24 febbraio 2020

L’ECONOMIA AL TEMPO DEL CORONA VIRUS

Perché il mercato non esiste senza lo stato.


Si potrà discutere all’infinito se Governo e Regioni abbiano ben gestito l’emergenza “corona virus”. Un fatto però è certo: l’impatto negativo sull’attività economica. Dal più piccolo paesello alla più ampia rete transnazionale, il virus rallenta, indebolisce, fino ad impedirla, l’attività delle grandi imprese come quella del piccolo esercente.

ucciero

Non è possibile stimare ora l’impatto in (mancato) denaro sonante, ma il segnale che viene dalle borse internazionali è forte ed univoco, l’emergenza sanitaria genera grave perdita di valore, attuale o atteso. Del resto un allarme epidemico che blocca il gigante industriale globale è un evento grave, dalle implicazioni non solo non quantificabili ma anche potenzialmente non prevedibili. Se poi si allarga ad altri paesi, finora impensabili, il disastro è garantito.

Negli anni scorsi si sono sprecate tonnellate di inchiostro (anche virtuale) sul Cigno Nero, l’evento negativo impronosticabile che mette fuori gioco algoritmi finanziari e sottostanti economie reali.

Sarà il “corona virus” il Cigno Nero dei nostri anni? Si giustificheranno così i prossimi disastri economici e le débâcles sociali, costruite e rese possibili in realtà dal ripetersi coattivo dalla finanza criminale, dalle connivenze politiche e dalle prassi bancarie di massimo rischio, denunciate sì, ma senza porvi rimedio?

In realtà, la crisi sanitaria globale ci ricorda, ricorda a tutti anche ai turboliberisti, che l’economia non esiste senza la società, che lo scambio non esiste senza la transazione interpersonale, che non esistiamo come puri concetti economici ma come persone agenti in carne ed ossa. Cosa è di Milano senza l’interazione pulviscolare che connota ogni suo momento di vita e di scambio? Cosa avviene dei suoi eventi, senza la presenza, fisica, “l’esserci” dei tanti che con la loro azione, passione, creatività, rendono non solo possibile ma soprattutto desiderabile una transazione che è davvero attrattiva solo quando è densa di sostanza interpersonale, reale e simbolica assieme?

Certo Armani ha fatto la sua brava sfilata, non si sa bene se per cocciutaggine, solidarietà, o arroganza, ma cos’è oggi un evento di moda se si tolgono le persone? Una passerella irreale di vestiti, manichini, che passano oltre nel silenzio, incommentati e forse incommentabili, certo poco venduti. Il panorama milanese è un arcipelago (absit injuria verbis) di cancellazioni; prevale il segno della croce su centinaia di eventi grandi e piccoli, come su migliaia di incontri, riunioni, assemblee. Perfino i condomìni rimandano ad altro momento lo scontro su bollette e millesimi.

Se non regna la paura, come da usuale retorica massmediatica, certo impera la preoccupazione e finalmente una nuova ma antica certezza: per fare affari bisogna star bene, questa è la grande lezione del corona virus, una lezione che però va bene compresa, appresa ed assimilata.

Cos’è la salute pubblica se non un grande, vasto ed indivisibile, bene comune? E come può essere generata, tutelata, protetta, se non dalla comunità tutta intera? Nella triade laburista del secondo dopoguerra gli ospedali erano i principali beni comuni da produrre, al pari delle scuole e delle abitazioni. Per chi sapeva leggere in modo integrato la relazione tra economia e società i beni comuni non erano solo una pietosa o necessaria forma di solidarietà verso le classi umili, ma la condizione specifica per la creazione delle moderne società di mercato.

Perché un mercato sopravviva e si sviluppi, si richiedono alcune stringenti condizioni strutturali, finalizzate tutte nel loro insieme a ridurre i rischi che ne possono impedire il buon funzionamento: tra queste la salute pubblica è certamente tra le prime.

Persone istruite e sane formano il presupposto sociale indispensabile di ogni entità di mercato e ce ne accorgiamo ora che questo requisito viene messo in discussione da un evento che, più che colpire, minaccia potenzialmente il benessere globale.

E’ allora opportuno chiedersi se il “mercato”, sia davvero l’ambito naturale, la condizione primigenia, in cui si riproducono, con lo “spirito animale”, la voglia di competere ed inevitabilmente di sopraffare l’altro (homo homini lupus) o se non ne sia piuttosto l’opposto, un costrutto sociale, formatosi storicamente tra regole, beni e condizioni strutturali, elaborate, sperimentate ed infine elette a condizioni “innaturali” ma necessarie per la sopravvivenza dell’individuo come del gruppo e della comunità.

E’ legittimo chiedersi cosa sarebbe stato della nostra nazione, e di tanti di noi, se il sistema sanitario non fosse intervenuto con grande ampiezza di mezzi, e soprattutto con criterio universalistico. Certo con limiti ed errori anche gravi, si vedrà, ma senza discriminare tra abbienti e non, nella comprensione lucida (certo formatasi ex ante e non nel corso degli avvenimenti) che una persona esposta al rischio del contagio attivo è un rischio per la società generale, un rischio che non può essere contrastato pretendendo il numero della polizza assicurativa.

Il “corona virus”, di cui avremmo certo tutti fatto volentieri a meno, ha comunque il merito di averci mostrato, con la forza formativa della esperienza reale, che il tessuto solidale che ci unisce non è solo espressione etica, tensione morale o pallida empatia “smithiana”, ma soprattutto la specifica condizione che ci sostiene, come individui e come comunità, nella costruzione della convivenza sociale, del benessere e della nostra stessa sopravvivenza.

Non ringraziamolo, ma facciamo tesoro della sua lezione.

Giuseppe Ucciero



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


  1. Pierfrancesco SacerdotiComplimenti per il bellissimo articolo!
    27 febbraio 2020 • 00:08Rispondi
  2. giuseppe uccieroGrazie.
    27 febbraio 2020 • 15:47Rispondi
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema


17 maggio 2021

SICUREZZA SUL LAVORO

Francesco Bizzotto



3 maggio 2021

ELETTROSMOG: IL CANTO AMMALIATORE DELLE TELCO

Laura Masiero, Paolo Orio, Fabia Del Giudice



24 aprile 2021

MACRON IN SALSA AMBROSIANA

Marco Garzonio









5 marzo 2021

SOSTENIBILITÀ. DOMARE LA POTENZA DEL RISCHIO

Francesco Bizzotto, Bruno Contigiani e Ferruccio Rito


Ultimi commenti