8 marzo 2011

PARTITO DEMOCRATICO & CO. LA CACCIA AI CIRCOLI


Potremmo inanellare un ininterrotto rosario di proverbi popolari: “La volpe perde il pelo ma non il vizio”, “Non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso”, “Predicare bene e razzolare male” e chi più ne ha più ne metta. Soprattutto l’ultimo è il più attuale. Mentre la scadenza delle elezioni amministrative si avvicina sempre di più, fissata ormai per il 15 maggio, la sinistra fa come i fiumi del Carso: scompare sotto terra per riemergere (speriamo) altrove. Durante il periodo carsico l’attività è la caccia al circolo.     Per capirci. Le norme per le elezioni amministrative comunali sono queste: ogni lista si vede attribuiti un numero di consiglieri proporzionali al risultato elettorale e all’interno della lista sono eletti quelli che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze e l’elettore può indicare una sola preferenza.

Dunque tutto si gioca sul numero di preferenze. Nei partiti che hanno una qualche organizzazione la raccolta delle preferenze è una delle attività tipiche delle strutture organizzative di base: per il Pd i famosi circoli. Anche i sassi sanno che le preferenze “in libertà”, quelle degli elettori non organizzati e non tesserati, sono relativamente poche e comunque non determinano quasi mai il gioco delle preferenze. Conclusione: se non hai con te i circoli puoi essere quasi sicuro di non farcela salvo che la tua personalità sia tale non solo da non aver bisogno dei circoli ma quasi nemmeno di campagna elettorale.

Questa è la ragione per la quale difficilmente i partiti mettono in lista personalità di grande spicco che non siano già parte della nomenclatura che si protegge così dagli “intrusi”. Fanno eccezione, spesso lodevole, i partiti o i movimenti nascenti che ragionano esattamente all’opposto, soprattutto perché non hanno candidati uscenti e caste interne. A questo punto, così stando le cose, aspettiamo la riemersione del Pd per vedere chi sarà stato messo in lista e per gli esperti dietrologi inizia il divertimento: capire come è andato il mercato durante la fase carsica. Non solo questo ma vedremo quante deroghe, in nome di non si sa che cosa, saranno fatte alla norma statutaria che limita il numero dei mandati a due. Che ne sarà del meccanismo delle pari opportunità? Per noi “laici” a 360° è la cartina di tornasole della coerenza tra dichiarazioni e comportamenti: staremo a vedere.

Non dimentichiamo i consigli di zona che sembrano messi lì apposta per suggerire alleanze incrociate sotto le insegne della nomenclatura. Intanto non possiamo non notare qualche curiosa anomalia. Stefano Boeri, candidato sindaco del Pd e alla cui collocazione come capolista crederò solo quando le liste saranno depositate in tribunale, nei fatti non sembra particolarmente sostenuto dal Pd stesso e non mi stupirei che, visto il carsismo, non fosse il primo degli eletti nella sua lista come a rigore dovrebbe essere. Non voglio nemmeno pensare al peggio.

Quello che sta facendo il Pd mi pare che lo facciano anche tutti gli altri partiti della coalizione e non escludo che le nomenclature piccole o grandi, fresche o vecchie non stiano tessendo tutti gli accordi incrociati possibili. I vizi della politica si propagano meglio delle virtù. Tutto questo tramestio ha poi una conseguenza pericolosa: i partiti rischiano di non trovare candidati da mettere in lista se non una fila di sconosciuti e questo non tanto perché in lista si debba andare solo con una se pur minima opportunità di essere eletti, ma perché in questa situazione la cosiddetta “candidatura di testimonianza” finisce con l’essere l’avallo al perpetuarsi di una situazione di chiusura dei partiti a un loro rinnovamento. Il discorso sulle liste civiche è un po’ diverso ma a patto che non siano il contenitore dei rifiuti delle liste di partito o la scialuppa di salvataggio di chi non può essere lasciato a piedi in un Paese dove sempre di più la politica è diventata una professione.

Quale può essere per i “laici” una strategia di contrasto e queste degenerazioni della politica? Una strategia che non possa essere tacciata di qualunquismo antipolitico? Forse più d’una: cercare voti per il proprio candidato sindaco tra quelli che non hanno tessera e convincerli a votare solo per le persone che conoscono direttamente o delle quali hanno, per altri motivi, una buona opinione, sperando di trovarli nelle liste elettorali; negare la propria preferenza a chi è in lista per deroga allo statuto del proprio partito e votare per chiunque altro; ricordarsi nel segreto dell’urna del problema delle pari opportunità.

L.B.G.



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