22 marzo 2011

NON BASTA VINCERE. BISOGNA DURARE


Il 15/16 maggio prossimo, fra meno di sessanta giorni, si svolgeranno le elezioni amministrative anche a Milano. In città i candidati più accreditati sono la sindaca uscente Letizia Moratti sostenuta dal PdL e Lega più le note liste del contorno destrorso e Giuliano Pisapia per la coalizione composta da PD, IdV e varie di sinistra, circa altre sette liste, SeL, Federazione della Sinistra, Radicali, Socialisti, Verdi, Lista Arancio Milly Moratti, Lista Civica Pisapia. Per l’eventuale ballottaggio del 29/30 maggio sarà probabilmente determinante ottenere il consenso del terzo candidato del centro, Manfredi Palmeri, ovviamente se avrà un buon risultato e d’altra parte se il terzo polo non lo ottiene a Milano, dove altro? I due candidati maggiori, come si conviene in questi casi, ostentano la convinzione di vincere: “tranquilli” ostenta Pisapia, mentre la Moratti addirittura si sbilancia dichiarando di poter passare anche al primo turno.

La competizione ha però un’incognita immensa: l’astensione. Gli aventi diritto al voto a Milano sono circa un milione e se si avverasse la previsione che indica in circa il 40% i non votanti, il conto è presto fatto: 400.000 persone stanno a casa e lo scrutinio si farà sui restanti 600.000 elettori. Che una tale massa di votanti non si esprima fa molto pensare e ci si domanda cosa ancora deve succedere perché vi sia un sussulto di partecipazione. Ma così è. I dati precedenti confermano questa tendenza: nel 2006 la Moratti vinse al primo turno (dicesi primo turno) distaccando il desaparecido Ferrante (preferito a Umberto Veronesi, colpo di genio, il quale fu poi risarcito con un seggio al Senato come d’uopo): chiamati alle urne (dati Comune, Sicom) circa un milione di elettori, votanti 680.292, Moratti 353.298 (51,9%), Ferrante 319.823 (47%), altri 8 candidati (1,1). Stante lo scarto di 33.475 voti occorreva di questi convincerne 16.737.

Ce la faremo ora? Mah. Certo la situazione politica si è complicata, le continue frizioni muro contro muro ha allargato la forbice fra i due schieramenti e risulta difficile ottenere il passaggio da una tifoseria all’altra, uno scenario frutto colpevole dell’animosità esagerata delle forze in campo che non favorisce un pacato ragionamento da parte degli elettori, fatto che, come avviene ora, si traduce in un arroccamento o in una non scelta. Per vincere non è sufficiente riempire le liste con nomi allettanti, di grido, anzi meglio sarebbe puntare invece su precise competenze, per esempio pensando che i prossimi cinque anni saranno dedicati all’attuazione del PGT e necessita attrezzarsi per presidiare il consiglio ed essere all’altezza delle questioni in questo campo come in altri, specie se infine si dovesse rimanere all’opposizione.

La possibilità che Pisapia possa vincere c’è e poggia sulla concreta possibilità di convincere al voto almeno una parte degli astensionisti che si annidano in tanti anche a sinistra. Occorre però che vi sia un segnale forte perché ciò accada, dare certezza di stabilità con un messaggio solenne che sostanzialmente possa togliere di mezzo ogni dubbio sulla effettiva unità del blocco di sinistra sapendo che non basta denunciare il malgoverno di questa giunta. Inutile negare che i precedenti sia a livello nazionale (Prodi) che locale, vedasi provincia, hanno deluso molti potenziali elettori e quelle spaccature bruciano negli animi ancora oggi minando la credibilità di una vasta coalizione; è necessario un pronunciamento chiaro, senza se e senza ma, sul fatto che se si vince si va fino in fondo senza mettere in discussione la Giunta con minacce di dimissioni o di uscita dalla maggioranza per questo o quest’altro problema dando la colpa di volta in volta alle posizioni del PD o all’estremismo sinistro.

Se dovesse verificarsi una cosa del genere con una rottura della Giunta già all’inizio o durante il mandato, meglio sarebbe perdere subito le elezioni perché vorrebbe dire disilludere ancor di più gli elettori e stare altri vent’anni all’opposizione con “questa” destra al potere. Se ciò succederà saremmo in tanti fuori da Palazzo Marino ad aspettarvi per rincorrervi coi forconi. Quindi è opportuno che vi sia gente fidata in consiglio, in giunta e nei CdA, non sono questi i luoghi delle rivincite, no a riciclati e a posti di assessori per disoccupati, specie se bisognerà assicurare un posto a tutti e sette i partiti della coalizione, (grillini compresi ?), si a candidati di provata fede: il momento è troppo importante per permetterci di sbagliare obiettivi e persone, come il candidato sindaco della volta scorsa.

Urge dare assicurazioni agli indecisi del “dura minga” se si vuole riconquistarli al voto utile per vincere le elezioni mostrando l’intendimento di una vera e chiara volontà di attuare il programma nella piena unità senza più lo spettro di continui litigi; perciò si attende che il candidato sindaco e le forze politiche che lo sostengono mostrino più grinta e si prodighino con dichiarazioni continue sull’impegno di una duratura coalizione convincendo i cittadini che non hanno di fronte un’armata Brancaleone legata solo da esigenze elettorali ma che anche chi vorrebbe astenersi può guardare con fiducia a un nuovo governo della città perché esiste un serio e lungimirante progetto politico.

Emilio Vimercati



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