12 giugno 2020

UN CIELO DI LIBRI CHE RACCONTA IL DIVENIRE DELLA CITTÀ

La Mappa Letteraria di Milano ha superato quota 5000 citazioni


Forse il vero mistero da svelare, riproposto in tutte le salse letterarie, è dove si sia nascosta l'anima di Milano per scampare all'inebriante successo post Expo 2015 e al suo segno culturale più diffuso, la movida.

tacconi

All’inizio era come vediamo adesso il cielo a Milano: poche citazioni sparse nel territorio come le timide stelle che vincono il bagliore della metropoli; ma con migliaia di citazioni coast to coast, dal Ticino all’Adda, ora la Mappa Letteraria* Milano è un cielo costellato di libri, come quello pulsante di astri, che vedevano i milanesi di qualche secolo fa.

Come le stelle, che sembrano contemporaneamente alla stessa apparente distanza, così le citazioni della Mappa sono segni di tempi diversi della storia di Milano. Deselezionando i sette periodi storici in cui sono suddivise le citazioni, possiamo seguire le fasi dello sviluppo spazio-temporale della città: dall’antico fossato, poi cerchia interna dei Navigli, ai bastioni spagnoli, fino a inglobare i Corpi Santi nelle spire delle circonvallazioni e delle tangenziali. Un variopinto serpente di storie, personaggi, avvenimenti che non ha mai smesso di dilatarsi, nutrendosi di diversità e generando sempre nuovi milanesi.

La città più città d’Italia, come la definiva Giovanni Verga, è in realtà una costellazione di borghi, contrade, quartieri che sanno coniugare spirito identitario e senso di appartenenza a una comunità più vasta. Probabilmente è questo equilibrio di stabilità dinamica, di sobria apertura, che ha reso Milano così resiliente alle crisi che ha affrontato. Le virtù meneghine hanno qualcosa delle proprietà dell’acqua, il genius loci della città.

Come l’acqua dei fontanili, delle rogge, dei fiumi e dei canali che la percorrono e la vivificano, Milano è sempre se stessa e mai la stessa. La narrazione che la descrive, dai classici dei padri letterari alle testimonianze dei cittadini che ricordano le vicende di famiglia o del quartiere, è sempre sfasata rispetto ai suoi mutamenti, come quando si scatta una fotografia del paesaggio dal finestrino di un treno in corsa.

Trasformarsi è il destino di Milano, la città non esita a cambiare pelle, senza rimpianti ma con nostalgia. Nella Mappa Letteraria, possiamo distinguere due tipi fondamentali di narratori: quelli che alimentano puntigliosamente la memoria del passato – ad esempio ricostruendo il circuito delle mura imperiali o il percorso di Renzo Tramaglino o raccogliendo i motti dialettali, le origini dei toponimi, le antiche usanze – e quelli che indagano il presente e lanciano uno sguardo, fiducioso o preoccupato, sul futuro, come gli Scapigliati (la beat generation dell’Ottocento), e i cantori delle periferie, da Testori in poi.

Categoria a parte sono gli entusiasti innamorati di Milano, specialmente forestieri, da Stendhal a Marotta, e i turisti illustri, da Montaigne e Kafka, così affascinati dalla dolce vita meneghina che verrebbe da borbottare, seppur compiaciuti: “esagera no, dai”. Sì, perché Milano non ama l’esagerazione, l’enfasi, trova imbarazzanti anche le lodi, anche se in cuore coltiva sempre l’aspirazione a essere prima, la capitale di qualcosa, e ogni tanto ci riesce: del tardo impero romano, del regno d’Italia napoleonico, della Resistenza, dell’industria, del boom economico, ma sì, anche della moda (meglio che niente).

E lasciamo perdere la capitale morale, dopo Tangentopoli non è il caso. Forse per quest’altalenante fortuna, Milano fa finta di non tenerci molto, alle etichette, con la scusa che quel che conta è lavorare, costruire, realizzare.

E allora giù vecchie case, botteghe, cascine, orti e giardini (preziosi labirinti per i combattenti delle Cinque Giornate), su palazzoni e poi grattacieli addirittura più alti del Domm, la secolare perentoria misura verticale della città; via il dedalo delle contrade senza targa (ma una viaggiatrice del Settecento nota che c’erano così tante chiese che una via si indicava facilmente, riferendola al tempio più vicino), avanti con piazze vuote e spaziosi boulevard, comodi per caricare rivoltosi e scioperanti; via i navigli fumiganti e fetenti, così cari all’avvocato Delio Tessa, largo ai vialoni in cui far scorrere folle di consumatori automuniti, per la gioia di Luciano Bianciardi.

Forse il prodotto letterario tipico del frullato di città che emerge dai bombardamenti della guerra è la giallistica milanese, diffusa nella Mappa Letteraria come l’itterizia. Dal fondatore negli anni Trenta, Augusto De Angelis, il genere ne ha fatta di strada, anzi le ha percorse tutte, in una perenne indagine il cui sospettato principale è Milano. E’ un mistero come, in un ambiente urbano sostanzialmente tranquillo (a parte la piccola apocalisse degli anni Settanta), centinaia di scrittori possano immaginare una mole tale di delitti, che se le vittime fossero reali, Milano sarebbe più spopolata di quanto non lo fosse dopo la peste del 1630.

Forse il vero mistero da svelare, riproposto in tutte le salse letterarie, è dove si sia nascosta l’anima di Milano per scampare all’inebriante successo post Expo 2015 e al suo segno culturale più diffuso, la movida: forse sottoterra (metropolitana permettendo), in qualche casa di ringhiera odorosa e chiassosa di motivi esotici, o in un albero ancora da piantare in un nuovo parco, o tra le guglie che assistono la Madonnina. Tracce per ritrovare l’anima di Milano, possiamo cercarle nella Mappa Letteraria e nei libri che la compongono. Buona ricerca!

Giorgio Tacconi
Presidente Quarto Paesaggio

*Creata su Google Maps nel 2017 dall’Associazione Quarto Paesaggio, a giugno 2020 la Mappa contiene oltre 5000 citazioni da 910 opere letterarie – suddivise in 16 categorie e 7 periodi storici – di 640 autori/autrici di tutte le epoche, in 103 Comuni della Città Metropolitana Milanese.

Gruppo Facebook: https://www.facebook.com/groups/MappaLetterariaMilano/

Segnala citazioni (digitate o fotografate) a: info@quartopaesaggio.org

Per saperne di più: www.quartopaesaggio.org



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