17 marzo 2020

A CIASCUNO IL SUO MA NULLA SARÀ COME PRIMA

Un nuovo patto di convivenza necessario


A ciascuno i suoi pensieri, le sue riflessioni i suoi ricordi. Dopo undici anni dal primo numero di ArcipelagoMilano, per la prima volta sento il peso delle parole non per quelle dette e pubblicate sino ad oggi ma per quelle che diremo e pubblicheremo d’ora in avanti.

Editoriale-19

Come sempre daremo spazio alle riflessioni, alle opinioni, ad ogni intervento ma con un vaglio stretto, quello di sempre: mai giudizi affrettati, superficiali ma fatti documentati ai quali possono seguire conclusioni spesso amare come succede a chi guarda le cose senza pregiudizi o inutile animosità da un lato o piaggeria dall’altro. Il nostro focus è sempre il bene comune e la sua difesa. Quando si doveva lanciare un sasso l’abbiamo fatto senza nascondere la mano. Lo faremo ancora.

Qualcuno mi ha rimproverato per le critiche al Sindaco nel mio ultimo editoriale a proposito dei suoi interventi a partire dal famoso “Milano riparte” assimilandomi quasi a un hater. I commenti che ho sinora letti in calce al mio articolo sono di tono diverso e soprattutto le condivisioni su Facebook mi hanno confermato che molti amici la pensavano come me e non sono certo persone vittime di preconcetti di natura politica.

Spesso una voce di dissenso che arriva da chi pur condivide le tue stesse idee politiche, non trova orecchie attente ma diffidenza e ostilità, il vecchio vizio del nostro mondo politico: si dà ascolto più agli avversari politici che all’opposizione interna.

Era giusto stigmatizzare il comportamento di chi, cittadini a amministratori, ha tardato colpevolmente ad assumere i comportamenti – “state a casa” – che pure erano già in circolazione: questi sono errori dovuti a un atteggiamento di superiorità, forse con una vena di leggerezza che, come si vede ora, ha un prezzo.

Quanto ai ricordi ognuno ha i suoi che riaffiorano. I più vecchi, come me, ricordano l’infanzia e la guerra del ’40. Gli antifascisti e gli ebrei ricorderanno la caccia all’uomo, i civili le sanguinose stragi per ritorsione su una popolazione indifesa in una guerra in cui si trovavano incolpevolmente coinvolti.

Alla fine i vecchi ricorderanno la gioia improvvisa che aveva colti tutti con l’arrivo della pace, in pochi giorni.

Questa volta, purtroppo, non sarà così: la vittoria sul Covid-19 non si avrà in pochi giorni, non si firmerà una pace ma la conquisteremo un passo alla volta.

Cosa succederà dopo?

Costretti a guardare alla nostra fragilità capiremo che Il Covid-19 non è stato un lungo fermo immagine, comincerà un nuovo film solo con gli stesi attori: noi tutti. Dovremo ripensare a nuovi rapporti interpersonali, a una nuova scala di valori, a nuovi rapporti tra governanti e governati.

Come dicevo la settimana scorsa: più pacatezza e riflessione nell’esprimersi per i primi,, più ascolto e attenzione da parte dei secondi. C’è però una aggiunta che farei oggi: il mancato ascolto dei cittadini che dissentono, gratificati al massimo da un benevola attenzione cui non seguono risposte, non è la strada buona per un futuro che richiederà sacrifici da parte di tutti, più lievi se imposti da scelte condivise.

Luca Beltrami Gadola



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  1. Elio... è probabile che il 'Generale CoronaVirus' contribuirà a far riflettere tutti... e meglio... alla prossima Emergenza...
    18 marzo 2020 • 08:02Rispondi
  2. Franco De AngelisCaro Luca , condivido pienamente il tuo richiamo ai " sacrifici", in troppi in questa città dimostrano di non aver capito che il domani sarà veramente duro. Il non stare in casa è stato il primo grave sintomo, se continuano con questi egoistici comportamenti diventerà una vera tragedia. Fino a ..ieri sembrava tutto facile la strada era solo quella del successo . Oggi e domani purtroppo la strada che si apre davanti a noi è diversa, è la strada dei sacrifici . Hai fatto proprio bene ad inviare il tuo sereno messaggio. Aggiungo solo che è indispensabile anche avere più umiltà. Come sempre la Milano vera quella disegnata dalla sua storia troverà la strada giusta.
    18 marzo 2020 • 15:26Rispondi
  3. Lucia PivaCome al solito, caro Luca, riesci a centrare il punto ! Grazie per quello che scrivi che condivido in pieno.
    18 marzo 2020 • 15:27Rispondi
  4. Edvige CambiaghiCondivido che "niente sarà più come prima" e spero che chi ha autorità in Milano sappia ascoltare i cittadini quando dissentono e avviare un dialogo costruttivo. Purtroppo però vedo che si riaffacciano vecchi personaggi, non troppo senza macchia, e questo mi fa dubitare molto sulla possibilità di cambiamento sul modo di agire della PA. Ma continuo a sperare...
    18 marzo 2020 • 15:34Rispondi
  5. CristinaCaro Luca apprezzo come sempre la tua lucidità. Difficile oggi percepire la consapevolezza che ,usciti da questo incubo, tutto sarà diverso da prima. Avendo coltivato il mito di una incomprensibile superiorità della Milano che non si ferma, che riparte, che può infischiandosene del limite, Milano uber alles ,atterrare nella realtà sarà molto doloroso e faticoso. Ma spero che questa esperienza sia occasione storica per una rifondazione del rapporto dei cittadini e dei governanti con l'ecosistema in cui viviamo, per l'ascolto delle richieste e proposte che riguardano la salute, l'inquinamento, il consumo di suolo, il taglio di alberi come alla sanità, la sostenibilitá e il cambio di paradigmi. Perché una cosa è certa: il virus siamo noi, che abbiamo usato il.nostro habitat con violenza ,prepotenza e spreco. E solo da noi tutti, ciascuno.per la propria parte, dipenderà come vivremo.
    19 marzo 2020 • 10:14Rispondi
  6. luigi De CarliNiente sarà più come prima. Concordo pienamente ma con riserva. L'animale uomo é abitudinario e reagisce solo se costretto da forza maggiore o da esigenze. di sopravvivenza . Ritraiamo la mano se scopriamo che quella cosa rossa impalpabile è fuoco che brucia. Altrimenti si continua come se nulla fosse accaduto. Paradossalmente ci rendiamo conto della serietà della situazione quando abbiamo a che fare con la morte di parente senza la possibilità di dirgli ciao, o con il ricovero di un amico che non possiamo raggiungere nemmeno col telefonino, o con la chiusura della scuola che garantiva l'unico pasto decente ai figli (ce ne sono un milione! dicono gli informati). Ma c'é un altro fattore che opera da coercitore: il comportamento degli altri. Se usciamo e vediamo che non c'é nessuno per strada ci sentiamo quasi in colpa anche noi e vediamo di non uscire a piacimento. Dovremmo riflettere su questo terzo fattore e non solo adesso, ma sopratutto quando, un passo alla volta, si tornerà alla normalità. Ma quale normalità? Quello a cui siamo chiamati é una nuova sintesi. L'essere costretti a casa é una buona occasione per pensare o ripensare. Ripensare un'economia che finora ha cercato un sostanziale equilibrio finanziario, ma che da domani dovrà riferirsi alle esigenze reali delle persone; ripensare un'etica che finora ha puntato all'autorealizzazione individuale, ma che da domani dovrà riscoprire il valore della relazione di coppia o della interdipendenza umana sentimentale erotica; ripensare il modo di stare assieme. Si tratterà di convincersi e partire noi per primi. Certo niente sarà più come prima, ma solo se sapremo leggere i segni dei tempi. Nel 1350 l'Europa é stata colpita dalla peste nera e decimata. Chi é rimasto é stato costretto a pensare, e nel 1400 é emersa un'esplosione di iniziative, genialità, novità che ha cambiato la storia. Per noi non ci vorranno 50 anni, basterà molto meno, ma tutto é nelle nostre mani.
    19 marzo 2020 • 11:07Rispondi
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