19 maggio 2020

LA BIBLIOTECA CHE NON C’È – ANCORA!

La Fondazione Beic risponde alle critiche


La secca risposta alle critiche di Alberto di Bello da parte della Fondazione Beic: il progetto è ambizioso, ma non si possono buttare i progressi fatti finora. Un appassionante scambio di opinioni su un pilastro quasi dimenticato della cultura italiana: le biblioteche, vecchie e nuove.

padoa schioppa

L’articolo di Alberto Di Bello pubblicato il 10 maggio su Arcipelago Milano riprende una serie di critiche e di argomentazioni avanzate da almeno un decennio. Ad esse è più volte è stata data risposta in modo puntuale e articolato in diverse sedi e in momenti successivi. Dispiace ora di vederle ancora una volta riproposte tali e quali, addirittura in forma polemica e con qualche accenno impropriamente sprezzante.

Che il personale bibliotecario milanese abbia ragioni di malcontento per quanto non è stato fatto in questi anni, questo si comprende, pur senza dimenticare che iniziative lodevoli e innovative ci sono state; e che la qualità dei servizi, compatibilmente con lo stato delle strutture esistenti, è generalmente di alto livello, grazie alla professionalità dei bibliotecari, ad iniziare dal Direttore del Sistema bibliotecario milanese, il Dr. Stefano Parise, bibliotecario di riconosciuta competenza e autorità. Ma che il malcontento vada ad appuntarsi, oggi, su un obbiettivo di avanguardia, come è quello della Biblioteca europea d’informazione e cultura (Beic), questo argomento non ha giustificazione alcuna.

beicIl progetto è stato promosso dal Comune di Milano nel 2000, dopo un attento studio di fattibilità, curato, come pure nelle fasi ulteriori, da alcuni tra i maggiori esperti di biblioteconomia a livello nazionale e internazionale, tra i quali Giovanni Solimine, Paul Weston, Klaus Kempf, Mauro Guerrini, Antonella Agnoli. Lo scopo era ed è quello di dotare non solo Milano ma l’Italia di una struttura analoga a quella che nel corso degli ultimi decenni ha visto la luce e tuttora sta nascendo nei Paesi più avanzati.

Da San Francisco a Chicago a New York, da Monaco di Baviera a Berlino, da Lione a Parigi (Biblioteca del Centre Pompidou e Haut-de-Jardin della Bibliothèque Nationale), da Shangai a Helsinki, da Birmingham all’Aja, pur in forme, declinazioni e dimensioni diverse, quasi ogni Paese ha dato vita ad almeno una grande struttura nuova o rinnovata nella concezione e nella articolazione degli spazi interni e delle funzioni.

Largo accesso diretto ai volumi a scaffale aperto disposti sistematicamente, luoghi di studio e di lavoro individuale e di piccoli gruppi, stretta interrelazione tra materiale cartaceo, immagini, musica, reti digitali, interconnessioni disciplinari e servizi di referencing ne costituiscono alcuni caratteri essenziali. In Italia esistono molti pregevoli esempi di questo nuovo approccio, ma su dimensioni medio-piccole, da Bologna a Pistoia, da Prato ad Aosta ed altrove. Non su dimensioni maggiori. Lo scopo della Beic era ed è, oggi più che mai, quello di colmare una tale vistosa lacuna del nostro Paese.

L’idea è stata quella di coniugare sin dall’origine il progetto con una ristrutturazione del sistema bibliotecario milanese, a cominciare dalla Biblioteca Sormani, la cui sede risulta adeguata per una nobile biblioteca storica dell’Otto-Novecento, ma certamente non per un modello bibliotecario di nuova generazione. Certo il progetto Beic non pretende, né lo potrebbe, di risolvere tutti i problemi delle biblioteche milanesi; d’altronde in nessuna città del mondo una grande nuova struttura multimediale potrebbe pretenderlo. Sono funzioni complementari, non sovrapponibili. E mentre le risorse per la Beic debbono, e ben possono, essere reperite e coperte a livello nazionale ed europeo, in pari tempo, anche per sopperire a necessità del territorio (a cominciare da Milano), alle altre strutture deve provvedere direttamente la città.

Sulla base di queste ragioni il Comune di Milano, per impulso di Gabriele Albertini, promosse nel 2000 un bando internazionale, vinto dall’Arch. Peter Wilson, ed assegnò alla futura Biblioteca europea un’area dello Scalo Porta Vittoria, che è tuttora a ciò destinata.

I Progetti, preliminare e definitivo, furono elaborati a cura della Fondazione Beic , nel frattempo costituitasi con la partecipazione oltre che del Comune di Milano, della Regione Lombardia – che dal 2006 a tutt’oggi affida alla Beic la custodia e la classificazione di tutti i volumi pubblicati nell’ambito regionale, ormai oltre 200.000 volumi – del Ministero dei Beni culturali, del Ministero dell’istruzione, della ricerca e dell’università, dell’Università Statale, del Politecnico, dell’Istituto Lombardo e dell’Associazione Milano Biblioteca del Duemila.

Tali Progetti, finanziati esclusivamente con fondi statali assegnati con le leggi Finanziarie dal 2002 al 2005, hanno condotto al Progetto esecutivo, approvato dal Ministero per le Infrastrutture e validato dal Politecnico di Milano. In tre occasioni uno stanziamento nazionale iniziale per l’avvio dei lavori è stato ripetutamente bloccato in extremis e dirottato su altri canali, per sopravvenute ragioni di urgenza o per altri motivi.

Nel frattempo, la Fondazione Beic ha dato vita ad una grande Biblioteca digitale (BeicDL), ricca ormai di 100.000 records (www.beic.it), tutti liberamente accessibili in rete e ripartiti in oltre venti collezioni, che coprono i principali rami del sapere scientifico e umanistico. Alcune tra queste collezioni (come quella degli Incunaboli in volgare, quella di oltre 3000 Manoscritti giuridici medievali, quella dei Testi giuridici a stampa dei secoli dal XVI al XVII, quella degli Atti di alcune delle maggiori Accademie italiane ed altri) sono di assoluto rilievo, senza eguali altrove. E in effetti la Beic digitale ha ottenuto lusinghieri riconoscimenti anche a livello internazionale.

Un modello “nato vecchio”, come asserisce l’articolo? Non scherziamo. Il successo che questo modello di Biblioteca ha ottenuto ovunque lo si sia creato, un successo attestato da centinaia o da migliaia di presenze ogni giorno dell’anno, dimostra proprio il contrario. Le Biblioteche storiche italiane e milanesi conservano e conserveranno sempre la loro insostituibile funzione di alta cultura e di conservazione di un patrimonio preziosissimo. E così pure le grandi Biblioteche universitarie e le Biblioteche speciali.

Ma asserire che all’Italia, alla Lombardia, a Milano una Biblioteca come quella programmata non serva perché tanto ci sono già le biblioteche storiche e universitarie, appare semplicemente insensato. Le funzioni sono diverse. E tra l’altro proprio il modello di cui parliamo è prezioso anche per le ricerche interdisciplinari, che le biblioteche universitarie spesso non possono coltivare, cosa che invero si rivelerà sempre più necessaria.

L’autore dell’articolo sperava di essersi liberato di questo progetto, a suo dire soffocatore di altre iniziative, mentre esso non è soffocatore proprio di nulla e per nulla. Non è nato vecchio e non è inattuale, anche se naturalmente dovrà venire ricalibrato in alcuni suoi aspetti perché l’evoluzione anche tecnologica è incessante e i moduli architettonici indubbiamente consentono nuove soluzioni. Ricalibrato, rivisto e aggiornato, non certo soppresso e cestinato. Se si dovesse procedere con un nuovo bando, la Biblioteca non si farebbe mai. E le risorse date a questo fine dallo Stato risulterebbero spese invano. D’altronde, Il progetto stesso è stato concepito nell’ottica della flessibilità, così da consentire correzioni e aggiustamenti nel tempo: “the library is a growing organism” (Ranganathan, 1931).

L’occasione straordinaria offerta delle Olimpiadi del 2026 potrebbe essere non ripetibile. Occorrerà provvedere anche ad una o più realizzazioni di alta qualità destinate a rimanere sul territorio. E se Milano nella dimensione metropolitana intende figurare tra le trenta più moderne città del mondo entro un decennio, come il Sindaco Sala ha più volte dichiarato, sarà necessario dotarla anche di strutture culturali complementari rispetto alle eccellenti realtà universitarie, artistiche e teatrali già esistenti. La Biblioteca europea risponde esattamente a queste caratteristiche, tali da poter attirare anche risorse europee, che privilegiano come sappiamo nuove tecnologie digitali, multimedialità, occupazione giovanile qualificata, diffusione della cultura, interdisciplinarietà: sono caratteristiche tutte presenti nel Progetto Beic.

Il Progetto architettonico, per come era stato concepito, si presta senza grandi difficoltà a essere adeguato per ospitare tutte le nuove funzioni che oggi troviamo nelle più innovative public library e reference library, e a diventare un nuovo grande hub culturale per la città.

Essendo trascorsi alcuni anni dalla sua elaborazione, il progetto andrà certamente aggiornato (anche per renderlo conforme alle nuove normative in ambito strutturale, energetico e impiantistico), e questo darebbe sia l’occasione per rivedere e aggiornare i contenuti di servizio, sia per valutare nuove possibili sinergie, destinando anche parti del complesso edilizio – facilmente adattabili – a nuove funzioni, coerenti e complementari alla Beic.

Si tratta però di aggiornare il progetto, non di rifare tutto da capo. Rinunciare al Progetto si rivelerebbe un grave un errore, forse non rimediabile. Non solo per Milano, ma per l’Italia tutta.

 

padoa schioppa1

Alcune osservazioni specifiche

La Beic sarebbe fruita solo da studenti? No, è concepita per una pluralità di utenti, di ogni età e condizione.

Poche decine di presenze nelle strutture attuali della Braidense, dell’Ambrosiana ed altre? Ma la funzione delle grandi Biblioteche storiche è questa, e deve rimanere questa, sempre meglio valorizzata. La funzione delle Sale di consultazione universitarie, da quella mirabile della Cattolica alle altre come la grande Crociera e Sottocrociera della Statale sono altre, queste sì riservate a studenti e a studiosi.

La Fondazione Beic, che auspica l’apporto di capitali privati, oggi è gestita nel pieno rispetto delle complesse, ma rigorose e trasparenti, procedure richieste per le Fondazioni di diritto pubblico: si veda il sito www.beic.it

Cattedrale nel deserto? Assolutamente no! La Statale, il Politecnico, lo stesso quartiere Calvairate, e non solo, sono ben vicini e costituiscono strutture complementari.

Obsolete le grandi strutture perché soppiantate dal digitale? Assolutamente no! Questo possono affermarlo solo coloro che non hanno mai frequentato le nuove grandi Biblioteche del 2000 negli USA, in Francia, in Germania e in altri Paesi; e lo affermano altresì proprio coloro che non hanno percepito l’insostituibilità di queste strutture anche quali luoghi di aggregazione e di socializzazione. Lo dimostrano, ancora una volta i fatti.

Spese di gestione? Una struttura nuova non può funzionare senza un nucleo di personale specializzato. Cento, centocinquanta, duecento bibliotecari e operatori, in gran parte giovani? Certo. In parte da reclutare, in parte da attingere dal sistema cittadino, regionale e universitario, anche in comando. Saranno cento o duecento posti in più a mettere in crisi una Città metropolitana, il cui bilancio per il personale supera i tre miliardi all’anno, con un imponente e conseguente turn-over? No, saranno posti che finalmente verranno creati per questi studiosi che oggi immancabilmente finiscono per disperdere la loro alta preparazione culturale in occupazioni di risulta.

Milano ha visto in questi ultimi anni il moltiplicarsi di decine di grattacieli, alcuni dei quali tra i più celebrati anche internazionalmente. E’ possibile che non possa mettere in cantiere un grande, nuovo edificio dedicato alla cultura, di cui la Città e l’Italia invocano ad alta voce il bisogno?

Francesco Paolo Tronca, Presidente Beic

Massimo Maria Molla, Vice Presidente Beic

Antonio Padoa Schioppa, già Presidente Beic



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  1. Carla Maria CasanovaCome tutti questi "servizi" (teatri, alberghi...) bisogna poi saper farli funzionare. Penso a quel mirabile complesso della biblioteca universale di Alessandria d'Egitto, che avrebbe dovuto servire tutta l'Europa. Fu inaugurata nel 2011, a due giorni dall'assalto alle torri gemelle. Che ne è? E' attiva???? Ma una biblioteca internazionale non dovrebbe essere un problema per Milano! Purché si incominci a costruirla. Il 2026 è molto vicino.
    20 maggio 2020 • 10:44Rispondi
  2. Andrea PassarellaSarebbe ora chela BEIC venga costruita e non rimanga solo sulla rete. Soprattutto ora, dopo la crisi causata dal corona virus, ci si è resi conto che il modello mercantilista della Lombardia e in particolare di Milano non sia più sostenibile. Oltre ai grattacieli bisogna investire sulla cultura per uscire da una visione arida e ristretta del considerare solo quello fa dané... Riguardo al sistema bibliotecario del comune di Milano non sarei però così indulgente, ho per fortuna avuto modo di toccare con mano quanto fatto dal CSBNO e come venga valorizzata la biblioteca a Cinisello Balsamo mentre nelle biblioteche milanesi ho più volte sentito il personale lamentarsi della presenza degli studenti "perché si deve studiare a casa" quando la biblioteca è un importante luogo di incontro e diffusione della cultura non un luogo ad uso e consumo del personale che vi lavora.
    21 maggio 2020 • 15:20Rispondi
  3. MariellaAbito in zona Vittoria, come molti sarei felice di veder arrivare la BEIC, non sarà certo una cattedrale nel deserto e finalmente Milano vedrà arrivare una istituzione pubblica con finalità culturali, un servizio per i cittadini e le università che contribuirà a qualificare sia la zona che la città.
    22 maggio 2020 • 19:09Rispondi
  4. Ornella Foglieni...continuerò a credere nella opportunità , necessità di una grande biblioteca moderna , di nuova concezione, in sintonia .. “perenne” e adeguabile ai tempi ..aperta a tutti nella città metropolitana con la partecipazione e il sostegno anche dei privati . Una Beic da non lasciar cadere! OF
    1 giugno 2020 • 11:55Rispondi
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