8 marzo 2011

NORD AFRICA. LA LOMBARDIA SI FERMA?


In che modo la crisi del Nord Africa potrebbe influire sull’economia del nostro Paese? E come potrebbe ripartirsi fra le diverse aree geografiche: aumentando o restringendo il divario tra Nord, Centro e Sud? Non è argomento di quest’analisi indagare su cosa potrebbe avvenire sul flusso d’investimenti dei fondi sovrani nordafricani (libici prevalentemente) nel nostro paese. Il Nord Africa in questi mesi sta attraversando un grande cambiamento politico sotto la spinta di moti popolari che si ribellano a governi autoritari, spesso corrotti e inefficienti. E’ interessante notare che un veicolo importante per la nascita di questi sommovimenti è stato la rivoluzione tecnologica nelle telecomunicazioni. Al Arabyia e Al Jazeera, in un’area con una notevole uniformità di lingua, hanno portato, tramite satellite, informazioni che le TV di stato, controllate dai regimi, non diffondevano. A oggi, in questi Paesi, le news di Al Jazeera sono considerate dal 53% della popolazione “il” telegiornale.

La penetrazione di Internet, su telefono mobile e non, ha fatto circolare velocemente le informazioni, favorendo la comunicazione tra una popolazione diffusa su un territorio troppo vasto per creare una vera e propria comunità. Ecco i dati, incerti ma di sicuro indicativi al 2010 (e sufficienti al nostro bisogno), di Internet World Stats (http://www.internetworldstats.com/)

   Numero
di persone online
percentuale
della popolazione
Mondo 1.966.515.000 29 %
Europa 475.070.000 58 %
Italia 30.026.000 52 %
Africa 110.932.000 11 %
Egitto 17.060.000 21 %
Algeria 4.700.000 14 %
Tunisia 3.600.000 34 %
Libia 354.000 6 %

 

Queste evoluzioni tecnologiche hanno facilitato la nascita e organizzazione dei movimenti popolari, nati da un disagio economico e da mancanza di democrazia. Queste evidenze mettono in luce come il controllo dei media e delle informazioni sia stato e sia obiettivo primario del potere politic0 … non solo in Nord Africa …

Tornando all’analisi economica, l’interscambio commerciale tra il nostro paese e il Nord Africa, come rappresentato nella seguente tabella (Istat), è in media il 3.9% del totale delle esportazioni, ma con un meridione e isole che esportano tre volte di più del totale export verso quell’area geografica.(9.2%) rispetto al Nord Italia.

Una crisi del Nord Africa dunque graverebbe maggiormente sul Meridione d’Italia e solo in misura minore sul resto del paese, aggravando in tal modo il divario già presente tra le diverse aree geografiche italiane.


A livello nazionale i dati mostrano, invece, che il peso del Nord Africa come partner commerciale dell’export è assai maggiore per il Nord Italia in termini nominali.

Fatto 100 il totale delle esportazioni italiane (espresse in valore) verso il Nord Africa quasi il 59% viene dal Nord Italia (est e ovest) mentre il 25%dal Sud Italia e Isole e solo il 15.6% dal Centro Italia.

A livello di sistema Italia dunque un Nord Africa “fermo” peserebbe più sul Nord Italia in termini assoluti, negando la suggestione di un Nord che si possa disinteressare della faccenda nord africana maggiormenete del SUD che è geograficamente limitrofo.


Questi dati mostrano che un’eventuale, ma non improbabile, contrazione degli scambi commerciali verso il Nord Africa colpirebbe in maniera più sensibile il Sud Italia e le Isole che hanno una percentuale maggiore dei loro scambi verso i paesi della costa Sud del Mediterraneo, ma in termini nominali il Nord Italia verrebbe invece maggiormente colpito, e che comunque il sistema Italia sarebbe sotto pressione.

Diversa infine è anche la scomposizione per prodotti merceologici tra Nord e Sud Italia.

Le esportazioni del Nord Ovest sono per la quasi totalità (99.6%) “prodotti trasformati e manufatti” e le importazioni sono principalmente minerali energetici e non (70% circa del totale), mentre per il Sud e Isole questo dato rappresenta l’80% circa (79.8%), export, e 14% (Import).

Il Sud Italia ha dunque una maggiore diversificazione degli scambi commerciali, come mostra la tabella, essendo così più estesamente vulnerabile a un collasso della regione al sud del mediterraneo e soggetto a una più diffcile sostituibilità del partner commerciale.


Il ruolo della Provincia di Milano e della Lombradia ìnell’export è primario in Italia:


Dunque un intervento preventivo da parte delle nostre amministrazioni centrali, ma anche locali, regione, provincia e comune sarebbe auspicabile, al fine di sensibilizzare il ministero competente e organizzare una rete di protezione alle aziende che sono maggiormanet esposte verso quei paesi al fine di evitare soccorsi in extremis e garantire la stabilità e la crescita economica del territorio.

E’ auspicabile avere un’amministrazione che intervenga coinvolgendo l’Accademia, e le tante risorse del territorio per espletare il suo ruolo d’indirizzo e supporto all’economia locale di fronte a situazioni politiche e sociali che potrebbero avere una così forte incidenza sul nostro territorio e sul tenore di vita dei cittadini, individuando il partner commerciale sostitutivo sia nella stessa area geografica sia in un’altra, avviando e favorendo accordi commerciali con le “nuove” amministrazioni di quei paesi, associando imprenditori esposti all’area al fine di creare un’unità di crisi che fornisca soluzioni operative.

Gli anglosassoni chiamo pre-emeptive un intervento che è appunto”preventivo” ed è questo che ci si deve augurare, poiché gli interventi “reattivi” (in contrapposizione a quelli preventivi) che purtroppo hanno spesso contraddistinto alla nostra storia e azione economica (e non solo), non hanno quasi mai l’efficacia e l’incidenza che gli altri producono. Uomo avvisato, mezzo salvato, si usava dire, e si dovrebbe ancora oggi.

Edoardo Ugolini



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