15 marzo 2020

LA PROSSEMICA DEL CORONAVIRUS

Le regole del "buon vicinato"


PER COMINCIARE: Gli effetti sanitari ed economici del Covid-19 iniziamo a conoscerli. Ma gli effetti sociali, politici? Una divertente riflessione sullo spazio personale e su quello sociale, oltre che sul destino di movimenti politici come le Sardine in questo momento così particolare.

Stare a casa e tenere le distanze sono due imperativi imposti dal coronavirus che compromettono i rapporti sociali e limitano fortemente quelli familiari. Oltre alle gravi conseguenze a livello sanitario ed economico sta rivoluzionando anche il modo consuetudinario di muoverci nello spazio nell’intrattenere i rapporti sociali e famigliari.

Molto interessate da questo punto di vista, il diagramma di Edward T. Hall stabilisce quali sono le tipiche distanze che, pur con molte varianti, in base alla cultura occidentale rispettiamo nell’intrattenere i nostri rapporti.

Battisti 1

In base a questo schema si può verificare che la minima distanza di un metro prescritta per evitare il contagio rientra almeno per 20 cm in quelli riconosciuti come “rapporti personali”, che si manifestano a una distanza compresa tra 0,45 a 1,2 m e di cui nell’ultima trasmissione di Propaganda live si è fatta una divertente parodia. Quindi, forse dovremmo stare un po’ più distanti gli uni dagli altri anche nei casi di affollamento, di cui questo schema non sembra tener conto, che si può verificare nello spazio sociale e pubblico.

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Proprio quegli spazi che le Sardine hanno occupato addensandosi fisicamente come scelta politica, ma che sono ora impossibilitate a portare avanti la propria azione. Questo è ciò che Stefano Levi Della Torre mette acutamente in evidenza nel comunicato virale, che mi interessa condividere per avviare una discussione, possibilmente non banale, sull’attuale situazione.

Come potete vedere dal diagramma, sotto a 45 centimetri i rapporti sono considerati intimi, quindi, naturalmente, anche quelli sessuali. Ma in tutte le comunicazioni pubbliche ufficiali, inspiegabilmente, nessuno vi ha fatto riferimento. Massimo Andreoni, ordinario di Malattie infettive all’università Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della SIMIT, la Società italiana di malattie infettive, in un’intervista a La Repubblica chiarisce che “non ci sono prove che il Covid-19 sia presente nelle secrezioni vaginali o nello sperma. Invece risiede nelle secrezioni delle vie aeree superiori. Evitare di entrare in contatto durante un rapporto sessuale con queste seconde secrezioni è molto difficile.

Sebbene di fatto il contagio non avvenga sessualmente, per maggiore sicurezza è sconsigliabile avere rapporti con partner occasionali o con i quali non si convive, perché potrebbero stare a contatto con altre persone ed essere veicolo di contagio. Il discorso è diverso per un partner convivente, con cui comunque si resta a stretto contatto in questo periodo di quarantena, condividendo gli stessi ambienti. In questo caso, a meno che non ci sia un comprovato contagio o un alto sospetto, i rapporti sessuali non sono sconsigliati. Tra partner stabili e conviventi c’è lo stesso rischio di contagio di qualunque altra malattia, anche senza coronavirus. Quindi, di fatto, il medico definisce la coppia “sicura”. Qualche utile approfondimento sull’argomento dovrebbe essere fatto rispetto a pratiche sessuali non convenzionali e una ripassatina del Kāma Sūtra potrebbe tornare utile.

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Ai nove punti di Stefano Levi Della Torre ne aggiungerei un decimo partendo dall’osservazione che all’interno della pandemia i focolai, almeno in Italia, si sono registrati proprio in quelle aree della Lombardia, Milano e Bergamo che vantano la maggior crescita del paese. Due città che hanno visto i due sindaci, Beppe Sala e Giorgio Gori, accomunati da un comportamento politico di totale irresponsabilità proprio nel momento in cui i cittadini avrebbero dovuto essere incoraggiati ad assumere delle precauzioni adeguando i loro comportamenti prossemici, invece di essere incitati a esibire un consumismo ancora più sfrenato e una illusoria e rischiosa socialità senza tener conto della realtà dei fatti.

Sala, il 27 febbraio quando in Lombardia le persone contagiate erano già 403 a fronte di 650 in tutto il paese, ha rilasciato un’intervista a Repubblica affermando “Riaprire Milano, non si può spegnere tutto, iniziamo dai musei.” E ha lanciato l’hashtag #milanononsiferma, con un’apposita t-shirt e un insulso video virale, dopo pochi giorni è stato costretto a rimangiarsi tutto e aderire all’hashtag #iostoacasa.

Gori non è stato da meno. Il 5 marzo in una situazione già molto cruciale, quando nella bergamasca si era già registrato un massimo aumento con 114 contagi, ha affermato “le persone anziane devono essere prudenti … Ma per tutte le altre non c’è motivo per non uscire, andare al ristorante con la moglie o farsi una passeggiata in centro… Assolutamente, guai a fermarsi… Giusto comportarsi per ridurre il contagio, ma dobbiamo anche infondere quella condizione di fiducia per vivere la città. La vita va avanti, non siamo in guerra”. Salvo dover decretare, dopo cinque giorni, la chiusura totale di tutte le attività e rilasciare, nel tentativo di rimediare, le terrorizzanti dichiarazioni sui malati anziani che sarebbero stati lasciati morire senza cure per salvarne altri più giovani.

Due sindaci che hanno dato dimostrazione del loro acritico attivismo anche in occasione di un incontro alla Triennale dal roboante titolo Citta: nuovi modelli per il futuro, dedicato al Terzo Settore, nel novembre dello scorso anno.

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Con Sala, che oltre a magnificare ripetutamente l’onda lunga di Expo, ha continuato a promuovere la città non soltanto come sede storica del design e della moda ma anche degli eventi più disparati. Nel 2020 sono già venti le ‘Week’ con appuntamenti dedicati anche a “arte, musei, digital, architettura, food, piano, ambiente, cinema, calcio, bici, animali, foto e montagna”, che Covid-19 sta spazzando via.

E Gori, che ha incitato a crescere per avere una torta più grande da dividere, senza capire benché iscritto al PD, che proprio quando la torta è piccola, va più suddivisa e pensare che la si possa dividere solo quando è grande è proprio una pia illusione. Come gli esiti dell’economia globalizzata hanno dimostrato.

Allora anche se le Sardine sono temporaneamente confinate in casa insieme a tutti noi, come Levi mette in luce, il coronavirus per quanto drammatico ci può indurre a dei comportamenti che possono aiutarci a contenerne la diffusione.

E a proposito di prossemica, il decimo punto che vorrei aggiungere ai nove del comunicato virale di Stefano suonerebbe così:

10 – Il virus ci insegna a stare alla larga da amministratori e politici che incitano a non fermarci mai.

Speriamo di ricordarcene anche quando ne saremo usciti.

Emilio Battisti

Un mio comunicato virale (9-13/3/2020):

ll virus è un’apocalisse nel senso etimologico di “rivelazione”: è sì una botta alle Sardine, che hanno realizzato il “tutti pigiati in piazza”, cosa per ora non raccomandabile nella congiuntura virale, ma intanto 1 restituisce autorità alla scienza, denigrata dal populismo; 2 mette in luce gli effetti deteriori del liberismo, a cominciare dalle privatizzazioni volute dalla Lega e dalla destra, in particolare nel sistema sanitario; 3 esalta la responsabilità sociale di ciascuno, come portatore o vittima di contagio; 4 mostra come i discriminatori che fanno muri possono essere a loro volta murati; 5  fa vedere gli aspetti positivi di rallentamento dei ritmi e del consumismo. 6 Il contagio sembra che abbia anche qualcosa da dire sulle delocalizzazioni produttive troppo disinvolte, mostrando i vantaggi di una produzione più localizzata per evitare le frontiere anti contagio (sintomi di questo in Germania e in Cina). 7 Siamo passati dalla paura discriminatoria gestita da Salvini e dalla destra europea, alla paura solidale del virus. 8 Si è scoperto che l’idolatria dei mercati è, al pari dei mercati, irrazionale, e che sarebbe meglio un cambiamento di criteri. 9 Il virus è un angelo sterminatore di persone e di economie, che annuncia, ad uno per uno e insieme alla specie umana, che i fenomeni globali e soprattutto la crisi ambientale, sono degni di considerazione.

Abbiamo auspicato un’Italia e un’Europa politicamente più rossa, e ora, grazie al virus, nelle zone rosse qualcosa di politicamente rosso traspare.

Stefano Levi Della Torre



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  1. luigi caroliBravo, caro architetto, e complimenti per lo spirito. Hai dimostrato che le "signorine" che frequentavano i viali ed ora esercitano in casa possono risultare più intelligenti di due famosi sindaci. Loro non si fanno baciare.
    18 marzo 2020 • 12:18Rispondi
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