1 luglio 2019

NUOVO PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO. NUOVO?

Capiamoci ma soprattutto facciamo capire


Scrivere del PGT è come riaprire una porta chiusa più volte alle proprie spalle, entrando “altrove“. Come noto, il PGT parte da epoche lontane e arriva ai giorni nostri, passando da essere un documento programmatico a propagandistico volutamente generico, finalizzato al consenso.

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Questo PGT, prende il PGT 2012 e ne centrifuga il contenuto, è molto ben scritto e curato anche se ridondante e abbastanza retorico. Li tengo qui entrambi, a fianco al mio “pc” e a un vademecum che mi aiuti a tradurre i tanti acronimi che primeggiano sui vari grafici o piante da analizzare e vedere nei dettagli. Un documento che difficilmente arriverà sui tavoli della gente normale, valido per gli addetti ai lavori e per chi, si propone di non essere indifferente, di attivare le sinapsi alla ricerca di un vettore positivo su un grafico di funzione che non si riesce a risolvere.

Il documento si divide in quattro sezioni: VISIONE – COSTRUZIONE – STRATEGIE – SPAZI

E’ la sezione “Visione“ che detta gli argomenti di grande impatto anche emotivo, attraverso termini trendy quali: 1 – Una città connessa, metropolitana e globale. 2 – Una città di opportunità, attrattiva e inclusiva. 3 – Una città green, vivibile e resiliente. 4 – Una città, 88 quartieri da chiamare per nome. 5 – Una città che si rigenera.

Tolte le ridondanze e i vari passaggi che parlano di argomenti già molto conosciuti e di numeri statistici su aumento della popolazione, percentuale di occupati e disoccupati, tipologia delle famiglie (su questo punto sono rimasto colpito dalla percentuale dei sigle che sono la maggioranza degli occupanti di alloggi a Milano con un 62% e dalla percentuale delle aziende che danno lavoro, con un 39,2% di servizi per le imprese), a mio parere, sono da prendere in considerazione i seguenti argomenti: TrasportiSuperfici edificabiliInvarianza idraulicaPiano NIL (nuove identità locali) – Piano PAR – (Aree da destinare a luoghi di Culto).

Su questi punti, si sviluppa una strategia che dovrebbe portare a compimento i propositi di questa giunta a trazione Sala, ambiziosamente vocata alla “grandeur” ma sussurrata con pudicizia, per non irritare gli “dei”.

Si parla molto di eco-sostenibilità, di recupero di superfici a verde, di riqualificazione dei volumi già edificati, di molta edilizia sociale, di grandi progetti già avviati per lo più in aree passate di destinazione d’uso. Si parla dei quartieri storici dimenticati.

Profilo basso invece, sul tema trasporti, essendo un argomento del P.U.M.S (Piano Urbano Mobilità Sostenibile). Uniche citazioni, M4 e M5. M4 porterà i “business man” e i tanti politici pendolari volanti, in 14 minuti al Duomo, si perché io che lo frequento molto per lavoro, vedo pochi turisti, i quali, per lo più, fanno scalo a Orio al Serio o Malpensa, volando prevalentemente con le compagnie “low cost” che non utilizzano Linate (sembra che lo scalo si evolva in questo). M5 pensata per ridurre il traffico veicolare pendolare ma che forse darà l’opportunità a qualche segretaria brianzola, di non chiedere un passaggio al proprio capo, che continuerà, come da tradizione, ad arrivare con il proprio SUV, dotato di tutti i permessi d’ingresso in area B e C possibili, con l’aria condizionata a palla e lo smartphone iperconnesso, mentre forse, offrirà qualche possibilità in più al turismo verso Monza. Poi la Circle Line, legata alla faticosa e molto discussa riqualificazione degli scali ferroviari sui quali si sta giocando una partita dove sono in gioco interessi e quote economiche enormi, una vera spada di Damocle sul futuro della città.

Infine, tutte le varie forme di car sharing, piste ciclabili, e altri espedienti sui quali sembra puntino molto le menti pensanti (probabili think thank), per una città definita smart.

Fa capolino il trenino della Brianza, finalmente ripristinato, ma non c’é la M6, e altre linee metropolitane periferiche, tuttavia previste nel P.U.M.S.

Cambiano i coefficienti di edificabilità, passano a 0,35 m2/m2 che diventa il limite per Milano, tuttavia superabile secondo i casi, fino a un possibile 1 m2/m2 che sembrava essere un limite sconsigliato, ma che in questo PGT,in alcuni casi, può essere superabile secondo valutazioni “ad hoc”.

Cerchiamo di semplificare.

Indici di edificabilità dei terreni

Tale valore si esprime in mq/mq. Di fatto, data una determinata superficie di riferimento, esso rappresenta il rapporto che vuole indicare quanti metri quadrati di costruzione sono realizzabili per ogni mq di superficie. L’indice di edificabilità territoriale fa riferimento a intere zone o aree all’interno delle quali sono ancora da ricavare gli spazi e i servizi pubblici e delle quali viene misurata la superficie territoriale.

Quindi, poiché si parla di zone dove spesso mancano ancora strade, verde e opere di urbanizzazione in generale, tale indice è uno strumento utilizzato soprattutto nei comuni e in sede di pianificazione del territorio, vale a dire quando si mette a punto lo strumento urbanistico vero e proprio, nel caso di Milano, vale anche per le aree riqualificate o cambiate radicalmente.

Un cittadino normale che vive di lavoro e di mille altri problemi, avrà la capacità critica per discernere? Non credo. Certamente i temi e i termini, rendono questo documento, leggibile per gli addetti ai lavori e pochi altri, già cosi si taglia una grande percentuale di cittadini che potrebbero esprimersi e che non lo faranno, un silenzio assenso de facto.

Si dovrebbe provare a spiegare in modo elementare, cosa significhi edificare rispettando certi parametri.

Questo PGT propone di ridurre le superfici edificabili, facendo un giochino di prestigio tra consumo del suolo in città e terreni da destinare all’agricoltura o all’ampliamento dei parchi esistenti, un artifizio per far tornare i numeri, se si contano le aree totalmente esterne all’urbe, in rapporto alle aree di grande sviluppo urbanistico come Mind o la Cittadella della Salute a Sesto San Giovanni, e altri luoghi già edificati in via di completamento (Isola, City Life, Rubattino, Garibaldi, Porta Volta, Portello). Resta un grande tema aperto, la volumetria disponibile ( m3/m2) ma non utilizzata a Milano.

Tra le righe, si parla di verde da recuperare, di permeabilità del terreno per l’invarianza idraulica eppure si edifica, e anche tanto ma non si dice, anzi, si parla di privati che devono ristrutturare e utilizzare gli appartamenti con finalità abitativa, ma con quali strumenti legislativi?

gennai-01Anche qui proviamo a chiarire:

l’invarianza idraulica, è l’equilibrio che dovremmo mantenere, tra il livello di capacità di assorbire l’acqua piovana tramite il terreno, e quanto si dovrebbe convogliare nelle acque nelle fognature bianche, dove andremmo a aumentare i litri di acqua per unità di tempo da gestire nelle tubazioni o nei canali sotterranei milanesi, dove non dovremmo aumentare le portate e le pressioni che, se non gestibili, potrebbero far esondare i corsi d’acqua, da qui l’esigenza di aumentare le superfici di terreno scoperte.

Ora il colpo di genio, la riapertura dei navigli, peraltro ripresentata in più argomenti del PGT, messa “nero su bianco”, proposta come soluzione alle variazioni di pressioni e portate, risolvendo così i problemi di esondazione, oltre al necessario intervento di separazione idraulica tra acque contaminate e acque pure dei canali Seveso e Martesana, per fini agricoli, ma si dice anche che, alla fine del progetto, dopo una totale riapertura dei tombinati, saranno navigabili, senza considerare che le due cose siano totalmente incompatibili, un canale o è irriguo o è navigabile e una cosa esclude l’altra per via del consumo e la scarsa capacità di reintegro dei canali, questo vuol dire che, quando l’acqua sarà utilizzata per l’agricoltura, i navigli saranno vuoti oltre che un ricettacolo d’immondizia e cattivi odori, basta guardare i navigli esistenti e cosa viene recuperato durante le manutenzioni. L’argomento “ navigli “ forse il leitmotiv di questo PGT.

Si fa anche cenno, in modo molto sommesso ma chiaro, all’area dell’ippodromo, da destinare probabilmente alle ambizioni delle società calcistiche milanesi che soffrono del non poter sviluppare commercialmente le loro attività, come invece fanno altri grandi blasonati football club con forti ricadute sulle finanze e quindi sulle strategie di auto sostentamento.

Condivisibile il punto di vista delle società calcistiche milanesi. La questione “ippodromo” orbita intorno all’argomento “ San Siro”, bisognoso di ristrutturazione per restare “ la Scala del calcio” e il luogo del cuore sportivo di tutti i milanesi. Su questo la città s’interroga.

Interessante invece il piano NIL( Nuclei di Identità Locale), un progetto di prossimità che si propone di approfondire i temi dei quartieri e i loro aspetti critici. Il piano propone anche di restituire i nomi con più attenzione ai confini storici antichi, su una nuova mappa ufficiale dei quartieri.

Infine il piano PAR (Piano delle Attrezzature Religiose), con il quale il comune intende andare incontro alle esigenze delle varie comunità religiose, tra le quali non si può fare a meno di prendere in considerazione il grafico proposto nel PGT, dove il culto islamico si attesta al 26,6% contro un esiguo 30,2% di culto cristiano cattolico. E’ evidente che queste percentuali, danno una visione ben chiara di quanto il problema dei luoghi di culto sia importante anche politicamente (voti) e di come si sta muovendo la città anche a livello di società. Nel PGT si parla di 15 nuovi luoghi da destinare a strutture religiose di varie confessioni, tra queste 13 sono state richieste dalle singole associazioni religiose e 2 sono su territorio comunale e quindi da assegnare mediante avviso pubblico. E’ questo un tema anche sociale, dato l’altissimo dominio di confessione non cattolica, per un totale pari al 69,8% dei residenti. E’ probabile che si pensi a costruire una grande moschea. Milano deve prendere atto di questo, la politica l’ha già fatto.

Questa revisione del PGT del 2012 per una Milano 2030, nonostante sia stata giustificata con argomenti legati alle nuove esigenze della città e alcuni cambiamenti legislativi, che hanno indotto la giunta a redigere un nuovo documento a quattro mani con AMAT, sembra soprattutto fatto per soddisfare le ambizioni di questa giunta, la quale vuole dare di se, un’immagine molto social, quasi olistica, con un taglio “ del fare non perché c’è una legge che lo impone ma perché ne ha bisogno la città “, andando cosi a intercettare i buonisti smarriti, il ceto medio rilegato nei cunei di una semi periferia grigia e annichilita, i radicali e i platonici dell’iperuranio, ma soprattutto il “gota“ cittadino, pronto e coeso, vero dominus di una Milano che da qui al 2030, avrà cambiato almeno altri 4 PGT con buona pace del sindaco Sala, forse già destinato agli scranni del parlamento italico, con gli “dei” sazi e appagati e il cittadino medio che non ha capito cosa è successo ma va ben istess.

Gianluca Gennai

Direttivo CCC



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  1. Cesare MocchiContesto che il PGT sia "molto ben scritto". E' scritto male, invece: vuoto, banale, privo di dati e riflessioni sulle cose più importanti. Giusto un coacervo dei soliti slogan trendy (corretto), dietro i quali si celano i soliti meccanismi normativi. Un'altra occasione perdita, a mio parere
    10 luglio 2019 • 08:37Rispondi
  2. Gianluca Gennailei ha ragione, il mio scrivere molto ben scritto è retorico e nel senso dello slongan privo di contenuti degni di nota. Grazie per la riflessione.
    10 agosto 2019 • 17:21Rispondi
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