9 marzo 2020

L’ORA PIU’ BUIA: DA 1 A 10.000 CONTAGI IN VENTI GIORNI

La responsabilità è solo della politica?


Abbiamo superato la Corea del Sud e siamo i secondi al mondo per numero di contagiati, dopo la Cina. Negli ultimi 75 anni di storia abbiamo assistito a eventi tragici, a shock economici, alla stagione delle stragi, quella degli anni di piombo e del terrorismo islamico. Ma nessuno ha mai minato così intensamente il nostro stile di vita. Nemmeno la contaminazione nucleare di Chernobyl e Fukushima era riuscita a farci chiudere in casa.

Bellon

Siamo sospesi tra la tragedia nazionale e la farsa surreale. Alla discussione frenetica del decreto “Io resto a casa” si accompagna una lucida consapevolezza: la colpa non è solo della politica. Abbiamo preferito le parole tranquillizzanti di chi ci rassicurava, preoccupandoci più di non diffondere il panico che di fermare il contagio. Così oltre ai politici che hanno cincischiato per giorni contrattando un decreto legge con regioni e ministri, abbiamo anche ascoltato la voce di alcuni medici pressapochisti.

“I numeri del coronavirus sono poco superiori a quelli dell’influenza stagionale” dichiarava la dottoressa Maria Rita Gismondo, direttrice del reparto di virologia dell’ospedale Sacco di Milano. Anche la dottoressa Alessandra Kustermann, primario della clinica ginecologica Mangiagalli di Milano, minimizzava il problema, riferendosi alle tabelle “Covid-19 Fatality Rate by AGE” pubblicate su Facebook che riportavano in calce “l’80% delle persone che prendono il virus non se accorgono, o lo prendono per un comune raffreddore o una leggera influenza, per via dei sintomi assenti o irrilevanti.”

A ciò si è aggiunto il video di incoraggiamento “Milano non si ferma” del sindaco Sala e la campagna contro il blocco delle attività collettive a cura di una famiglia di imprenditori milanesi, che fa capo al Dottor Marco Tordelli, precedente Assessore al Bilancio del Comune di Milano. La famiglia, proprietaria del Centro Le Giraffe di Paderno Dugnano, ha voluto esporre sulla sua proprietà, in modo che sia visibile anche dalle trafficate tangenziali del circondario, un messaggio di invito a reagire: “Lombardia su la testa! Nessun virus ci può piegare!”.

Oggi però siamo tutti in ginocchio e quasi 500 italiani sono già sotto terra. Politici, esperti, imprenditori e anche giornalisti hanno contribuito a fare sì che l’allarme per l’epidemia fosse ritenuto infondato, se non esagerato, dalla maggioranza degli italiani. Dopo i primi blandi provvedimenti, la gente ha continuato a riunirsi, frequentare locali, affollare funivie e ha sfruttato la sospensione delle lezioni scolastiche come pretesto per andare in vacanza. L’idea che fossero solo “i vecchi a morire” ci ha reso dei mostri insensibili.

Il risultato è che tutto questo permissivismo del “io non voglio rinunciare a nulla” si è trasformato in una tragedia, confermata ogni giorno dal bollettino di guerra diramato dalla Protezione civile e dalla drammatica scelta dei medici fra chi curare e chi no dettata dalla mancanza dei posti in rianimazione. Anche i giovani sono finiti nelle terapie intensive. Il 35% per cento dei ricoverati negli ospedali lombardi ha meno di 65 anni. Un ragazzo di 18 anni è al San Raffaele. In altre strutture del capoluogo lottano tra la vita e la morte alcuni ventenni. “L’1,4% ha meno di 19 anni, il 22% è nella fascia 19-50, il 37% tra 51 e 70 e il 39,2% ha più di 70 anni” fa sapere l’Istituto superiore di sanità. La tragedia si moltiplica per le rivolte nelle carceri, scoppiate troppo in contemporaneità per non far pensare a un’organizzazione criminale, il che rende doverosa una risposta forte dello Stato. Manca soltanto che rimettiamo in circolazione centinaia di delinquenti.

A quasi venti giorni dal paziente 1 di Codogno, i contagiati sono saliti a 10.000 circa con un tasso di mortalità che è passato dal 3% al 5% circa. Sembra che abbiamo capito che bisogna prima di tutto fermare chi è portatore sano. Finalmente, nella notte del 9 marzo, scattano misure contenitive su tutto il territorio nazionale. Ma da subito si percepiscono incongruenze e una totale vaghezza. Siamo in guerra, eppure l’esecutivo sembra procedere non con la determinazione necessaria, ma con l’esitazione tipica di chi non ha nerbo. I provvedimenti non sono solo confusi e poco efficaci, ma addirittura arrivano in ritardo. Ci si potrà muovere solo “per comprovate esigenze lavorative, casi di necessità, spostamenti per motivi di salute” compilando un’autocertificazione. Se qualcuno ora si aspetta un presidio militare intorno alla propria città rimarrà deluso. Nessun check point, solo controlli per lo più casuali. La polizia “sarà legittimata a fermare i cittadini e a chiedere informazioni.”

Ci si rimette, ancora una volta, al buon senso e alla responsabilità delle persone che già si sono divise in due correnti: quelli che si sono barricati nei bunker delle loro case svaligiando i supermercati e quelli che non vogliono ridurre la loro libertà. Come gli adolescenti che sembrano rispondere in modo indifferente alle regole, come se questo coprifuoco di 15 giorni fosse un’imposizione dalla quale ritenersi esclusi. “Gli adolescenti si considerano immortali. Ma ci sono anche giovani in rianimazione con problemi decisamente seri. Trentenni e anche più giovani” avverte Massimo Galli, virologo all’Ospedale Sacco di Milano.

E mentre tutto questo succede in Italia, il Parlamento Europeo anziché decidere d’urgenza possibili provvedimenti per aiutare l’Italia ha discusso fino ad oggi che non ci sono le condizioni di sicurezza necessarie per il consueto trasferimento del Parlamento europeo a Strasburgo per la sessione plenaria. Per fortuna, dice il presidente David Sassoli, “nessun virus può bloccare la democrazia.” Bisognerà ricordarselo quando usciremo da “casa” a rivedere le stelle.

Cristina Bellon



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  1. walter moniciTutto a causa della famigerata raccomandazione usate la mascherina se pensate di essere contagiosi che fa ancora bella mostra di se nei siti del ministero a cui uno dovrebbe rivolgersi dopo aver ascoltato Amadeus che raccomanda di starnutire nel cavo del gomito. Dal 22 gennaio ho identificato questa raccomandazione come la causa del fatto che nessuno fino a ieri metteva la mascherina per non far credere agli altri di essere contagioso, ma adesso le cose sono cambiate e il buon senso pratico della gente supera la mancanza fabbricando mascherine in casa con tutto quello che trova e due elastici. A pensar male viene da chiedersi perchè gli esperti del WHO non si siano attenuti alle raccomandazioni cinesi, masch. obbligatoria per tutti, e abbiano creato questo disastro che economicamente metterà il paese in ginocchio. Non so se ci siano delle strategie occulte o se è solo stupidità, qualcuno lo spieghi.
    11 marzo 2020 • 09:31Rispondi
    • Cristina BellonLa maggioranza silenziosa e obbligatoriamente sedentaria ha maturato un'allergia improvvisa per i dilettanti e gli spacconi. C'è voluto tempo ma ora li riconosciamo sin dalla prima battuta. Si segnala ovunque un recupero di serietà, che per ora viaggia ancora sulle ali dell'ansia, ma presto potrebbe andare avanti da solo sospinto da un anelito di consapevolezza
      11 marzo 2020 • 10:36
  2. Donata SchianniniWalter, ti conosco e so che sei una brava persona. Ma quello che dici sulle mascherine è incredibile. A parte il fatto che di mascherine in giro se ne sono viste e se ne vedono anche troppe, e che le farmacie sono state saccheggiate lasciando così senza mascherine quelli che davvero ne avevano bisogno, io per la strada vedo ancora (dal balcone, perché sto in casa) gente con mascherine che cammina a pochi centimetri l'uno dall'altro, nella errata convinzione che la mascherina basti a salvarli. Una domanda: secondo te, la mascherina chirurgica difende il chirurgo dal paziente, o il paziente dal chirurgo?
    11 marzo 2020 • 13:25Rispondi
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