23 giugno 2020
LA SOPRINTENDENZA SALVA PONTI E PORTALUPPI
Salvo l'edificio storico in Corso Italia 23 dal progetto di trasformazione di Allianz
23 giugno 2020
Salvo l'edificio storico in Corso Italia 23 dal progetto di trasformazione di Allianz
Il 6 ottobre scorso avevo scritto su Arcipelago l’articolo “Cancellare l’architettura milanese”, sulla trasformazione dell’edificio di Corso Italia 23 progettato da Ponti e Portaluppi come sede della RAS, poi venduta da Pesenti a Allianz. Il progetto approvato dal Comune è dello studio SOM di Londra. Nell’articolo avevo sostenuto, in base a quanto pubblicato sul sito del Comune, che il progetto era stato qualificato come risanamento conservativo.
In realtà un accesso agli atti ha consentito di verificare che i funzionari del Comune non avevano accettato questa qualifica e l’avevano considerata correttamente come ristrutturazione edilizia leggera per le parti esistenti, in conseguenza della trasformazione delle facciate, e pesante per i sopralzi, facendo pagare ad Allianz all’atto della concessione del permesso di costruire, nel settembre 2019, circa 8 milioni di euro tra oneri e costi di costruzione.
Successivamente vi sono stati appelli sulla stampa cittadina a fermare il progetto, in quanto non rispettoso dell’architettura di Ponti e Portaluppi. Il 18 novembre 2019 la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio ha avviato un procedimento per la conferma dei vincoli del 1912 sulle chiese di Sant’Eufemia e San Paolo Converso e, dato che mancava, la creazione di un vincolo di rispetto delle chiese, che comprendeva tutto l’edificio di Allianz e gli edifici di fronte in Corso Italia e Via Sant’Eufemia.
A fronte delle osservazioni di Allianz contro il vincolo, la Commissione regionale per il patrimonio culturale, presieduta dal Segretario regionale, ha emesso il vincolo definitivo il 18 marzo scorso notificandolo a tutti i proprietari. Dal vincolo di rispetto è stata tolta la parte dell’edificio di Allianz che si affaccia su Via Santa Sofia mentre è rimasta quella su Corso Italia e Via Sant’Eufemia e il cortile interno con la facciata che vi si affaccia.
Il 21 ottobre 2019 gli eredi di Giò Ponti, Salvatore Licitra e Paolo Rosselli, non apprezzando il progetto di SOM, avevano chiesto alla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero dei Beni Culturali di proteggere l’edificio con la legge del 1941 sul diritto di autore, non avendo l’edificio, costruito nel 1960, i settant’anni minimi per il vincolo monumentale. La domanda è stata corredata dalle pubblicazioni prescritte su importanti riviste di architettura come Domus.
II Ministero ha avviato il procedimento il 22 gennaio 2020 e l’ha emesso definitivamente il 16 giugno scorso. Nella seduta del 18 maggio 2020 il Comitato tecnico-scientifico per l‘Arte e l‘Architettura Contemporanee ha espresso il seguente parere:
“l’opera risponde a tutti i criteri della Circolare della ex Direzione Generale AAP oggi Direzione Generale Creatività Contemporanea REP. n. 5 del 23/12/2016 come evidenziato anche nella Relazione storico artistica della Soprintendenza …. Nel richiamare tutto quanto sopra esposto, ritiene l’opera espressione della poetica dell’architetto Ponti e ancora leggibile nei suoi caratteri essenziali, e auspicando che la trasformazione possa svolgersi nel rispetto dell’opera di un maestro del Novecento, esprime parere favorevole al riconoscimento dell’importante carattere artistico ai sensi e per gli effetti della legge 22 aprile 1941, n. 633 e ss.mm.ii.”
Il Ministero afferma che, ”nonostante le alterazioni interne subite, rappresenta comunque uno dei migliori esempi di architetture per uffici del secondo dopoguerra e rimane tra le opere più significative della poetica dell’architetto Giò Ponti che, trovandosi a costruire nel cuore della città, ha attenuato il rigore e l’estensione delle dimensioni degli immobili attraverso il trattamento delle facciate caratterizzate dalle scansioni orizzontali e verticali del telaio strutturale e dal rivestimento in granito rosso lucido, sostituito lungo il lato che affianca la Chiesa di San Paolo Converso dal ceppo grigio lombardo per attenuarne l’impatto visivo verso l’edificio storico.”
La Soprintendenza scrive nella sua relazione storico-artistica: “Gli esterni sono sostanzialmente conservati e riconducibili nella loro complessità al progetto originario di Ponti-Fornaroli-Rosselli. Si riconoscono nel complesso della R.A.S. cifre stilistiche proprie di Giò Ponti di particolare interesse, anche per l’articolato studio delle volumetrie estese sull’ampio isolato tra Via Sant’Eufemia, Corso Italia, Via Santa Sofia, contraddistinto da presenze monumentali importanti, e frutto di una particolare evoluzione dell’ideazione del progetto – spiegata dallo stesso Ponti – in rapporto al tessuto urbano dell’area, dalla soluzione “estroversa” a quella realizzata “introversa”, che si snoda creando gerarchie di spazi aperti interni al giardino, mantenendo gli allineamenti dei fronti esterni sulle strade che delimitano l’ampio lotto situato in posizione centrale rispetto alla città. Dopo la realizzazione della sede della Montecatini, la R.A.S. rappresenta per Giò Ponti la grande ed esemplare occasione per misurarsi con un contesto urbano più storicizzato.”
Allianz ha tempo 60 giorni per ricorrere al TAR contro i vincoli, ma avrà difficoltà a dimostrare che l’edificio non ha valore artistico. Nel frattempo il cantiere non è mai partito. L’errore di Allianz è stato a mio parere di scegliere tra i concorrenti del suo concorso interno chi ha proposto un progetto di totale modifica dell’edificio di Ponti e Portaluppi. È stata la scelta più costosa, perché ha portato al pagamento di forti oneri. Ora se Allianz deciderà di non scontrarsi con la Soprintendenza e gli eredi di Ponti e accetterà di mantenere le facciate in granito rosso che lo caratterizzano potrà farsi restituire dal Comune buona parte degli oneri pagati in settembre.
Milano potrà continuare a godere la vista di un importante edificio dell’architettura italiana del secondo Novecento, che potrà essere inserito nel prossimo PGT tra le architetture moderne d’autore. E tra dieci anni, quando arriverà ai settant’anni di età, potrà essere sottoposto a vincolo monumentale come merita. Sorprende in questa vicenda il comportamento della Commissione per il Paesaggio, che ha approvato il progetto di SOM senza obbiezioni, e del Municipio 1, che avrebbe dovuto tutelare una importante architettura del suo territorio.
Si pone la questione, da me sollevata più volte, del ripristino dei pareri dei Municipi sui progetti edilizi, eliminati dall’ultimo regolamento del decentramento che, invece di dare più poteri ai Municipi rispetto alle vecchie zone, li ha tolti. Alcuni progetti sono infatti stati approvati dalla Commissione per il Paesaggio contro il parere del rappresentante del Municipio competente, che in base al regolamento può essere ignorato.
Michele Sacerdoti
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