22 marzo 2011

EDILIZIA. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA E TUTELA DEL MERCATO


E’ facile, affrontando questo tema, scivolare in luoghi comuni o in semplicistiche analisi: pertanto cercherò di focalizzare i problemi lasciando aperte le possibili soluzioni. Esiste una correlazione stretta e significativa tra infiltrazione mafiosa e l’attuale fase di recessione economica, così com’è possibile che le aspettative di crescita del mercato in connessione ai lavori per l’Expo abbiano concentrato gli interessi mafiosi sul nostro territorio. Il rischio, quindi, è che da fasi specifiche del processo edilizio legate prevalentemente ai movimenti terra, il fenomeno dilaghi la dove l’economia legale registra una drastica contrazione dei finanziamenti. La criminalità organizzata conta, infatti, su una permanente, enorme, illimitata liquidità finanziaria. Il pericolo dell’usura è in agguato e l’usura è il veicolo che innesta relazioni pericolose. Il confine tra legalità e illegalità è chiarissimo: ma non sono altrettanto chiari gli strumenti che permettono alla parte sana del mercato di difendersi dalle infiltrazioni mafiose.

Ci sono pesanti problemi nel mercato delle costruzioni che vanno affrontati: la stretta creditizia perseguita dalle banche; la politica dei ribassi tenacemente perseguita nei lavori pubblici; il “patto di stabilità”, che impedisce alle amministrazioni di rispettare i tempi di pagamento stabiliti in contratto, tempi di pagamento già cronicamente lunghi che vengono ulteriormente dilatati entro limiti, a volte, non sostenibili; la progressiva monopolizzazione da parte della criminalità organizzata degli impianti e dei mezzi per talune lavorazioni essenziali. In questo ” non mercato ” le imprese sono sole e senza adeguate informazioni.

Un’efficace azione contro i tentativi d’infiltrazione mafiosa presuppone l’efficiente messa in rete e la circolazione delle informazioni riguardanti i soggetti infiltrati. La difesa del sistema economico produttivo dalle aggressioni delle organizzazioni di tipo mafioso passa, infatti, necessariamente anche attraverso l’azione degli operatori economici “sani”, che possono proteggersi solo avendo precisa conoscenza dei soggetti con i quali intrattengono relazioni economiche. Purtroppo l’articolato sistema di accertamento, raccolta e veicolazione delle informazioni ha mostrato nel tempo scarsa efficacia.

Il sistema vigente si regge, com’è noto, sulla certificazione di non mafiosità, più comunemente conosciuta come “certificazione antimafia”. L’unico strumento possibile di verifica utilizzabile dagli operatori privati è rappresentato dal certificato camerale con dicitura antimafia. Va rilevato, peraltro, come a fronte di un numero esorbitante di certificazioni rilasciate nel tempo corrisponda un numero assolutamente irrisorio di soggetti ai quali il nulla osta è stato negato; ciò in considerazione del fatto che la comunicazione/certificazione registra il conclamato coinvolgimento dell’impresa nella malavita organizzata, culminato con l’applicazione di una misura preventiva definitiva. Va quindi risolto questo problema, lo Stato deve garantire una più efficace circolazione delle informazioni circa la mafiosità delle imprese. La legge 136 del 2010, nell’ambito del ” piano straordinario contro le mafie”, prevede la delega al Governo per una revisione generale del sistema della documentazione antimafia .

In attesa della revisione, con la suddetta legge è stato introdotto l’obbligo della tracciabilità dei pagamenti per le imprese, chiamate da subito a fare la loro parte con adempimenti onerosi e gravosi. Ora aspettiamo che anche la politica faccia la sua parte e che le istituzioni rispondano con la messa in campo di strumenti di supporto alle imprese. Ma con le polemiche non si aiutano le imprese e ben consapevoli che l’economia, le imprese, non deve e non può sostituirsi al ruolo delle forze dell’ordine, alle istituzioni, come Associazione abbiamo intrapreso alcune azioni concrete. Questa battaglia è diventata un obiettivo primario di Assimpredil, determinata a rafforzare e difendere un tessuto imprenditoriale sano, nella consapevolezza che il futuro dello stesso è correlato al presidio delle condizioni di legalità, libertà d’impresa e reale concorrenza.

Prima di tutto abbiamo condiviso con gli altri attori pubblici e privati il nostro obiettivo e siglato numerosi protocolli che negli anni ci hanno portato a definire comportamenti e individuare percorsi di trasparenza. Tra gli altri vanno ricordati due protocolli, significativi per le ricadute anche a livello normativo:

1) il Patto sulla sicurezza e la regolarità nei rapporti di lavoro, stipulato con il comune di Milano e le organizzazioni sindacali (dicembre 2008) Il settore degli appalti privati non conosce neppure quei minimi e labili sistemi di controllo degli operatori previsti nel settore pubblico. Pertanto, con una previsione assolutamente innovativa, si è stabilito di introdurre nelle convenzioni urbanistiche l’obbligo per il soggetto attuatore di acquisire la certificazione antimafia per tutte le imprese operanti in cantiere (appaltatori e subappaltatori) contestualmente al loro ingresso e che la violazione di tale obbligo sia sanzionata con una penale pari a 1.000 euro per ogni violazione;

Il patto citato prevede inoltre che i contratti di appalto, subappalto o di affidamento di lavori, servizi e forniture prevedano una clausola risolutiva espressa in presenza d’informazioni prefettizie, (che altrimenti hanno valenza nel solo settore pubblico).

2) il Protocollo di legalità sottoscritto con Prefettura Regione Lombardia, Infrastrutture lombarde e Ferrovie Nord (luglio 2009) Si è stabilito di assoggettare al regime autorizzatorio previsto per i subappalti anche tutti i subcontratti relativi alle attività a rischio mafia che normalmente sfuggono al vaglio della Prefettura. Trattasi di una clausola molto rigorosa e particolarmente onerosa per le imprese per le formalità e gli adempimenti che comporta e che impattano in modo rilevante con l’esercizio dell’attività produttiva. La disposizione, tuttavia, è stata proposta proprio da Assimpredil Ance nella consapevolezza che allo stato attuale questo è l’unico sistema di controllo che conduca a un grado di certezza sufficiente circa la non collusione dell’operatore economico contattato.

3 ) il Protocollo di legalità in fase di sottoscrizione con la Prefettura. E’ in dirittura d’arrivo un Protocollo coordinato dalla Prefettura di Milano che avrà quali sottoscrittori la Prefettura stessa, la Provincia di Milano, il Comune di Milano, L’Aler, l’ASL, Assimpredil, le organizzazioni dell’artigianato e le organizzazioni sindacali. Ancora prima delle citate indicazioni ministeriali, su proposta di Assimpredil, si è ritenuto opportuno trasformare la natura volontaria dei controlli suggeriti dall’associazione in vero e proprio vincolo, richiesto nei capitolati speciali degli enti pubblici sottoscrittori. Non è sufficiente scrivere delle regole, delle prassi, per far sì che i comportamenti conseguano gli obiettivi. Per questo abbiamo fatto un’intensa attività di sensibilizzazione delle imprese associate sull’opportunità/ necessità di effettuare controlli aggiuntivi a quelli normalmente effettuati internamente, varando di concerto con gli organi preposti ai controlli antimafia, articolate procedure di verifica.

Si tratta di una vera e propria check-list di controllo documentale, sia per il settore pubblico che privato, che consente agli imprenditori di vagliare la correttezza e conformità dell’operato dei propri subcontraenti.

Sappiamo che si tratta di adempimenti aggiuntivi particolarmente onerosi, ma la scelta volontaria degli imprenditori di AssimpredilAnce va nella direzione giusta, la recente circolare del Ministero dell’Interno del 23 giugno 2010, individua e consiglia la stessa strategia di monitoraggio documentale da noi già intrapresa. Sempre con riferimento alle azioni avviate volontariamente dalle imprese, va ricordato il sistema informatizzato di controllo degli accessi per la regolarità e la sicurezza di cantiere gestito dalla nostra Cassa Edile di Milano, Lodi, Monza e Brianza.

Il sistema telematico consente di acquisire i dati delle timbrature d’ingresso del personale impiegato nell’unità produttiva, grazie a uno o più lettori collocati in prossimità dell’accesso o degli accessi pedonali, e di inviare un flusso di dati a Cassa Edile per i controlli sulla regolarità dei soggetti che accedono in cantiere. Nell’individuazione delle azioni da porre in essere è fondamentale prendere atto che l’infiltrazione malavitosa nel nostro territorio è interessata più che gli appalti principali a taluni precisi subcontratti: i movimenti terra, lo smaltimento di rifiuti, le discariche, le cave.

Ferma restando l’imprescindibile necessità che, almeno su questi ambiti, sia fatta un’adeguata informazione al mercato da parte dei soggetti pubblici preposti alla vigilanza e al controllo, si cercherà di sopperire creando delle vendor list nelle quali annoverare soggetti conosciuti e selezionati, ove possibile, con ” informative antimafia” pulite. Liste di Partner commerciali che a loro volta abbiano accettato gli obblighi di legalità e trasparenza. Vendor list private al posto delle White list delle Prefetture? E’ comunque, una misura transitoria, segno che le imprese sane stanno facendo ogni sforzo possibile, con la speranza è che anche il “pubblico” (legislatore, Pubblica amministrazione) faccia la sua parte.

Una delle storture che abbiamo più volte evidenziato e che questo sistema, così com’è ora congegnato, colpisce più incisivamente chi viene contagiato di chi ha diffuso il contagio. Deve essere sanzionato chi è compromesso con imprese mafiose, ma è legittimo chiedersi com’è che queste imprese mafiose abbiano potuto iscriversi alla Camera di Commercio, iniziare un’attività produttiva, lavorare magari per anni, radicarsi sul territorio e tessere indisturbate relazioni economiche.

Qualora emergano tentativi d’infiltrazione mafiosa in una società, a quella stessa società viene interdetta la stipulazione di contratti pubblici e il proseguimento dell’attività. È un provvedimento gravissimo con pesanti effetti economici e inevitabili ripercussioni in termini di occupazione. In altre parti d’Italia, da più tempo esposte al rischio della criminalità organizzata, sono in fase di sperimentazione forme che consentono di salvaguardare comunque l’azienda, intesa come personale, mezzi, know-how, tradizione, attraverso una sostituzione dei vertici aziendali ed un controllo incisivo e puntuale dei conti. Questo sarebbe opportuno anche per arginare un modo ancora più subdolo di infiltrarsi: inquinare operatori economici, che, interdetti dall’attività, lasciano scoperti ampi spazi operativi.

La lotta alla mafia richiede una sinergia tra lo Stato e gli imprenditori. Occorre essere consapevoli però che questa collaborazione potrebbe esporre le imprese a pericolosi rischi di ritorsione. E’ necessario allora individuare procedure speciali atte a ridurre la rischiosità del processo di denuncia che permettano, ad esempio, la tutela dell’identità dell’imprenditore denunciante. Come Associazione stiamo lavorando anche su questo fronte perché siamo convinti che sia insostenibile la generalizzazione che, alla fine, chi non denuncia è solo perché colluso ed economicamente interessato.

Gloria Domenighini*

*Direttore di Assimpredil Ance



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