17 giugno 2019
STRATEGIE ELETTORALI: INSICURI? GHE PENSI MI
Salvini: dalla paura del buio vi salvo io
17 giugno 2019
Salvini: dalla paura del buio vi salvo io
Alcune considerazioni che arrivano dall’ultimo turno elettorale. Ogni elezione fa storia politica a sé, perfino quando se ne sovrappongono nella stessa giornata, negli stessi seggi e con gli stessi elettori individuali: in termini assoluti, è un segno di maturità democratica che paradossalmente sconcerta osservatori e protagonisti della politica che hanno sempre auspicato il verificarsi di questa situazione, ma sono sostanzialmente impreparati a coglierne il senso e a gestirne l’impatto.
Lo strano caso dei sindaci di sinistra eletti in Comuni dove la Lega quadruplica i voti alle Europee è proprio il risultato di una capacità, in passato inespressa, da parte dell’elettore di valutare proposte e candidati indipendentemente dalla generica consonanza politica di fondo.
La seconda lezione è che le elezioni si vincono e si perdono su singole “issie” e che i fattori di successo sono nell’ordine:
Deriva da questo la terza lezione elettorale, ci si candida a risolvere il problema, non a essere leader politici a prescindere: Salvini, ancora lui, fa il pieno dei voti quando li chiede per fare il poliziotto cattivo o per “dirne quattro all’Europa”, non per fare il presidente del Consiglio italiano o il commissario Ue.
Mutare una tendenza di questo genere è possibile solo riarticolando la proposta negli ambiti nei quali questi temi possono essere affrontati concretamente e in tempi brevi: le istituzioni di governo del territorio, intendendosi quelle che formalmente esistono, in primis il Comune, e quelle che vengono pervicacemente negate e ignorate ma costituiscono la realtà odierna, come le Città Metropolitane e le Macroregioni (cinque o sei, non certo le venti assurde odierne…); e naturalmente l’Europa, a partire dall’unico organo democraticamente eletto, il Parlamento europeo.
Attardarsi ancora a pensare che la rigenerazione della politica possa venire dal “rinnovamento” di partiti nazionali integrati verticalmente è, già oggi, pretendere di caricare i carri armati con la cavalleria e pensare di vincere, come successe ai polacchi invasi dai tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale.
Ultima – per ora – lezione: i candidati contano e sempre più spesso determinano in proprio l’esito elettorale. L’era del simbolo che “lava più bianco” è definitivamente tramontata, siamo piuttosto nell’epoca del simbolo “bacio della morte”: la proliferazione di candidati iscritti a partiti più o meno storici che si presentano alle elezioni con simboli civici dell’ultimo istante ne è la prova incontrovertibile.
Franco D’Alfonso
Un commento