4 luglio 2020

IL CONTINENTE DI PLASTICA

Tutto si ricicla?


Quanti guanti di plastica avete usato in questo periodo post-Covid? E gettato? L'ultimo scambio epistolare di Pina e Tina.

pinatina2

Cara Tina, quanti guanti di plastica usa e getta hai usato – e gettato – prima di scoprire che andavano bene anche quelli di stoffa?

Cara Pina, in realtà non moltissimi. A parte il fatto che, in questa babele di pareri diversi, è venuto fuori che forse non sono così indispensabili (anzi possono essere inutili, se non controproducenti), se penso di salvaguardarmi dal virus lavandomi le mani, non capisco perché non possa lavare col sapone anche i guanti.

Se le epoche geologiche del passato hanno lasciato reperti naturali che ci permettono di ricostruire le diverse civiltà, l’Antropocene attuale lascerà ai posteri uno strato inimmaginabile di plastica. Tra mascherine e guanti siamo tornati indietro di decenni nella lotta alla plastica e allo spreco, che finalmente aveva cominciato a sensibilizzare consumatori, commercianti e produttori.

L’altro giorno in una gastronomia, per acquistare una burrata di due etti mi sono portata a casa almeno altri due etti di plastica: la mozzarella era avvolta nella plastica, chiusa con un laccio di plastica, contenuta in una vaschetta di plastica, contenuta in un sacchetto di plastica con un nodo, contenuto in una borsa di plastica forse biodegradabile. Uno: quanto di quello che ho pagato “andrà” alla mozzarella e quanto alla plastica? Due: quanto di questa plastica sarà riciclata, invece di finire nelle discariche?

La risposta è facile. Nonostante la parola riciclo sia sulla bocca di tutti, se il riciclo necessario in tutto il mondo fosse messo in pratica non avremmo negli oceani un continente di plastica. Inoltre le microplastiche, derivate dal degrado delle plastiche (ad esempio quelle contenute nei tessuti artificiali) si confondono con il plancton sulla superficie del mare, cibo dei pesci. Sappiamo che dentro lo stomaco delle balene e dei delfini che muoiono e finiscono spiaggiati si trovano sacchetti e rifiuti plastici. Ma sottovalutiamo il fatto che, quando mangiamo i pesci, le microplastiche finiscono anche nel nostro stomaco.

Cara Pina, se tutto il mondo si attivasse contro i danni causati dalla plastica con la stessa forza messa in campo contro Covid-19, la pandemia della plastica verrebbe combattuta e infine sconfitta. Il Coronavirus se non altro ci ha insegnato che il pericolo può derivare anche da forme minuscole e non essere immediatamente percepibile, fino all’esplosione di un problema che diventa poi difficile da arginare.

La singola cannuccia, il solo cotton-fioc, la bustina che contiene la cialda del caffè, la forchetta usa e getta, il bicchiere, la pellicola che avvolge la merendina, e tutto quello che di plastica sembrerebbe innocuo, sommandosi a migliaia e milioni di altri rifiuti “innocui” produce danni inestimabili all’ambiente e all’umanità.

Un’umanità che è arrivata sulla luna e non sa difendere la Terra. Credo che, se volessimo, potremmo mettere in atto una vera rivoluzione: la completa sostituzione della plastica usa e getta con i vuoti a rendere, distributori di prodotti alimentari a consumo, come la pasta, il riso, lo zucchero e così via, e anche di detersivi, shampoo, eccetera.

Proprio ieri sera ero a tavola con gli amici di mio figlio, che sono andati all’estero a lavorare. Parlavamo dei diversi approcci al riciclo, in generale nelle loro città. A Tolosa come a Bruxelles si moltiplica, nei piccoli e grandi punti vendita, il sistema dei prodotti sfusi, che da noi è ancora limitato a poche eroiche situazioni. Siccome in tavola, tra noi, c’erano tante bottiglie di birra, il discorso è finito sui vuoti a rendere, e uno dei ragazzi ha detto di sapere che recuperare, lavare e riutilizzare i vetri è più costoso che prenderli nuovi. Per fortuna ci siamo trovati tutti d’accordo che il consumatore sarebbe probabilmente già disposto ad accettare di pagare i pochi centesimi di differenza, per un risultato ecologico.

pinatina

Ma tu che ne pensi, Pina cara? Secondo te in Italia esiste già una consapevolezza e coscienza ecologista che potrebbe, governata con intelligenza, accettare il passaggio a un diverso stile di vita, pur di salvare il pianeta? In questo momento, vorrei andare in Francia a festeggiare la vittoria dei Verdi alle amministrative nelle grandi città. Un buon segno per il futuro.

I Verdi hanno ottenuto ottimi risultati anche in Germania. Chissà che non possiamo essere contagiati dai nostri vicini. Per una volta tanto un contagio positivo! Mi ricordo quando ho lavorato in un giornale di moda; mi capitò di ricevere da un’azienda tedesca un esempio di “economia circolare”. Un imprenditore illuminato prevedeva, prima di mettere in produzione i suoi scarponi da sci, la possibilità di riciclare tutti i materiali che li componevano, una volta che gli scarponi che avessero esaurito la loro funzione: la suola, la tomaia, i ganci separati diventavano materia prima per altri prodotti.

L’economia circolare ce la insegna la natura, ad esempio col ciclo dell’acqua e quello dell’aria. Dicevano i filosofi della scienza, “nulla si crea e nulla si distrugge”. Sarebbe bello che noi del ventunesimo secolo potessimo aggiungere: “Tutto si ricicla”.

Pina e Tina



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