4 febbraio 2020
LO STADIO MEAZZA NON SI TAGLIA A FETTE
L'ultimo episodio di un'imbarazzante vicenda di sottomissione
4 febbraio 2020
L'ultimo episodio di un'imbarazzante vicenda di sottomissione
In questo momento a Milano ci sono almeno una decina di gruppi cittadini che contestano le decisioni del Comune in materia di urbanistica, di gestione del verde e più in generale di uso e trasformazione della città. I milanesi ormai non sono più la casalinga di Voghera, l’archetipo secondo Alberto Arbasino del buon senso lombardo, non si accontentano più di giudicare con equilibrio e ragionevolezza, ma reagiscono e s’incazzano, vogliono essere ascoltati e quasi mai ci riescono, però.
In ordine di tempo indigeribile è l’ipotesi del Sindaco di accettare la proposta di Inter e Milan che prevede la sopravvivenza del Meazza mutilato, proposta che s’inserisce in un quadro complessivo comunque difficilmente accettabile: la mutilazione e la sopravvivenza di un moncone del Meazza.
Vorrei parlare di storia, di progetto e della sua proprietà intellettuale.
“Soprannominato la Scala del calcio o il tempio del calcio, è uno degli stadi più conosciuti a livello internazionale, oltre ad essere il più capiente d’Italia, potendo ospitare 75 923 spettatori. È stato inserito al secondo posto nella classifica degli stadi più belli del mondo redatta dal prestigioso quotidiano britannico The Times nel 2009. Inoltre, secondo i risultati di un’analisi condotta da Camera di commercio e Università degli Studi di Milano nel 2014, San Siro rappresenta uno dei massimi simboli della città dopo il Duomo e la Triennale. …. È uno dei quattro stadi italiani a rientrare nella Categoria 4 UEFA, quella con maggior livello tecnico” ( Wikipedia)
Di questo stiamo parlando.
Il progetto dell’ampliamento del 1990 fu firmato dagli architetti Giancarlo Ragazzi, Enrico Hoffer e dall’ingegner Leo Finzi, fu completato con un nuovo impianto d’illuminazione. Nell’estate del 2015 nuovi lavori hanno interessato il primo anello rosso. Il fossato presente tra la tribuna e il campo da gioco è stato colmato per la realizzazione di nuovi “ground box” con 140 poltroncine che consentono di assistere alla partita praticamente da bordo campo. Sono state inoltre eliminate le vecchie panchine semi-interrate e portate a livello del terreno, sul modello degli stadi inglesi e inglobate nei nuovi allestimenti del settore Pitch view. I Vip potrebbero accontentarsi.
Cosa si vuole oggi di più? Che cosa è improvvisamente cambiato nel mondo del calcio? Nulla. Adesso le squadre di calcio vogliono far soldi e il Comune dovrebbe dar loro una mano però quando leggi le cifre del calciomercato, cifre che somigliano a quelle di cui si discute nei bilanci pubblici, farsi delle domande è il minimo. Le squadre di calcio sono col cappello in mano come un povero mendicante?
Torniamo al progetto.
Quando un edificio assume il livello di simbolo di una città non lo si può manomettere e comunque lo Stadio Meazza ha tutte le caratteristiche di invenzione tali da dover essere tutelato dal diritto d’autore. La tutela del progetto ora spetterebbe all’architetto Enrico Hoffer, essendo mancati i suoi due partners ma l’ha fatto assai debolmente: ai tempi dei lavori sul Meazza era un architetto legato a Berlusconi e a Milano 2 e quindi al Milan. Allora la tutela spetta ai cittadini.
Non si può creare un “rudere” artificiale, Milano non è Disneyland e nemmeno Swissminiatur di Lugano. Tanto per capirci: i progetti di architettura non sono un salame che si taglia a fette!
Se mai, sciaguratamente, si decidesse di seguire quella strada bisognerebbe che questa mutilazione fosse fatta con un progetto che reinterpreti il Meazza e non tolga, per quanto possibile, valore al progetto con un grave ostacolo: il Meazza è un monumento, che non può essere schiacciato da altre strutture impedendone la vista o che incombano riducendolo a un nano che dà la mano a un gigante.
Bisogna valutare il progetto prima di decidere qualunque intervento. Le “archistar” che hanno invaso Milano cosa direbbero se vedessero un loro progetto mutilato? Il mondo dell’architettura è silenzioso. «Les affaires sont les affaires », come diceva Octave Mirbeau.
Luca Beltrami Gadola
P.S. Parlando d’attualità e visto che stiamo parlando di soldi, è proprio necessario mandar via la Scuola Montessori di via Milazzo, una gloria milanese oggi inquilina del Comune, per lucrare un affitto migliore sul libero mercato?
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