9 dicembre 2019

IL DESTINO DI MALPENSA

Come farlo diventare un vero "hub"


Con hub si indica un aeroporto che fa da principale scalo dei voli di una determinata compagnia aerea, e spesso ne è anche la base di armamento (es.: London Heathrow per British Airways). Ma perché è importante “essere” un hub, e come si fa a diventarlo? Ce lo spiega Pietro Modiano, ex SEA (Società Esercizi Aeroportuali), in una riflessione sulle potenzialità – sfruttate solo in parte – dell’aeroporto di Milano Malpensa.

Vorrei dire due cose sugli aeroporti milanesi, che sono una parte del ragionamento di Arcipelago sul “Modello Milano”, significativa ma ancora un po’ controversa (ho notato per esempio l’accenno di Beltrami e Lizzeri nell’ultimo articolo sul turismo a Milano, in cui tutto sembra andare abbastanza bene “a parte Malpensa”).

Modiano

Ho avuto la fortuna di lavorare alla SEA fra il 2013 e il 2018. Come più in generale a Milano, abbiamo vissuto un primo periodo più difficile, post-crisi – una pesante vicenda di aiuti di stato, la questione Alitalia, conti dignitosi ma non brillanti – e un secondo periodo in cui anche SEA e gli aeroporti milanesi vengono fuori bene: l’Europa tranquillizzata, una situazione finanziaria florida, un buon recupero di efficienza, Malpensa in forte ripresa anche nei voli intercontinentali, Linate pronta ad un rinnovamento radicale.

Come per Milano, non c’è il senso della missione compiuta. Milano si prepara a crescere ancora, sull’onda dei progressi e dei progetti di questi anni, come polo tecnologico e di innovazione, come polo universitario e di attrazione turistica e culturale, forse anche come centro finanziario (più difficile: l’obiettivo di un tempo, di valorizzarne il ruolo di capitale europea dell’asset management facendo leva sull’entità del risparmio nazionale è un po’ più lontano, dopo la vendita di Pioneer ai Francesi, ma questo è quasi un problema personale). Bisogna pensare in anticipo ad un salto di qualità anche del suo sistema aeroportuale, che non deve diventare una strozzatura allo sviluppo.

Non basta che Malpensa sia cresciuta, cosa che ha fatto egregiamente, con quasi 7 milioni di passeggeri in più dal 2013 al 2018 (Linate più di tanto non può fare, è quasi satura), ma bisogna pensare a ridurre e in prospettiva colmare la troppa distanza che resta nei confronti dei grandi hub europei. E’ un tema strategico importante. Linate è un city airport comodo e saturo, e Malpensa è un buon aeroporto punto a punto, al centro di un bacino di traffico ricco, eccellente in Europa per la qualità “milanese” della sua offerta commerciale, ma non è ancora un hub, cioè un aeroporto in grado di concentrare voli passeggeri a lungo raggio coordinati con voli di connessione a breve e medio raggio, e quindi in grado di svilupparsi al di là del potenziale del proprio territorio, e di fornire ad esso un apporto aggiuntivo di ricchezza e connessioni globali.

Con questo sistema aeroportuale non siamo in serie A, che è quella dove giocano i grandi hub continentali. E la domanda (che mi facevo ogni giorno che ho passato in SEA) è questa: se una città metropolitana possa essere centrale in Europa, al di là delle sue nicchie di eccellenza, senza disporre di un sistema aeroportuale di serie A. Credo di no. Perché non c’è area metropolitana rilevante in Europa che non ospiti un altrettanto rilevante hub aeroportuale.

Monaco di Baviera, lo dicevo spesso ai miei colleghi, è più importante di Stoccarda non perché abbia una base manifatturiera e finanziaria più robusta, ma perché Stoccarda – capitale dell’auto – ha solo un city airport tipo-Linate, mentre Monaco è il terminale (l’hub, appunto) di una rete di traffico a lungo raggio (grazie a Lufthansa, ovvio), di portata globale, all’altezza di Parigi. Da tutto il mondo si arriva a Monaco con un volo diretto. E Monaco, che è la città su cui facciamo la gara, è più di Milano e più di Stoccarda una metropoli globale.

La promozione in serie A del nostro sistema aeroportuale, con la trasformazione di Malpensa in un hub continentale, non è facile da guadagnare. Ma è in piena sintonia con le ambizioni della metropoli. Intanto, procedendo per tappe, per puntare ad uno sviluppo durevole e di qualità si deve puntare come obiettivo strategico essenziale sui voli intercontinentali, per riempire il vuoto lasciato da Alitalia a Malpensa (c’è ormai solo il volo per Tokyo), sostituendola – a meno di non sperare davvero in una sua rinascita – con altre compagnie di paesi lontani interessate a Milano (problema che Londra, Monaco, Francoforte, Parigi non hanno: a saturare gli hub ci pensano Lufthansa, British Airways, Air France).

Bisogna dunque rappresentare alle compagnie straniere i vantaggi di arrivare direttamente a Milano. Dimostrazione non facile, perché un volo a lungo raggio si regge a partire dai 150 mila passeggeri-anno, che solo in piccola parte possono venire dalla Lombardia o da Milano. Bisogna quindi puntare soprattutto sui passeggeri esteri, il cui numero potenziale è enormemente alto, ma che devono avere un buon motivo per venire da noi, e di venirci senza passare da un’altra metropoli aeroportuale in cui fare scalo o fare sosta. Che è un fenomeno rilevante, il primo da affrontare.

I turisti extraeuropei censiti in Lombardia sono circa tre milioni l’anno, ma i passeggeri extraeuropei che arrivano a Malpensa sono poco più di un milione l’anno: vuol dire che un paio di milioni di turisti, o di uomini/donne d’affari, arrivano in Lombardia non direttamente, transitando in un hub continentale (circa mezzo milione l’anno, neanche tantissimi) o passando qualche giorno nella città di prima destinazione (oltre un milione, non considerati tecnicamente in transito), cui corrisponde fatalmente un tempo di permanenza nella nostra città, destinazione secondaria per molti, più compresso. Con la conseguenza, in ambedue i casi, di una perdita di ricchezza per il nostro aeroporto e la nostra economia, a vantaggio di altri aeroporti e delle economie che li ospitano.

C’è un lavoro da fare, o continuare a fare, per limitare questo tipo di dispersione e attrarre nuovo traffico, ed è un lavoro difficile di marketing territoriale, in cui il gestore dell’aeroporto, il Comune e la Regione, con le loro agenzie specializzate, devono intanto lavorare all’unisono per attrarre tour operators e voli diretti dai paesi principali. L’aeroporto intercontinentale dovrà da parte sua continuare a sviluppare al massimo la sua capacità tecnica, e soprattutto quella di smistare in modo efficiente passeggeri dal lungo al breve e medio raggio e viceversa (oggi limitata per esempio dalle connessioni non immediate fra il terminal 1, quello degli intercontinentali, e il terminal 2, di Easyjet). Così si realizzano le basi per una crescita armonica e sostenibile nel tempo anche nel breve raggio. Resta il fatto che abbiamo bisogno come il pane di voli diretti, senza scalo, dai paesi lontani, pena una strozzatura infrastrutturale e una dispersione di opportunità che potrà pesare nel futuro.

Chiudo sulla questione ambientale, che è un vincolo per la crescita di ogni aeroporto nel mondo (anche di quelli cinesi), e anche per Malpensa, tanto più nella prospettiva di sviluppo di cui sopra. Si faticava, fino a che ci sono stato, a fare un master plan all’altezza delle ambizioni di crescita dell’aeroporto che fosse condiviso dai territori, che reclamano i loro diritti, pur consapevoli dei vantaggi occupazionali. I tavoli di consultazione non mancano, e immagino proseguano. Con un non detto (o detto a mezza voce, per ora), che le decisioni su Malpensa sono prese a Milano, mentre i disagi restano ai paesi vicini. Forse, se Malpensa con i comuni vicini, nonostante la discontinuità territoriale (ma in fondo Kaliningrad è russa, anche se sta in Lituania), entrasse a far parte dell’area metropolitana milanese, di cui è componente essenziale, le soluzioni e gli equilibri si troverebbero più facilmente.

Pietro Modiano



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  1. Giovanni TalponeForse si potrebbe incominciare a integrare meglio l'esistente. Per esempio, forse con investimenti limitati si potrebbe aggiungere qualche corsa di Malpensa Express attraverso il Passante su Rogoredo. Avrebbe il vantaggio di intercettare i viaggiatori in treno da Sud e da Sud-Est prima dei rallentamenti all'ingresso della Stazione Centrale. Inoltre ci sarebbe il collegamento con Linate via futura M4 (Piazzale Dateo) e la facilitazione per chi ha soggiornato in un bel pezzo di centro e semicentro. Un po' più ambiziosa potrebbe essere una "navetta" sempre via Passante fra Malpensa, Milano, Segrate (con people mover su Linate), Bergamo (con qualche connessione con Orio al Serio). Per quanto riguarda Linate, mi sembra sospenda le sue attività troppo presto la sera. Già alle nove è il deserto. Sarebbe così strano arrivare intorno alle 10, raggiungere un albergo, ed essere attivi belli e riposati il giorno dopo?
    10 dicembre 2019 • 22:58Rispondi
  2. Michele SacerdotiSpero proprio che Malpensa non si espanda. Diventerebbe necessaria una terza pista, incompatibile con il Parco del Ticino e con i residenti che vivono nei comuni intorno. Non credo che se questi comuni entrassero nella Città metropolitana di Milano sarebbero disponibili a subire i danni ambientali provocati dall'espansione dell'aeroporto. E poi con l'emergenza climatica non è certo il momento di aumentare il numero dei voli aerei, grandi produttori di CO2. Piuttosto il traffico aereo va diminuito.
    11 dicembre 2019 • 00:31Rispondi
  3. StefanoLa mia è una domanda semplice, per quanto la risposta sia complessa, ed è priva di ogni polemica. Ma quanto consuma un aereo? L'aereo consuma parecchio: airlines.com dice che i 737 e A320, ossia i due più venduti e usati, consumano circa 2.500 kg di cherosene all'ora, altri calcoli dicono 8 litri/km. Un'auto magari arriva a consumare 7 litri ogni 100 km (l'auto più venduta al mondo, la Toyota Corolla, ibrida e nuova ne consuma 5,6...direi che stimando 7 mi sto tenendo bassissimo, tenendo conto del parco macchine medio). Questo significa che c'è un rapporto di 800 a 7, ossia di 114 a 1. Considerando l'occupazione media di un'auto di 1,2 persone, mi viene da dire che se un aereo contiene 137 persone, il consumo per trasportare quelle persone in aereo pareggia quanto quelle persone avrebbero consumato andando in auto. Certo, sono conti a casaccio: il carburante delle auto è molto più pulito di quello degli aerei (credo) e poi bisogna tenere conto dei consumi per raggiungere gli aeroporti, ecc. ecc. ecc., ma magari è un dato utile da mettere sul tavolo per qualche considerazione. Un secondo dato utile è che per viaggiare a più di 5-600 km è difficile prendere in considerazione un mezzo alternativo all'aereo, soprattutto se ci sono barriere naturali da valicare: già Milano-Parigi in treno prende circa 8 ore mentre l'aereo 1,5 cui sommare tutto il resto, ed è forse l'unica capitale europea su cui si possa fare un ragionamento sensato di alternativa da Milano (tanti auguri arrivare a Madrid, a Berlino, a Londra, per non parlare di extra europa o di città europee meno connesse). Per cui, forse, invece di pensare alla diminuzione del traffico aereo, che mi sembra utopistico, è forse il caso di investire tempo e denaro con l'obiettivo di ridurre i consumi, ripulire i carburanti, migliorare i collegamenti con gli aeroporti, ecc.
    11 dicembre 2019 • 13:17Rispondi
  4. Giancarlo LizzeriModiano indica obietttivi importanti, e con grande praticità scende anche in dettagli in apparenza banali: tipo l'interconnessione, attualmente molto ridotta all'interno dell'aeroporto tra i due terminal, Aggiungerei qualche riflessione analoga sul bassissimo livello di traffico cargo di Malpensa, sul sistema di gestione bagagli, ancora zoppicante, sul collegamento via ferrovia con Milano, che raggiunge una quota molto bassa dei passeggeri in arrivo e partenza. Non credo che avremo bisogno di una terza pista a Malpensa per un pò, purtroppo. Ma non credo quella sia da bloccare solo perchè il traffico aereo inquina. Se questa è l'unica considerazione, perchè allora non bloccare anche le piste attuali? Magari per scoprire che l'inquinamento aereo aumenterebbe ancora perchè altri milioni di passeggeri volerebbero lo stesso, aumentando il numero di ore in cui volano, alla ricerca di soluzioni che portano a Milano solo via Parigi, Francoforte o Dubai? Gli spostamenti di persone sulle lunghe distanze hanno un solo modo per essere soddisfatte, l'aereo. Gli spostamenti tra Milano e Malpensa invece ne hanno tre: l'auto (propria o del taxista), che inquina molto ed è usata dalla stragrande maggioranza, l'autobus, che inquina meno, ma è usato quasi solo da viaggiatori low-cost e il treno, che inquina pochissimo ma è usato solo da una piccola minoranza dei passeggeri da e per Malpensa. Vogliamo parlarne?
    11 dicembre 2019 • 15:13Rispondi
  5. Michele SacerdotiSegnalo questo articolo sulla vergogna di prendere l'aereo che sta diffondendosi in Svezia e in Germania https://siviaggia.it/notizie/diminuzione-viaggi-in-aereo-in-svezia/230007/ Secondo l'Agenzia Europea per l'Ambiente l'aereo è il mezzo di trasporto più inquinante con emissioni di Co2 per passeggero e per chilometro 20 volte maggiori rispetto al treno.
    12 dicembre 2019 • 01:12Rispondi
    • StefanoPerò, Michele, non è che linkando articoli sulla "vergogna di prendere un aereo" stai dando un qualche contributo utile. Mentre certi comportamenti possono e devono essere modificati (tipo l'auto in città o l'auto di proprietà o il consumo di carne o di zucchero o di prodotti raffinati, ecc.), il fatto di prendere un aereo non può essere demonizzato in sé. L'aereo è oggettivamente l'unico modo per raggiungere certe distanze. Il tuo ragionamento è simile a quello di chi demonizza l'automobile in sé, magari predicando un ritorno alle carrozze a cavallo, ma il lavoro da fare - e che si fa - sull'auto riguarda il suo uso, la sua diffusione, la sua proprietà e lo stesso deve essere fatto sugli aereoplani. Come renderli meno inquinanti, più efficienti, come rendere meno impattante tutto il contorno: le dimensioni delle piste, il rumore, la distanza dai centri abitati, ecc..
      12 dicembre 2019 • 12:29
  6. Nunzio GiovanniMonaco è un hub secondario in Germania: Francoforte è il vero hub. Terminal 2 non nessun rapporto con Terminal 1 per il semplice fatto Che Easyjet fa solonvoli P2P. Dunque ci rimane Air Italy che sta facendo fatica a creare un mini hub.
    12 dicembre 2019 • 21:20Rispondi
  7. Alessio Fornasetti Delegato Comitato Ristretto COR2 (Coordinamento 12 Comuni 2a Fascia Malpensa)Modiano finalmente ci dice una verità tenuta nascosta: le strategie dello sviluppo di Malpensa dipendono dal Comune di Milano, il maggiore azionista di SEA. L'idea di Modiano di proporre un ingresso dei comuni delle province di Varese e Novara nell'area metropolitana milanese appare come un diversivo per non affrontare il vero nodo della questione: le attività aeroportuali di Malpensa interessano Milano solo in quanto azionista e fruitore di un servizio infrastrutturale, mentre lo svolgimento delle stesse impatta su un territorio che per le sue caratteristiche storiche, geografiche, economiche, socioculturali non è possibile assimilare ad un'area metropolitana. Non è possibile immaginare di poter trovare una compatibilità di pianificazione strategica fra l'area metropolita milanese ed comuni dell'ampio territorio su cui Malpensa riversa i suoi negativi effetti, fra cui, a puro titolo di esempio, Castelletto Ticino oppure Sesto Calende oppure Golasecca oppure Casorate Sempione. Cos'hanno di "metropolitano" questi comuni, ed i tantissimi altri delle province di Varese e di Novara? Nulla. Sono aree sfruttate da SEA per svolgere e sviluppare l'attività di Malpensa. Il focus della questione resta dunque quello che Modiano ben conosce: quello della compatibilità di Malpensa con il territorio e le popolazioni colpite, sostenuta dalla consapevolezza, ormai raggiunta ed affermata, che vi sono limiti oggettivi allo sviluppo di Malpensa ed all'impatto su ambiente e salute. Aspetti questi fra loro molto strettamente correlati. Eludere questi nuclei tematici non sarà più possibile, il tema dell'equilibrio e della compatibilità saranno centrali per il futuro delle attività di Malpensa. Lo sanno bene sia Enac che SEA. In questi anni il "territorio" è molto cresciuto in consapevolezza, responsabilità, dignità, i comuni del CUV non sono più gli unici soggetti in causa, esiste un coordinamento sul territorio assai più ampio di quello circoscritto, in modo artificiale e strumentale, nel sedime aeroportuale. Come mai nasce questa estensiva crescita di consapevolezza? Semplice: gli effetti inquinanti di Malpensa si riversano ben oltre il confine di sedime aeroportuale, arrivando a toccare numerosi comuni del novarese, del luinese, del tradatese, del lago Maggiore e del lago di Varese. Alessio Fornasetti Delegato Comitato Ristretto COR2 (Coordinamento 12 Comuni 2a Fascia Malpensa)
    20 dicembre 2019 • 13:09Rispondi
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