17 aprile 2020

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PER IL 25 APRILE

Una voce dalle periferie milanesi


Fotografia di Nicolò Maraz

Fotografia di Nicolò Maraz

Caro Presidente, le scrivo ricordando le parole che ho ascoltato da un pensionato ex operaio molti anni fa: “Noi anche quando prendiamo la parola lasciamo sempre indietro qualche cosa”. Le scrivo per il 25 aprile nel tempo della pandemia.

Svolgo il mio impegno di cittadina a Milano, in basso, partecipe dei Movimenti Popolari di tutto il mondo cui Papa Francesco ha parlato in occasione degli incontri che si sono tenuti a Roma e in Sud America tra il 2014 e il 2016. Ha detto: “Terra, casa e lavoro, quello per cui lottate, sono diritti sacri”. Le invio la “Lettera del Santo Padre ai Movimenti Popolari”, Dalla Città del Vaticano, 12 aprile 2020, Domenica di Pasqua. Lei la conosce, ma ha un senso che io, dal basso, gliela invii.
Ne riporto alcuni passi:

Quant’è difficile rimanere in casa per chi vive in un piccolo alloggio precario o per chi addirittura non ha un tetto”. “Venite guardati con diffidenza perché andate oltre la mera filantropia attraverso l’organizzazione comunitaria e rivendicate i vostri diritti, invece di restare rassegnati sperando di vedere cadere qualche briciola da quanti detengono il potere economico […] Questo vostro atteggiamento mi aiuta, m’interroga e m’insegna molto”. “Spero che questo momento di pericolo ci stacchi dal pilota automatico, scuota le nostre coscienze addormentate e permetta una conversione umanista ed ecologica che metta fine all’idolatria del denaro e ponga al centro la dignità e la vita”.

Io non faccio parte della Chiesa di papa Francesco, né di altra confessione religiosa. La mia fede è nell’uomo. Da quella sera della sua elezione, 13 marzo 2013, ascolto con gratitudine la parola del Papa che è venuto dai confini del mondo, rivolta a tutti nel mondo.

Presidente, con questa mia lettera aperta e con altre che vorrei scriverle, mi propongo di inviarle da Milano notizie sui fatti della città, in particolare sulla questione delle periferie intese come Quartieri di case popolari, secondo la mia esperienza. Quarant’anni fa ho promosso la costituzione di un Comitato di Inquilini di case popolari, soggetto di rappresentanza diretta, perché nella nostra Repubblica di democrazia rappresentativa la condizione delle cosiddette periferie non era rappresentata dalle istituzioni preposte, partiti, sindacati.

Tuttora questa particolare rappresentanza istituzionale è molto gravemente parziale e inadeguata rispetto all’ampiezza e alla profondità della situazione che dovrebbe essere rappresentata, connessa con la questione delle politiche della casa. Dopo la pensione, per trent’anni il mio impegno è stato quotidiano. Conclusa questa esperienza, nel 2019 ho promosso la costituzione del “Gruppo di lavoro per le periferie – Milano”. Non ho improvvisato il mio impegno. L’ho iniziato nel 1949, a Genova, la mia città.

A 90 anni compiuti, quando si prende la parola ciò che si prova a dire sa di testamento.

Ancora, mi propongo di scriverle di “ritorno alla normalità”, delle operazioni di propaganda che per tanto tempo hanno imposto il Modello Lombardia, il Modello Milano, in dispregio della realtà. In data 19 novembre 2019 a Milano il SICeT – Sindacato Inquilini Casa e Territorio – CISL, ha tenuto un convegno: “Milano città esclusiva. Milano città che esclude. Emergenza abitativa a Milano: analisi e proposte per un welfare abitativo”. Ha esposto i dati delle politiche del Comune e della Regione Lombardia. Ha ricordato che a luglio 2018 è stata presentata all’ONU la “Dichiarazione municipale dei governi locali per il diritto all’abitare e il diritto alla città”. Nessuna città italiana ha finora aderito.

Un filo rosso lega questo mio proposito alle cinquantasei lettere aperte che ho scritto dal 2013 al 2015 a Giuliano Pisapia, sindaco di Milano. Sono state le mie prediche inutili, dal basso. Oggi è ben diverso il contesto. Il virus dà evidenza alle operazioni di occultamento della realtà, quelle del passato e quelle del presente. Nelle sedi del potere in cui s’intesse questa trama, il lavoro non va mai in quarantena.

Presidente, in più di un’occasione ho pensato a Lei, al suo difficile e pesante compito attuale, ai suoi messaggi agli Italiani. Ho pensato a suo fratello, Piersanti Mattarella, a Fiorentino Sullo, a Giorgio La Pira. Ho ripensato le parole del cardinale Hélder Câmara: Quando aiuto i poveri dicono che sono santo. Quando chiedo le cause della povertà dicono che sono comunista. L’area di una ristretta minoranza di cattolici combattenti per una società meno ingiusta.

La morte di Elisabetta

Venerdì 16 aprile 2020 è morta Elisabetta, 62 anni. E’ morta di martirio, non di corona virus, fuori Milano, in una struttura in cui riceveva assistenza e cura adeguate alla sua condizione. Nelle mie Lettere a Pisapia Elisabetta c’è, e c’è anche Giorgio, suo fratello, che racconta: Sono arrivato a Milano nel 1966, da Catania, sono nato nel 1962, orfano di padre, è morto nel 1966, avevo 4 anni, prima ci hanno preso delle suore, solo una sorella e un fratello che era appena nato erano fuori, sono stato in collegio dai Martinitt fino a 13 anni e poi… Elisabetta e Giorgio, li ho nominati così. Elisabetta è stata inquilina nel Quartiere Calvairate in relazione per tanti anni con il mio Comitato. In carico al locale Centro Psico Sociale. Si era da tempo trasferita in un altro quartiere di case popolari, ma la sede del Comitato era rimasta una meta del suo quotidiano vagare per la città. Presa in carico dal Centro Psico Sociale della nuova zona di abitazione. Nel giugno 2018 era volata giù in cortile dalla finestra dell’alloggio in cui abitava con un giovane parente, al 2° piano. Sopravvissuta, paraplegica. In precedenza era stata ricoverata all’ospedale per le percosse che aveva ricevuto dal parente, e il parente era stato arrestato.

Al processo lo aveva scagionato e i responsabili istituzionali avevano lasciato che il parente tornasse a convivere con lei in quella condizione di normale anormalità. Il parente: vittima, dai primi anni dell’infanzia, di inadeguatezze ed errori dei Servizi di Assistenza, noti, eppure mai riconosciuti, mai corretti. Prima di quel volo, annunciato, per così dire, mi ero rivolta al Centro Psico Sociale, insieme con un consigliere del Municipio 4, ai Carabinieri, con una pesante testimonianza della gravità della situazione, del rischio. Nessun intervento. Dopo quel volo, il 6 agosto 2018 ho presentato un Esposto alla Procura di Milano, e ho chiesto un incontro con il magistrato che l’ha ricevuto. Nessuna risposta, nessun incontro. Le invio l’Esposto. Da questa morte, forse, ho tratto l’ispirazione di questa Prima Lettera, la mia decisione di provare a informarla sulla verità di Milano, com’è nell’esperienza mia e di tanti, in basso.

Vorrei parlarle anche del Tavolo di Coordinamento Interistituzionale Partecipato per le Periferie, Pensato come autorevole, indispensabile strumento di coordinamento per il superamento della frammentazione delle competenze istituzionali fra Regione, Comune, Ente proprietario e gestore delle case popolari, Prefettura, Questura, Carabinieri, Polizia Locale, Vigili del Fuoco, ASL, Scuola, i diversi Servizi Socio-Assistenziali, ecc. Per il cambiamento delle politiche per le periferie, ossia, delle politiche cittadine.

In data 2 febbraio 2019, in occasione dell’VIII Forum per le Politiche Sociali, l’assessore milanese Pierfrancesco Majorino ne ha annunciata l’apertura con queste parole: “Rispondiamo oggi a una richiesta avanzata nella città per trent’anni, cui colpevolmente non abbiamo dato risposta”. Se fossero stati aperti Tavoli Tematici, se fosse stato aperto un Tavolo Tematico sulla sofferenza psichica nelle case popolari, forse il destino di Elisabetta sarebbe stato diverso?

Dal 2 febbraio 2019 a oggi il Tavolo di Coordinamento continua a essere un impegno non mantenuto. Non è stato aperto, proprio come non è stato aperto per i passati trent’anni riesumati da Pierfrancesco Majorino, che nel 2020 ci ha fatto conoscere il suo pensiero: ritiene che per la città sia bene aprirlo, ma ora non riveste più un ruolo nell’Amministrazione del Comune di Milano, è stato eletto al Parlamento Europeo.

Tutto questo è di non piccolo rilievo, Presidente, a proposito del ritorno alla normalità. Quando il tempo del corona virus sarà superato, in vista di una sua nuova aggressione o di altri virus, con un essenziale cambiamento sarà finalmente affermato che i responsabili istituzionali hanno il dovere di dire la verità ai cittadini? Oppure, a Milano, in Lombardia, nel Paese, ritorneremo alla dominante falsità, alla menzogna come tattica? Che cosa cantava Paolo Rossi nel 1954? Era meglio morire da piccoli…

Un Maestro, Gaël Giraud, ci insegna con l’esempio a dire la verità: Per ripartire dopo l’emergenza covid-19. *

Infine, Presidente, lei il 25 aprile parlerà agli Italiani e agli immigrati nel nostro Paese? Le scrivo con la speranza che lei si renda vicino ai senza casa, in occasione del suo prossimo messaggio. Che lei entri, con le sue parole, negli alloggi delle periferie, e dica che di queste condizioni bisogna chiedere le cause. Almeno uno fra i responsabili delle ingiustizie imposte per tanti anni dovrebbe scendere da cavallo, dovrebbe capire di dover rendere conto? Almeno uno. Darebbe l’esempio a tanti.

caffa

Per il 25 Aprile le invio la foto di una scritta che una notte ho tracciato su un muro nell’area del quartiere di case popolari “Calvairate”, nel tempo della prima guerra del Golfo. Dice così: “Soldi per le case popolari, non per le armi”.

Presidente, la Resistenza continua, per l’applicazione della nostra Costituzione.
Il mio rispettoso saluto, i miei auguri di buona salute, di bene.

Franca Caffa

 

*Civiltà Cattolica, Quaderno 4075, pp. 7-19, 4 aprile 2020.



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  1. Loris PanzeriGent. Dott. Luca Beltrami Gadola, ho partecipato, in questi giorni, all'entusiasmo e alla determinazione di Franca Caffa nello scrivere una lettera ...più lettere nelle intenzioni, al Presidente della Repubblica Mattarella. Lettera di riflessioni dal basso sulle condizioni delle periferie e delle persone " periferiche " e alle voci che non raggiungono le Istituzioni e i Poteri. Mi è sembrato coraggioso poi da parte sua voler pubblicare su Arcipelago Milano queste lettere nel tentativo di ricerca di altra risonanza a istanze fondamentali che il giornale persegue. Mi inquieta però il fatto che la lettera sia inserita tra i vari articoli e non abbia una collocazione adeguata, come testo a parte. Così , inserita tra gli articoli ne svilisce, mi sembra, il valore quasi fosse un articolo come tanti solo intitolato " lettera al Presidente ". La lettera, è di rara profondità e chiarezza, si fonda in un percorso esperienziale di grande respiro e suggerisce riferimenti culturali ( vedi dichiarazioni di Papa Francesco e non solo )che aprono alla speranza. Un caro saluto Loris Panzeri l
    22 aprile 2020 • 13:35Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaCaro Panzeri, molti dei nostri collaboratori sono animati da grandi progetti che concernono questioni legate al destino dell'umanità,non solo Franca Caffa. La lettera al Presidente dalla Repubblica si inserisce in questo filone di attenzione agli ultimi. Mi sarebbe parso irriguardoso per le persone spiritualmente e anche politicamente impegnate che animano il mio blog essere io a determinare situazioni di privilegio per qualcuno.
      22 aprile 2020 • 13:43
  2. Ermanno RondaBuongiorno Direttore - buon 25 Aprile Sono da tempo un vostro lettore e spesso gli scritti e le riflessioni suoi e dei vostri collaboratori ci sono utili nel lavoro di trincea che quotidianamente cerchiamo di svolgere per affermare il diritto alla casa che nel nostro paese e nella nostra città troppo spesso viene rimosso dalla politica. Leggendo la lettera al Presidente di Franca Caffa, proprio in occasione di questa giornata, avrei sperato che ad essa fosse attribuita una maggiore attenzione. Conoscendo Franca da molto tempo penso che le sue profonde riflessioni ci dicano sempre di tenere gli occhi ben aperti e di chiamare le cose per quello che in realtà sono e non per quello che ci fanno credere, anche se spesso ci infastidiscono o ci fanno soffrire. Grazie dell'attenzione Ermanno Ronda - Segr.gen.Sicet Milano
    25 aprile 2020 • 08:59Rispondi
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