15 novembre 2019

PRODUZIONE MANIFATTURIERA LOMBARDA

Positivo il terzo trimestre, ma bisogna rilanciare l’industria


Nonostante la svolta positiva della produzione manifatturiera lombarda nell’ultimo trimestre, questo sarà un anno di stagnazione. A sostenerlo è il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti, che il 12 novembre ha dichiarato: “L’economia regionale cresce a ritmi molto inferiori rispetto agli ultimi 2 anni. In una regione fortemente internazionalizzata come la Lombardia, uno dei freni alla crescita è rappresentato dagli ordini interni (-0,2% media 2019) ma allarma anche il calo della produzione di Bergamo, Brescia e Monza rispetto al 2018. Spero di essere smentito, ma se non si faranno interventi straordinari per il rilancio dell’industria, rischiamo la deindustrializzazione del nostro paese.”

Bellon imm. 15.11

Dall’analisi dei dati del terzo trimestre dell’anno 2019 – a campione di più di 2.600 aziende manifatturiere, suddivise in imprese industriali (più di 1.500) e artigiane (più di 1.100) – si registra un incremento del +1,1% della produzione industriale e dello +0,9% per quella artigiana (dato congiunturale). Anche il dato tendenziale è positivo per entrambi i comparti: +0,8% l’industria e +1,9% l’artigianato. Il dato medio dei primi tre trimestri dell’anno rimane quindi positivo (+0,3% l’industria e +0,6% l’artigianato), ma l’intensità̀ delle variazioni è decisamente inferiore alle medie annue dello scorso anno (+3,0% l’industria e +1,9% l’artigianato). Torna a crescere la domanda estera per le imprese industriali (+1,4% congiunturale).

L’impressione è che una leggera ripresa della domanda estera, oltre che ad un aggiustamento delle scorte, sia alla base di questi risultati. In una visione lungimirante non si possono sottacere gli sviluppi preoccupanti dell’economia internazionale, dove gli avvisi di rischi di revisione al ribasso sono sempre più insistenti, nonostante la presenza di politiche monetarie espansive. In particolare, il forte legame che l’economia lombarda ha con quella tedesca sembra avere un ruolo predominante in questa fase storica, e il suo impatto sulle aspettative degli imprenditori appare evidente. E ciò mentre porta ad un disallineamento fra aspettative e produzione, alimenta ulteriore incertezza che frena la crescita.

Il tema del focus di approfondimento di questo trimestre è Impresa 4.0 e tecnologie digitali. L’obiettivo è quello di cogliere direttamente dalle imprese informazioni riguardo il grado di conoscenza delle tematiche di Impresa 4.0, quali sono le tecnologie più diffuse ed utilizzate, quali strumenti agevolativi ricorrono le imprese e quali servizi dovrebbero essere incentivati per dare maggiore impulso ai processi di digitalizzazione delle aziende. Le informazioni ad oggi ottenute evidenziano i limiti del tessuto produttivo nel gestire questa transizione. Cresce il grado di implementazione delle tecnologie 4.0 ma non altrettanto il livello di conoscenza, con segmenti di imprese che non hanno consapevolezza della trasformazione in atto. E aumenta la richiesta di consulenza specialistica a discapito di quella della formazione del personale.

Queste criticità risultano più evidenti per le piccole imprese, confermando il legame tra sviluppo delle tecnologie digitali e dimensione di impresa che si manifesta anche a livello europeo; il maggior grado di frantumazione che caratterizza il nostro sistema produttivo rende però urgente affrontare tali questioni.

Le soluzioni ci sono. A livello regionale il confronto con le istituzioni regionali e con gli altri stakeholders può essere ancora più proficuo. L’obiettivo deve essere lavorare in maniera sinergica, a livello sociale e industriale. Prova ne è il fatto che la Lombardia è la regione leader in Italia nell’utilizzo dei finanziamenti europei per l’innovazione delle PMI. “Per questo motivo il sistema lombardo dovrà farsi trovare pronto in vista della programmazione Horizon Europe 2020-27. La varietà di specializzazioni della Lombardia è unica nel panorama europeo e mondiale: è su questo che dobbiamo lavorare per restare competitivi a livello internazionale. A livello nazionale i casi Ilva e Plastic tax sono l’emblema della totale mancanza di visione industriale da parte della politica” afferma Bonometti.

Ripartire dalle innovazioni, anche legislative. E implementare le norme approvate in materia di economia circolare, per concentrare le risorse che agevolino la crescita di nuove tecnologie impiantistiche in grado di recuperare sempre maggiori frazioni di rifiuti per produrre nuova materia. Questo ridurrebbe il consumo di materie prime vergini e svilupperebbe un nuovo settore con il conseguente incremento occupazionale. Nell’ambito delle infrastrutture e dell’acciaio, la messa in campo del Piano infrastrutturale fantasma avrebbe un impatto occupazionale importante e stimolerebbe anche la domanda domestica di acciaio, in modo da sostituire il calo della domanda internazionale. Inoltre, dovremmo accompagnare i cambiamenti in atto nel settore automotive e le trasformazioni tecnologiche che attraversano i diversi componenti della filiera, inserendosi nel quadro di un Piano industriale europeo che si ponga gli obiettivi di potenziare e modernizzare la filiera e promuovere la transizione industriale.

Ma vediamo cosa è successo negli ultimi tre mesi del 2019.

Dall’analisi dei dati del terzo trimestre, l’indice della produzione industriale sale a quota 111,8 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100), recuperando il livello di inizio anno, ma ancora sotto il massimo pre-crisi (pari a 113,3 registrato nel 2007). Per le aziende artigiane l’indice della produzione sale a quota 99,6 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100), ma ancora non riesce a superare quota 100.

Da un punto di vista settoriale registrano ancora una riduzione dei livelli produttivi 3 settori su 13: la siderurgia (-2,5% la variazione tendenziale) colpita dalla guerra dei dazi; il legno-mobilio (-0,5%); il tessile (-0,1%). Tra gli altri settori, sei registrano incrementi anche consistenti dopo il rallentamento dello scorso trimestre: abbigliamento (+6,0%); alimentari (+5,7%); pelli-calzature (+3,8%); carta-stampa (+3,1%); gomma-plastica (+2,0%); mezzi di trasporto (+1,8%). Registrano incrementi minimi i settori delle manifatturiere varie (+0,5%), della meccanica (+0,2%), della chimica (+0,1%) e dei minerali non metalliferi (+0,1%).

Il quadro settoriale dell’artigianato conferma il risultato positivo raggiunto nel trimestre: nessun comparto presenta infatti una flessione dei livelli produttivi rispetto all’anno precedente. Due settori evidenziano una situazione di stabilità (minerali non metalliferi carta stampa). Tutti gli altri settori registrano invece incrementi produttivi, che variano dal +0,4% dell’abbigliamento al +5,6% delle manifatturiere varie. Significative anche le variazioni per pelli e calzature (+4,5%), alimentari (+3,7%), legno e mobilio (+2,7%), tessile (+2,2%) e siderurgia (+2,1%). Anche meccanica (+1,5) e gomma-plastica (+1,3%) sono positivi ma con una crescita inferiore alla media del comparto.

Il dato medio generale nasconde andamenti differenziati fra le imprese: raggiungono il 45% per l’industria le aziende in crescita e scendono al 41% quelle in contrazione. Nell’artigianato si registra un andamento simile con la quota di aziende in crescita che sale al 45% e quella delle aziende in contrazione che scende al 35%.

Il fatturato a prezzi correnti per l’industria cresce ancora su base annua (+2,4%), mentre gli ordinativi esteri dell’industria, dopo le difficoltà segnalate gli scorsi trimestri, registrano un incremento congiunturale dell’1,4%.

Il comparto artigiano rileva dati più negativi per gli ordini interni in contrazione sia su base annua (-0,4%) sia rispetto al trimestre precedente (-0,5%), con un pre-consuntivo 2019 in sensibile contrazione (-1,1%). Svoltano in negativo anche gli ordini esteri (-0,6% congiunturale) ma sia il dato tendenziale (+2,2%) che la media dei primi tre trimestri 2019 (+3,0%) sono ancora positivi. La quota del fatturato estero sul totale per le imprese artigiane rimane poco rilevante (7,3% del fatturato totale) e in leggero calo.

L’occupazione per l’industria presenta un saldo nullo. In questo trimestre tasso d’ingresso (2,4%) e tasso d’uscita (2,4%), entrambi in aumento, si compensano perfettamente. Nell’artigianato il saldo occupazionale è negativo (-0,4%), in questo caso per via di un calo del tasso d’ingresso (2,2%) e un contestuale aumento del tasso d’uscita (2,6%).

L’industria si conferma il comparto più “maturo” nell’applicazione delle tecnologie digitali abbinando un’elevata conoscenza, solo il 24% dichiara di non conoscere le tematiche, ad un grado di implementazione delle tecnologie che cresce nel tempo fino al 32% di imprese che hanno implementato soluzioni nel 2019. Per le imprese artigiane, invece, il livello di conoscenza è più basso con il 42% di imprese che ancora non conosce le tematiche, ma in miglioramento rispetto agli anni precedenti. Cresce la quota di imprese artigiane che hanno già implementato soluzioni ma è ancora limitata all’11%. Secondo le imprese industriali i servizi che andrebbero incentivati per supportare l’implementazione delle tecnologie abilitanti sono principalmente il supporto finanziario (53%) e la formazione del personale (49%).

Cristina Bellon



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