14 dicembre 2018
GLI STUPRI IN ITALIA E NEL MONDO: I NUMERI DELLA VERGOGNA
Stati e governi (maschilisti) voltano la testa dall'altra parte
14 dicembre 2018
Stati e governi (maschilisti) voltano la testa dall'altra parte
I casi di stupro sono molto più diffusi di quanto si pensi, non stanno diminuendo, e sono in gran parte taciuti. Le persone che li subiscono sono lasciate, in nove casi su dieci, sole a gestirne le conseguenze psicologiche e fisiche. Per questo lo stupro, fatto di per sé inquietante, diventa inquietante al quadrato. Diamo subito uno sguardo alla tavola qui allegata. Essa fa riferimento all’insieme della popolazione, come altre statistiche di questo tipo. Espone quindi (meglio: dovrebbe esporre) il numero di stupri che avvengono ogni anno rispetto a 100.000 abitanti di ogni Paese. E’ una tavola derivata da fonti ufficiali basate sui casi di stupro denunciati alla polizia e ritenuti tali dalla polizia stessa. Purtroppo è la tavola non degli stupri che avvengono, ma del velo poco pietoso che sull’argomento viene steso in ogni Paese. E’ la tavola delle mega-bugie sugli stupri. Nel caso dell’Italia ancor di più: le fonti ufficiali italiane fanno riferimento solo all’insieme dei reati di violenza sessuale (7 per 100.000 abitanti). Di conseguenza ho dovuto stimare quanti possono essere, all’interno di questi reati, i reati di vero e proprio stupro (sarebbero circa 3 per 100.000 abitanti).
Lo scandalo svedese e le bugie italiane
Con parecchia fatica si riesce lo stesso ad avere un’approssimazione del quadro reale del fenomeno. Un primo passo si può fare a partire dalle enormi differenze che la tavola rappresenta. I Paesi dell’Europa del Nord (Finlandia a parte) e quelli di lingua anglosassone sono in apparenza quelli nei quali sembra avvenire il maggior numero di stupri. In Svezia, Paese con comportamenti sessuali “avanzati” e dove la posizione della donna nella società si può considerare quasi paritaria rispetto agli uomini, si registra un numero di stupri apparentemente altissimo. La Gran Bretagna (dove la donna si trova in una situazione abbastanza vicina a quella della Svezia) supera addirittura la Svezia per numero di stupri.
E’ bene togliere subito di mezzo l’effetto del consumo di alcool, che spesso accompagna i fenomeni di stupro. Tutt’e due i Paesi sono buoni consumatori di alcool. La Gran Bretagna ne consuma pro capite il doppio rispetto all’Italia, la Svezia il 40 per cento di più rispetto all’Italia. Ma questo può spiegare al massimo il fatto che in Gran Bretagna il numero di stupri risulta superiore di 4 punti rispetto alla Svezia. E potrebbe spiegare magari 4 punti di differenza tra la Svezia e l’Italia.
Se il numero ufficiale di stupri in Svezia o in Gran Bretagna risulta essere 20 volte superiore rispetto a quelli denunciati in Italia, la differenza sta ovviamente altrove. Sta inevitabilmente nel fatto che mentre in Svezia ogni stupro (o più probabilmente ogni stupro su due) viene denunciato, in Italia, che non vanta di certo un habitat sociale e ambientale per la donna migliore rispetto alla Svezia, il numero di stupri effettivi deve essere necessariamente molte volte più elevato rispetto al numero di stupri denunciati (3 per 100.000).
Risale al 2006 l’ultima ricerca effettuata dall’Istat su quest’argomento. La ricerca era fatta su un elevato campione di donne attraverso un’intervista telefonica, magari non proprio la più adatta per dare la giusta dimensione a un tema così delicato. Per quel che vale, comunque, in quell’anno all’Istat risultava che solo l’8% delle donne italiane vittime di stupro avevano denunciato alla polizia quanto era loco accaduto.
L’Italia non è un caso isolato
Anche in molti altri Paesi europei esiste una drammatica sottovalutazione sugli stupri compiuti:
In quasi tutti i Paesi citati nella tavola il numero ufficiale di stupri è andato aumentando negli anni più recenti. Ciò è avvenuto anche in Svezia, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Difficile dire se si tratta di crescita effettiva o della parziale emersione della sottostima del fenomeno esistente anche in quei Paesi.
Se, come ho sostenuto fin qua, difficilmente in un Paese come l’Italia il numero di stupri può essere di molto inferiore rispetto a quello della Svezia, l’area della riemersione da operare in Italia è ancor più drammaticamente elevata. L’Italia fa parte dei Paesi occidentali in cui non si compie neanche un lavoro da “minimo sindacale” per mettere in evidenza il fenomeno e predisporre strumenti per aiutare in qualche modo chi deve sopportare un trauma così pesante per tutta la sua vita.
Dagli Stati Uniti un salutare squarcio di verità
Quando mi interesso ad un argomento, vado sempre alla ricerca di “numeri ben fatti” per avere innanzitutto la dimensione del fenomeno. Se non trovo, continuo a cercare. Questa volta mi ero quasi arreso e la mia nota sarebbe terminata più o meno a questo punto. Poi, finalmente, ho scovato una fonte seria, documentata e professionale. Anche se riferita solo agli Stati Uniti, ne parlo perché rappresenta un paradigma: sia per i numeri che mette in evidenza, sia e soprattutto per l’attività svolta dalla fonte che pubblica quei numeri.
Dal 1994 negli Stati Uniti esiste un network di professionisti volontari chiamato RAINN (Rape, Abuse & Incest National Network). Il network lavora attualmente con oltre 1000 punti diffusi sul territorio dedicati all’aiuto ed al sostegno delle persone vittime di abusi sessuali. Pur non avendo alcuna veste ufficiale, il RAINN ha acquisito una autorevolezza tale da divenire, per incarico del Dipartimento della Difesa statunitense, il servizio di sostegno cui si rivolgono i membri delle Forse Armate americane vittime di abusi sessuali.
Secondo le stime del RAIIN (che ha in materia più di 20 anni di esperienza), negli Stati Uniti solo il 23% dei casi reali di stupro viene denunciato alla polizia. Il che vuol dire che i casi di stupro in quel Paese sarebbero in effetti non 28 (dato ufficiale) ma 120 all’anno per 100,000 abitanti. Se si tiene conto del fatto che le vittime di stupro sono soprattutto donne dai 15 ai 40 anni e che le donne in questa fascia di età sono pari a circa un sesto della popolazione complessiva, negli Stati Uniti gli stupri sulle donne in quella fascia di età sono circa 500 all’anno per 100.000. In termini più comprensibili: 5 donne su 1000 all’anno in quella fascia di età sono vittime di stupro. Nell’arco di 25 anni la probabilità che una donna tra i 15 e i 40 anni sia vittima di stupro negli Stati Uniti è quindi pari al 12%, cioè una donna su otto. Valutazione che corrisponde nella sostanza al fatto che il 15% delle donne statunitensi, sempre secondo il RAINN, hanno subito nella loro vita uno stupro, il 3% in età diversa da quella più a rischio.
Sempre secondo il RAINN solo il 5% dei casi di stupro da luogo all’arresto dei responsabili e solo uno su dieci di questi (lo 0,5% degli autori di uno stupro) finisce in prigione.
La valutazione del RAINN ci consegna una stima del fenomeno che negli Stati Uniti risulta essere pari al doppio rispetto al numero di stupri che le statistiche ufficiali attribuiscono ai due Paesi top per numero di stupro: Gran Bretagna e Svezia. Ognuno può farsi una propria opinione, ma sembra chiaro che il fenomeno, non solo in India, ma anche in Italia e in Svizzera ha proporzioni reali che sono un gigantesco multiplo di quanto dicono le statistiche ufficiali. Il RAINN porta anche in evidenza per fortuna un’altra importantissima parte della storia. Il problema più grave, purtroppo, non è la mancata denuncia e l’improbabile cattura dei responsabili di stupri. I traumi umani e sociali che derivano da una piaga così diffusa sono purtroppo sconfinati.
Milioni di donne se li portano dietro per tutta la vita, spesso in silenzio, quasi sempre senza alcun supporto da parte di strutture capaci di darlo. Purtroppo è così in quasi tutto il mondo. In Italia come in Svizzera, in India come in Giappone. Per una volta, bravi gli Stati Uniti. Ogni Paese dovrebbe avere qualcosa che assomiglia al loro RAINN e alle mille strutture di volontari che in quel Paese offrono o cercano di offrire supporto e solidarietà alle vittime di stupro. A Milano Alessandra Kustermann e il suo Centro Soccorso Violenza Sessuale e Domestica presso il Policlinico fanno esattamente questo mestiere. Occorrerebbe che la Kustermann e il suo Centro fossero clonabili almeno 100 volte per aiutare e supportare in qualche modo tutte le donne italiane vittime di stupro.
Giancarlo Lizzeri
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