4 maggio 2019

GONZALES, L’AVVOCATO GALANTUOMO

Socialista, fu messo da parte dal fascismo. Ma gli ex compagni non lo amavano…


Carlo Maria Maggi, Baldo Rossi, Filippo Meda, Pietro Carmine, Sileno Fabbri, Nino Levi, Edgardo De Capitani di Vimercate, Paolo Manusardi, Pietro Bottini, Felice Vinci, Franco Marinotti, Mario Belloni, Jenner Mataloni, Giambattista Migliori, Luigi Fossati, Massimo Zanello, Goffredo Andreini, Michele D’Elia, Giacomo Properzi, Ezio Riva, Novella Sansoni, Antonio Taramelli, Roberto Vitali, Mario Bassani, Erasmo Peracchi, Adrio Casati, Guido Podestà, Filippo Luigi Penati, Ombretta Colli, Livio Tamberi.

Questo è l’elenco incompleto di presidenti del consiglio, presidenti della giunta, presidenti della deputazione, presidi, commissari prefettizi, insomma dei numeri uno della Provincia di Milano dall’inizio del ‘900.

gonzales con Turati e Treves

Se dei sindaci del passato ma anche dei podestà la memoria è abbastanza viva e il loro ruolo nella storia anche recente della città è spesso ricordato e spessissimo in modo positivo, come se il ruolo avesse con il tempo cancellato polemiche e contrapposizioni anche feroci, i “provinciali” hanno un unico comun denominatore: per quel ruolo non li ricorda quasi nessuno.

Eppure la provincia (che fino al 1926 quando si vide sottrarre una porzione di territorio con Rho, Saronno e Busto Arsizio, assegnati alla nascente provincia di Varese aveva altra dimensione) ha avuto ed ha una importanza politica e amministrativa che meriterebbe maggiore attenzione e alcuni di questi uomini hanno lasciato un segno nella città.

Penso per non citare i viventi a Giordano Dell’Amore, presidente dal 1948 al 1952, (in due vesti diverse) democristianissimo, ministro, senatore, rettore della Bocconi, ma sopratutto per 26 anni presidente della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde e di decine di altre istituzioni e società, protagonista indiscusso delle faccende finanziario-politiche della città fino allo scandalo Italcasse (dal quale peraltro uscì pulito) ;o all’avvocato Sileno Fabbri sansepolcrista e candidato nella prima lista di Benito Mussolini nel 1919 nominato presidente prima, e commissario straordinario e preside poi, dell’amministrazione della Provincia di Milano quando come recita il sito ufficiale della stessa “la Provincia diventò la longa manus dello Stato preposta al coordinamento tra le realtà locali dei Comuni “, sostenitore dello sviluppo delle vie d’acqua milanesi verso il mare, fu poi per anni commissario Straordinario dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, teorico della politica demografica del regime e ascoltato consigliere del duce in materia, prima di cadere in disgrazia per uno dei ricorrenti scandali clientelari dell’OMNI; o ancora a Filippo Meda giornalista, leader dei cattolici milanesi e protagonista della vita politica nazionale, deputato (eletto nel 1909) più volte ministro, presidente della Banca Popolare di Milano.

gonzales_marossiMa in particolare mi piace ricordare Enrico Gonzales membro, e poi presidente del Consiglio provinciale di Milano dal 1914 al 1923, ma anche consigliere Comunale di Milano dal 1922 al 1924, deputato dal 1921 al 1926 e senatore dal 1948 al 1953 , cui toccò l’intervento di apertura alla seduta della Camera del giugno 1924 denunciando la scomparsa di Matteotti e le responsabilità del governo (toccò a lui con Turati anche il riconoscimento del cadavere).

Militante socialista dall’inizio del secolo, avvocato come del resto lo furono gran parte dei protagonisti del socialismo milanese, da Majno a Turati, da Caldara a Greppi, divenne famoso per aver assunto la difesa di autori denunciati per oltraggio al pudore come Mario Mariani per il volume Le adolescenti fiori meravigliosi di peccato e di giornalisti accusati per reati d’opinione in primis Benito Mussolini sia da direttore dell’Avanti!, quando erano compagni di partito, sia da direttore del Popolo d’Italia quando Gonzales in tribunale affermerà: “ Io difendo Benito Mussolini, ma non intendo qui difendere la persona”.

Eletto in provincia nel 1914, ne diverrà successivamente presidente del consiglio mentre Filippetti è sindaco di Milano. Sono gli anni del debito municipale, della ricostruzione post bellica dei feroci scontri con il prefetto e la montante canea fascista ma anche gli anni delle divisioni e delle scissioni socialiste. Fedelissimo di Turati lo seguirà nel PSU. Quando nel settembre del 1922 verrà riconfermato presidente del Consiglio Provinciale, toccherà a lui difendere le ragioni del Comune di Milano che era stato appena sciolto ma di li a poco anche la Provincia verrà sciolta.

Sia per il Comune sia per la Provincia si prese a pretesto il dissesto finanziario, per la Provincia in particolare l’accusa era di avere eccesso di personale e di spendere troppo per il coordinamento dei trasporti tra città e il resto dei comuni; temi come si vede che sono stati all’origine anche del recente infelice scioglimento.

Ricandidato nelle successive elezioni come in comune la maggioranza socialista, che peraltro in provincia era meno marcata, sarà battuta.

gonzales marossi 2

Più volte oggetto di assalti da parte delle squadracce fasciste, nel ‘24 a Firenze dove era andato per difendere Salvemini ed Ernesto Rossi, colpevoli di aver redatto il giornale Non Mollare assieme al collega Nino Levi, l’amico di Rosselli e Sraffa, docente alla Bocconi e presidente della deputazione provinciale di Milano quando Gonzales era presidente del consiglio, venne duramente bastonato. Avvocato di parte civile in rappresentanza del figlio Matteo nel processo contro gli assassini di Matteotti, dopo la fuga di Turati nel novembre del 26, viene arrestato insieme a Caldara.

gonzales marossi 3Ricorderà anni dopo Greppi: “A San Vittore un vecchio criminale lo incontra al passeggio, lo guarda con gli occhi sbalorditi e gli dice: “Avvocato, adesso che vedo qua lei, ho l’impressione di essere un galantuomo anch’io”.

Con la vittoria del fascismo, Gonzales è costretto a ritirarsi dalla politica, “esule in patria” come ebbe a scrivere a Turati. Nel dopoguerra sarà costituente aderendo al PSLI di Saragat, partito per il quale sarà poi eletto senatore. Nel 1953 fu favorevole alla cosiddetta legge truffa e questo provocò una violenta frattura con i compagni di un tempo che arrivarono ad accusarlo di essere stato sodale di Farinacci, lui che era stato anche difensore nel processo per i fatti di palazzo Accursio a Bologna!

Solo con la morte, come spesso accade in questo paese la frattura si ricompose; Pertini lo commemorò con queste parole: “Figure come la sua onorano una generazione e una società” e l’amico e collega Greppi scrisse: “Penalista di superiore statura… Italiano con l’iniziale maiuscola” .

Grazie alla proposta dell’erede di studio Vittorio D’Aiello, consigliere comunale, Palazzo Marino gli intesterà una strada nei pressi di corso Lodi, ma se cercate il suo nome negli innumerevoli libri di storia sul tempo faticherete a trovarlo; solo in anni recenti grazie ad un volume per i tipi di Lubrina, si è ripreso a parlare dell’”avvocato galantuomo”.

Walter Marossi



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