10 maggio 2017

I POTERI DEI MUNICIPI SONO ANCORA SULLA CARTA: FINO A QUANDO?

Difficile completare le riforme


Nel complesso percorso di affermazione della Città Metropolitana, i Municipi dovrebbero giocare un ruolo primario. Essi rappresentano i primi tasselli di un sistema di decentramento territoriale che man mano dovrebbe includere, in maniera paritetica, tutti i Comuni che appartengono al territorio della Città Metropolitana: ciascuno quindi con deleghe definite e poteri di governo reali.

08grandi17FBChe questo traguardo non fosse raggiungibile immediatamente, è stato ben chiaro fin da quando il Consiglio Comunale di Milano ha approvato il nuovo Regolamento dei Municipi (Delibera n° 17 del 14 aprile 2016), che, nonostante lo sforzo dei redattori del testo di dare forma a un nuovo modello di autonomie territoriali, ha subito rivelato le sue debolezze.

Si è optato infatti per uno strumento non definitivo e di non immediata interpretazione, una sorta di passaggio graduale dalle Zone ai Municipi che, pur definendo le nuove competenze, mantenesse ancora molto forte e determinante il ruolo di controllo sull’azione amministrativa da parte del Comune e della Giunta Comunale.

Inoltre, per pur comprensibili difficoltà organizzative, la macchina amministrativa della città per ora è rimasta invariata e i Municipi non sono stati dotati di strumenti, uffici, personale tali da poter loro consentire di essere operativi in autonomia sulle materie che il regolamento prevede siano loro delegate. Insomma, un gran pasticcio.

Va detto che il risultato delle ultime elezioni amministrative in parte spiega quello che è accaduto: un’operazione, che definirei comunque timorosa (non è che le riforme non si debbano fare nel timore che chi governerà dopo di noi possa fare un cattivo uso delle stesse). In altre parole, oggi sono in molti a pensare che un’eccessiva autonomia dei Municipi, dei quali cinque su nove sono governati dal centrodestra e quindi contrapposti all’Amministrazione Comunale, rappresenterebbe un serio problema per il governo della città.

Comunque siano andate le cose, abbiamo perso per ora l’opportunità di dare un nuovo slancio al decentramento nella prospettiva di Milano Città Metropolitana. Il risultato è un’ambiguità di fondo che lascia alla buona volontà dei Municipi e delle loro Giunte, alla loro competenza, al desiderio di porsi come interlocutori e portatori di istanze, nonché alla qualità delle relazioni tra i singoli Municipi e gli Assessorati Comunali, la definizione di ruoli, competenze, deleghe.

In pratica, la possibilità di essere incisivi nell’amministrazione della cosa pubblica è per i Municipi un fatto aleatorio, a volte occasionale, spesso frustrante. A rendere tutto ancor più difficile è l’ostruzionismo che, in alcuni casi, i funzionari mettono in atto, non essendo sempre ben disposti nei confronti di chi è visto alla stregua di chi disturba il manovratore.

Questa situazione non può essere ben considerata. Al di là delle idee che si possono avere sull’utilità o meno del decentramento territoriale, poiché questo è il nostro sistema di governo della città metropolitana, tanto varrebbe fare in modo di renderlo efficace.

I Municipi sono indubbiamente, per ruolo, per collocazione fisica, per modalità di lavoro, gli enti territoriali più vicini alle istanze dei cittadini; hanno il polso delle situazioni territoriali; raccolgono richieste, proteste, proposte. Svolgono insomma un ruolo insostituibile di connessione tra l’Amministrazione Pubblica centrale e la città.

A onor del vero, alcune cose nell’ultimo periodo vanno cambiando in meglio, almeno sulla carta: i Municipi hanno oggi la possibilità di gestire i fondi per le manutenzioni straordinarie delle scuole e per quelle del verde (sebbene non sia ancora del tutto chiaro quanto sarà loro assegnato del fondo destinato alla manutenzione straordinaria nell’appalto di global service per la manutenzione del verde).

Danno indicazioni sulle manutenzioni delle strade nel loro ambito di competenza; quando ci riescono, assumono in carico la gestione di parte del patrimonio immobiliare del Comune per, una volta deliberate le funzioni, emettere i bandi per la loro concessione; gestiscono i CAM (Centri di Aggregazione Multifunzionali) e le loro attività; pianificano mercatini e feste di via; sostengono con contributi economici (di piccola entità, ma utili alle associazioni che svolgono le loro attività nei quartieri) progetti culturali, educativi, sociali, sportivi; gestiscono il rapporto con le associazioni che hanno avuto in carico i Giardini Condivisi; esprimono pareri sugli interventi urbanistici di interesse collettivo.

Tutto, o quasi, funziona quando si tratta di svolgere attività che coinvolgono il Municipio e la cui gestione ricade sui suoi uffici; ma le cose vanno in crisi quando l’interlocutore diviene un ufficio centrale. Allora accade che una segnalazione resti inascoltata per mesi, un progetto cada nel vuoto di un silenzio assordante, una richiesta rimanga inevasa, una proposta sia ignorata senza spiegazione alcuna. Non sempre e non con tutti gli interlocutori, ovviamente: ma, purtroppo, troppo spesso.

Per fare alcuni esempi pratici che riguardano le deleghe dell’Assessorato al Verde Ambiente, Arredo Urbano, Demanio, Casa del Municipio 1: come mai la segnalazione di una colonnina per la chiamata dei taxi abbattuta su un marciapiede non è stata recepita per mesi? E lo stesso accade per pali segnaletici abbattuti, aiuole abbandonate e incolte, buche nelle strade.

Come mai per la seconda volta in tre anni vediamo sfumare la possibilità di un importante intervento di restauro di un edificio storico della città che il Municipio 1 aveva proposto grazie all’intervento di un privato che avrebbe ridotto a zero l’investimento per la Pubblica Amministrazione?

Come mai ogni anno ci ritroviamo con il Luna Park al Parco Sempione, Wired ai Giardini Pubblici Montanelli, piste di pattinaggio e giostre, bancarelle e fiere, senza che si sia tenuto conto delle ripetute delibere del Municipio contrarie a queste iniziative?

Come mai da anni il Demanio non acconsente alla richiesta di presa in carico di alcuni edifici (ad esempio i Caselli Daziari), che hanno una spiccata valenza territoriale, a fronte di ripetute delibere del Consiglio di Municipio?

Come mai la sollecitazione alla Giunta perché siano risolte alcune pratiche ormai divenute annose (si pensi alla messa in regola del progetto dei risciò a pedali) continua a essere inascoltata? Potrei continuare ma credo che il quadro sia sufficientemente chiaro.

Poi restano le tante indicazioni e delibere che mirano a dare un contributo meno specificatamente locale: priorità per il Piano Triennale delle Opere, interventi sulla viabilità, tutela di aree (Darsena, parchi, quartieri), proposte di arredo urbano o di pedonalizzazioni, osservazioni sulla manutenzione globale del verde urbano e sulla necessità di Piano Territoriale del Verde della Città Metropolitana, etc. I Municipi deliberano e chiedono, e poi?

Ora i Municipi sono impegnati, su richiesta del Comune e degli assessorati competenti, su alcuni fronti di grande rilievo per il futuro della Città Metropolitana: il prossimo Accordo di Programma per gli scali ferroviari, il trasferimento nell’area Expo delle facoltà scientifiche dell’Università Statale. Su questi temi i Municipi si stanno esprimendo, non senza aver prima incontrato i cittadini, organizzato dibattiti e sopralluoghi.

Vedremo come e quanto delle indicazioni prodotte dai Municipi entreranno a fare parte dei piani del Comune. La speranza è sempre l’ultima a morire.

Elena Grandi



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