1 settembre 2020

PISTE CICLABILI, UNA QUESTIONE IRRILEVANTE

Sono solo una sorta di distrazione di massa


Tempo fa un amico economista, mentre scorrevamo insieme dati statistici, mi fermò dicendo: “Ti devo raccontare una storiella.”. Eccola: ” Due economisti stanno andando insieme al cinema e davanti all’ingresso c’è un poveraccio che vende briaccialettini intrecciati e che va dicendo «Me ne compri uno che non ho venduto niente». Ne compra uno. Uscendo c’è ancora il venditore e incuriosito gli domanda «Quanti ne hai venduti?». «Due» risponde il venditore. «Sono contento per te, hai raddoppiato il fatturato!». Che realtà c’è dietro le statistiche?

editoriale

Questa storiella mi è venuta in mente leggendo in una dichiarazione dell’assessore Maran a proposito dei ciclisti in Corso Buenos Aires: “Sono aumentati di sette volte.”. Forse il virgolettato del giornale era troppo breve, comunque la mia curiosità andava oltre: vorrei sapere i numeri assoluti.

La stessa curiosità l’ho avuta per una dichiarazione di Carlo Monguzzi: “ Siamo al 5% dobbiamo arrivare al 30%”. Immagino si trattasse dei cittadini che dovrebbero muoversi in bicicletta ma anche qui avere i numeri assoluti sarebbe meglio.

Immagino che Monguzzi come confronto abbia preso le percentuali di Amsterdam e Copenhagen, rispettivamente 32% e 35% secondo la Federazione europea dei ciclisti, forse un traguardo troppo ambizioso per Milano: Amsterdam e Copenhagen hanno una tradizione cinquantennale. Tutto partì ad Amsterdam nel 1972 con il movimento Stop de Kindermoord contro le morti di bambini travolti dalle automobili. Allora di problemi d’inquinamento non si parlava ancora.

Oggi l’inquinamento da gas di scarico è una minaccia reale e quindi va combattuto riducendo il numero delle auto in circolazione ma anche quest’aspetto va inserito in un quadro generale della mobilità urbana e periurbana. L’avvento delle auto elettriche risolverà solo in parte il problema delle auto in città perché se sostituissero prepotentemente la maggior parte di quelle a combustione interna, ci resterebbe la congestione del traffico e l’inquinamento visivo: le auto stravolgono il paesaggio urbano e occupano troppo suolo pubblico.

Torniamo alle piste ciclabili.

Prima di cominciare una nota di “colore”. Ho letto in un commento sulle piste ciclabili che questo sarà il più importante tema di scontro tra destra e sinistra nella prossima campagna elettorale milanese.

Se sarà così io, che ho sempre votato, farò campagna per l’astensionismo, perché una classe politica che con tutti i problemi gravissimi che dovremo affrontare spenda anche solo una parola sulle piste ciclabili non merita alcun rispetto e nemmeno lo sforzo di un voto.

Lo scenario milanese da prendere in considerazione vede questi attori al proscenio: i cittadini residenti 1.378.000 (dati comunali); 1.333.000 cittadini potenziali pedoni dai 5 ai 70 anni (dati comunali); 958.000 cittadini in età da usare la bicicletta (5-65 anni); 940.000 vetture immatricolate a Milano (ACI); 1.000.000 di auto in entrata giornaliera ossia almeno 1.000.000 di pendolari (Sindaco Sala intervista 14 aprile 2019); 2.176.000 passeggeri MM + Atm, ossia 1.088.000 utenti considerando andate e ritorni. Un po’ meno di 100.000 utenti della bicicletta, tenendo conto che percorrere più di 5 chilometri in città è difficile, e prendiamo un dato antecedente al Covid-19, da un’indagine del Collegio Ingegneri e Architetti, dove i ciclisti rappresentavano il 7% del traffico veicolare in città.

Non ho contato gli arrivi da Ferrovie Nord Milano perché in pratica si riversano sui mezzi pubblici.

I dati sui veicoli in uscita recenti non li ho trovati ma una ricerca del 2011 del Politecnico di Milano dava una quasi equivalenza tra veicoli in entrata e in uscita nel 2001 ma questa equivalenza penso non regga col dato in ingresso di 1.000.000 di veicoli dichiarati da sindaco nel 2019.

Qualche considerazione generale. La prima questione riguarda dunque i numeri della mobilità e come si preveda che cambieranno nell’era post Covid, tenendo presente due fattori: il lavoro da remoto potrà ridurre anche in maniera notevole i flussi in ingresso e l’uso dell’automobile da parte di residenti milanesi (con una ricaduta pesante sul commercio e sulle attività di ristorazione.).

Un altro settore da tenere sotto osservazione è la mobilità legata agli studenti fuori sede. Quanti opteranno definitivamente per l’attività di studio da remoto? Gli operatori immobiliari sono in allarme e così i proprietari di case destinate alla locazione studentesca, calo della domanda.

Quanto vale questa decrescita della mobilità? Difficile rispondere prima che i nuovi costumi delle persone si siano stabilizzati: un anno almeno e in funzione dell’andamento del Covid.

Un’amministrazione attenta ai più deboli dovrebbe occuparsi prima di tutto dei pedoni, potenzialmente i più presenti sulle strade che oggi contendono il loro spazio sui marciapiedi con i ciclisti, i monopattini di recente fortemente promossi senza un adeguato regolamento e le auto in sosta sui marciapiedi e nei parterre dei viali alberati. I pedoni non sono rappresentati da un’associazione come ad esempio i ciclisti o gli automobilisti. C’è bisogno dell’ennesima associazione per far sentire la propria voce?

Veniamo ai pendolari, questione spinosa. Secondo il sindaco sarebbero un milione. Ricordo a tutti che lo stesso sindaco improvvidamente disse tempo fa “bisogna tornare a lavorare”. Lo disse constatando che anche l’assenza dei pendolari aveva penalizzato chi viveva sulla pausa pranzo.

I pendolari sono una risorsa insostituibile per Milano sia per il loro lavoro sia per i loro consumi. Forse nel dopo Covid non saranno più così numerosi avendo scelto il lavoro da remoto ma soprattutto facendo, purtroppo, per il momento parte dell’esercito di nuovi senza lavoro (80.000 secondo stime recenti).

Detto tutto ciò, la mobilità a Milano riguarda almeno 2.500.000 persone delle quali oggi, secondo le stime accennate più sopra, 100.000 potrebbero essere i ciclisti, ossia il 4%, per accontentare i quali in alcune parti delle città si stanno riducendo i calibri delle strade penalizzando gli automobilisti e in particolare i pendolari e riducendo la sosta stradale.

Dichiarazione di fede: non amo le automobili, sono assolutamente favorevole alle piste ciclabili ma assegnare alle stesse il valore di importante contributo alla mobilità urbana è una pia illusione, cullata oggi soprattutto per motivi di immagine e per la visibilità che dà a chi le promuove. Ingegneria del consenso.

Comunque le piste ciclabili non devono essere valutate solo per la loro lunghezza ma per il numero reale di utenti.

Mi domando poi quale sia, e quale sia stato, il criterio nella scelta dei percorsi perché non ho notizia di un’indagine origine/destinazione dei ciclisti.

Ho sotto gli occhi quasi quotidianamente il tratto di Viale Monterosa, una delle più vecchie piste ciclabili milanesi oggi ampliata con la divisione di senso di marcia, operazione costosissima. Già anni fa avevo notato che i ciclisti erano pochissimi e ne ho chiesto conferma al fioraio e ai negozianti che si affacciano sulla ciclabile. Eppure dovrebbe essere frequentata perché verso la fine ci sono importanti edifici destinati a uffici, compresa la sede de Il Sole 24ore. Non è così perché c’è la linea rossa della MM che percorre tutto Monterosa.

E’ invece vero che l’aver strozzato Monterosa l’ha trasformato in una camera a gas perché le auto sono sempre in coda.

Ha senso fare piste ciclabili che hanno lo stesso percorso di una linea della metropolitana?

Una considerazione a carattere generale sulle attività del Comune e sugli investimenti relativi: oggi come non mai ogni investimento deve essere collocato in una scala di priorità in funzione dell’utilità sociale, sempre mirata alla tutela dei più deboli e in un giusto equilibrio tra costi ed efficacia. Le piste ciclabili non sono in cima alla graduatoria.

Siamo dunque in attesa di un Piano della Mobilità Sostenibile (PUMS) che rispecchi complessivamente le esigenze dei cittadini in un incerto ma in parte prevedibile futuro.

La fretta pur di dimostrarsi attivi è dunque una sciocchezza.

Luca Beltrami Gadola



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  1. ChristianHa senso fare piste ciclabili che hanno lo stesso percorso di una linea della metropolitana? Se devi decongestionare la metropolitana si, perché lo stesso tragitto di chi ne fa già uso è il più breve. Lo sforzo di allungare il percorso modificando le proprie consuetudini lasciamolo fare a chi possiede un'auto e preferisce usarla. O dobbiamo condannare al sovraffollamento chi non ha mezzi propri a motore, chi è anziano o chi è troppo giovane per condurli? L'egoismo di chi è al sicuro nella propria macchina possiamo tollerarlo solo se possiamo essere sicuri anche noi che non possediamo nessuna automobile, e siamo in tanti a non potercela permettere. Per me in questo momento è una misura di prevenzione della salute pubblica, e una linea tracciata sull'asfalto è una misura provvisoria. L'utilità sociale? Io mi sto ancora chiedendo quale sia l'utilità sociale di uno seduto in auto che vede il mondo dal finestrino? Chi può muoversi con le proprie gambe è la colonna vertebrale della nostra società, la sostiene e ne finanzierà le uscite correnti ben più a lungo di chi nella vita è già seduto, oppure rispetto a chi serve l'auto per comprare il latte o per andare in palestra (un controsenso). I 100.000 utenti che vanno in bicicletta sono molti di più dei residenti di Sesto San Giovanni, il comune che si trova dall'altra parte della pista e ognuno di loro che percorrerà la pista ciclabile, aiuterà uno più sfortunato a trovare posto sui mezzi, senza invadere i marciapiedi dove già gli anziani si sentono in pericolo per fattorini e monopattini che li percorrono in ogni modo. E ancora, c'è chi una casa in Viale Monterosa non se la può permettere. Io sono cresciuto in viale Monza, mio padre, un modesto ragioniere lavorava a Turro, dipendente a tempo indeterminato da solo manteneva una famiglia con tre figli a carico, mia madre faceva la casalinga, e non ci è mai mancato nulla, aveva un'auto e una casa di proprietà, non ha mai cambiato datore di lavoro, quando io avevo 10 anni era già funzionario e andò a lavorare nella sede centrale della sua azienda. Non è il Paese che ci avete lasciato e non aggiungo altro. E' rimasta una sola cosa che potete prenderci, è lo spazio pubblico, io lo voglio per viverci, voi per parcheggio. A differenza di mio padre, io ho visto il resto dell'Europa, città in pianura come Milano hanno le piste ciclabili e se vengono invase i cittadini protestano. Hanno auto migliori delle nostre, redditi più alti, figli, un futuro e luoghi pubblici di cui poter gioire. Questa è stata la vostra utilità sociale, avete creato la più grande ingiustizia intergenerazionale che si sia mai vista da queste parti. Meglio fare autocritica sulle sciocchezze, le grandi più grandi aziende rimaste in città non sono i quotidiani ma supermercati a misura di consumatori. Io preferisco essere classificato diversamente.
    2 settembre 2020 • 05:42Rispondi
    • DanieleIO PREFERISCO NON ESSERE CLASSIFICATO AFFATTO.
      2 settembre 2020 • 17:45
    • Andrea PassarellaTotalmente d'accordo! Chi volesse sapere davvero la storia del movimento olandese "Stop de Kindermoord" legga a questo link: https://www.ilpost.it/2019/09/29/paesi-bassi-biciclette-storia/ Comunque Ferrara, Verona e la quasi totalità delle città nella Pianura Padana hanno una tradizione ciclistica che non richiedono di scomodare l'Olanda....
      15 settembre 2020 • 16:17
  2. Annalisa FerrarioIl PUMS già contiene un piano della ciclabilità. E' vero che è un tema che spesso viene tirato fuori poco prima delle elezioni (Masseroli docet) perché di facile presa. Vero è anche che dove sta andando la mobilità nessuno al momento lo sa (immaginiamo solo - sperando che non avvenga - che ci sia una seconda ondata Covid...). Saluti
    2 settembre 2020 • 09:19Rispondi
  3. luciano bagoliConcordo con l'analisi. Milano non è mai stata pensata, ad eccezione del piano regolatore degli scorsi anni '70, per un futuro a misura d'uomo in un piano di sviluppo generale del territorio, che per Milano coinvolge tutte le provincie poste a raggiera attorno alla metropoli per un raggio di almeno 50-60 chilometri. Così fa anche l'Amministrazione corrente la quale, più di altre, è accondiscendente con i poteri forti dell'economia attuale.
    2 settembre 2020 • 09:46Rispondi
  4. Daniela Da RivaUna proposta iniziale?: Dal prossimo anno tutte le automobili e le moto parcheggiate sul suolo pubblico, dovranno esporre il tagliando emesso dal comune, di pagamento del canone. Si potrebbe all'inizio concedere un tagliando gratuito per famiglia, purché residente a Milano.
    2 settembre 2020 • 10:52Rispondi
  5. walter moniciBisogna anche considerare che le piste vengono fatte dove sarebbe meglio non farle e il contrario non vengono fatte dove sarebbero facili e utili. Facciamo qualche esempio: la pista di viale Tunisia si interrompe agli incroci e riprende subito dopo. Cioè questa pista rimette in strada la bici dove sarebbe più utile avere uno spazio riservato aumentando le intersezioni che sono il punto più pericoloso. Via Mac Mahon, era una strada a due corsie strette,(quando le auto erano 5 e 600 fiat erano due, ora con l'aumento della larghezza delle auto in pratica viaggiavano a corsia unica ), una misura ideale per fare una corsia bici in carreggiata e lasciare una corsia alle auto. Invece hanno ristretto la carreggiata senza fare nessuna ciclabile portandola a 3,70 che è la misura considerata più pericolosa per le bici in quanto induce al sorpasso ma con grave rischio per il ciclista. Ancora, via Mezzofanti, era una bella via di quartiere a senso unico a cui serviva una ciclabile nel senso opposto per migliorare la vita del quartiere e l'accesso alle scuole. La hanno sconvolta togliendo ogni possibiità di percorso in bici con delle strane "chicane" che dovrebbero servire a ridurre la velocità delle auto ma siccome la luce di ognuna è allineata con quella successiva, le auto viaggiano diritte e di notte alla massima velocità possibile. Non mi dilungo oltre. quasi tutte le ciclabili di Milano hanno difetti di progettazione e concezione che le rendono poco utili, costose, pericolose, frammentarie e in definitiva scoraggianti. Anche quella storica di via Melchiorre Gioia, che era stata fatta dalla giunta Leghista Formentini e che era la migliore per intelligente sfruttamento degli spazi, continuità e utilità, è stata interrotta e rovinata nel passaggio sotto i grattacieli del comune. Che dire? Le ciclabili vanno fatte bene o meglio non farle. Bene non vuol dire costose, separate e con i cordoli di granito bocciardato a mano. A Parigi in tre mesi, con cartelli e qualche riga per terra, hanno messo a 30 all'ora tutto il centro e la bici vanno i condivisione. Poca spesa, molta resa, come una volta si faceva a Milano.
    2 settembre 2020 • 11:15Rispondi
  6. Daniela Da RivaForse, per chi ama esplicitare, avrei dovuto chiarire le motivazioni della proposta: 1) Ridurre il n° di automobili per famiglia (chi se lo può permettere paghi alla comunità il fastidio). 2) Riduzione ovvia del n° di auto in città e di conseguente inquinamento. 3) Incasso di denaro per Il comune.(non si capisce perché un pittore o altro, debba fare domanda in comune e pagare una tassa per occupare un luogo pubblico, mentre un possessore di auto, no!
    2 settembre 2020 • 11:23Rispondi
  7. DanieleMettendo in disparte tutte le contrarietà, le negatività di questa epidemia di piste, corsie o ciclovie che dir si voglia. penso che in periodo di covi 19 ogni attività fisica, e la biciclette penso lo sia, sono spargitori massivi di particelle del respiro, che è evidente che in bicicletta viene aumentato e potenziato, pur vero che non si spara in bocca a chi ci precede, ma quello che segue probabilmente è a rischio, così ci sarebbe una selezione naturale di ciclopici, da non sottovalutare, visto che pedalare con la mascherina è abbastanza improbabile.
    2 settembre 2020 • 17:42Rispondi
  8. mauroAnch'io abito in via Monterosa. La vecchia pista ciclabile (opera dei socialisti craxiani) non è frequentata perchè impraticabile, mera opera decorativa. Il nuovo pezzo (in effetti inutilmente chic) è però funzionale (e già molto più frequentato) e ha il gran merito di aver trasformato un'autostrada urbana (sede di frequenti incidenti) in una strada civile, dove i pedoni possono attraversare senza essere tranciati e le auto scorrono ordinatamente in fila (senza alcuna congestione, comunque non certo più di prima).
    2 settembre 2020 • 21:34Rispondi
    • NicolaHo abitato per 38 anni in una traversa di via Monte Rosa, via Correggio, fino al 2007, percorrendo per almeno 20 anni in bici il tratto tra via Correggio e piazza Buonarroti, e non ricordo di avere mai assistito ad un incidente che coinvolgesse un pedone o un ciclista
      3 settembre 2020 • 19:56
  9. marco.romano esteticadellacitta.itLuca, sei bravissimo, e bravissimi i tuoi interlocutori. Alla mia età. quasi 86 anni, ho rinunciato all'automobile e circolo volentieri, quando occorre, con i mezzi pubblici, che a Milano sono molto soddisfacenti. Posso riprendere le bicicletta, quelle gialle in affitto, ma era per me un divertimento e raramente una necessità. Vuol dire nulla, se non che le scelte individuali contano più dei programmi che pretendono di sapere come saranno le scelte individuali. Con il che il problema è quello di agevolare scelte individuali che non possiamo individuare: a questi piccoli veicoli a due ruote nessuno sembra interessato, nessuno sembra prenderli sul serio come argopmento del dibattito
    2 settembre 2020 • 22:03Rispondi
  10. Giuseppe RagonaPremetto che sono 79enne ma vi assicuro che ho sempre usato la bici per i movimenti in città. Ho per vent'anni fatto spostamenti casa lavoro da città studi a porta romana quattro volte al giorno ( 20 km al giorno ) Più recentemente ho utilizzato le bici gialle con la MM per le distanze maggiori ai 3-5 km e lo consiglio a tutti. Condivido l'ipotesi di chi propone un canone di occupazione del suolo pubblico: si toglierebbe un sacco di auto ferme dalle strade che potrebbero essere ricoverate in garage privati o pubblici. Infine le piste tanto criticate devono servire per educare gli studenti a partire dalle scuole medie ad autogestiri e imparare a circolare in autonomia; creando così una abitudine per quando andranno all'università e al lavoro.
    3 settembre 2020 • 08:32Rispondi
  11. Franco De AngelisCaro Luca , condivido il tuo articolo. Questa Amministrazione dovrebbe avere la correttezza politica e il coraggio di dire ai cittadini milanesi o meglio ai cittadini dell'Area Metropolitana che sistema di mobilità intende realizzare nel prossimo futuro. Non è sicuramente quanto che ci avevano descritto nel loro programma elettorale . Purtroppo sono refrattari a qualsiasi stimolo e seguono solo la via di trionfalistici annunci per singoli e ordinari interventi di manutenzione per altro doverosi. Il tema è di enorme rilevanza politica poichè la futura mobilità di tutta l'Area Metropolitana deve essere rivista , il speriamo , dopo Covid ci propone nuovi scenari e di conseguenza nuovi modelli di sistemi di mobilità. Esaltare la realizzazione di singoli tratti di piste ciclabili è un clamoroso errore politico poichè la realtà è che abbiamo una pseudo rete di piste ciclabili . Una rete è tale se tutti gli elementi che la compongono sono interconnessi e questo no è il nostro caso. Comunque le piste ciclabili sono solo uno degli elementi che compongono il complesso sistema di mobilità di un'area metropolitana ; spero proprio che ne siano convinti anche i nostri amministratori in carica.
    3 settembre 2020 • 22:14Rispondi
  12. Diegointeressante il paradosso delle cifre, stante che il punto di una metropoli ciclabile è in prospettiva di lungo-lunghissimo termine, nell'impulso attuale a rendere appetibile l'uso della bicicletta e di qui a vent'anni, a capovolgere abitudini e... percentuali
    7 settembre 2020 • 19:01Rispondi
  13. bianca botteroCaro LBG, devo confessare che questa volta non sono d’accordo con quanto scrivi nel tuo articolo. Non perché non siano dette cose giuste e i conti sui pendolari e altro non siano corretti, ma perché ritengo che le piste ciclabili , pur nella loro minima (?) influenza sul comportamento della macchina urbana, siano un passaggio utile, anche solo la punta dell’iceberg, se vogliamo, per iniziare a smuovere, rinnovare non solo il corpaccio della città, ma anche tutto quello che le dà oggi giustificazione e ragione d’essere. Qualche Arcipelago fa, a commento di un altro articolo in cui si parlava delle piste ciclabili. avevo scritto che era necessario avere un piano, una visione in cui inserirle e che il giovane Maran non doveva appagarsi di qualche tragitto casualmente tracciato e magari dannoso e inutile. Che le piste ciclabili avrebbero dovuto essere da subito pensate per due funzioni, principalmente: o per l percorsi paesaggistici, p.es.lungo il Naviglio o il Ticino o tra i boschi del nord – che ancora esistono- ecc.; o come strumenti di una mobilità di prossimità, consapevole, debole: dei bambini che vanno a scuola, delle donne che fanno la spesa, dei nonni che giocano a bocce, ecc., all’interno di comparti urbani, di quartiere, in gran parte pedonalizzati, dove anche le biciclette (e i cittadini appiedati) potessero muoversi liberamente, dentro e fuori dalle piste. Era l’idea, mi pare, che a suo tempo l’ing. Corda aveva avanzato al Comune con la sua proposta - sfortunatamente solo in piccolissima parte realizzata – delle cosiddette ”isole ambientali”, zone cosiddette “30”, per la velocità qui consentita alle macchine, e dalle quali dovevano essere esclusi i tragitti di rapida percorrenza sui quali andava dirottato il peso del traffico e il compito dei congiungimenti veloci tra le varie parti della città. Ma se ne può, anzi se ne dovrebbe discutere, e guardare con più attenzione a quanto ormai da anni si sta facendo laicamente in quasi tutte le altre città europee, da Amsterdam a Madrid, da Copenhagen a Berlino o a Zurigo o a Londra: dove le piste ciclabili sono magari solo segnate da una vernice rossa sull’ asfalto ( e non vezzosamente pavimentate con cubetti di porfido o, come nella prima pista milanese in Viale Monterosa, bordate da piccoli dissuasori in cemento pericolosissimi e tali da scoraggiare qualsiasi uso della pista) , ma vengono comunque sempre più incrementate e valorizzate. Ed è importante anche il fatto che queste azioni amministrative si svolgono senza particolare clamore, con attenzione ai bisogni dei cittadini, rilevati attraverso regolari momenti di consultazione: niente di eroico, solo buon senso…( E qui mi tolgo un sassolino dalla scarpa: perchè da noi al Municipio 7, non si trovano i soldi per costruire una barriera di pochi metri – una staccionata, una siepe - per proteggere uno spazio in via Zamagna diventato, a seguito della creazione di un parcheggio interrato, prezioso luogo di libero gioco dei bambini.) Certo questo è solo un aspetto del problema, che sarebbe quello ben più complesso di “riprogettare le nostre città”( come titolava un articolo sul Fatto quotidiano del primo settembre) impedendo il loro continuo implacabile uso e abuso del territorio agricolo, la loro ibris per il progresso tecnologico e il continuo arricchimento dei pochi: un trend che – come ha sottolineato un bel commento su questo stesso numero di Arcipelago - rischia di tagliare il ramo sul quale siamo seduti. E comporterebbe naturalmente anche un ragionamento sulla distanza casa-lavoro ( ricordo che in un convegno tenutosi a Stoccolma quasi 40 anni fa, veniva proposto che tale distanza dovesse essere massimo di 30 km. per poter percorrerli in bicicletta risparmiando petrolio e sfruttando l’energia dei muscoli umani.) Forse con lo smart-working qualcosa si potrebbe pensare in questo senso… Insomma, caro LBG, un po’ di utopia ci è necessaria per sopravvivere. Ciao e sempre grazie per il tuo impegno. bb
    8 settembre 2020 • 20:06Rispondi
  14. DanieleOggi 11 Settembre 2020, il Presidente della Repubblica ha firmato la Legge, che non ho ben capito per cosa fosse, ma una cosa ho capito, che ha inviato una lettera che invita a depennare quanto indicato per telecamere e monopattini e corsie ciclabili, per la gioia dell'Assessore Granelli, bella figura da cioccolataio, tutto è stato fatto prima e non dopo la pubblicazione della Legge, soldi buttati, cosa che però, un cioccolataio ed il suo docente oculato datore di lavoro, non avrebbero fatto.
    12 settembre 2020 • 00:08Rispondi
  15. Andrea PassarellaCaro Franco De Angelis è la stessa retorica di quando era assessore. Nel frattempo il resto del mondo è andato avanti alla velocità della luce, pure le Metropoli sono piene di ciclabili e il COVID ha cambiato il mondo...La solita critica per bloccare tutto. Avrei però voluto la stessa motivazione quando era assessore in Provincia, in Comune o alle Ferrovie Nord...
    15 settembre 2020 • 16:02Rispondi
    • Franco De AngelisCaro Passarella, non ho il piacere di conoscerla comunque la sua risposta è inutilmente polemica. Motivi le sue convinzioni e poi, se lo meritano, le discutiamo.
      16 settembre 2020 • 11:11
  16. O mangi la minestra...1 milione di pendolari. Nessuno al mondo ama, desidera e anela di essere e fare il pendolare. Pendolare si e` obbligati a farlo e ad esserlo. Perche` ci sono 1 milione di pendolari? Perche` c'e` stato lo 'strozzinaggio' del mercato delle case nelle (dentro) le citta` e perche` si e` raso al suolo il lavoro artigianale dei piccoli paesi. Ora si tratta di fare lo stesso, a Milano si entra o con i mezzi pubblici o con le biciclette. Punto. Vi posso assicurare che avremo (in pochissimo tempo) 1 milione di persone che si sposteranno con i mezzi pubblici e/o con le biciclette. E saranno un milione di persone con diritto di voto. Ecco che i temi: sicurezza, efficienza e pulizia mezzi pubblici e sicurezza piste ciclabili saranno i veri temi della politica cittadina. Il nostro Luca Beltrami sta offrendo dati falsati dal suo modo di vedere e intendere le cose. Sarebbe come dire nel 1910 che costruire le autostrade e` una spesa inutile perche` solo 4 gatti posseggono le automobili. Ma oggi sappiamo che le automobili si sono vendute, proprio perche` gli Agnelli hanno obbligato lo Stato a costruire la Torino-Milano. E poi il resto. Nulla di piu` semplice.
    11 giugno 2021 • 22:28Rispondi
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