28 ottobre 2015

IL PRESIDENTE MATTARELLA SCRIVE A MILANO: LODI MA ANCHE SPRONE


02rolando37FBLa singolare firma in prima pagina sull’edizione domenicale del Sole-24 ore di Sergio Mattarella contiene una grande quantità di messaggi simbolici e politici, che la comunità milanese (e lombarda, tiene a ricordare il presidente) non può considerare un atto rituale. Dunque è giusto immaginare una riflessione collettiva su quei messaggi. A partire dal tempismo e dalla forma dei messaggi stessi. Il tempo è quello della pre-chiusura di Expo, perché al capo dello Stato il momento della chiusura (che pure lo vedrà presente) riserverebbe solo lo spazio di una comunicazione scontata, di felicitazione e rallegramento.

Il messaggio, poi, è pubblicato sul giornale espressione del sistema di impresa del Paese, perché l’accento del testo è posto sulle potenzialità innescate per un’uscita dalla crisi in cui Milano compia fino in fondo il suo ruolo di “motore dell’Italia” (il Presidente della Repubblica ha come missione prioritaria le sorti dell’unità della Nazione).

Il tono è soppesato: orgoglioso ma non propagandistico. L’orgoglio non è sugli aspetti esteriori del successo di Expo (biglietteria, spettacolarità, richiamo), ma è sul contesto che l’ha generato e determinato. Cioè su un aspetto strutturale: “il ruolo propulsivo, la capacità di progettare, coinvolgere, allargare, unire”.

Un inusuale format grafico, che incastona addirittura lo stemma della città di Milano, che contiene la dichiarazione del Presidente Mattarella, ha per titolo: “La speranza di Milano, capitale europea e motore dell’Italia”. Esso è così un forte messaggio di comunicazione politico-istituzionale che produce alcuni grandi esiti.

In primo luogo esso pone il tema della città-portale per il Paese verso il post-crisi e verso la nuova competitività internazionale dell’Italia, dando un indirizzo alto prima di tutto alle politiche nazionali. Cioè ricordando al governo, ai rapporti inter-istituzionali di governo e parlamento con i territori, l’esigenza di agganciarsi, ora senza tentennamenti, a quel contesto di “progettazione, coinvolgimento, allargamento” per fare unità strategica.

In secondo luogo esso alza l’asticella della qualità dei candidati a gestire la tenuta del rapporto (argomento più politico che tecnico) tra Milano e l’Italia e parimenti tra Milano, l’Europa e il mondo all’altezza delle poste in gioco. È evidente e comprensibile che nel testo non ci sia nemmeno il più vago accenno al tema. Ma il Presidente della Repubblica sa benissimo che, chiuso l’Expo e fatte le dovute analisi di rendicontazione, appena appena innescato il dovuto dibattito sul futuro dell’area, il destino della città passa nelle mani dei cittadini. Il presidente ricorda pur implicitamente il fatto che quei cittadini hanno nelle mani sorti più ampie di Palazzo Marino. Così da rendere marginali le condizioni di piccolo cabotaggio, sollecitando la città a compiere anche questo sforzo di “progettazione”, questa volta tutta politica, tirando fuori il meglio dalla classe dirigente che Milano va esprimendo. Non soluzioncine.

In terzo luogo mette – per parole dello stesso Presidente Mattarella – “il dialogo e la sinergia tra università e impresa” e “il ruolo della società civile milanese e lombarda” nella condizione di assumersi tutte le responsabilità necessarie per la prospettiva di questa analisi. Quanti sottintesi su questi due profili! Il “fare sistema” di Milano rispetto alla situazione attuale (lo abbiamo ricordato anche recentemente con le ricerche Ipsos che ci descrivevano come un alveare poco comunicativo all’interno) è qui ampiamente spronato. E in quanto al “ruolo della società civile” una personalità dell’esperienza politica di Sergio Mattarella non è ignara circa la crisi di reputazione dei partiti che può minare la democrazia italiana e che, laddove il civismo non si profila inquinato, deve richiedere uno sforzo di cooperazione in più (cioè di anti-populismo) per la tenuta delle istituzioni.

Stefano Rolando



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