9 febbraio 2019

I SERVIZI IGIENICI PUBBLICI E IL MODELLO MILANO

I minimi di civiltà


Chi non si è mai trovato nella imbarazzante situazione di aver bisogno di un bagno e di veder la propria ricerca frustrata perché non esiste nessuna struttura pubblica nelle vicinanze? La ben nota alternativa è un bar dove inscenare la farsa del cliente che sta per ordinare e sperare che lo staff sia troppo occupato per fermarti all’ingresso della toilette, perché la chiave va chiesta al barista. Dopo di che non resta che ordinare qualcosa.

Trovare servizi igienici effettivamente tali e accessibili è una necessità di tutti – residenti, city user e turisti – che per categorie di cittadini come i senzatetto, gli anziani, le donne in gravidanza o con neonati da cambiare può rappresentare una vera sfida all’esercizio del diritto di libero movimento. D’altra parte i servizi igienici pubblici hanno costi di manutenzione ed esercizio, e la soluzione a pagamento sembra l’unica in grado di garantire l’effettiva funzionalità di queste infrastrutture collettive, la cui diffusione è ancora molto al di sotto dell’effettivo bisogno.

A Milano la presenza di servizi igienici pubblici è confinata (in modo poco visibile) nelle stazioni della metropolitana e in quelle ferroviarie (con qualità del servizio che variano in relazione alla richiesta di obolo per usufruirne in condizioni decenti). Il percorso di bilancio partecipativo ha fatto emergere la priorità di dotare il municipio 1 (che coincide con il centro storico) di toilette pubbliche autopulenti rivolte in particolar modo ai turisti che affollano questa parte della città. In attesa di capire meglio dove e come verranno istallate le toilette, rassegnati a dover utilizzare gli antichi stratagemmi oltre i bastioni, si potrebbe capire cosa succede a questo riguardo in altre città. Sarebbe cosa buona per una volta lasciare da parte la dilagante retorica del modello Milano, che costringe le altre città italiane a umilianti (e spesso inutili) paragoni, per rivolgere lo sguardo a ciò che succede prima di tutto nel resto d’Europa. Ecco alcuni esempi.

190209_Barzi02In Germania il sistema Nette Toilette ha creato un compromesso tra i servizi igienici pubblici e privati: le città tedesche pagano agli esercizi privati un canone mensile (da 30 a 100 euro) per tenere aperti i loro servizi igienici al pubblico. Gli esercizi che aderiscono all’iniziativa mettono un adesivo in vetrina per far sapere al pubblico che possono usare le toilette senza fare acquisti. Dal 2000 sono oltre duecento i comuni che hanno aderito al programma, il quale si va diffondendo a Monaco che rappresenta la più grande area urbana coinvolta. In questo modo il numero di servizi igienici accessibili al pubblico è stato enormemente aumentato senza dover ricorrere a importanti investimenti. La città di Brema, ad esempio, è riuscita a creare una rete di servizi igienici la cui gestione costa poco più di un decimo di quello che sarebbe costata con il sistema interamente pubblico. Brema è ora la città tedesca con il miglior rapporto di servizi igienici pubblici per residenti. La rete non ha avuto problemi a trovare gli esercizi pronti ad aprire le porte dei loro bagni perché probabilmente, a parte il piccolo contributo percepito, il programma dà il vantaggio di spingere le persone ad entrare e magari a consumare.

190209_Barzi04Analogo al programma tedesco è il Community Toilet Scheme di Londra, che offre bonus in denaro a strutture che aprono al pubblico i propri servizi igienici, indicando questa possibilità con un apposito cartello da esporre all’esterno. È stata anche sviluppata una app per consentire alle persone di individuare sia i servizi igienici gestiti pubblicamente sia quelli privati aperti al pubblico.

Uno sguardo oltre oceano. Nella capitale degli Stati Uniti d’America, tra il 2014 e il 2015, i rappresentanti della Downtown Washington D.C. Public Restroom Initiative hanno visitato 85 ristoranti e bar del centro cittadino chiedendo di poter usare il bagno. Solo 43 esercizi hanno detto di sì, ridotti a 28 nel 2016 e a 11 nel 2017.Questo sondaggio non ufficiale è stato abbinato a un inventario di servizi igienici pubblici a livello cittadino, anche questi scarsi e in solo due casi aperti 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Recentemente l’amministrazione di Washington DC ha approvato due programmi pilota della durata di un anno: uno per determinare dove e come installare toilette pubbliche sempre aperte e l’altro per incoraggiare gli esercizi privati ad aprire i loro bagni al pubblico tramite la previsione di incentivi.

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A Portland, Oregon, è stato messo a punto il Portland Loo, un progetto di bagni pubblici che funzionano 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e che si diffuso in altri 20 siti negli Stati Uniti. Si tratta di un modello di bagno pubblico modulare, sicuro, resistente ai graffiti e con pareti e porte robuste, che vengono gestiti da addetti alle pulizie e hanno un costo di installazione ritenuto sostenibile per le casse municipali (circa 150.000 dollari). Il tutto consente un maggior controllo sul livello di igiene e le condizioni d’uso a differenza dei bagni autopulenti che hanno bisogno di maggior costi di manutenzione.

Le soluzioni quindi ci sono e basta individuare quelle che si adattano meglio alle singole realtà dello spazio urbano. Ciò che conta è che a tutti venga data la possibilità di usufruire di spazi privati in ambito pubblico, in quanto cittadini e non esclusivamente in veste di consumatori.

Michela Barzi



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  1. Marco GattiI servizi pubblici sono stati oggetto di un progetto vincitore del Bilancio Partecipato 2018. In teoria dovremmo essere sulla buona strada per offrire un servizio essenziale ai cittadini e ai sempre più numerosi visitatori della città. Per ora non si muove niente ma noi siamo fiduciosi...... almeno per un po'.
    13 febbraio 2019 • 10:45Rispondi
  2. eduardo szegoComplimenti a Michela Barzi e ad ArcipelagoMilano per aver richiamato l'attenzione su un problema acuto a Milano. Le soluzioni adottate in altre metropoli all'estero, e riportate nell'articolo, hanno un solo difetto: sono soluzioni intelligenti, e per questo saranno subito scartate a livello nazionale!
    13 febbraio 2019 • 11:03Rispondi
    • marco romanodieci anni fa esploravo i quartieri nuovi di Strasburgo, ero in un grande giardino pubblico circondato da case, ero in quell'ora che volge al disio, e nel centro di una piazzetta tutta alberata la mia fata turchina ha posato sull'erba,, tutto lustro, un cabinotto con il desideratissimo servizio e con la sua la fessurina di un euro... e se fossi stato a Milano? . ,
      13 febbraio 2019 • 15:38
  3. Lodovico MeneghettiPuò darsi che le cose siano cambiate, ad ogni modo riferisco l'esperienza in due casi: Inghilterra: a Londra e in diverse altre città vedevi collocate in piazze o altri punti strategici dal punto di vista dei visitatori grandi frecce di direzione (spesso in gruppo con altre utili) con la scritta Public Convenienses. Parigi e altre città francesi: nei bar di solito in evidenza la scritta Toilette (spesso luminosa); puoi accedervi liberamente senza consumare nulla. Se non vedi alcuna scritta chiedi al personale che ti indica il servizio. Milano: incredibile dictu (l'eccesso di noncuranza del Comune).
    20 marzo 2019 • 09:48Rispondi
  4. L. Pretidiciamo che i budget delle municipalità all'esterno sono un po' più elevati di quelli dei nostri comuni. 150.000,00 dollari per un bagno pubblico nemmeno autopulente è una cifra che nessuno in Italia spenderebbe. I bagni autopulenti sono una soluzione anche perché si puliscono e si sanificano dopo ogni utilizzo. La SANO2 sta producendo bagni pubblici autopulenti anti COVID, se guardate il sito vi potete fare un'idea. www.sano2.it
    11 giugno 2020 • 16:09Rispondi
  5. Nicolò IucolanoOggi 3 agosto venivo dalla Svizzera. Sono andato ai bagni della stazione di Milano centrale (pagando 1 euro) e ne sono uscito inorridito. 3 almeno erano fuori servizio, 2 erano senza la possibilità di chiudere la porta, e 2 erano occupati. Dovunque sciatteria e sporcizia. Ho visto che anche un giovane ci ha rinunciato. Al confronto i bagni alla Terrazza di Roma Termini sono... quasi svizzeri. Ed é un servizio a pagamento! Vergogna! Soprattutto in un periodo di maggiore attenzione all'igiene!
    3 agosto 2020 • 14:53Rispondi
  6. Maurizio PEZZOTTIA Milano, oggi, come riportato, ci sono i bagni delle stazioni MM e FS, con l'aggiunta di una sessantina di SIA (Servizi Igienici Autopulenti) gestiti da AMSA, ricordo dell'intervento pianificato per i mondiali di calcio del 1990 (sic!). A questi si aggiungono i santi bagni dei bar.... Il problema, per arrivare al nocciolo, non è SE e QUALI servizi igienici pubblici avere, ma DOVE collocarli. Nel 1990 vennero visti come "disvalore" delle aree adiacenti .... e non come un servizio aggiuntivo.... Quando ci sono grandi eventi vengono collocati i WC chimici ...ma sappiamo bene che non sono la risposta adeguata. eppure si potrebbe iniziate con la posa in TUTTI i i giardini e parchi pubblici, aprire i bagni degli edifici comunali e pubblici ...... conoscendo Milano l'offerta diverrebbe certamente adeguata.
    8 agosto 2020 • 13:34Rispondi
  7. EugenioBuongiorno, oggi mi sono visto rifiutare l'accesso al bagno, seppur dopo aver consumato un caffè servito come asporto, in un caffè di una nota catena a Milano. Ho contattato il numero dei vigili che in modo sbrigativo mi ha liquidato dicendomi che possono rifiutarsi. Io sono un taxista e quando l'esigenza arriva improvvisa devo sperare in questi giorni che i due servizi igienici pubblici che conosco, uno in p.zza Libia ed uno in p.zza Piemonte, nn siano guasti come spesso accade. Questa Milano, in questa circostanza, sperando nn mi sembra un modello europeo di civiltà.
    12 novembre 2020 • 16:29Rispondi
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