescindere dagli errori commessi dai nostri governanti in passato. Ma non è facile. Ci sono temi, come lo smantellamento della sanità pubblica o dell'edilizia residenziale a canoni calmierati, che gridano vendetta. Anni e anni passati a segnalare che c'era un problema, e: niente. Nessuna risposta, nessun riscontro, se non qualche alzatuccia di spalle, avevano qualcosa di meglio a cui pensare. Ora, bisogna pensare a come andare avanti, ma ci vorranno decenni, nel vuoto totale di progetti e programmazione. E il primo tema da affrontare è: ci possiamo ancora fidare di questa gente? Li vedo belli abbarbicati alla poltrona, fieri del loro ruolo, pronti a ricominciare come prima. E perché dovremmo aiutarli?
    18 novembre 2020 • 20:47Rispondi
  14. Giancarlo PagliariniLo so, sono noioso, te lo ho già detto mille volte: non ne posso più di questa Italia. Il paese non funziona dunque bisogna cambiare l’organizzazione del paese, e l’organizzazione è lì, nella Costituzione e in questa nostra assurda prassi (e cultura) ipercentralista. In ogni uscita di Arcipelago dovresti ricordare che siamo organizzati malissimo e che dovremmo copiare dalla Costituzione Svizzera. In modo particolare le sue cinque premesse e l’articolo 3. Chiedi ai lettori di Arcipelago cosa ne pensano. Già che ci sei potresti parlare dei vari referendum che fanno. Come sai il prossimo, previsto tra pochi giorni, per il 29 Novembre, è una piccola bomba ed è intitolato "Per imprese responsabili- a tutela dell'essere umano e dell'ambiente". Sappiamo che il testo originale di questa iniziativa popolare non passerà, sappiamo che in Europa è quasi vietato vietato parlarne, e che comunque la Costituzione sarà parzialmente modificata col controprogetto già approvato dal Parlamento. Ma parlarne dovrebbe interessare ai milanesi (almeno, a me, che nel mio piccolo sono milanese doc , interessa) per due motivi: 1) l’idea sottostante è giusta . E' un sogno 2) se lì i cittadini possono discutere e votare su tutto, anche su queste idee, perché non ci organizziamo così anche noi? Come? Appunto, con una Costituzione federale. E se la “dittatura della maggioranza” che non vuole perdere i 56 miliardi di residuo fiscale della Lombardia non ce lo permetterà? Bè, parliamone
    19 novembre 2020 • 01:18Rispondi
  15. Danilo PasquiniRIFARE MILANO: QUALCUNO LO STA FACENDO SU PIAZZA GRAMSCI CHE DA IMPOSSIBILE INCROCIO VIARIO NEGLI ANNI '90 VENNE RIFATTA PEDONALE A COPERTURA DI UN PARCHEGGIO STOTTERANEO DI CINQUE PIANI CON QUALCHE SEGNO INDICATIVO E DI RICHIAMO AL PASSANTE ED AI RESIDENTI DELL'AMBITO URANO PERCHE'LA PIAXZZA FOSSE DI TUTTI. IL PIANO PIAZZA RIVBASSATO RISPETTO AL PIANO STRADALE RAGGIUNGIBILE CHE GRADINI A NORMA DI PORTATORI DI HANDICAP PER FERNE UN LUOGO FRUIBILE, PENSANDO ADDIRITTURA DI TRASFORMARE QUEL PIANO"BASSO" IN UNA PISTA PER IL PATTINAGGIO SUL GHIACCIO . COSA NON FATTA PER L'ALTO COSTO AI TEMPI CHE AVREBBE COMPORTATO AI "COSTRUTTORI. IL MAESTO DI PITTURA SCULTURA E ARTE CERAMICA - MARIO ROSSELLO - PROGFETTO' una cascata in ceramica di Albissola a diverse sfumature di blu. Non fu mai messa in funzione per morivi di sicurezza ... e rimase comunque forse non compresa ma coordinata con le pietre ricoprenti la piazza e gli altri segnali (Portico su via Procaccini per eventuali attività di strada., platea in porfido e torre emergente a segnalare una entrata pedonale D ANCHE DI AERAZIONE SUPPLETIVA DELLE AUTORIMESSE SOTTOSTANTI in pietra piacentina ...). Non era un gran monumento tuttavia rappresentava la volontà dei progettisti di togliere dall'anonimato una nuova piazza di Milano. Dignitosa e anche non omologata ad altri ambiti urbani arricchiti solo da erbette e qualche alberello , secondo una "moda" pseudo ecologista allora - anche oggi - corrente. Corrente a riparazione delle sparizioni di verde con cemento. Oggi la si deve (Piazza Gramsci) rendere più bella e fruibile ... forse bastano alcuni graffiti colorati che andranno a coprire il senso di arredo urbano costruito fatto con le pietre delle nostre valli? E' UNA DOMANDA ALL''AMICO DAI PANTALONI CORTI AL MUNICIPIO 8 ALL'ASSESSORE ALL'ARREDO URBANO E VIA DI QUESTO PASSO, SCALANDO GRADINO DOPO GRADINO: fare Milano basta qualche colore sui marciapiedi ed una panchina in riva ad una strada inquinata? Con tutta la stima e tutto il rispetto a coloro che usano muri e strade per esprimere la loro capacità artistica, sempre gradita .. sed est modus in rebus.
    19 novembre 2020 • 19:25Rispondi
    • Andrea VitaliBe', la sistemazione di piazza Gramsci è una delle più brutte della storia dell'umanità. Mi sono quindi improvvisamente convertito all'urbanistica tattica: una mano di vernice si può sempre cancellare con poco. Il portico gigante e l'inutile fontana di piazza Gramsci no.
      20 novembre 2020 • 19:03
  16. Danilo Pasquinipensiero postumo è questa la filosofia che sottende il metodo di costruire le "SMART CITIES? non polemizzo con Micheòe che so è laureato architetto triennale su un quartiere del sud ovest Milano ne con la teoria della città con distanze ridotte - massimo 15 minuti a piedi - che mi sembra una autochiusura prima che fisica culturale ... il ritorno al villaggio? cerchiamo inventiamo copiamo dalla storia delle città idee e prassi per la NUOVA MILANO futura che non penso possa essere CON UN RITORNO A PICCOLI "QUARTIERI" (cfr KLEIN : la città di caserme , Milano 1975 - collana diretta da Ludovico Quaroni). CHE GIà LO SMART WORKING DI OGGI "causato dalla pandemia" STA PRODUCENDO -. Mi sembra una strada troppo riduttiva. Pur consapevole che la vita umana è destinata a mutamenti così come nei scoli è accaduto. Chiedo: ma solo nel senso che ho abbozzato qui sopra? o anche un metodo per isolare l'uomo e quindi ridurre - penso male come sempre - la formazione di un "PENSIERO COLLETTIVO" ? dp
    20 novembre 2020 • 19:26Rispondi

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