16 giugno 2019
CERCHIAMO UN LUOGO PER IL GIARDINO DEI GIUSTI
La vicenda di Monte Stella non è ancora chiusa
16 giugno 2019
La vicenda di Monte Stella non è ancora chiusa
Vado al Monte Stella per immergermi in una montagna di boschi e prati ma anche per vedere cosa ne è stato del progetto di un teatro che molti cittadini hanno a lungo contestato. Giunta alla balza più vasta, piena di alberi e prato trovo l’edificazione in corso: la spianata pavimentata e una sequenza di spessi muri bassi.
E’ un colpo al cuore: non c’è più il bello che era lì: la sola natura in continuità con il paesaggio; l’evasione dal costruito della città sottostante è già finita. E’ un dispiacere anche pensare che sia la politica – di cui anche noi cittadini facciamo parte – a sottrarci beni che pensavamo acquisiti. Le elezioni non dovrebbero dare il potere in regalo, ma assegnarlo a progetti conosciuti e discussi tra forze sociali.
So quello che sta succedendo: una Associazione per il Giardino dei Giusti di tutto il Mondo, nel 2002 si inserì in un area del monte eretto cinquant’anni prima da un grande architetto: Piero Bottoni; piantò alcuni alberi negli anni dedicandoli a figure di rilievo nel campo della difesa della vita umana e della pace.
E’ certamente un’idea di valore ricordare chi si è prodigato per salvare vite umane in tutto il mondo e bella la volontà di manifestarlo con gli alberi, ma perché dentro un’opera già realizzata? Il significato simbolico conquista facilmente la scena e di recente, quando l’associazione esprime il desiderio di espandere il suo spazio e di organizzarlo in modo da accogliere visitatori ed eventi si comprende che sin dall’inizio doveva essere indirizzata a connotare un’area cittadina che desiderasse riqualificazione e alberazione. Al Monte Stella da ospite, temo possa diventare una presenza fagocitante; costruire dentro un’opera di sola natura, non vuol dire cambiarne l’estetica e il senso? Questo non è distruggere il monumento che è stato disegnato e acquisito dalla popolazione?
Questo monte è stato costruito dopo la guerra, Piero Bottoni l’ha progettato assieme al quartiere QT8, credo sia il suo parco; cresce sopra le macerie del bombardamento di Milano e le custodisce, è organizzato e pensato come un monumento di sola natura. Dall’ Archivio Piero Bottoni, Dastu, Politecnico di Milano, ho avuto le immagini che vedete e altre informazioni: anche agli alberi pensò Bottoni, fin dall’inizio, nel 1951 fece fare al pittore Luigi Veronesi una simulazione. Ci furono poi contributi dei Cantieri scuola, della Forestale, del Comune di Milano e di un donatore privato (probabilmente lo stesso Bottoni).
Nel 1953 sul Monte Stella erano a dimora già 700 alberi. Nel 1967 Piero Bottoni ritornò sulla questione del verde sul Monte Stella proponendo un nuovo progetto organico (vedi disegno allegato). Dopo la sua morte, a completare l’opera ha contribuito non poco la raccolta di fondi tra i cittadini promossa dall’associazione “Arca Canora”. Come ricorda Tullio Barbato, nel 1979, grazie al contributo di 486 cittadini, vennero messi a dimora circa 600 alberi sotto la guida di Giovanni Battista Masper capo della ripartizione Parchi e giardini del Comune.
Il Monte Stella è un’opera d’arte, un’opera economica, un’opera politica e anche ecologica, l’abbiamo ancora, ma lo sento inerme, vorrei fosse difeso! Mi viene in mente allora di scrivere alla Senatrice Liliana Segre
“Onorevole Senatrice Liliana Segre,
Mi rivolgo a Lei sperando voglia intercedere per noi che siamo fiere di un monumento di sola natura a Milano, è il Monte Stella. Lo progettò l’architetto Piero Bottoni, è un’ oasi di bosco e prati, ci eleva camminando nel silenzio come nelle montagne vere; … mi ci portava mio padre la domenica quando a Milano si lavorava anche di sabato. Milanese, amante della montagna, era orgoglioso che l’avessero fatto gli uomini e di lì mi indicava tutto l’arco alpino.
Si è creato un terribile conflitto con chi presiede ad un altro monumento: il ricordo dei Giusti di tutto il Mondo. Qualche malvagità vuole mettere gli uni contro gli altri, chi vuole la pace dei soli alberi e soprattutto il rispetto dell’opera d’arte e di ingegno esistente, e chi vuole dare rilievo architettonico e frequentazione pubblica ad eventi legati al rispetto umano.
Lo spazio è importante, non hanno diritto entrambe le idee ad uno spazio proprio? Dobbiamo per forza metterne una sull’altra come chiedessimo troppo a questa città? Le domando con la sua autorità di salvare entrambe, di risolvere il conflitto pretendendo un altro spazio consono per il Giardino dei Giusti se la collocazione che aveva era troppo angusta.
Rovinare un luogo per povertà di spazio in città non è una buona idea, non suggerisce rispetto ma costrizione, non curanza, oso dire violenza, possibile non sia apprezzabile concedere un’area nuova ad un simbolo mondiale che può essere bene accolto proprio da quel contesto cittadino?
La ringrazio dell’attenzione e dell’interessamento se le fosse possibile,
Antonella Nappi, del Gruppo di donne Difendiamo la salute.
P.S. Penso di farne una lettera aperta, sottoscrive anche il gruppo Città donne bene comune della casa delle donne di Milano e mi stanno giungendo adesione di molti altri gruppi di donne e singole che vedono il disastro dei lavori in corso nella balza più bella del monte.”
Ecco la risposta
“Gentile Professoressa Nappi,
il Suo appello mi ha colto di sorpresa. Ritenevo che, dopo l’intervento del Ministro Bonisoli ed il conseguente ulteriore alleggerimento dell’opera di valorizzazione del Giardino dei Giusti, la questione fosse chiusa. Vedo che non è così e mi dispiace. Purtroppo devo deluderla. Come ho già avuto modo di dire nei mesi scorsi, a mio modesto avviso il Giardino dei Giusti si integra in modo armonioso col Monte Stella e, lungi dal costituirne uno sfregio, lo valorizza.
Cordialmente. LS”
La risposta dell’Onorevole Segre, sollecita, non l’avevo neppure sperata, mi aiuta ad approfondire la riflessione.
Comprendo bene che il Giardino dei Giusti sia la celebrazione del coraggio contro lo sterminio, del rispetto di se stessi che impone di rispettare, a proprio pericolo, ogni altro essere; un ideale tanto importante può mettere in secondo piano il problema della salvaguardia di un monumento preesistente, di un monte che è stato già pensato, di un bosco che è stato realizzato da anni. Ma un ideale può affermarsi meglio nel rinunciare a questa possibile sopraffazione.
A causa dei conflitti che si sono moltiplicati nel mondo, la memoria ha ripreso urgenza, ed aumenta le sue domande oggi anche perché la cultura si è diffusa, molti protagonisti sono all’opera nella politica e nella volontà di ampliare la democrazia.
Le pietre d’inciampo sempre più inserite nelle nostre strade, le leggiamo in molti ad ogni occasione, ci parlano di persone che hanno abitato qui come noi ora, ce le rimettono davanti, la loro sorte ci sconvolge, penetra nella nostra coscienza ogni giorno. Certamente altre opere educanti devono essere fatte per attrarre generazioni di cittadini; forse bisognerebbe rubare luoghi alle pretese commerciali, dare meno riconoscimenti a queste ultime; si può indirizzare a questo scopo l’amministrazione cittadina?
Mi domando anche se ci siamo abituati a considerare la natura come uno spazio a disposizione e l’arte un elemento scontato, per questo forse un’opera d’arte e di sola natura non desta la meraviglia che potremmo sentire se la guardassimo, e quella che potremmo comprendere se volessimo pensarla. Ci divertono l’innovazione e la caciara, ma più superficialmente.
Nel lavoro di gestione amministrativa e in quello quotidiano di ciascuno può passare nell’indifferenza che un monumento venga dimenticato, che appaia superfluo, persino quando ricopre le macerie della tua città bombardata e ne vuole fare ricordo, e quando celebra la vita della natura che sempre ricresce, quella di chi camminando vi trascorre silenziosamente sopra. Non permettiamolo, non è uno spazio a disposizione il Monte Stella è un monumento intangibile, un’ opera d’arte e di senso.
Vorrei venisse ripristinato ed il Giardino dei Giusti ottenesse un luogo suo.
Quando diffusi la lettera mi risposero subito Floriana Lipparini e Anna Moretti, anche in rappresentanza del gruppo: Città donne bene comune della casa delle donne di Milano e Anita Sonego che fu in prima linea per la difesa del Monte quando era consigliera comunale e oggi è Presidente della Casa delle donne. Anche Sandra Bonfiglioli mi ha dato la solidarietà di LabMi, un gruppo che alla Libreria delle donne ragiona di come le donne abitano la città.
Francesca Marzotto Caotorta di Italia Nostra mi scrisse: “Innumerevoli grazie cara Antonella che, secondo me, hai trovato eque e “giuste ” argomentazioni per l’equivoco Montestella. Dimmi se posso far qualcosa.”.
Antonella Nappi
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