9 settembre 2019

I 29 PUNTI DEL PROGRAMMA DI GOVERNO E L’URBANISTICA MILANESE

La partecipazione di cittadini


Sono 29 i punti che definiscono le linee programmatiche secondo gli indirizzi condivisi da PD, 5Stelle e Liberi e Uguali, predisposte dal Presidente del Consiglio Conte per arrivare alla fine naturale della legislatura. Al di là delle ragioni omeostatiche che giustificano l’alleanza di governo, questi sono i punti impegnativi sui quali misurare la qualità della sua azione.

L’Accordo di Programma sugli ex scali FS, riguarda ben 1.250.000 mq in sette aree di cerniera che interessano Milano Città Metropolitana. Comparare l’AdP ex scali FS con gli indirizzi del Governo non è un esercizio improprio perché la questione riguarda un nodo metropolitano cruciale per l’economia e la finanza italiane e ha, altresì, un immediato risvolto politico. Infatti questo accordo è stato promosso da un asse consociativo che ha interessato Maroni e Pisapia, prima, Fontana e Sala, poi: una alleanza che non ha riscontro né nel primo Governo Conte né in quello che gli è succeduto.

Cortiana

Fin dal punto 1 delle linee programmatiche si chiarisce che con riferimento alla legge di bilancio per il 2020 è prioritario indirizzare il Paese verso una solida prospettiva di crescita e di sviluppo sostenibile, senza mettere a rischio l’equilibrio di finanza pubblica. Non si capisce perciò dove sia la sostenibilità economica per l’interesse pubblico laddove si calcolano 2,5 miliardi di affari immobiliari sugli ex scali FS milanesi per soli 50 milioni al Comune di Milano.

Al punto 2 si prende atto che con la formazione della nuova Commissione Europea si apre una nuova fase di programmazione economica e sociale e richiede un’Europa più solidale, più inclusiva, soprattutto più vicina ai cittadini. Bene, non si trova alcun corrispettivo di città europea che abbia adottato il modello milanese dell’Accordo di programma, secondo il quale chi conduce l’operazione è, in effetti, una società controllata da FS. Una esternalizzazione affidata per conto di chi? Inoltre, fino ad ora, la vicinanza ai cittadini si è tradotta nella presentazione dei master plan relativi alle aree San Cristoforo e Farini.

Al punto 3 si delinea il carattere dello sviluppo che si vuole per il Paese: la sfida è quella dell’innovazione connessa a una convincente transizione in chiave ambientale del nostro sistema industriale, allo sviluppo verde per creare lavoro di qualità, alla piena attuazione dell’economia circolare.

Al punto 7 si afferma la volontà di realizzare un Green New Deal, che comporti un radicale cambio di paradigma culturale e porti a inserire la protezione dell’ambiente e della biodiversità tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale. Tutti i piani di investimento pubblico dovranno avere al centro la protezione dell’ambiente, il progressivo e sempre più diffuso ricorso alle fonti rinnovabili, la protezione della biodiversità e dei mari, il contrasto ai cambiamenti climatici. Adottando misure che incentivino prassi socialmente responsabili da parte delle imprese.

Così, al punto 9, massima priorità dovranno assumere gli interventi volti a potenziare le politiche per la messa in sicurezza del territorio e per il contrasto al dissesto idrogeologico, per la riconversione delle imprese, per l’efficientamento energetico, per la rigenerazione delle città e delle aree interne, per la mobilità sostenibile e per le bonifiche. Tutto ciò dovrebbe riguardare le persone, i cittadini, il corpo sociale di una comunità e di un territorio, che determina la natura della relazione energetica, rifiuti e combustibili compresi, così come gli impatti dei consumi e dei costumi sulla sfera biologica del vivente, con i tempi e modi sociali di muoversi e usare il territorio. A maggior ragione quando le Nazioni Unite prevedono che a metà del secolo il 70% della popolazione della Terra vivrà inurbata.

Milano, già oggi è una delle realtà internazionali che prevede alti investimenti immobiliari in relazione alla domanda/offerta di lavoro, formazione, servizi, ricerca. Qui l’AdP ex scali, in violazione della normativa vigente, vede la presenza di un Fondo di investimento estero, scelto senza alcuna evidenza pubblica, ma non comprende la Città Metropolitana e gli altri 133 comuni che, insieme a Milano,la costituiscono. Eppure la relazione radiale con la città capoluogo è definita tanto dalle infrastrutture per la mobilità, quanto dalla allocazione di funzioni strategiche di natura finanziaria, accademica o sanitaria, sul territorio.

Per questo la Città Metropolitana e i suoi comuni dovrebbero partecipare e collaborare alla gestione dei problemi legati all’allocazione di funzioni di interesse sovracomunale sulle aree degli ex scali FS milanesi . Questo stato di fatto dovuto all’AdP ex scali non trova corrispondenza con il punto 9 che indica una nuova strategia di crescita fondata sulla sostenibilità richiede investimenti mirati all’ammodernamento delle attuali infrastrutture e alla realizzazione di nuove infrastrutture, al fine di realizzare un sistema moderno, connesso, integrato, più sicuro, che tenga conto degli impatti sociali e ambientali delle opere.

Le aree ex ferroviarie sono un “bene comune”,  parte del demanio ferroviario e statale, a suo tempo espropriate e acquisite dallo Stato per motivi di pubblica utilità. Se ora non sono più funzionali allo scopo per il quale sono state espropriate, vanno restituite allo Stato che provvederà ad una loro nuova destinazione e ad una nuova funzione, come è avvenuto per il demanio militare e penitenziario.

Proprio al punto 22 il Governo prende un impegno chiaro: occorre tutelare i beni comuni. Il “bene comune”, costituito dagli scali ex FS, con un elevato valore economico in una prospettiva di medio periodo per il sistema economico-sociale-territoriale della città e della regione è sostanzialmente diverso dal valore di bilancio, che un “bene privato”, come vuole l’AdP ex scali, potrebbe avere nell’immediato per il rispettivo proprietario.

Queste aree della città, disposte perimetralmente in modo strategico, per l’assetto metropolitano e regionale, costituiscono un’occasione per contribuire a disegnare una strategia di sviluppo economico e sociale caratterizzato da qualità sociale e ambientale rigenerativa. Offrendo così una risposta innovativa ai bisogni quantitativi e qualitativi dei cittadini, attuali e futuri, di Milano e della Città Metropolitana. Per questo, come avvenuto in altri Paesi europei per situazioni analoghe, il progetto non può che essere di iniziativa pubblica e sottoposto a metodi di evidenza pubblica. Occorre essere consapevoli che oltre alla qualità dei servizi, delle infrastrutture, dell’ambiente, dell’amministrazione, dell’offerta culturale, è la qualità della cittadinanza, la consapevole partecipazione di una comunità ad un passaggio epocale ciò che rende competitivi i territori dentro la globalizzazione.

Qui i punti programmatici del Governo e della sua maggioranza colgono il momento, laddove il 50% degli elettori italiani diserta le urne. Con il punto 10 si rende necessario avviare una revisione costituzionale volta a introdurre istituti che assicurino più equilibrio al sistema e che contribuiscano a riavvicinare i cittadini alle Istituzioni. Con il punto 23 si vuole favorire l’accesso alla piena partecipazione democratica e all’informazione e la trasformazione tecnologica, la cittadinanza digitale va riconosciuta a ogni cittadino italiano sin dalla nascita, riconoscendo – tra i diritti della persona – anche il diritto di accesso alla rete.

Purtroppo nulla di tutto ciò ha caratterizzato fino ad ora l’AdP ex scali FS e la sua implementazione, a partire dal Consiglio Comunale che con l’approvazione dell’accordo ha visto esaurire ogni sua prerogativa di intervento, persino sulle aliquote relative agli oneri di urbanizzazione. Ai cittadini e ai consiglieri è consentito di fare da spettatori alle illustrazioni del master plan del momento. Alla faccia della partecipazione informata dei cittadini al processo deliberativo, ampiamente consentito da piattaforme abilitanti, come quella messa a punto dalla Fondazione Rete Civica Milanese, della quale paradossalmente il Comune di Milano è uno dei partecipanti insieme all’Università Statale.

Infine, nel suo discorso al Parlamento, per chiedere la fiducia al Governo, il Presidente del Consiglio Conte ha sottolineato e declinato il richiamo a un nuovo umanesimo, punto centrale dentro la globalizzazione caratterizzata dalla deriva finanziaria dell’economia. Ciò risulta in netto contrasto con l’Accordo di Programma, con il coinvolgimento improprio e l’affido del valore immobiliare delle aree degli ex scali FS a finanziarie internazionali, con lo scambio, già in atto, del loro valore nominale, bolle speculative incluse.

Cortiana2Sarà nostra cura sollecitare la maggioranza che sostiene il Governo a una coerenza glocale. Per questo con l’associazione che abbiamo costituito per usare le vie istituzionali e giudiziarie (Lombardia Sostenibile  info@lombardiasostenibile.eu)  il prossimo 25 settembre illustreremo a Palazzo Isimbardi, ai sindaci e consiglieri dei 134 comuni metropolitani e ai cittadini interessati il quadro urbanistico e giudiziario, a partire dalla prima udienza al TAR Lombardia fissata il 15 ottobre. Per una politica pubblica che risponda agli interessi generali c’è bisogno di tutti i cittadini. Cerchiamo, innanzitutto, mille cittadini che diano dieci euro a testa al crowdfunding  avviato sulla piattaforma ‘produzioni dal basso’  http://sostieni.link/21939 . Il campo democratico va coltivato.

Fiorello Cortiana



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