30 giugno 2020

LA CALDA ESTATE DI SALA. ATM E DOPO COVID

In autunno, pandemia permettendo, ripartirà Milano. Come?


editoriale

PER COMINCIARE – Molti amici e lettori si aspettano da me una “intemerata” sullo scandalo della corruzione in ATM. Non la farò. Mi sono stufato. Sono almeno trent’anni che lotto con ogni mezzo contro la legge Merloni del 1994, poi chiamata Codice degli appalti e oggi Codice dei contratti pubblici. È la madre di tutte le corruzioni. Anche nel caso ATM ci si è mossi sgusciando tra le sue maglie.

I tre obiettivi originari della legge erano: consentire alla pubblica amministrazione di acquistare beni e servizi nel miglior rapporto costo/qualità; garantire un mercato concorrenziale tra i fornitori con beneficio per la P.A.; impedire fenomeni di corruzione. Non uno degli obiettivi è stato raggiunto: 220 articoli, 1.354 commi, 732 lettere, 32 sottopunti per un totale di 130.000 parole più 25 allegati. Lo stagno perfetto dove nuotano corrotti e malavitosi. E qualche avvocato.

Come ex costruttore edile ho alle spalle 50 anni di gare di appalto e ne ho vinte sempre meno e sapevo il perché: più il tempo passava e più le gare avevano un vincitore predestinato, più il tempo passava e vincevano solo le Imprese che nonostante le barriere (fasulle) del Codice dei contratti, vincevano con sconti assurdi, sicuri di provvidenziali “varianti”. Niente varianti? Incassato l’acconto si sparisce, si fallisce e a fallire è una scatola vuota. E i lavori non finiscono più.

L’ho detto a tutti, ho scritto lettere a sottosegretari e ministri, ho scritto articoli, mi sono battuto in tutti i modi. Solo da qualche tempo ho avuto la soddisfazione di lavorare all’interno del Comitato antimafia del Comune con un gruppo di funzionari per cercare di eliminare dal Codice dei contratti alcune inutili procedure che costituiscono un aggravio e una perdita di tempo. Ora il Comitato si sta interessando dei beni confiscati alla mafia. Questa svolta mi spiace: si è persa un’occasione.

Adesso basta.

Solo un‘ultima considerazione: a partire dalla legge Merloni, tra gli estensori della legge non vi è mai stato un esperto di progettazione edilizia, mai un responsabile di un ufficio acquisti di un’impresa edile, mai il responsabile di un ufficio preventivi, mai il responsabile di un ufficio gare di impresa, mai un direttore lavori di impresa, mai nemmeno un modesto capo cantiere. Solo giuristi e burocrati di uffici legislativi del ministero. E la manina delle grandi imprese dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili.

Non credo che tra le tante riforme della burocrazia qualcuno metterà mano al Codice dei contratti nonostante le ultime sparate di Salvini che ne chiede l’abolizione. Abolire tout court Il Codice di contrati sarebbe come chiedere di abolire il Codice della strada perché ci sono troppi incidenti. E poi? E poi arrivano i commissari e gli appalti senza gara! Avanti miei prodi!

Amici miei, consentitemi di dire la vecchia frase dei vecchi: “Ho già dato”.

 

PER FINIRE – Sala/Covid. Il nostro sindaco. A mio avviso tra i tanti sindaci italiani – che spesso hanno rischiato in proprio senza attendere direttive dall’alto – è stato il meno attivo nel sostegno dei cittadini durante il lockdown. Non si è occupato di far arrivare mascherine, di far fare tamponi, e solo da un paio di settimane i farmacisti non rispondono più desolati: “Non è arrivato ancora nulla”. Non si domanda nemmeno perché a Milano il Covid ha fatto più strage che altrove. Teme, e a ragione, che il “modello Milano” venga messo in crisi?

Ricordiamo tutti “Milano riparte” e da ultimo “Bisogna tornare a lavorare”, ossia basta lavoro da remoto o lavoro agile come lo si vuol chiamare. Un grazie all’assessora Tajani che ne ha preso le distanze.

Nei suoi siparietti mattutini il sindaco, tra autocompiacimento e moniti, spesso ha l’aria imbronciata come di un signore preoccupato del suo Ducato che si è svuotato e stenta a riempirsi di laboriosi fittavoli e braccianti. Insieme con lui si preoccupano i vassalli.

Dov’è finita la città smart, vivace, piena di pendolari laboriosi, di turisti, di uomini di affari, dove si crea ricchezza? Dove i cantieri di mirabolanti grattacieli che spuntavano come funghi? Dove tutto correva, senza sosta: la città h24, secondo la felice battuta coniata da Maroni durante le elezioni del ’93 e ormai entrata nel lessico corrente per la gioia di Crozza.

Ma c’è un’altra Milano, quella che coincide con il terribile scenario tracciato da Luca Ricolfi nel suo saggio La società signorile di massa (lettura consigliata) che potremmo definire come la descrizione realistica dello sfruttamento dell’uomo urbano sull’uomo urbano.

La Milano pre-Covid al sindaco era simpatica ma la realtà è che verso i cittadini lui invece ha solo “empatia”, non verso tutti ovviamente, alcuni gli sono comunque molto simpatici.

Dalle cronache e dai comunicati del Comune sembra che l’arma più potente che Milano metta in campo contro il Covid siano le piste ciclabili e i monopattini, per alleggerire la pressione sui trasporti pubblici e la mobilità dolce delle “zone 30”.

Se non ci fosse stato il Covid-19, il sogno dei ciclisti urbani sarebbe rimasto nel cassetto o quest’attivismo è solo il tentativo di dimostrare l’esistenza in vita dell’amministrazione?

Premesso che i ciclisti mi piacciono ma non sui marciapiedi, che sono a favore delle piste ciclabili purché fatte al posto giusto, usare le biciclette per ridurre la pressione sul trasporto pubblico è come vuotare il mare con un cucchiaino: i passeggeri giornalieri della MM sono 1.400.000 e quelli dell’ATM sono 776.000, in totale 2.176.000. Anche se miracolosamente moltiplicassimo per quattro i ciclisti attuali arriveremmo a 40.000. Di cosa stiamo parlando? Di chi stiamo parlando? La soluzione sono i ciclisti?

Comunque, simpatici o empatici vorremmo che il Sindaco ci presentasse il suo piano per la ripresa, un piano organico, strategico, che consideri la città come un “sistema complesso “, l’unico modo razionale. Per poterlo fare bisogna disegnare il sistema e avere i dati per farlo funzionare. E le idee chiare.

Per il momento lasciamo da parte i fasti di Reiventingcities C40 e il progetto per Piazzale Loreto che l’assessore Maran definisce “uno dei simboli della Milano del 2026”.

Come sarà la Milano del 2026? Lui lo sa già ma credo che la sua visione non coincida con la nostra. E con la probabile realtà.

Sino a oggi per ripartire il Comune ha messo in campo l’operazione Milano ti ascolta, chiedendo ai cittadini di rispondere a un questionario. Risposte interessanti, soprattutto sulle aspettative del dopo Covid.

editoriale-grafico

Peccato che 5000 risposte in questo caso siano insufficienti soprattutto per la composizione del panel. L’età media (51-64) del campione la dice lunga su una visione futura. Complimenti comunque alle donne, le cittadine più attente e disponibili. Certo da questa base dati non si può partire.

Dunque vogliamo vedere un “piano per la ripresa”, utile per capire se c’è un disegno organico e per capire da che parte sta il sindaco. Non uscire allo scoperto è nutrire la speranza che nessuno si accorga di nuovo chi realmente comanda a Milano

Vorremmo veder disegnato un “sistema complesso” (1) Città di Milano. Ne parleremo.

Luca Beltrami Gadola

  1. Nella vasta bibliografia sui “sistemi complessi” suggerisco questo articolo di Sara Diani molto divulgativo: https://saradiani.com/sistemi-complessi-cosa-sono-1/



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  1. Fiorello CortianaMolto lucidamente Luca parte da ciò che, normativamente e poi con conseguenze organizzative, agevola, laddove non consente, la corruzione. Conoscere per deliberare si diceva... 'Ora il Comitato si sta interessando dei beni confiscati alla mafia. Questa svolta mi spiace: si è persa un’occasione.' Mi chiedo, chi e perché ha distratto il Comitato?
    2 luglio 2020 • 00:20Rispondi
  2. alberto bolzaniSala/Covid per iniziare > INNESCO di un contagio • PREMESSA • DIC 2019 studio su SARS-Cov-2 di Università Studi di Milano (Journal of Medical Virology) dall’equipe del prof. Galli del Sacco e dal Centro EPISOMI della Statale • 17 FEB 2020 un dipendente degli uffici Comunali di Via Pirelli pare sia il 1° caso di CoronaVirus a Milano • alberghi pieni in città e nel raggio di 50/70 chilometri a Como Varese Piacenza Pavia Bergamo Brescia e anche in Canton Ticino • 18 FEB con l'apertura di MILANO MODA DONNA inizia l’invasione dal mondo intero, non ci si muove in auto e nemmeno a piedi • 21 FEB Codogno ( 50 Km da Milano) in quarantena • 21 FEB Armani è l'unico a fare sfilare a porte chiuse mentre tutti gli altri sono assembrati in ogni dove, per strada giorno e notte baci e abbracci • 23 FEB 2020 Decreto PCDM n°6 per possibile contagio • 24 FEB • chiude MILANO MODA DONNA (ma non per il Decreto del giorno prima) • • Con la moda fanno il pieno alberghi, ristoranti, bar, discoteche. L’aeroporto di Bergamo (46 Km da Milano) movimenta in pochi giorni centinaia di migliaia di persone. L’evento di Febbraio satura alberghi a Milano e dintorni. I partecipanti arrivano in aereo, utilizzano le strutture di città, provincia, regione e regioni limitrofe. (p.s. questo testo recapitato in marzo a politici. amministratori e giornalisti non ha avuto una sola risposta)
    5 luglio 2020 • 12:37Rispondi
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