16 giugno 2019

IL GIAMBELLINO NON SI ARRENDE

Un quartiere forte che sopravvive aspettando quello che non arriva


Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti” (La luna e i falò, 1950). Con le parole di Cesare Pavese si è aperta Sabato 15 giugno La sagra del Giambellino, “perché il Giambellino è un paese e tutti i paesi hanno una sagra!”. Dalla mattina fino a notte, nei giardini di via Odazio, tra la Casetta Verde e il Mercato-Lorenteggio si sono susseguite iniziative varie per una giornata di festa, condivisione, riflessione, rivolta agli abitanti del quartiere di case popolari Giambellino – Lorenteggio e aperta a tutta la città.

IMG-20190617-WA0002

Partiamo dalla fine, quando il sole ha iniziato a tramontare e il vento ha finalmente rinfrescato le persone presenti presso la sede dell’Associazione Laboratorio di Quartiere per cenare insieme con le abbondanti pietanze preparate da molti partecipanti. Riffa di rito e primo appuntamento della rassegna Scendi c’è il Cinema, che da diversi anni proietta, nei cortili delle case popolari del quartiere Lorenteggio, film scelti con gli abitanti, i quali contribuiscono poi alla trasformazione del cortile in un’accogliente sala di proiezione all’aperto (1).

Per l’anteprima, però, è stato deciso di non proiettare un film, bensì i disegni di Francesco Piobbichi (2), operatore di Mediterranean Hope, che con le sue immagini vorticose e piene d’umanità, realizzate di getto mentre svolge il suo lavoro in mare o nei campi profughi, racconta la storia dei migranti che ha incontrato e che, in diversi casi, ha visto morire nel Mediterraneo. E che provoca il pubblico, con un accostamento forte, ma che risuona nella testa e nel cuore di chi lo ha ascoltato: “Ti ritrovi al Giambellino, a parlare di frontiera in un quartiere di frontiera. E mentre parli ti accorgi che le stesse retoriche con le quali cancellano i poveri in mezzo al mare sono le stesse che cancellano i poveri nelle periferie”.

IMG-20190617-WA0003

Ripercorrere le iniziative della sagra può risultare una buona opportunità per provare a raccontare qualcosa della vita quotidiana del Giambellino, tra le persone che lo abitano, coloro che cercano di alleviarne i drammi e chi prova a costruire percorsi e convergenze di impegno contro l’ingiustizia sociale e di partecipazione alla vita del quartiere e della città, anche nella relazione con le Istituzioni.

Il pomeriggio è stato animato dagli spettacoli circensi per i più piccoli promossi dal Ristorante Sociale Ruben, che è il luogo dove, insieme ai centri ascolto delle Parrocchie, non solo i senza tetto della città, ma anche molte famiglie del quartiere, italiane e straniere, riescono a sfamarsi; c’erano i punti informativi del sindacato, le attività per bambini e anziani promosse dal Laboratorio di Quartiere. L’associazione culturale Dynamoscopio, anima del Mercato Lorenteggio, ha proiettato video sull’ambiente prodotti da GreenPeace e ha vivacizzato il piazzale del mercato promuovendo musica e approfondimenti, coinvolgendo i giovani. La mattina, insieme con la Camera del Lavoro Giambellino e con il Sicet ha organizzato presso la biblioteca un incontro di discussione su classi popolari e rappresentanza politica a partire dal libro Popolo Chi? Classi Popolari, periferie e politica in Italia (3), un’inchiesta realizzata in Giambellino e in altre città di Italia da un collettivo indipendente di ricerca.

E dalle 16, in diretta su Shareradio, l’inchiesta radiofonica realizzata dagli adolescenti del Centro di Aggregazione Giovanile della Cooperativa Sociale Comunità del Giambellino. Riflessioni su trasformazione della città e del quartiere a partire dalle considerazioni in prima persona dei ragazzi partecipanti al laboratorio e dalle interviste che hanno raccolto. È stato così possibile ascoltare le parole di una mamma e di una giovane figlia, occupanti abusive di un alloggio pubblico, raccontare della paura quotidiana di essere sgomberate, dell’angoscia di non sapere se, al termine della giornata scolastica, ci sarà ancora una casa dove tornare a mangiare, a fare i compiti, a dormire.

Un’altra inquilina ha raccontato di come la sua vita sia stata avvelenata e condizionata dalla inadempiente gestione di ALER, a cui, da ultimo, da diversi mesi, chiede un intervento per una copiosa infiltrazione, che costringe lei e la figlia a vivere in un ambiente malsano. Ha raccontato dei sacrifici che ha affrontato per rendere l’alloggio vivibile, alle difficoltà di ambientazione in un quartiere problematico come il Giambellino e di come si sia poi “affezionata”. Ora però una nuova incertezza, il suo cortile dovrà essere forse abbattuto e si dovrà spostare. Ma dove? Quando?

IMG-20190617-WA0004

Entriamo così nel vivo della grande contraddizione che sta attraversando il quartiere oggi. Il Lorenteggio è un quadrilatero di circa 2700 alloggi, costruito tra la fine degli anni ’30 e gli inizi degli anni’40, di proprietà di ALER Milano. Abitato da famiglie che si trasferivano a Milano per lavorare nelle fabbriche, ora è un quartiere multietnico (oltre il 40% di residenti di nazionalità straniere), con una forte concentrazione di anziani, spesso soli, e con una popolazione per il 70% con un reddito non superiore ai 15000 euro di Isee-erp. Un quartiere difficile, caratterizzato in primo luogo da un degrado edilizio fortissimo.

Decenni di incuria del proprio patrimonio e dei suoi abitanti da parte di ALER e Regione Lombardia hanno portato il quartiere ad avere oltre 400 alloggi sfitti, facciate degli stabili e balconi fatiscenti, cortili dove citofoni e serrature sono perennemente rotti, sporcizia, cantine e solai abbandonati. La scelta di lasciare interi caseggiati privi del servizio di custodia e la poca presenza di presidi sociali hanno creato una situazione di crisi del patto di convivenza tra gli abitanti, possibilità di radicamento di attività illecite, insicurezza.

A completare il quadro, in pochi anni lo sfitto è stato in parte occupato da quasi 300 famiglie che, nella città con gli affitti più alti di Italia, in condizione di fortissimo bisogno, sono arrivate al Giambellino, ma la cui possibilità di integrarsi e di radicarsi sul territorio è stata irresponsabilmente resa ancora più difficile dalle restrizioni introdotte dal governo Renzi, che ha subordinato l’iscrizione anagrafica alla titolarità del godimento del bene, inasprendo ancora di più esclusione e aumentando disordine e conflitti.

Nel 2015, a seguito di un percorso di mobilitazione degli abitanti, finalmente Regione Lombardia, ALER e Comune di Milano avevano annunciato la realizzazione di un piano di riqualificazione, 100 milioni di euro, in gran parte provenienti dall’Europa. In molti in quartiere hanno creduto a una opportunità e alla possibilità di un cambiamento. Dopo quasi 4 anni, a due anni dalla deadline di spesa indicata dalla Comunità Europea, in quartiere tutto è fermo.

Sebbene gli alloggi del primo stabile coinvolto, via Lorenteggio 181, siano stati svuotati dai suoi abitati, trasferiti altrove (4), non sono ancora iniziati i lavori, mentre è già stato avviato il piano di spostamento degli abitanti di un altro caseggiato coinvolto dal progetto. A febbraio, le organizzazioni sindacali degli inquilini hanno ritirato la loro firma dal Protocollo di Intesa che stabilisce le modalità di gestione dei piani di mobilità, non condividendo più l’operato di Regione, Aler e Comune.

Alla sagra una bella mostra fotografica accompagnata dagli acquarelli di Claudio Jaccarino e curata dal Laboratorio di Quartiere, ha ripercorso la giornata di pulizia collettiva del cortile, che ha coinvolto decine di abitanti e attivisti, sabato 5 gennaio, resa necessaria dall’inerzia delle istituzioni che per mesi hanno lasciato una decina di famiglie disperate di occupanti, a vivere in mezzo ai topi e a cumuli di immondizia, in una condizione disumana. L’ultimo incontro pubblico in quartiere sul progetto risale a due anni fa e le poche e confuse informazioni sull’avanzamento dei progetti è possibile recuperarle solo dalle dichiarazioni dei responsabili istituzionali presenti sui giornali.

IMG-20190617-WA0005

Ad oggi non esiste una informazione ufficiale sulla tipologia degli interventi che verranno realizzati. Sembra infatti che le case non verranno più ristrutturate, come previsto dal Masterplan iniziale, ma saranno abbattute e ricostruite solo in parte, ipotesi che getta una luce ancora più preoccupante su quali siano la volontà e il disegno delle istituzioni per il futuro del quartiere.

Ma nonostante tra gli abitanti e tra chi in quartiere è impegnato siano forti la delusione e lo scoraggiamento, poiché nessun cambiamento positivo è ad oggi visibile, il Giambellino non si arrende e intende fare tutto quanto è possibile per costringere i responsabili istituzionali a un confronto affinché la riqualificazione sia un percorso veramente partecipato, nell’interesse di chi in quartiere vive e intende continuare ad abitarci, aperto alla città, senza spreco delle risorse pubbliche. Anche riuscendo a organizzare, in una calda giornata estiva, una sagra di paese, capace di tenere insieme divertimento, solidarietà e momenti di informazione sul quartiere, con orizzonte il mondo.

Veronica Pujia

 

1 Da quest’anno però gli abitanti del Giambellino non potranno più vedere film recenti (usciti negli ultimi due anni), a causa dell’opposizione dell’Associazione Nazionale Esercenti Cinema , perché, pare, che portare il cinema in luoghi dove non ci sono né le sale né le disponibilità economiche per pagare il biglietto, sia concorrenza “sleale” nei confronti delle iniziative di proiezione estive a pagamento.

2 Francesco Piobbichi, Disegni dalla Frontiera, Claudiana Edizione, 2017

3 N. Bertuzzi, C. Caciagli, L. Caruso (a cura di), Popolo Chi? Classi Popolari, periferie e politica in Italia, Ediesse, Milano 2019

4 La gestione del piano di mobilità degli abitanti del civico 181 meriterebbe un racconto e un approfondimento specifico, che non è possibile riassumere in questo racconto.



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


  1. Pujia Anna MariaCiao, è un ottimo lavoro!
    19 giugno 2019 • 15:18Rispondi
  2. elena balzanoL'articolo è superlativo spero sia un incentivo per smuovere chi è in grado di cambiare lo stato del quartiere
    19 giugno 2019 • 20:39Rispondi
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema





15 febbraio 2020

UN NUOVO WELFARE, UN’ECONOMIA PIÙ LIBERA E COESA

Francesco Bizzotto



18 gennaio 2020

MAI PIU’ LAGER – NO AI CPR!

Rete Mai Più Lager - No CPR



11 gennaio 2020

IL GRANDE SONNO DELL’EDILIZIA SCOLASTICA MILANESE

Giuseppe Santagostino



14 dicembre 2019

PER UN FUTURO PIÙ SICURO

Giovanna Guiso



26 novembre 2019

CASE POPOLARI: L’ETERNA ALLUSIONE

Luca Beltrami Gadola


Ultimi commenti