27 settembre 2019

LO STRADELLA DI FRANCESCO LEPRINO

Una serata al MA.MU.


Nell’aprile di due anni fa in questa rubrica scrivevo di un film allora appena uscito con il titolo Un gioco ardito, dodici variazioni tematiche su Domenico Scarlatti, pensato, scritto e diretto da Francesco Leprino di cui avevamo visto due precedenti opere, dedicate rispettivamente a Johann Sebastian Bach (Sul nome B.A.C.H., del 2008-2011) e a Carlo Gesualdo di Venosa (O dolorosa gioia, del 2015). Ora è uscito un nuovo film della stessa serie “musicale”, sempre di Leprino e anch’esso prodotto da Al Gran Sole, intitolato La corda spezzata, che l’autore definisce un Musical barocco su Alessandro Stradella.

viola-01

Sono film molto innovativi e di grande potenza immaginativa che purtroppo, essendo colti e raffinati e per nulla commerciali, non riescono ad avere la diffusione che meriterebbero; è un vero peccato. L’altra sera al MA.MU. il singolare filmaker, musicista e musicologo ha presentato questa sua ultima fatica ad un pubblico estasiato per le tante sorprese intimamente legate tra loro e tutte di alto livello artistico.

Innanzitutto la musica di Stradella. Mi chiedo come mai questo autore sia così poco eseguito e per quale motivo il vero barocco musicale (come questo di Stradella e, non come spesso impropriamente si dice, quello successivo e già settecentesco di Vivaldi e di Bach) sia tanto negletto mentre farebbe impazzire le platee di mezzo mondo. La parte musicale de “La corda spezzata”, bellissima e di grande suggestione, è affidata a un folto gruppo di musicisti/attori, tutti molto bravi ma troppi per essere tutti citati; mi limito ai soprano Serena Erba, Marina Bartoli, Laura Catrani, Sabina Macculi, Francesca Cassinari, perché le loro voci riempiono l’anima di chi le ascolta, e a Claudio Astronio, cembalista, direttore degli ensemble e squisito attore, che tiene in piedi l’intera pellicola nei difficili panni del protagonista.

Poi la vicenda umana di Alessandro Stradella, aristocratico ribelle e libertino, vissuto alla corte dei grandi nobili romani, veneziani e genovesi, spesso amante (segreto ma non troppo) delle loro consorti, figlie e sorelle cui impartiva lezioni di musica, ucciso forse per gelosia o vendetta quando ancora non aveva quarant’anni. Stradella muore quando Vivaldi aveva appena quattro anni e ne mancavano due alla nascita di Bach, di Scarlatti e di Händel. E tutti, dopo di lui, hanno pescato a piene mani nei suoi Drammi, Prologhi, Intermedi, Oratori, Cantate sacre e profane, Serenate, Arie, Duetti, Terzetti, Madrigali, Mottetti, Sonate a due e a tre, per tastiera e per grandi organici. Più di trecento opere che questo grande musicista ha composto in poco più di quindici anni!

Infine i luoghi del fastoso barocco di Roma, Venezia e Genova che sono descritti nel film con grande cura e passione mettendo in evidenza le architetture, le decorazioni, i dipinti che raccontano le stesse storie che stanno vivendo il musicista sciupafemmine e le donne che se ne innamorano. Spazi, costumi, colori, musica, erotismo, tutto si fonde in un racconto magico e compatto che prende per mano gli spettatori e li porta indietro di qualche secolo.

Il film non si limita al racconto e alla ricostruzione della vita e dell’epoca di Stradella, cioè di quella seconda metà del ‘600 appena a ridosso dell’epoca dei lumi. Con un sapiente gioco di sovrapposizioni, contrapposizioni e dissolvenze, passa continuamente dal passato al presente e viceversa, quasi a sottolineare che la differenza di senso delle cose e degli eventi è molto meno evidente e sostanziale di quanto si crede, che la musica è sempre musica, quella scritta e suonata allora e quella scritta e suonata oggi, che le tensioni amorose non sono poi tanto diverse a distanza di più di tre secoli. Addirittura Leprino sostiene (lo ha detto espressamente introducendo la proiezione) che “se ci pensate bene” la batteria e il contrabbasso di una band contemporanea hanno un ruolo analogo a quello che aveva il “basso continuo” nella musica barocca.

La tesi è suggestiva e nient’affatto peregrina ma non nascondo che il clarinetto basso di Sandro Cerino, il contrabbasso di Walter Testolin e la chitarra elettrica di Alberto Turra, accostati agli ensemble di musica barocca, profana e sacra, ed alla voce celestiale del controtenore Roberto Balconi, provocavano un certo disturbo; e quella tesi, attraente in astratto, risultava meno credibile nel concreto. Senza nulla togliere all’interesse ed al fascino del film.

L’insieme di queste quattro pellicole che – da Gesualdo a Stradella e da Scarlatti a Bach – indagano e raccontano visivamente la musica del sei/settecento nel suo contesto storico e fisico-ambientale, costituisce non solo un genere molto particolare ed attraente per chi la musica ama goderla a tutto tondo, ma anche un modo nuovo per avvicinarla e per metterla al centro di uno spaccato della società; non solo per sviscerarne, come siamo abituati a fare, la tecnica compositiva o la prassi esecutiva. Così forse si può stabilire un legame fra il ruolo della musica di intrattenimento nel seicento – e ancor prima nelle corti rinascimentali – e quello della musica di intrattenimento di oggi. Per certi versi si può immaginare che la musica di intrattenimento di oggi (la musica cosiddetta “leggera”, in tutte le sue espressioni) recupera una funzione andata persa nella seconda metà del settecento e per tutto l’ottocento, con la conseguenza che la visione che abbiamo oggi della musica – nel coacervo dei suoi infiniti generi – potrebbe uscirne rivoluzionata.

Paolo Viola



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema


9 aprile 2024

VIDEOCLIP: LA MUSICA COME PRODOTTO AUDIOVISIVO

Tommaso Lupi Papi Salonia






20 febbraio 2024

SANREMO 2024: IL FESTIVAL CHE PUNTA SUI GIOVANI

Tommaso Lupi Papi Salonia



20 febbraio 2024

FINALMENTE

Paolo Viola



6 febbraio 2024

QUANTA MUSICA A MILANO!

Paolo Viola



23 gennaio 2024

MITSUKO UCHIDA E BEETHOVEN

Paolo Viola


Ultimi commenti